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Non è consolidata la presenza di un’équipe pluridisciplinare stabile che permetta di
realizzare un’attenzione continua sui percorsi degli utenti e sulla qualità della struttura
organizzativa della comunità. nonostante l’impegno delle comunità di accogliere
3) i modelli delle comunità per minori:
e sostenere i minori, prestando attenzione ai significati e ai conflitti e valorizzando le
potenzialità, non si è arrivati a tradurre tutto questo in un modello d’azione.
Le modalità di intervento tendono a privilegiare il “fare”, attraverso la proposta di attività
relative alla formazione, lo studio e il lavoro, rischiando di prestare meno attenzione agli
aspetti collegati al “mondo interiore” dell’utente.
E’ importante notare la scarsa attenzione alla domanda espressa, anche implicitamente,
dagli utenti e all’analisi delle risorse della struttura in rapporto con le esigenze degli ospiti.
In molte comunità, mancano progetti educativi strutturati sulla base del collegamento tra
l’analisi dei problemi dei minori e una teoria di riferimento.
Per fronteggiare la situazione, nelle comunità per minori viene percorsa una delle seguenti
due strade:
1) articolare e differenziare la struttura organizzativa;
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2) rendere più complesso il lavoro dell’operatore pedagogico. Si tratta della strada più
nella pratica, che enfatizza il ruolo e la figura dell’operatore pedagogico nel suo
seguita
rapporto con l’utente correndo un duplice rischio:
● far coincidere il fine dell’intervento educativo di comunità col rapporto operatore
pedagogico-educando;
● un’unica figura professionale un carico eccessivo di responsabilità.
attribuire ad
I principali orientamenti che si sono consolidati, non solo in Italia, sono due:
1) le comunità educative sono considerate come “ultima spiaggia”, contesti da eliminare a
favore di misure come l’affido o l’adozione. Come detto, in Italia è questa la tendenza
predominante;
2) le comunità educative sono l’”anello di una catena” che, nel suo complesso, definisce una
rete di programmi di sostegno alle famiglie in difficoltà. Questa seconda strada è quella
sostenuta da alcuni studiosi anglosassoni che hanno effettuato una ricerca sui risultati
dell’assistenza residenziale considerando gli Stati Uniti, l’Europa, il Canada e l’Australia e gli
anni dal 1990 al 2005. Il campione esaminato comprende circa 2500 minori presi in carico in
contesti residenziali e l’indagine ha rilevato un miglioramento di alcuni rilevanti punti critici,
come i problemi di comportamento e di socializzazione.
Modelli interpretativi presenti in letteratura
Paola Bastianoni, Alessandro Taurino e Milena Santerini hanno considerato due modelli
teorici per sviluppare l’esame della dinamica educativa nelle comunità per minori.
In particolare, Paola Bastianoni e Alessandro Taurino sono partiti dalla teorie ecologica di
Brofenbrenner, mentre Milena Santerini ha considerato l’analisi multireferenziale di Ardoino.
a) La teoria ecologica di Brofenbrenner
L’uomo vive una serie di situazioni, paragonabili ad anelli concentrici, che esercitano su di lui
un’influenza bidirezionale. Il cerchio più esterno costituisce il macrosistema che comprende
i valori della società e della cultura.
Il cerchio più interno indica le situazioni che coinvolgono il soggetto in relazioni dirette, cioè
quelle che riguardano la famiglia, gli amici, la scuola, ecc.
Il mesosistema comprende le interazioni tra i diversi microsistemi.
L’esosistema comprende tutte le situazioni che influenzano indirettamente il soggetto (ad
esempio, per un bambino esso può comprendere le amicizie dei genitori o l’ambiente in cui
essi lavorano).
L’individuo si muove all’interno di questi sistemi, mettendo in atto transazioni ecologiche che
richiedono continui cambiamenti di ruolo e attività.
All’interno della comunità avremo: 11
● macrosistema: cultura, strumenti, norme e credenze di riferimento nella gestione
dell’intervento;
● è l’ambito d’azione privilegiato delle comunità che accompagna il
mesosistema:
minore nelle transazioni ecologiche che riguardano tutti i microsistemi della sua vita:
la stessa comunità, la famiglia, la scuola, il tempo libero, ecc.;
● esosistema: riguarda i rapporti con le istituzioni che si occupano del minore, come il
tribunale, i servizi sociali, lo psicologo, ecc.
Una comunità che tiene conto di tutti gli elementi del modello ecologico realizza un
“ambiente terapeutico globale” in cui è la stessa vita quotidiana a svolgere una funzione
terapeutica. all’ambiente in cui si
Viene quindi evitata la costituzione di un setting separato, rispetto
svolge la vita quotidiana, per l’intervento psicoterapeutico.
Centrale in questo modello di comunità è lo scaffolding (= aiuto dato da una persona ad
un’altra per svolgere un compito) che mette in grado il minore di svolgere attività, superare
difficoltà, acquisire conoscenze e competenze grazie all’azione di supporto degli adulti
attuata anche attraverso le regole, le routine, i rituali e i significati condivisi.
La comunità intesa come ambiente terapeutico globale riprende il tema della regressione
sviluppato da Winnicott. Consentire al minore, attraverso l’inserimento in un ambiente
adeguato, di perdere le acquisizioni fatte per costrizione o sottomissione, gli permette di
ritrovare la fiducia nel mondo.
La regressione consente all’individuo di rivivere certi aspetti fallimentari, sperando che
questa volta l’ambiente riesca a favorire la tendenza dell’individuo a svilupparsi e maturare.
Gli operatori pedagogici devono cercare di diventare adulti significativi, sviluppando la
capacità di relazionarsi ad ogni soggetto in modo coerente, personale e differenziato.
b) L’analisi multireferenziale di Ardoino
Il modello di Ardoino viene ripreso da Milena Santerini per comprendere la realtà educativa
delle comunità per minori. Si considerano diversi gradi di interpretazione caratterizzati da
indicatori di tipo psicologico e sociologico.
1° grado di interpretazione - Passaggio dal modello lineare-casuale al significato
La psicologia ermeneutica ritiene che la persona non possa essere inquadrata da leggi
generali o studiata in situazioni particolari come in un laboratorio. Per “spiegare” il significato
delle sue azioni occorre riferirsi al complesso dei sistemi concettuali e dei meccanismi
psicologici della persona stessa.
Applicando queste considerazioni al campo delle comunità per minori, occorre che
l’operatore pedagogico sia in grado di comprendere il senso che il soggetto attribuisce alle
azioni, alle cose, ai rapporti soprattutto quando esso sfugge al soggetto stesso.
2° grado di interpretazione - Definizione del contesto come sistema culturale
12
Lo psicologo statunitense Jerome Brunner afferma che “l’educazione non è un’isola, ma fa
parte della cultura”, rimarcando che il contesto in cui la vita delle persone si svolge,
caratterizzato da certi modi di pensare, di conoscere e di interpretare la realtà, incide sul loro
comportamento.
3° grado di interpretazione - Possibili modi di lettura della realtà
Si tratta di modalità studiate dalla sociologia:
● tipizzazione: interpretazione della realtà a partire dai propri preconcetti e dai propri
schemi di pensiero nei quali vengono inserite le nuove acquisizioni;
● realtà legata all’invenzione di forme diverse, create
invenzione: interpretazione della
dall’immaginazione del soggetto.
L’operatore pedagogico deve indirizzare le sue azioni sia partendo dalle sue pre-
comprensioni (tipizzazione), sia “inventando” la realtà, lasciando spazio alla libertà dei
comportamenti.
Milena Santerini, per favorire una migliore competenza da parte dell’operatore pedagogico,
aggiunge ai precedenti gradi di interpretazione cinque prospettive ricavate dall’analisi di
Ardoino.
1) la persona - Deve essere posta al centro di tutto, con la sua identità, i suoi bisogni, i suoi
comportamenti e le sue motivazioni. Mettere al centro la persona comporta inevitabilmente
considerare il suo contesto di appartenenza. La considerazione contemporanea della
persona e del suo contesto permette di affrontare efficacemente molte situazioni difficili.
Occorre lavorare con la persona affinché sviluppi buone capacità di relazione col contesto e
diventi capace di mantenerle per evitare la frammentazione.
l’importanza dell’incontro con l’umano, unico e
2) le interazioni - Le relazioni sottolineano
irripetibile, elemento fondamentale per la definizione e ridefinizione del proprio io.
3) il gruppo - Realtà dinamica che costituisce uno degli strumenti principali degli operatori di
comunità. Il sentirsi parte di una realtà viva, che necessita del contributo di ciascuno, suscita
un senso di responsabilità.
l’analisi organizzativa della struttura educativa
4) - Tendenza attuale è quella di dare più
importanza alla razionalità organizzativa invece che alla verifica dell’efficacia dell’intervento
pedagogico. In comunità questa tendenza comporta una maggiore attenzione ad aspetti
l’uso degli spazi, ecc.
come i ruoli, le funzioni professionali,
l’istituzione
5) - Intesa come insieme dei valori manifesti e latenti, delle finalità, dei progetti,
ecc. Dietro una comunità per minori c’è sempre un’istituzione.
I due modelli di carattere psicosociale considerati da Bastinoni, Taurino e Santerini
permettono di comprendere meglio la complessità delle comunità per minori, ma presentano
alcuni limiti: 13 l’accento sull’aspetto relazionale,
a) la teoria ecologica di Brofenbrenner, pur ponendo
lascia in ombra alcune sue caratteristiche come il carattere ternario della relazione
educativa, la quale, oltre a coinvolgere l’educatore e l’educando, abbraccia un intero mondo
di riferimento in cui si collocano i valori e i contenuti dell’educare.
l’analisi
b) multireferenziale di Ardoino rischia di far apparire la realtà della comunità per
minori come eccessivamente settorializzata.
Spetta alla riflessione pedagogica superare i limiti dei precedenti modelli, considerando
l’esperienza educativa come sistema complesso in cui si intrecciano molteplici elementi, a
loro volta considerabili come sistemi.
L’esperienza educativa deve quindi essere considerata come sistema di sistemi.
Il