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Vantaggi: elevata fiducia stabilendo norme condivise e riducendo la possibilità di

• comportamenti opportunistici, facilità nell’assunzione di rischi e nel

perseguimento di progetti nuovi e incerti, attraverso collaborazioni ripetute si

attivano più facilmente processi di contaminazione reciproca.

Svantaggi: limitazione della creatività dovuta alla costante collaborazione con le

• stesse persone, eccessiva convergenza di pensiero.

- Relazione tra creatività e posizione occupata all’interno della relazione:

Posizione centrale: vantaggio di maggiore visibilità e sostegno, maggiore

• possibilità che i propri output siano riconosciuti e legittimati;

Posizione periferica: vantaggio di essere esposti a stimoli esterni alla rete e

• proprio per questo meno soggetti a pressioni omogeneizzanti. Questi nuovi

stimoli borderline permettono la nascita di nuove idee frutto della contaminazione

con ciò che ancora non è legittimato dal centro della rete.

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Capitolo 2 - La creatività come leva per lo sviluppo di un

territorio

- Politiche creative-led: politiche incentrate sulla creatività come leva per lo sviluppo

economico e sociale e finalizzate all’agglomerazione di attività creative in diverse

forme di cluster.

- Gentrification: progressivo imborghesimento generato dalle azioni di miglioramento

urbano di aree degradate da un punto di vista edilizio e caratterizzate da bassi costi

abitativi.

- Charles Landry: introduce il concetto di città creative riferendosi a quelle che nel

tentativo di trovare nuove soluzioni ai problemi quotidiani dei cittadini, riescono a

stimolare soluzioni innovative. Definisce inoltre il concetto di innovatori culturali come

coloro che riescono ad attraversare le barriere culturali e a comprendere i diversi modi

di vedere e di fare tipici di altre culture. Proprio questa apertura amplia la loro capacità

di assorbire elementi culturali differenti e consente loro così di produrre nuovi modi di

pensare.

- Richard Florida: introduce il concetto di classe creativa come risorsa fondamentale

per lo sviluppo economico e la competitività di una città, definendo poi il capitale

creativo come il livello di dotazione di creatività delle città come principale fattore di

aggregazione e di crescita economica e sociale. Secondo l’autore esistono due

categorie di creativi; i supercreativi comprendente creativi puri come scienziati,

docenti universitari, ingegneri ecc., e creativi per professione come medici, avvocati,

dirigenti. Una città che vuole attrarre creativi deve agire secondo le 3T:

Talento: i creativi sono attratti da zone in cui sono presenti altri creativi;

• Tolleranza: i creativi preferiscono zone in cui ci sia una profonda apertura

• mentale così da avere scambi di esperienze con altre persone “diversi” da loro;

Tecnologia: i creativi necessitano di servizi high tech quali wi-fi gratuito, banda

• larga, ecc..

L’autore introduce poi il termine amenities per indicare uno spettro ampio di servizi

che una città può offrire ai suoi abitanti, e che in genere include tutto ciò che fornisce

un vantaggio o un beneficio nello stabilirsi in un quartiere o in una città (in particolare

l’ambiente sociale urbano e la qualità della vita). Il principale limite della teoria di

Florida riguarda il fatto che gli indicatori proposti sono troppo dipendenti dal contesto

statunitense e poco applicabili al resto dei Paesi.

- Allen J. Scott: sostiene la rilevanza sia della localizzazione dei centri di produzione di

beni e servizi, sia del ruolo svolto dalle città in tali processi. Utilizza il concetto di

5 creative field come concentrazione spaziale di flussi materiali e simbolici che

coinvolgono individui, istituzioni e network. Con ciò vuole sottolineare la specificità e

l’unicità delle modalità di produzione dei prodotti e dei servizi culturali realizzati da una

particolare comunità professionale in un dato luogo e momento. La presenza in un

territorio di queste comunità particolari può svolgere la funzione di magnete nei

confronti di individui di talento provenienti da altre aree geografiche.

Capitolo 3 - I distretti creativi e le sfide dell’autenticità

- Distretti creativi (o culturali): raggruppamenti non casuali di organizzazioni,

istituzioni e/o imprese operanti nelle industrie creative e prevalentemente di piccole e

medie dimensioni, presentano un basso grado di integrazione verticale a causa delle

dimensioni relativamente piccole e dell’elevata specializzazione. Una prima tipologia

di vantaggi sono riconducibili a quelli derivanti dalle economie di agglomerazione

(riduzione costi di informazione e trasporto). Una seconda tipologia riguarda i

meccanismi di coordinamento tipici della forma di governance basata sui network che

diventa un’efficace strumento di coordinamento per le attività caratterizzate da elevata

complessità transazionale e incertezza. Le numerose relazioni che nascono

all’interno dei distretti sono caratterizzate da un elevato livello di embeddedness, ossia

da un profondo radicamento all’interno di uno specifico contesto sociale.

- Meccanismi sociali di coordinamento: le reti utilizzano per il governo delle relazioni

una serie di meccanismi sociali…

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- Gatekeepers: sono i soggetti che svolgono un ruolo di intermediazione tra produzione

e consumo esercitando un’influenza determinante sul successo del prodotto finale.

- Effetti positivi sul territorio: i distretti creativi possono sostenere una forte domanda sul

mercato del lavoro locale, oppure attrarre dall’esterno investimenti finanziari e

migliorare così la performance economica locale complessiva, o ancora possono

attrarre flussi turistici o rappresentare l’opportunità per rigenerare il senso di identità

della comunità locale.

- Santagata: individua fondamentalmente quattro tipi di distretti culturali:

1. Distretto culturale industriale: questo distretto non può essere creato dal nulla

sulla base di iniziative da parte delle autorità pubbliche. Nasce spontaneamente,

si sviluppa lentamente e procede attraverso meccanismi di feedback da parte

del mercato. La regolazione pubblica deve massimizzare le esternalità del

sistema. Si possono distinguere successivamente i distretti della cultura

materiale come quello della ceramica artistica di Faenza;

2. Distretto culturale istituzionale: basati su infrastruttura istituzionale che assegna i

diritti di proprietà intellettuale e marchi a una ristretta aria di produzione. Le

istituzioni pubbliche locali sostengono le attività con servizi finanziari e di

formazione professionale. Il contenuto dei prodotti è strettamente connesso al

contesto locale. Esempio delle Langhe in Piemonte e del Chianti in Toscana;

3. Distretto culturale museale: localizzati solitamente nei centri storici, fanno leva

sulla densità geografica che massimizza la capacità attrattiva per visitatori e

turisti, si basano su patrimonio storico, musei, folklore, ecc.;

4. Distretto culturale metropolitano: si tratta di concentrazioni, all’interno di aree

urbane, di edifici e strutture dedicati alle arti figurative e alle performing arts, di

musei e di organizzazioni che producono beni e servizi fondati sulla cultura.

- Sacco: propone il distretto culturale evoluto come modello di sviluppo territoriale

basato sulla cultura. Il distretto ha sostanzialmente tre tipi di effetti sistemici, ossia

l’attrazione (1), l’orientamento all’innovazione e la riconversione produttiva (2), e la

riconversione creativa delle strutture industriali pre-esistenti (3). Il piano di sviluppo di

un distretto culturale evoluto si muove attorno a quattro linee strategiche: la

valorizzazione dell’identità culturale della città (1), la riconversione innovativa del

territorio (2), la formazione (3) e il miglioramento dell’immagine esterna e interna della

città (4).

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- Approccio top-down: centrato sulla pianificazione strategica imposta dall’alto,

difficilmente realizza i propri obiettivi a livello locale. Inoltre può andare incontro a

resistenze in ambienti creativi che esprimono sentimenti anti-istituzionali e ribelli.

- Approccio bottom-up: volto a sviluppare infrastrutture istituzionali che facilitino il

funzionamento dei distretti fornendo i principali servizi generali, favorendo la creazione

di una rete tra gli attori locali e agevolando lo scambio di informazioni.

- Autenticità: da un punto di vista soggettivo, è considerata come il risultato di un

processo complesso in cui anche i produttori di prodotti/servizi culturali o gli stessi

consumatori contribuiscono a crearla. Da un punto di vista oggettivo, è vista come una

caratteristica intrinseca di un oggetto che deriva dalla relazione tra un oggetto e un

particolare periodo storico, un’organizzazione o un contesto sociale. Infine, non è

8 importante se l’autenticità sia fabbricata o spontanea, l’importante è che il soggetto

venga percepito come autentico.

- Come creare un distretto creativo: le politiche non devono essere finalizzate a

costruire qualcosa da zero, ma devono sviluppare le scene creative già presenti sul

territorio e valorizzare così un humus creativo già esistente. In secondo luogo, le

autorità pubbliche dovrebbero considerare la particolare sensibilità nei confronti di

eventi culturali diffusi localmente e che quindi caratterizzano una determinata area

geografica. Infine, le autorità locali dovrebbero intervenire investendo in infrastrutture

materiali critiche, così per garantire gli strumenti con cui i creativi possono sviluppare

la propria vena artistica.

Capitolo 4 - Buone pratiche e dilemmi delle politiche a

sostegno della creatività: il caso della Regione Puglia

- La coesione sociale non è semplicemente un prodotto del successo economico ma

anche una pre-condizione a esso.

- La chiave del successo economico sembra risiedere nella dimensione dell’impresa,

nella capacità innovativa, nella produzione customer-oriented, nella flessibilità e abilità

cooperativa di un tessuto produttivo composto da imprese medio-piccole.

- Anche la fiducia riveste un ruolo importante in quanto nel lungo periodo facilità gli

scambi perché riduce i costi di transazione, è uno strumento di autocontrollo

dell’azione sociale infine, da un lato limita il comportamento opportunistico e dall’altro

facilita e incoraggia il comportamento cooperativo.

- Capitale sociale: sistema di relazioni sociali e risorse che gli individui o le

associazioni e le istituzioni possono sfruttare per realizzare obiettivi che altrimenti

sarebbero stati irrealizzabili

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
13 pagine
2 download
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/10 Organizzazione aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mircovice90 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Organizzazione e management della cultura e della creatività e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia o del prof Montanari Fabrizio.