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La famiglia ha un bisogno positivo di essere formata per esercitare al meglio il ruolo educativo, testimonianza di una consapevolezza della difficoltà del
ruolo.
La risposta al bisogno è avvenuta con la ristrutturazione delle "scuole genitori".
In un testo di comenio, intitolato i"nformatorium skoly martské" (ceco) si rivolge ai genitori ancora prima della crisi economica e politica, citando l'importanza
della funzione educativa nei primi anni dell'infanzia. Egli riconosce che non vi sia sufficiente consapevolezza di tale ruolo e che non siano adeguatamente
preparati, quindi dovrebbero ricevere una congrua preparazione. Per questo il testo è suddiviso in tematiche: la cura della salute fisica, l'interiorizzazione dei
principi basilari relativi alla devozione religiosa, l'attenzione per l'educazione morale, l'apprendimento delle conoscenze.
Con un linguaggio chiaro, illustra il mondo dell'infanzia a partire dal concepimento, dalla vita fisica e psicologica che deve condurre la madre, agli
insegnamenti di nozioni riguardanti la scuola di infanzia e l'accesso a quella pubblica.
Comenio si concentra sulla famiglia e sui genitori da intendersi come esempio e come primi educatori "delle buone maniere" (religione), conducendo una
vita morlamente corretta. Egli rifiuta la teoria naturalistica dell'educazione, secondo cui il bambino possa formarsi da solo.
Comenio aveva colto il bisogno formativo dei genitori, ma la proposta faceva appello alla consapevolezza del proprio ruolo e la responsabilità che ne deriva.
Quello del genitore non è un mestiere che si possa apprendere con un percorso formativo: è un ruolo che si esplicita in una funzione interattiva e
relazionale.
Da ciò ne deriva l'impossibilità di apprendere in sede teorica quale sia il modo di agire educativamente con il figlio e la necessità di farne un'esperienza
quotidiana, con l'impegno e la disponibilità a modificarsi continuamente. Poco utili sono quindi i percorsiricettari.
6.3.Sull'autorità perduta in ragione della competenza
Norberto Galli con l'espressione "genitori assenti, figli incompiuti" evidenzia la difficoltà ad educare da parte delle nuove famiglie in un saggio che unisce la
pedagogia della famiglia a quello dell'educazione degli adulti. L'assenza si riferisce ad una mancata presenza fisica dei genitori per la situazione lavorativa
contemporanea. Oltre all'assenza, risulta essere molto complicante anche la presenza soltanto fisica che non costruisce né sviluppa una vera relazione
(asimmetrica) con il figlio che faccia leva sul sentire emotivo per costruire e rafforzare l'identità di ciascuno. La genitorialità consiste nel costruire e
mantenere uno spazio mentale per il figlio, con i suoi specifici bisogni e le sue particolari risorse. Tutto ciò implica l'impegno ad offrire ai figli una bussola
interiore, criteri comunemente chiamati valori, cui il figlio può riferirsi nella vita.
Importante è impostare un discorso sull'autorità genitoriale analizzandone l'impostazione etimologica. Nel verbo latino augee (crescere, far crescere,
coltivare) ha sede il significato di auctoritas, come autorità nel senso di comando e ordine, ma anche di garanzia, da non intendersi negativamente, ma
come figura di riferimento.
Per tramma la nostra contemporaneità è educativamente disordinata: la responsabilità educativa genitoriale è scaduta per la deresponsabilizzazione.
Pati sostiene che l'esercizio dell'autorità sia frequentemente evitato perché concepito come strumento di negazione della libertà del soggetto in crescita;
quindi si opta per l'assunzione di modlità comunicative.
Per galli l'autorità adulta viene considerata dalle nuove correnti di pensiero come qualcosa da combattere, in quanto in contraddizione con l'idea di società
libera e democratica.
L'autorità ha come fondamento l'atto della scelta dell'adulto, che emerge nel comportamento e nella richiesta di un corrispondente comportamento al
bambino.
La superiorità etica è caratteristica dell'adulto che si pone come guida del bambino. La decisione ha bisogno di ancoraggi valoriali forti, credibili, coerenti,
ma che sono stati debolmente praticati, manifestandosi nel fenomeno della fragilità delle nuove coppie.
Il contemporaneo si trova in accordo nel voler parlare di quei tratti caratteristici che fondano la competenza genitoriale.
Laura formenti rileva come il concetto di competenza sembra aver perso la sua connotazione originaria e pedagogica che chiama in causa il ruolo
dell'educazione.
Funzioni che costituiscono la competenza genitoriale, sono 8:
1) La funzione regolativa: non esiste agire educativo che non si manifesti attraverso una modalità di regolazione del bambino da parte dell'adulto. Il senso
della dimensione regolativa risiede nell'organizzare delle esperienze che possano far sperimentare al bambino la possibilità di comportarsi adeguatamente
al contesto in cui si trova. Il genitore capace di fornire regolazione al figlio è capace di regolare se stesso nelle diverse situazioni.
2) La funziona normativa: consiste nel rispondere al bisogno del bambino di avere dei limiti. Spesso tali limiti non vengono posti per non danneggiare la sua
libertà pur generando ugualmente dei danni ancor più gravi. Così facendo, non si dà al bambino nessuno strumento utile per comportarsi nella dimensione
relazionale e sociale con cui, quotidianamaente, entra ed entrerà incontatto.
La funzione regolativa, inoltre, riflette l'idea e la consapevolezza che il genitore ha di norme, istituzioni e regole sociali, che manifestano l'ideale
regolamentativo interno che si esprime in comportamento agito e in quello atteso dal bambino.
Nell'educazione i risultati migliori non si ottengono con le prediche, ma vivendo secondo le proprie norme.
3) La funzione significante: per pierpaolo donati la combinazione di quattro elementi come il dono, la reciprocità, la generatività e la sessualità costituiscono
un simbolico genoma familiare.
La famiglia è luogo di donazione di senso. Il suo valore aggiunto consiste nel fatto di generare umanizzando, di personalizzare danso il senso di unicità e
irripetibilità entro un'appartenenza significativa.la famiglia genera, dà un senso creativo (procreare).
Ogni genitore deve motivare ogni scelta, all'interno di una coerenza che si traduce in coerenza educativa.
Fare esperienza quotidiana coerente delle proprie scelte relative ai valori significa dare senso al legame con il figlio.
Non si può essere genitori senza assumersi responsabilmente un ruolo normativo che ha bisogno di finalizzazione, senso e valore: questi aspetti
comportano coerenza, infatti solo in un clima di relazioni autorevoli, i genitori, interagendo con i giovani, evitano diverse forme direttive che conducono
all'adattamento passivo, mentre privilegiano quelle condizioni che epermettono il raggiungimento della solidarietà, guidando i figli ad una sana relazione con
i vari contesti sociali.
Deve essere chiaro il concetto di asimmetria: non è possibile essere genitoriamici.
6.4.Alcuni cenni conclusivi
Bernard bueb ha rilevato l'effetto più visible della mancanza di autorità, dicendo che i bambini conoscono troppo amore e poca disciplina, vivendo secondo
la formula iotuttosubito. Le presunte modalità di lasciare libero il bambino ribadisce la non democraticità dell'educazione che, invece, assume la libertà
come fine e non come mezzo. La permissività di oggi è una rinuncia ad una autorità obbligante, ma può diventare più dannosa di quella, manifestandosi
nella deresponsabilizzazione del genitore. Il termine libertà non deve essere confuso con l'indipendenza, giacché i giovani ritengono di poter essere liberi
rifiutando l'obbedienza, il quale risulta essere solo apparente libertà, esito di una responsabilità non assunta da parte degli adulti.
L'autore riprende il tema della discussione, da intendersi come il modo più democratico di educare, che prende la forma di un'infinita trattativa in cui il
genitore rinvia il proprio compito di scegliere pensando di rendere paritario il rapporto educativo che dovrebbe essere asimmetrico. È più facile chiedere al
figlio che cosa vuole e adeguarsi a ciò, piuttosto che proporre una consona via, perché non c'è necessità della coerenza e non serve né motivare, né
essere un esempio.
Che cosa si può fare? Ricominciare dal principio, dalla propria generatività e dal senso che ha ed ha assunto nel proprio progetto di vita.
Essere genitori è una scelta di senso, di fine, di valore e non una condizione da affrontare senza interrogarsi sulle ragioni di tale impegno, che dura tutta la
vita. È un'esperienza da intendersi significativa: vive di un continuo rimando tra il significato che essa ha (l'essere genitori) e sil significato che deve dare
all'esperienza educativa con i figli.
L'azione educativa genitoriale deve centrarsi sui fini (o valori ) e solo dopo sui contenuti e mezzi. Ad esempio, iocare con i figli non è legato al piacere del
gioco in sé, quanto alla vicinanza relazionale (il fine) che genera nella diversità della tipologia, della tempistica, della scelta (contenuti e mezzi) del gioco.
Essere genitori non implica la stesura di un decalogo, un regolaamento: l'applicazione dele regole è piuttosto uno strumento utile che va usato ad hoc, in
quanto il processo educativo deve essere fermo e rigoroso per valori di rifrimento e obiettivi, ma flessibile ed adattabile nel suo evolversi.
Capitolo 7: Gli educatori imperfetti
Educatori: in crisi, sottopagati, che hanno smarrito il senso o che non sanno trovarlo, oppressi. Fanno parte di una categoria che aiuta gli altri, ha a che fare
col dolore e con il disagio, con i devianti e con i disabili, tossicodipendenti, barboni, i più brutti, i più sporchi, i più cattivi. Gli ultimi.
La crisi epocale non risparmi chi accoglie la domanda educativa e la fa propria.
Per Tramma l’educatore è IMPERFETTO, è una figura incerta, sempre in via di definizione.
Per educatore è chiunque si occupi, professionalmente, di educazione: sono allora gli insegnanti, gli educatori professionali (in tutte le esperienze educative,
sociali, territoriali e istituzionali) e quelle figure di orientamento educativo che lavorano in contesti specifici, sportivi, artistici, ecclesiali, culturali. Ciò ci fa
capire quanto ampio e diversificato è il mondo dell’educativo.
I pilastri del discorso pedagogico sono: contesto di esperienza e di appartenenza, valori, generazioni adulte, agenzie educative, ancoraggio ambientale.
Negli anni Novanta è nata la figura degli educatori che, interpreti