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SICODINAMICA DELLA ELAZIONE DI IUTO
L’asimmetria iniziale
Il fatto di chiedere aiuto porta ad uno stato di dipendenza da altri
à si crea così una situazione asimmetrica
Possibili r eazioni d el c liente
1. Risentimento e atteggiamento difensivo (contro-‐dipendenza)
à cogliere tutte le occasioni per sminuire il consulente
“ci ho già pensato”, “non può funzionare”, “è molto più complesso”, …
2. Sollievo
à per aver finalmente condiviso problemi è frustrazioni
“ sono così felice che lei capisca”
3. Dipendenza e subordinazione
à ricercando rassicurazione, consigli, appoggio
“che cosa devo fare?”, “Lei è d’accordo?”
4. Transfert
à proiezione di percezioni e sentimenti sul consulente, basate su esperienze passate in materia di
consulenti
Possibili r eazioni d el c onsulente
1. Utilizzare il potere e l’autorità
à per dispensare consigli prematuri
“basta fare così”
2. Accettare la dipendenza e reagire in maniera esagerata
à dispensando appoggio e rassicurazione
“Oh poverino”
3. Reagire ai meccanismi di difesa aumentando la pressione
“Non penso che lei abbia compreso il mio suggerimento”
4. Rifiutare di dar corso alla relazione
“in realtà non so come potrei aiutarla”
4 Riassunti di Enrico Serafini
5. Contro-‐transfert
à proiezioni sul cliente di sentimenti e percezioni, basate su esperienze passate con altri clienti in passato
Costruzione d ella R elazione a ttraverso l’Accettazione R eciproca
Il metodo per creare una Relazione di aiuto come quella prevista dalla PC è
l’Accettazione Reciproca =
una serie di test reciproci intesi a controllare fino a che punto ognuna delle due parti possa accettare l’altra
Da una parte il cliente, quando espone la sua storia, dovrebbe controllare molto attentamente fino a che
punto il consulente lo ascolta attivamente
à se l’adesione del consulente è buona, il cliente potrà passare ad un livello più profondo
Dall’altra il consulente soppesa la reazione del cliente alle sue domande e suggerimenti
e verifica il grado di dipendenza
à Con il rafforzarsi della disponibilità del cliente ad accettare la propria responsabilità nella relazione e ad
ascoltare i suggerimenti del consulente, il consulente potrà rivelare qualcosa di più del suo pensiero latente
In senso pratico è necessario continuare a chiedersi
“Stiamo collaborando?”, “Questa conversazione è utile?”, “Stiamo comprendendo il problema?”
I P E R A ’A A
ROCESSI QUILIBRATORI DELLA ICERCA TTIVA E DELL SCOLTO TTIVO
Con lo s copo d i r i-‐equilibrare l’asimmetria d ella relazione C liente-‐Consulente:
Ascolto A ttivo =
attraverso domande, rilanci, interventi del consulente,
la relazione tra consulente e cliente deve diventare un “contenitore” sicuro
al cui interno è possibile trattare questioni ansiogene e profonde
Ricerca A ttiva =
processo di ricerca volto a ripristinare l’autostima dell’interlocutore
dandogli l’impressione di essere in rado di capire meglio il problema
Si sviluppa in tre fasi:
1. Ricerca di base
il cliente controlla sia il processo, sia il contenuto
il consulente ha il compito di stimolarlo a raccontare la sua storia
“Mi può spiegare che cosa sta succedendo?” “Che cosa posso fare per Lei”
lo scopo è concentrarsi su quello che succede in modo da permettere al cliente di strutturare la sua
• storia come preferisce
il silenzio e il linguaggio del corpo sono molto importanti in questa fase
•
2. Ricerca diagnostica
5 Riassunti di Enrico Serafini
il consulente inizia a gestire il processo ma senza dare suggerimenti sul contenuto
indagine su reazioni emotive: “Come si è sentito?” “Come si sono sentiti gli altri?”
• indagine sulle ragioni di azioni e avvenimenti: “Perché ha agito così?” “Perché pensa che questo sia
• avvenuto?”
indagine sulle azioni passate, presenti e future: “ Che cosa ha fatto?” “Che cosa ha intenzione di
• fare?”
3. Ricerca di confronto
il consulente espone le proprie osservazioni su processo e contenuto
à obbliga il cliente a pensa da un nuovo punto di vista
osservazioni sul processo: “Ha pensato a...?” “Perché non ha fatto…?”
• osservazioni sul contenuto: “Forse la realtà era un po’ diversa”
•
I C
L LIENTE
Può succedere che:
non si sa esattamente per chi si sta lavorando
• avere diversi clienti con obiettivi contrastanti
• vedere con chiarezza i problemi ma il cliente non si rende conto di essi e si oppone ad essere visto
• come “cliente”
à è importante che il consulente sappia sempre chiaramente chi sia il cliente
Tipi d i c liente:
Cliente di contatto = chi contatta
ü Clienti intermedi = che partecipano