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GIOCO E FORMAZIONE.
Le molte formative del gioco: tra fantasia, regole e…
Chateau afferma: “con il gioco si sviluppano l’anima e l’intelligenza. Un fanciullo che non sa
giocare, è un adulto che non sa pensare”.
Il gioco svolge una serie di funzioni sia sul piano dello sviluppo delle abilità, competenze e
apprendimenti sia sul piano relazionale ed emotivo; possiamo dire che il bambino cresce grazie al
gioco: “con il gioco egli mette in azione le possibilità derivanti dalla sua particolare struttura”.
Il gioco svolge molteplici funzioni:
Gioco contribuisce allo sviluppo motorio e sensoriale⇒ prende in considerazione il
1°. gioco e la scoperta: i primi giochi che il bambino mette in atto sono centrati sulla
scoperta e conoscenza del proprio corpo e altrui. È attraverso quello che egli scopre per
la prima volta la realtà. I primi giochi partono dal corpo e sono giochi senso-motori i
,
quali condurranno attraverso la loro evoluzione, a fondare l’identità corporea di ogni
soggetto. Bambino come esploratore. Piaget affermò che ciò che fa nei primi mesi il
bambino non si può definire come gioco, poiché non ha ancora acquisito abilità da 9
mettere in atto. Il gioco appare solo quando appaiono evidenti segnali di piaceri come il
riso.
Gioco sviluppa capacità simboliche, fantastiche ed ha un rapporto stretto con la
2°. creatività⇒prende il considerazione la capacità simbolica e fantasia. Entriamo nel
mondo del ‘come se’. Intorno a un anno il bambino inizia a riprodurre “per finta” ciò
che lo circonda nella realtà. Il gioco simbolico si evolve con la crescita del bambino,
diviene più lungo, complesso e le azioni divengono più specifiche. Con l’aumento della
capacità di verbalizzare si instaura la comunicazione tra “i giocatori” o tra il giocatore e
l’oggetto. Il gioco simbolico rafforza capacità importanti come quella di decentramento
che permette al bambino di uscire da se stesso per impersonare altri ruoli. Il gioco di
fantasia arriva dopo il gioco simbolico e rappresenta il massimo sviluppo della capacità
simbolica; il gioco è completamente mentale.
Gioco concorre allo sviluppo delle capacità cognitive e agli apprendimenti⇒rapporto
3°. che viene indagato scientificamente solo nell’800. I maggiori contributi ci arrivano da
Piaget, Vygotskij e Bruner.
Con la messa fuoco dei
giochi di esercizio, Collega il gioco alla zona
simbolici e poi di regole, Analizza il ruolo del gioco nei
dello sviluppo prossimale.
guarda al gioco come un processi di problem solving. I giochi
Nel gioco il bambino è
rafforzamento delle richiedono l’utilizzo di strategie
sempre al di sopra della
capacità cognitive del anche complesse di risoluzione dei
propria età media; nel gioco
bambino problemi. Il gioco non sviluppa né
è come se egli crescesse di ansia né frustrazione come farebbe
un palmo un qualsiasi altro compito di
scuola, una delle caratteristiche
principali del gioco è il prevalere
Dai giochi che il bambino fa possiamo farci un’idea di come vede e dei mezzi sui fini, importante non è
interpreta il mondo, attraverso il gioco esprime cose che non solo lo scopo ultimo del perché
riuscirebbe a tradurre in parole, quindi con il gioco si ha una mettiamo in atto il gioco ma il
rappresentazione simbolica dell’inconscio e di ciò che ha al suo procedimento e il processo per
interno, cioè emozioni, paure… giungere al risultato.
Gioco permette la conoscenza della realtà e della
4°. società attraverso gli atti ludici il bambino riesce a controllare la realtà nella quale
⇒
vive e ad affrontare le problematiche e i conflitti tipici della propria crescita
Gioco è comunicazione
5°. Gioco è un’attività che coinvolge affetti ed emozioni.
6°.
Con l’attività ludica il bambino può scaricare le tensioni accumulate, nei loro giochi i bambini
ripetono tutto ciò che li ha molto impressionati nella vita quotidiana e così facendo operano
.
un’abbreviazione dell’impressione stessa
Winnicott ricorda 3 principi fondamentali:
Il gioco è una cosa seria
1° princ. Il gioco permette al bambino di controllare l’ansia
2° princ. 10
Il gioco è un atto creativo: solo nel momento in cui l’uomo gioca utilizza
3° princ.
liberamente tutta la propria personalità e le proprie potenzialità.
Il gioco svolge un ruolo fondamentale in tutte le aree della crescita da quella motoria a quella
cognitiva ed affettiva. Non si gioca per crescere ma si cresce giocando e che il gioco è un atto
libero, spontaneo e improduttivo pena forzature e snaturamento dello spirito ludico.
Il gioco tra libertà e regole.
Il gioco sembra in un rapporto paradossale poiché vi è la presenza indispensabile di regole. Le
regole del gioco sono solo in parte vincolanti perché possono essere modificate dai giocatori. Il
gioco quindi rappresenta un campo di educazione etico-civile da scoprire e riscoprire
continuamente. Ogni gioco è un sistema di regole che definiscono anche cosa ‘sta dentro’ e cosa
‘stia fuori’, la regola determina il gioco sia nel suo livello sociale che strutturale. La regola è uno dei
caratteri principali del circolo magico ludico. Il rapporto tra gioco e regole è apparentemente
paradossale in quanto la libertà del gioco sta nella sua possibilità di entrare e uscire dal circolo
magico e sta ne suo accettare o meno le regole del gioco.
Rovatti ricorda che “entrare nel gioco e riuscire poi a stare nel gioco, equivale a mettersi in gioco,
cioè ad alternare le proprie regole di comportamento e di conoscenza.
Anche nel gioco di immaginazione vi sono delle regole, di certo non regole formulate in anticipo
ma regole che derivano dalla situazione immaginaria stessa. Anche il dire giochiamo senza regole
pone già l’esistenza di una regola.
Il fatto che siamo presenti delle regole rende il gioco un meccanismo sociale perché le regole
vanno conosciute, condivise e all’occorrenza cambiate, producendo forme di interazione. Ma
attraverso l’esercizio ludico della regola è possibile comprendere i ruoli sociali.
Piaget porrà l’attenzione ai giochi di regole ponendoli come fondamentali per lo sviluppo sociale
e per studiarli utilizzerà l giudizio morale e la sua evoluzione; analizzerà la pratica delle regole dove
metterà a fuoco i 4 stadi dello sviluppo del bambino:
Motorio o individuale le regole sono un insieme di rituali motori a
à
1° stadio
sviluppare il gioco
egocentrico si limitano le regole provenienti dall’esterno, il gioco è
à
2° stadio
ancora individuale, anche se giocano in compagnia ognuno gioca per sé
cooperazione prevede la condivisione delle regole in quanto lo
à
3° stadio
scopo è la vittoria
codificazione delle regoleà la conoscenza e la condivisione delle
4° stadio
regole è precisa
a questi stadi però appartiene una diversa coscienza delle regole, cioè come un
bambino sente e vive le regole:
la regola non è né coercitiva né obbligatoria ed è caratterizzata
1° livello
molto spesso dai tentativi di imitare ciò che si è visto dai più grandi;
sacralizzazione della regola proveniente dal mondo dei grandi,
2° livello
regola considerata sacra e intangibile
regola come legge prescrittiva da rispettare ma modificabile
3° livello
all’interno del gruppo di gioco. 11
Piaget ci mostra la natura socializzante del gioco: i giochi infantili costituiscono delle
mirabili istituzioni sociali, ma i giochi non conducono solo alla socializzazione ma
permettono anche la cooperazione sociale.
Mead scriveva: “ la differenza tra
gioco organizzativo (play) e il gioco puro e semplice (game)
Il fanciullo deve avere in sé
l’atteggiamento di tutti gli altri
partecipanti a quel determinato gioco. l’esercizio della regola che di fa durante il gioco getta
un ponte tra il mondo ludico e il mondo reale, cioè permette la comprensione dell’esistenza e
della necessità di regole reali.
Goffman ricorda che non solo attraverso il gioco si costruiscono mondi, ma le regole dei giochi
subiscono l’influenza del mondo sociale a cui appartengono, così come le regole ludiche e il
rispetto di esse hanno avuto un valore e un riconoscimento più o meno alto nel corso dei secoli.
Oggi vi è una forte concentrazione sul rispetto delle regole e questo pone due rischi:
controllo esterno dell’arbitro-educatore riduce la natura del gioco e la sua
1° rischio
portata in quanto il fine del gioco diviene il rispetto o meno della regola
funzioni della regola messe in evidenza da Piaget non possono più sussistere.
2° rischio
Il gioco tra comunicazione, fantasia e narrazione.
Il gioco è un atto comunicativo e relazionale con se stessi e con gli altri, gli stessi giochi
Ë sociali che il bambino mette in atto con la madre nei primi mesi di vita rappresentano
l’instaurarsi di relazioni e di comunicazioni (Bruner afferma che essi apriranno poi la strada
alla forma comunicativa linguistica). Durante il gioco la comunicazione avviene su più piani,
sia verbale che non verbale, il gioco come ci racconta Bateson attiva la capacità
metacognitiva. Secondo Bateson l’attività ludica sta all’interno di una cornice illusoria che
delimita i confini della finzione, finzione che avviene solo se i giocatori sono in grado di
comprendere e inviare metacomunicazioni “il gioco può presentarsi solo se gli organismi
partecipanti sono capaci di metacomunicare, cioè di scambiarsi segnali che portino il
messaggio ‘questo è un gioco’
-forma di comunicazione del gioco, esperimenti condotti da Parlebasà egli parla di
metacomunicazione ludica cioè di quell’insieme di messaggi comunicativi interni al gioco e
che i giocatori si scambiano—qua è l’azione motoria ad inviare il messaggio e denota il tipo
di scelta che il giocatore ha intrapreso.
All’interno della cornice ludica si crea la possibilità di vivere e creare mondi fantastici e
Ë anche mondi irreali.
La definizione di fantasia di Munari: “la fantasia è una facoltà dello spirito capace di
inventare immagini mentali diverse dalla realtà nei particolari o nell’insieme; immagini che
complesso,
possono anche essere irrealizzabili praticam