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CAP.7 COMUNICAZIONE E FEEDBACK ATTIVO
Il “johari window” è un modello semplificato dei livelli di profondità della comunicazione
LIVELLI DI COMUNICAZIONE:
Quando ascoltiamo, non prestiamo attenzione solo al contenuto di ciò che ci viene detto, ma anche
al messaggio che è implicito, allo stato d’animo dell’altro, e a volte le parole comunicano proprio il
contrario di ciò che si pensa. Per aggirare queste ambiguità è necessario conoscerle:
parte di cui la persona è consapevole
Parte di cui la persona è inconsapevole
Quando il consulente cerca di aiutare, deve creare delle condizioni favorevoli affinchè queste zone
latenti possano emergere. Quello che importa comunque è riconoscere che i messagi che inviamo o
meno riflettono tutta la complessità del nostro lavoro di immagine.
Tra queste 4 facce dell’io si possono quindi creare 4 livelli di comunicazione:
- Comunicazione aperta (io aperto con io aperto)
- Comunicazione involontaria, dispersione (dall’io inconscio all’io aperto)
- Confidenze, sfoghi (tra l’io occulto e l’io aperto e viceversa)
- Contagio emozionale (tra due io inconsci)
Il grado di coerenza reciproca varia da persona a persona e ciò ci porta poi a valutare una persona
sincera o meno, perché tendiamo a prediligere i messaggi chiari, espliciti. Dal’altro canto poi, se la
nostra comunicazione fosse del tutto aperta sarebbe impossibile vivere poiché riveleremmo ogni
nostro segreto.
IL FEEDBACK ATTIVO COME PROGETTO DI UN PROCESSO D’APPRENDIMENTO
Il feedback può essere considerato un riscontro, una info relativa i nostri progressi in direzione di
alcune mete che ci siamo prefissati, di conseguenza qualsiasi risposta ci arriv idall’ambiente può
essere un feedback. Per quanto riguarda le nostre relazioni interpersonali è difficile invece avere un
feedback mirato e preciso, dovuto al comune accordo di non umiliare l’altro. Se due persone
vogliono avere delle risposte in tal senso devono accordarsi sul mettere da parte,
momentaneamente, le regole culturali del lavoro d’immagine e stabilire nuove norme affinchè non
si cada in cose segrete e ci dovrebbe essere un rapporto di fiducia. Il consulente qui può essere
d’iuto nel spiegarle dinamiche del feedback attivo e insegnando come offrire e riceverli in maniera
costruttiva e le regole perché questo processo non minacci la faccia di nessuno.
PRINCIPI E LINEE GUIDA DEL FEEDBACK ATTIVO
1) Il fornitore e il destinatario del feedback devono essere d’accordo sugli obiettivi del
destinatario (chiarire apertamente quale sia lo scopo di una certa richiesta è fondamentale)
2) Il fornitore del feedback deve esprimere con chiarezza la descrizione del comportamento in
esame e il relativo giudizio (esso può descrivere i fatti positivi, informazioni descrittive e
non valutative ma anche fatti negativi, a seconda di quale si scelga si avranno tre effetti
diversi sul ricevente. Il feedback negativo è il più difficile da elaborare ed è il meno
costruttivo perché non offre consigli sulla soluzione. La critica costruttiva deve essere
rivolta la positivo, poiché impariamo meglio da ciò che facciamo bene, evidenziare il
negativo e poi tornare al positivo- tecnica sandwich-)
3) Il fornitore di feedback deve essere concreto e specifico (la chiave della chiarezza semantica
è la specificità, i giudizi vanno quindi collegati a eventi specifici)
4) Fornitore e destinatario devono avere delle motivazioni costruttive
5) Non evitare un feedback negativo quando è necessario (non potendoli evitare occorre
riferirli ad un certo comportamento piuttosto che alla persona che ha optato per quel
comportamento: si darà così un feedback negativo verso una scelta comportamentale
sbagliata, più facile da accettare rispetto a una critica rivolta direttamente alla propria
personalità)
6) Il fornitore dovrebbe fare riferimento alle proprie osservazioni e sensazioni e ai propri criteri
di giudizio (i giudizi espressi devono essere riferiti ad osservazioni personali di cui il fornito
re si assume la responsabilità e si devono evitare le generalizzazioni vaghe, impersonali, che
sono sempre poco significative.)
7) Il feedback deve essere fornito quando entrambi sono pronti (la scelta del tempo dipende da
vari fattori come la disponibilità o la motivazione del destinatario ad apprendere, dalla
prontezza del fornitore, che siano stati chiariti gli obiettivi e le norme, e che gli avvenimenti
cui devono essere riferiti i feedback non siano passati da troppo tempo)
CAP.8 INTERVENTI DI FACILITAZIONE DEI PROCESSI: I
GRUPPI DI LAVORO
CHE COS’E’ UN PROCESSO
Gli interventi di facilitazione dei processi da parte del consulente possono riguardare non solo il
tradizionale setting duale ma anche gruppi di lavor più ampi, e oltre alla ricerca diagnostica e alla
fornitura di feedback attivo (che rientrano ovviamente tra gli interventi di facilitazione) ce ne sono
altri dii tipo più spontaneo.
Il processo si riferisce alle modalità, al come, qualcosa si fa, dal momento che riguarda tutti gli
aspetti che entrano in gioco quando facciamo qualcosa, il consulente deve scegliere dove posare la
sua attenzione. Tutti i gruppi devono affrontare 3 questioni fondamentali:
1) Come gestire i propri confini e mantenere la propria identità
2) Come sopravvivere all’ambiente esterno adempiendo alla propria funzione
3) Come restare unità funzionanti per mezzo delle relazioni interpersonali interne
CONTENTUO DEL COMPITO: GESTIONE DELL’AGENDA
La questione più ovvia da affrontare è il motivo per cui il gruppo si è riunito, l’agenda, ovvero il
contentuto del problema su cui i gruppo deve lavorare
PROCESSO DEL COMPITO: RENDERE IL LAVORO PIU’ PRODUTTIVO
Fa riferimento a tutti comportamenti che entrano in gioco nella gestione di un compito: è difficile
quindi definirli nettamente. Per svolgere un compito in maniera più produtiva occorre che il leader
fissi degli obiettivi e per progredire bisogna chiedere pareri e informazioni a chi effettivamente
dovrà poi realizzare il compito, dopodiché si devono chiarire ed elaborare tali informazioni per
controllare la qualità dell’informazione.
SOLUZIONE DI PROBLEMI E PRESA DI DECISIONI DEL GRUPPO
È questo un processo molto complesso e poco compreso, e può essere facilitato attraverso il modelo
semplificato di Richard Wallen che prevede le seguenti fasi:
- Formulazione del problema (la fase più difficile a causa della facile confuzione tra il vero
problema e i sintomi per questo occorre una diagnosi preliminare prima di formulare il
problema. A volte le cause potrebbero essere svariate )
- Produzione di proposte (le idee risolutive possono partire solo dopo che si è arrivati alla
radice del problema, si può procedere col brainstorming di modo da facilitare poi il proceso
di scarto)
- Previsione delle conseguenze (non solo occorre fare delle previsioni, ma occorre scegliere
assieme anche quali metodi di valutazione utilizzare poi: di solito meglio prevedere più
criteri valutativi –epserienza personale, parere specialistico, raccolta dati-)
METODI DI DELIBERA NEI GRUPPI: possono essere diversi e devono comprendere
anceh gli interventi culturali sempre necessari quando si tratta di mettere in atto dei
cambiamenti che influenzeranno il clima del luogo di lavoro. I metodi devono la loro
efficacia al momento in cui vengono applicati, per cui la scelta del tempo è fondamentale.
Nei casi in cui il risultato dell’intervento sia stato negativo per mancanza di reazione si parla
di flop, si tratta invece di decisioni prese da un’utorità formale quando il presidente prende
iniziative di proprio pugno e sono quelle che coinvolgono in misura minore. Le decisioni
che invece suscitano più lamentele sono quelle ottenute con una tecnica, quella
dell’autoconsenso o di una minoranza, dove vengono proposte delle soluzioni in maniera
tale che il silenzio degli altri venga inteso come un assenso.
Ci sono poi le decisioni a maggioranza date tramite votazione o sondaggio, quelle per
consenso (che per Schein non corrisponde all ‘unanimità ma alla sensazione collettiva di
aver influenzato un minimo una decisione che si è presa poi a livello collettivo), decisioni
al’unanimità
- Pianificazione dell’azione
- Primi passi dell’azione CICLO 2
- Valutazione dei risultati
CICLO 2: OPERARE, VALUTARE E RIFORMULARE
Nel momento in cui la decisone è presa si passa all’azione e occorre pianificare un dettagliato piano
d’azione. Bisogna soffermarsi a lungo anche qui poiché se si scopre che il vero problema riguarda
qualcos’altro si deve tornare al ciclo 1, procedere a piccoli passi e valutare i progressi di modo da
poter riformulare gli interventi se fosse necessario.
CHE DIRE DELLA “STRUTTURA DEL COMPITO”?
Ogni gruppo ha una serie di comportamenti ricorrenti ma anche degli avvenimenti che non
accadono mai,oppure alcuni che si verificano regolarmente etc…tutto questo compone la sua
struttura poiché si tratta di comportamenti/eventi stabili che caratterizzano il gruppo.
Quindi il concetto di struttura di un grupoo non fa necessariamente riferiemtno solo alla sua
gerarchia, ma al PROCESSO, tanto fa riferimento ai comportamenti ricorrenti. In ogni gruppo è
presente tale regolarità che rende possibile il nascere di una cultura che definisce poi lo stesso
gruppo. Il consulente deve entrare nelle pratiche culturali del gruppo, deve riuscire a individuarle e
ciò può essere difficile per la loro spontaneità. I problemi principali cui un gruppo va incontro sono
5: - Missione
- Specifici propositi e strategie (tutte le scadenze dei processi che portano alla mission)
- Mezzi per raggiungere i propri obiettivi (è l’organizzazione stessa, i ruoli al suo interno…)
- Sistemi di misurazione e monitoraggio (occorre formalizzare e investire sul controllo
processi poiché è fondamentale sapere se gli obiettivi si stanno raggiungendo o meno)
- Sistemi di soluizone di problemi e correzione di comportamenti errati (ogni gruppo deve
avere già pianificati dei mezzi di allineamento e correzione quando il gruppo non è in linea
con gli obiettivi)
Cap. 9 INTERVENTI DI FACILITAZIONE DEI PROCESSI: LE
RELAZIONI INTERPERSONALI
Questo è l’intervento più richiesto e per ottenere delle prestazioni migliori occorre osservare e
gestire anche i rapporti interpersonali dal momento che queste avvengono nello stesso momento
dello sviluppo del compito
PROCESSI DI COSTRUZIONE E MANTENIMENTO DEL GRUPPO
Uno dei primi aspetti da esaminare è il diverso gr