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Il libro esamina una stessa situazione unendo due diversi sguardi: quello pedagogico e quello storico.
Il fatto storico
Ci si riferisce ai fatti avvenuti nel giugno 1499 a Bormio così come è stato possibile ricostruirli attraverso una serie di testimonianze conservate prevalentemente presso l'Archivio storico del comune.
Tutto inizia domenica 23 giugno 1499, vigilia della festa di S. Giovanni, nello spazio antistante la chiesa di S. Sebastiano, in località Rovinaccia, presso Bormio.
I bambini ("pueri" cioè bambini dai tre ai dieci anni) si ritrovano in questo luogo per combattere la "battagliola" usando bastoni e spade di legno. Nei documenti originali la "battagliola" è chiamata "bellum dei pueri".
Il gioco richiama oltre 100 spettatori maschi e adulti.
La battagliola si svolgeva entro i confini del mimetismo e della simulazione, ma mantenere giocatori e spettatori entro di essi non appariva cosa facile.
primi a trascendere furono i bambini: uno di essi cadde a terra e gli altri si gettarono su di lui. Gli adulti presenti ebbero la sensazione che la situazione non fosse più compatibile con il gioco e uno di loro intervenne con la spada (vera!) per separare i bambini. Dopo di lui altri adulti intervennero e la situazione degenerò in una rissa tra adulti. Il gioco tra bambini cessò e proseguì la sola violenza adulta, il confronto si allontanò dal luogo in cui era iniziato per svilupparsi fino alla piazza principale di Bormio e continuare anche il giorno successivo, nelle strade e nelle case private. La magistratura del borgo intervenne e alcuni adulti furono sottoposti a giudizio.
La lettura storica
È possibile spiegare l'importanza sociale della battagliola, considerando Bormio come esempio di società comunale italiana che, avendo spesso necessità di chiamare alle armi l'intera cittadinanza, richiedeva un addestramento militare.
Della popolazione fin dalla tenera età.1 La battagliola combattuta dai bambini è in grado di richiamare un folto pubblico di maschi adulti. Questo vivo interesse evidenzia come le società di fine medioevo conservino una diffusa consuetudine alla violenza, presente normalmente nelle relazioni interpersonali quotidiane. La battagliola fungeva da addestramento all'esercizio della violenza collettiva, che vedeva affrontarsi le comunità rivali presenti sullo stesso territorio o gruppi contendenti all'interno della stessa comunità.
In particolare, nel giugno 1499 la popolazione bormina era in allarme per due ostilità:
- L'imperatore Massimiliano I era in guerra contro i Grigioni, territorio che confina con quello di Bormio, e i bormiesi furono chiamati a fornire alle truppe imperiali un supporto logistico e a consentire loro il transito.
- C'era anche il rischio che la popolazione potesse essere chiamata ad intervenire nel conflitto.
Si può definire la cornice ludica della battagliola come segue:
- Partecipazione dei bambini ai quali è consentito praticare un gioco che può essere violento.
- Uso di armi-giocattolo di legno e a punte smussate.
- Uso delle bandiere come segni di appartenenza ad una squadra.
- Spazio del gioco che è quello davanti ad una chiesa.
- Tempo del gioco che è quello festivo.
Gli elementi che intervengono e rompono la cornice ludica e il cerchio magico del gioco sono:
- Gli adulti si sono mischiati ai bambini nel gioco.
- Molti bambini si sono buttati sul bambino caduto a terra facendo pensare a un reale pericolo per la sua incolumità.
- I bambini hanno cominciato a tirarsi sassi contravvenendo alle regole del gioco.
- Gli adulti hanno sguainato le spade.
Il bellum dei pueri può essere considerato un gioco di competizione (agon per Caillois). Se si considera però la realtà storica del
periodo considerato è forse più opportuno considerarlo come gioco simbolico, perché i bambini imitano un'attività che gli adulti compiono abitualmente anche sotto i loro occhi. Il progetto educativo, che riguardava particolarmente i bambini maschi, era orientato alla formazione di un soggetto forte, aggressivo e battagliero, capace di destreggiarsi in una società violenta, armata e competitiva.