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Lo storicismo crociano negava la pretese di verità scientifica e negava il ruolo attivo dei primitivi
nella storia.
In Naturalismo e storicismo,de Martino seguiva e si allontanava da Croce. Lo storicismo di Croce è
diverso da quello tedesco. Boas traeva ispirazione da Dilthey che sosteneva un uguale stato
conoscitivo per le scienze della natura e le scienze dello spirito. Inoltre la conoscenza storiografica
era una conoscenza particolare di un'epoca storica e degli uomini che l'hanno vissuta.
Per de Martino,la storia dei popoli lontani è da ricondurre alla storia dello spirito intesa come
conoscenze della progressione dello spirito verso livello teoretici,etici ed estetici superiori.
Storicismo e filosofia della cultura.
In Naturalismo e storicismo de Martino si limitò a confutare le posizioni dei naturalisti prendendo
le distanze da Croce. Questa posizione va inserita nel clima intellettuale del 1941.
negli anni '30 l'antropologia aveva ricevuto un'accoglienza filosofica calorosa,opposta a quella
ricevuta da Croce. Antonio Banfi costituì un gruppo aperto alle suggestioni francesi e tedeschi. La
“Scuola di Milano” divenne l'unica fonte di una diversa interpretazione di Hegel,Kant,Durkheim e
Lévy-Bruhl che fino ad allora erano visti in prospettiva crociana.
Il pensiero dei primitivi di Remo Cantoni (1912-1973) era in linea con le teorie di Lévy-Bruhl. A
questa pubblicazione seguì lo scontro tra de Martino e Cantoni sulla rivista “filosofia
contemporanea”.
Per Banfi,la filosofia della cultura era una concezione di razionalità come esigenza per comprendere
i campi di sapere molto diversi tra loro. Si rifiutava di attribuire al discorso filosofico una
qualunque capacità di assestarsi su posizioni superiori definite. La filosofia della cultura si poneva
come una continua ripresa del discorso critico in diversi campi del sapere.
De Martino accusò Cantoni di mostrare un grande distacco rispetto all'oggetto del conoscere.
Per la filosofia della cultura si trattava di storicizzare le esperienze riconducendole ad un ambito
specifico. L'idealismo di Croce con cui de Martino guardava l'esperienza etnologica era una novità.
De Martino cercava di unire al sapere etnologico la filosofia di Croce che andava in senso opposto
dato che non ammetteva che plebi e primitivi potessero produrre valori culturali autonomi e
significativi. De Martino voleva aprire la filosofia di Croce al mondo primitivo senza snaturarla. Per
questo definì il primitivo come colui che vive in un mondo non pienamente razionale ed è
prigioniero di forme di pensiero che lo pongono al di qua della teoria e della pratica.
Cantoni vedeva nei libri di de Martino una problematica idealistica che vedeva de Martino
concepire come oggettivazione dello spirito quello che lui riteneva essere esperienze ed universi
culturali autonomi e specifici. Cantoni non condivideva le accuse di de Martino verso Durkheim e
Lévy-Bruhl,accusati di essere romantici decadentisti con un malsano amore per il primitivo.
A Lévy-Bruhl,de Martino rimproverava di aver creato un'umanità doppiamente distante,la cui
esperienza storica poteva essere compresa solo in minima parte e in modo imperfetto. Anche
Cassirer venne liquidato da de Martino.
Cantoni usò gli elementi della filosofia di Cassirer come rilettura della crisi morale e culturale di
quegli anni. I temi della coerenza strutturale del pensiero primitivo,di uno spazio mitico del
simbolico che precedevano le forme e strutture spirituali non ancora maturate e l'idea che la
mentalità primitiva potesse sopravvivere nella nostra cultura erano le idee avanzate da Cantoni,
dedotte da Lévy-Bruhl e Cassirer. La ripresa di questi due venne interpretata da de Martino come il
tentativo di plasmare artificiosamente una nuova forma spirituale. De Martino non accettava che ci
potesse essere contemporaneità tra il pensiero mitico e razionale. De Martino era contro la
legittimazione del pensiero irrazionalista per la quale si è passati dai maghi al pensiero razionale.
Per Cantoni questo non era un passaggio lineare ma un salto.
L'ostilità di de Martino è frutto anche di un malinteso dovuto al clima politico. Il messaggio liberale
di Croce aveva portato de Martino a vedere come irrazionali le posizione dei tedeschi sul problema
tra razza e cultura. Ma il pensiero di Croce può essere esteso,a seguito di generalizzazioni,anche ad
autori estranei a questa linea.
Nel dopoguerra de Martino si dedicò alle ricerche sul campo in Italia meridionale e l'etnologia
extra-europea entrò in crisi.
L'etnologia francese (1920-1940).
Tra la fine dell'Ottocento e la I GM,lo studio francese delle società primitive era rimasta legata ad
una dimensione intellettualistica e speculativa. All'inizio della guerra,la scuola di Durkheim si stava
preparando ad entrare nell'etnologia ma molti dei suoi esponenti morirono nel conflitto.
L'africanistica e Marcel Griaule.
Fino agli anni '20 l'etnografia era stata praticata in particolare da alcuni funzionari
dell'amministrazione coloniale dell'Africa occidentale subsahariana. Delafosse (1870-1926) era un
etnolinguista,Tauxier (1871-1942) un etnologo e insieme gettarono le basi per l'africanistica.
Alla fine degli anni '20 iniziò una nuova fase che vide la partecipazione del governo. Nel 1931 il
Parlamento francese promosse e finanziò la Missione Dakar-Gibuti per raccoglie dati sulle lingue e
culture delle regioni attraversate. Ma l'obiettivo principale era quelli di riportare oggetti di uso
rituale e comune per le collezioni del Museo Etnografico di Parigi.
La Missione durò 2 anni e fu un enorme successo che consacrò definitivamente l'etnologia come
studio sul campo.
Il direttore della Missione fu Marcel Griaule (1898-1956) che,dopo gli studi di matematica,era
diventato allievo di Mauss. L'etnografo e scrittore surrealista Michel Leiris (1901-1990) scrisse un
resoconto affascinante ma asistematico intitolato Africa fantasma. Questo è il primo tentativo
antropologico di coordinare l'osservazione di se stessi con quella degli altri. Durante le tappe del
viaggio,entrarono in contatto con popolazione dei dogon che sarebbe diventata oggetto di studio per
molte generazioni.
Lo studio della cosmogonia dogon.
Nel 1938 Griaule pubblicò Maschere dogon,uno studio su un rituale e la relativa simbologia che
aveva la centro le maschere. Griaule concepì l'idea di una interconnessione tra simbologia,miti,rito
e sacrificio dogon. Formò una concezione della cosmogonie primitive come sistemi coerenti ed
autonomi di pensiero.
Nel 1948 rese esplicita questa concezione in Dio d'acqua,il libro antropologico più venduto
strutturato come un dialogo tra Griaule e un anziano cacciatore cieco,Ogotemmeli.
Il pensiero dogon poteva essere accostato al pensiero filosofico dell'antichità e materia di riflessioni
da parte dei cristiani. I dogon dimostravano che una popolazione primitiva poteva possedere una
cosmogonia sofisticata e che c'era una rapporto tra il sistema mitico e la vita sociale.
Negli atti ordinari,i dogon riattualizzerebbero il miti,inteso come sistema di idee-guida compiuto e
strutturato. Il mondo mitico e la cosmologia costituiscono un complesso di idee autonomo e la realtà
sociale discenda dalla rappresentazione che gli attori sociali hanno di questo complesso di idee.
Serve studiare il mito e la cosmologia di un popolo per per comprendere l'organizzazione sociale e
la vita. Ma la conoscenza della cosmogonia avviene solo se iniziati.
L'iniziazione di Griaule avviene grazie alle interviste con il saggio Ogotemmeli. Oggi ci si chiede se
il fatto di aver passato così tanto tempo con i dogon,abbia portato Griaule a scrivere quello che loro
volessero che lui scrivesse. Le autorità dogon si sarebbe sforzate di far apparire la propria
cosmogonia come un sistema coerente e simile ad una religione. I dogon non era estranei ai bianchi
e alla lor religione.
Il metodo dell'etnografia.
Griaule rivendicò il primato degli studi monografici su quelli comparativi,sostenendo che solo una
conoscenza approfondita potesse contribuire alla costruzione di un sapere completo dell'umanità.
Umanità intesa come gruppi distinti dotati di una cultura propria differente dagli altri.
L'etnologia come studio in profondità delle singole culture si può paragonare al particolarismo di
Boas e al funzionalismo di Malinowski,orientato verso la ricerca circoscritta ai singoli contesti
culturali e sociali.
Lo studio delle culture altre deve mirare a cogliere i sistemi cosmologici come essi sono stati
concepiti dai nativi. L'ideale conoscitivo di Griaule riguardava indirettamente l'atteggiamento che
l'antropologo doveva avere nei confronti dell'oggetto di studio. I sistemi cosmologici dovevano
essere indagati in base alla coerenza interna.
Il metodo dell'etnografia del 1957 si basa sulle lezione che Griaule tenne alla Sorbona e dalle quale
emerge l'idea di un'inchiesta etnografica come un'operazione strategica.
Le metafore usate evidenziano la tortuosità dell'inchiesta:il carattere spesso lacunoso delle
dichiarazioni;la tendenza dell'intervistato a divagare o a non ricordare;l'importanza di queste
divagazioni come indizi di altri fattori sociali.
Non si sa se Griaule abbia scritto ciò che i dogon volevano che lui scrivesse:se questo fosse vero,
sarebbe paradossale data l'importanza della scelta dell'osservatore professata dal francese. Questo
comunque dimostra come un'inchiesta etnografica presuppone relazioni tra etnologo ed indigeno.
Le religioni e i sistemi di pensiero africani.
Griaule e la sua equipe lavorarono tra i dogon dagli anni '30 agli anni '50,interrompendo solo
durante la guerra. Dopo la morte di Griaule,le ricerche tra i dogon proseguirono con altri
collaboratori che si sforzarono di offrire un quadro coerente del pensiero e della società dogon.
Affrontano i sistemi cosmogonici e le religioni africane per dare un quadro completo delle culture
indigene dell'Africa occidentale francese.
Alla fine degli anni '30 anche i britannici si avvicinarono ad un'impostazione coerente interna per
spiegare le credenze nella stregoneria,nella divinazione e nella magia.
La prospettiva di Griaule sembrò limitata con la decolonizzazione:essa non teneva conto del
contesto e venne accusata di “congelare” le culture fuori dalla storia.
L'oceanistica e Maurice Leenhardt.
Leenhardt (1878-1954) fu uno dei fondatori dell'etnologia oceanistica. Come missionario
protestante venne inviato in Nuova Caledonia,dove entrò in contatto con i canak,la popolazione
locale che svegliò i suoi interessi etnologici. Dovendo trovare un metodo per evangelizzare,
L