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GLI ADULTI NEL TEMPO DELLA CRISI
Fra gli studi pedagogici, un settore che più di altri sembra aver adottato il paradigma
della crisi è quello che si riferisce all’educazione degli adulti perché si individua nella
“ generazione adulta”, quelle che sono le principali responsabilità della crisi: infatti è
proprio il DISAGIO di una GENERAZIONE ADULTA costantemente combattuta fra
l’idealità del ruolo e il carico di responsabilità che comporta, ad aver fatto
conseguire questa crisi.
La cosa più evidente di questa crisi dell’adulto, è che non sono più i giovani a
rincorrere l’adultità, ma gli adulti a voler rincorrere la giovinezza, che non si concilia
con il dover assumersi le proprie responsabilità.
-Munari, sostiene che vi è un nuovo modo di concepire l’adultità: un tempo
l’adultità , in ragione anche di una sua etimologia (in quanto “adultus” significa che il
percorso di crescita è stato compiuto) è sempre stata considerata come la meta
finale da raggiungere, caratterizzata quindi da COMPIMENTO e STABILITA’: al giorno
d’oggi però, l’adultità , non è più una tappa della vita segnata da compimento e
stabilità, ma è una fase aperta al cambiamento, ai mutamenti come le età
precedenti.
A tal proposito, gli studiosi hanno esplorato il tema delle “erranze”, dove l’erranza è
il vagabondare senza meta, e questo concetto riprende molto bene l’immagine
dell’adulto di oggi che procede senza direzione, privato non solo della destinazione,
ma anche del senso stesso per cui viaggia. E’ forse una condizione ancora più fragile
del vagabondo descritto da Bauman o del nomadismo, perché come ha cantato
Fabrizio De Andrè in “Khorakhanè”, nei popoli nomadi c’è una ragione nel viaggio,
che è lo stesso viaggiare. Mentre nell’uomo di oggi, il senso del viaggio non esiste.
L’unica certezza dell’erranza è il punto da cui si è partiti e l’unico modo per gestire
consapevolmente l’inatteso (di cui noi non abbiamo nessun controllo) è la capacità
di rileggere la propria storia, di darle un senso e una direzione. Ed è proprio per
questo motivo che, l’educazione nel caso degli adulti si presenta in una veste
diversa: cioè, prima di impegnarsi ad un progetto, bisogna voltarsi indietro, e
mettere ordine alla propria esistenza. Per questo motivo, per Demetrio risulta
indispensabile il metodo autobiografico nella generazione adulta perché solo se
siamo capaci di organizzare il nostro passato, possiamo riflettere sul presente.
ABITARE LA CRISI
Quindi alla luce di quanto detto, e quindi del fatto che la crisi che stiamo vivendo
oggi sia in realtà causata dal disagio e dalle conseguenti irresponsabilità dell’adulto,
lo scopo dell’educazione rivolta agli ADULTI, è quello di tracciare la rotta per andare
al di là della crisi. (come direbbe Darendhorf).
Noi sappiamo che il termine “crisi” , deriva dal greco krino, il quale significa
scegliere, capacità di discernimento: questa capacità di scegliere è propria dell’età
adulta, e dalla quale non ci si può sottrarre, ma deve essere vissuta con
consapevolezza quindi l’obiettivo non è quello di “uscire dalla crisi” ma di “abitare
la crisi”, cioè di accettarla e assumerla come criterio regolatore dei nostri
comportamenti, in quanto essa è parte costitutiva dell’adultità e in quanto tale non
può essere evitata. Tuttavia, gli adulti di oggi, stanno recedendo dalle loro
responsabilità ricorrendo continuamente alla delega, cioè delegano le loro
responsabilità ad altri.
Quindi dal momento che questa crisi è un tratto dominante dell’adultità che va
solamente accettato e abitato, il compito dell’educazione degli adulti è quello di
andare al di là della crisi e in particolar modo, aiutarli ad essere:
1) consapevoli della propria FALLIBILITA’
2) consapevoli della propria FRAGILITA’
3) consapevoli degli ERRORI che possono commettere gli ERRORI non devono
essere considerati come un fallimento ma come un modo per capire cosa
abbiamo sbagliato e quindi correggersi senza cadere nell’ansia del
perfezionismo. Ogni azione o scelta che viene messa in atto dall’adulto, ha
sempre e comunque un margine di rischio.
4) riconoscere i propri LIMITI il LIMITE non è solo quello che ci viene imposto
dall’esterno, ma è quello che noi siamo in grado di dare a noi stessi: quindi
significa valutare fino quanto possiamo spingerci senza eccedere nel nostro
agire. Purtroppo però al giorno d’oggi, questo limite viene spesso oltrepassato
per allegerire il peso della responsabilità e del proprio ruolo di adulto.
LA DOMANDA PEDAGOGICA
Quando si parla di “crisi degli adulti” la domanda di fondo è: Perché gli adulti sono in
crisi e come si manifesta questa crisi? Sicuramente, possiamo iniziare a dire che la
crisi degli adulti non dipende da ragioni economiche, ma da ragioni molto profonde,
tant’è che la maggior parte degli autori chiamati in causa, per spiegare la crisi che
l’adulto sta vivendo oggi, si sono riferiti a quel modello culturale di adulto di
20/30anni fa : cioè, il modello culturale di adulto era rappresentato dalla figura del
maschio, padre di famiglia, lavoratore; l’idea di una persona col posto fisso e con
quindi
una famiglia. Tutti questi elementi rappresentavano la STABILITA’ essere
adulto significava aver raggiunto la stabilità sotto tutti i punti di vista.
Ma al giorno d’oggi, l’adulto sembra aver smarrito questo modello di riferimento
culturale perché tutt’ora non ci sono più le certezze e le solidità di un tempo: basti
pensare, come adesso la stabilità professionale non c’è più, i lavori si cambiano, si
perdono, le nostre relazioni familiari sono più instabili (sono aumentati i divorzi, le
separazioni quindi il riferimento della famiglia che ti dava tranquillità non c’è più) e
pertanto, a causa di tutte queste instabilità, improvvisamente ci si ritrova da adulti,
a rivivere tutti quei cambiamenti che sono tipicamente adolescenziali.
Quindi, quali sono le CONSEGUENZE a questa perdita di modello culturale di
riferimento???? sono i comportamenti degli adulti che sembrano tipicamente
adolescenziali e che si traducono in 2 FORME:
1. La fuga dalle responsabilità significa che in una società dove non ci sono
più le certezze e le stabilità di un tempo, l’adulto non si occupa degli altri ma
solo di sé stesso: ma c’è da precisare che l’adulto non ha tempo di badare agli
altri perché principalmente non ha tempo neanche di badare a sé stesso,
quindi, tendenzialmente l’adulto cerca di occuparsi di se stesso, senza
assumersi la responsabilità di preoccuparsi degli altri e se questi altri
dovessero essere i suoi figli, gli dedica lo stretto necessario, preservando
tempo per sé stesso e delegando agli altri le sue responsabilità educative.
L’atteggiamento più comune che descrive la de-responsabilizzazione degli
adulti è quando si vuole incolpare la scuola per gli insuccessi dei propri figli:
Quindi i genitori incolpano gli insegnanti degli insuccessi dei loro figli; gli
insegnanti a loro volta delegano le responsabilità degli insuccessi dei loro figli
ai genitori, e questo fa si che si crei un circolo vizioso per cui figure educative
adulte, si assegnano reciprocamente le responsabilità che dovrebbero essere
solo degli alunni, delegando a sé stessi solo gli aspetti positivi. Tutti questi
meccanismi sono il frutto della tendenza a de-responsabilizzarsi e a delegare.
Un altro aspetto molto interessante che ci fa capire quanto la de-
responsabilizzazione è un fenomeno veramente diffuso tra gli adulti, fa riferimento
al fatto che mai come in questo momento storico, si stanno moltiplicando in diversi
ambiti, le SCUOLE o i CORSI per GENITORI questo fatto, per un certo aspetto,
può essere interpretato in due maniere, una positiva e una quasi negativa:
può essere considerata in maniera sicuramente POSITIVA, perché
considerando il fatto che il ruolo genitoriale è difficile e non si improvvisa, gli
adulti, possono iniziare ad essere più consapevoli del proprio ruolo, quindi la
creazione di scuole o di corsi che supportano l’azione del genitore è
sicuramente positiva.
Può essere considerata in maniera un po’ più NEGATIVA, perché dal
momento che per tantissimi anni, i genitori hanno educato i propri figli senza
nessun tipo di supporto, senza frequentare nessun tipo di corso, ora non si
capisce come mai al giorno d’oggi è così necessario attuare dei corsi per fare
un mestiere del tutto naturale, spontaneo, antropologicamente dato. Viene
allora da pensare, che se oggi, un genitore ha bisogno di un supporto
psicologico ed educativo, è perché probabilmente, non si sta assumendo fino
in fondo le sue responsabilità. Quindi anche questa diffusione della scuola dei
genitori può essere interpretata come una risposta ad un sintomo di
debolezza educativa e de-responsabilizzazione dei genitori: e soprattutto, più
gli adulti cercano un aiuto psicologico/educativo per affrontare il loro ruolo
genitoriale che dovrebbe essere naturale, più rinunciano di fatto al loro ruolo
educativo e si de-responsabilizzano, e questo è un aspetto negativo.
Detto ciò allora, quando siamo di fronte a degli adulti che fuggono dalle loro
responsabilità, non bisognerebbe attuare dei corsi pratici per genitori che devono
aiutarli ad educare i propri figli, ma bisogna attuare un’analisi sulla loro condizione
esistenziale di adulti , sulla consapevolezza del loro ruolo, e poi gli strumenti per
educare i propri figli, loro li trovano da sé.
2. il ripiegamento sull’individualismo e sull’oggi (sul qui e ora) A causa di una
società sempre più caratterizzata dall’ incertezza, al giorno d’oggi siamo di
fronte ad una fuga di massa dalla realtà dove non si pensa né al passato, né
alla possibilità di organizzare, programmare, e progettare il futuro:
sostanzialmente, si pensa solo al PRESENTE, che è diventato una filosofia di
vita dove ciò che conta è il ripiegamento sull’oggi, o soddisfazione immediata,
la quale è l’atteggiamen