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I DISTURBI DELLA SCRITTURA

Cristina presenta qualche problema di COMPETENZA ORTOGRAFICA  commetteva errori

quando scriveva, un tratto comune a molti bambini dislessici o specificatamente disortografici.

Gli psicologi preferiscono usare l’espressione competenza ortografica piuttosto che quella

tradizionale di ortografia perché questa seconda espressione è associata alla conoscenza delle regole

ed eccezioni ortografiche.

 Il disortografico può commettere errori tanto con le eccezioni, quanto con parole che non celano

nessun tranello se non quello di richiedere un’analisi non facile dei suoni costitutivi. L’impaccio

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nella scrittura può anche esprimersi in errori con parole facili o creargli disagio sotto altri aspetti, in

linea di principio non collegati e cioè anche a livello di velocità di scrittura, qualità del grafismo,

qualità dell’espressione scritta.

Molti errori di scrittura sembrano riflettere un’incapacità dell’individuo di analizzare bene i suoni

della lingua e di scomporli nei fonemi costitutivi  errori curiosi sono quelli che non mutano il

suono dell’enunciato di modo che, se rileggessero le parole sbagliare, esse verrebbero pronunciate

allo stesso modo delle parole corrette. Le difficoltà del bambino non riguarda l’analisi fonologica,

ma la conoscenza precedentemente acquisita di come la parola si scrive o il ragionamento analogico

adottato in base ad altre parole note : per questo motivo tali errori vengono chiamati NON-

FONOLOGICI e vengono associati all’uso della via diretta NON-FONOLOGICA.

Soprattutto nelle lingue OPACHE come l’inglese la via diretta appare essenziale: un disturbo a

questo livello produce una dislessia detta superficiale. L’adulto con dislessia acquisita di tipo

superficiale ha generalmente difficoltà ad usare la via diretta, non –fonologica tanto in lettura che in

scrittura e lo stesso accade all’inverso per quello che non sa usare la via fonologica.

La capacità di scrivere correttamente è distinta dalla capacità di esprimersi per iscritto  un esame

completo delle abilità di scrittura dovrebbe comprendere valutazioni distinte per grafismo,

ortografia, velocità di scrittura, espressione scritta.

La competenza ortografica è ovviamente valutabile all’interno di qualsiasi prodotto di scrittura, ma

appare più opportuno valutarla per se stessa e non quando il bambino è impegnato nel produrre un

elaborato originale o nello scrivere più velocemente possibile.

Quando viene proposto il dettato di un brano- standard vi sono vari problemi da affrontare perché la

maniera in cui si detta incide fortemente sulla qualità della prestazione, ragione per cui è meglio

usare dettati registrati.

COME SI PUO’ INTERVENIRE SUL BAMBINO DISLESSICO?

Il lavoro sul bambino dislessico può essere avviato ancor prima che l’apprendimento di lettura e

scrittura sia iniziato.

 Attività proposte a 4-5- anni possono ridurre notevolmente le difficoltà manifestate a 6-7-anni.

 Se si identifica il profilo cognitivo del bambino a rischio, è anche possibile diversificare le attività

propedeutiche proposte durante la scuola materna, in caso contrario il lavoro educativo sulle abilità

fonologiche sembra essere quello che ha maggiori probabilità di incidere positivamente sul

successivo apprendimento della lettura.

Un’altra variabile per preparare il bambino di 4-6 anni ad apprendere a leggere è relativa alla

motivazione alla lettura. Esiste un notevole rapporto tra abilità di lettura, desiderio manifestato dal

bambino, all’inizio della scuola, di imparare a leggere e la sua effettiva esposizione al testo scritto.

A tutti i bambini piace sentir raccontare le storie o vederle narrate in televisione, è utile che l’adulto

legga al bambino o entrambi sfoglino un libro insieme.

L’esposizione al testo scritto ha grande influenza sullo sviluppo delle capacità linguistiche,

concettuali e di lettura.

E’ stato osservato che la lingua parlata ha lessico, articolazione, organizzazione linguistica e

concettuale povere, cioè ridotte, poco variate, troppo elementari: frasi brevi, concetti rudimentali,

sempre le stesse parole.

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La lettura quindi favorisce lo sviluppo linguistico e ovviamente attraverso l’esercizio, il bambino

dislessico può migliorare la sua abilità. Il dislessico legge generalmente molto meno dei suoi

coetanei non solo perché fa fatica, ma anche perché non gli piace, non gli interessa, ha

l’impressione di affrontare un’attività in cui incontra difficoltà e che porta con sé il sapore della

scuola e degli insuccessi.

Nel lavoro riabilitativo coi bambini che presentano svariate difficoltà di lettura, l’uso del computer

si sta rivelando di notevole utilità. Il computer offre vari vantaggi fra cui un controllo costante di

quello che fa il bambino, la possibilità di impegnarlo anche in esercizi ad alta rapidità che

consentano l’automatizzazione dei processi, nonché la riduzione dell’impegno richiesto al

riabilitatore.

Un esercizio utile si basa sulla presentazione TACHISTOSCOPICA di parole con la richiesta di

riconoscerle: all’inizio, per il lettore lento, questo tempo dovrà essere relativamente lungo, ma potrà

essere ridotto in modo da stimolare l’elaborazione rapida dell’informazione.

Un altro problema di Cristina riguarda L’identificazione immediata delle parole  per alcuni esperti

questa difficoltà và superata usando la procedura appena indicata e proponendo più volte la stessa

parola in modo da favorirne la memorizzazione globale.

Chi fa riferimento al concetto di DISLESSIA SUPERFICIALE insiste sulla proposta delle parole

che pur scrivendosi diversamente si pronunciano in modo uguale di modo che il dislessico si abitui

alla forma scritta delle parole prescindendo dal fatto che la loro pronuncia è identica  a molti

appare precipitoso cercare di costruire un’ direttamente un lessico globale senza passare per

operazioni intermedie, anche se il bambino possiede adeguatamente la via fonologica. In effetti il

passaggio della singola lettera alla parola intera è troppo bruco e non tiene conto del fatto che le

parole sono spesso composte da parti che compaiono identiche anche in altre parole.

Alcuni studiosi hanno messo in luce l’utilità dei giochi enigmistici che esercitano il bambino sulla

composizione delle parole. Altri invece hanno portato l’attenzione sugli esercizi visivi, con

particolare riferimento alle operazioni di ricerca veloce di parole all’interno di configurazioni

complesse. Altri ancora hanno insistito su situazioni accessibili e accattivanti che, senza che il

ragazzo sia impegnato nei normali e più impegnativi compiti di lettura, lo esercitano comunque al

leggere.

 Gli esercizi che a seconda dei casi, si riterrà opportuno proporre andranno però accompagnati da

una politica generale a favore del bambino dislessico, caratterizzata da una maggiore attenzione e

comprensione dei suoi problemi, dall’individuazione di percorsi non solo rieducativi, ma anche

scolastici, idonei, dal ricorso senza timori a sussidi esterni.

LE DIFFICOLTA’ IN MATEMATICA

Le due forme fondamentali di disturbo specifico di apprendimento riguardano la LETTURA e

l’ARTIMETICA.

LINDA SIEGEL ha avanzato l’idea che le difficoltà aritmetiche sarebbero molto più frequenti delle

difficoltà di lettura. Le difficoltà aritmetiche possono manifestarsi con errori, o con la lentezza tanto

nel calcolo vero e proprio, quanto nelle attività cognitiva che richiede anche operazioni di calcolo.

La proposta di test o di situazioni impegnative in classe evidenzia chiaramente come molti bambini

abbiano grossi problemi nell’usare i numeri o le procedure ad essi associate.

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Secondo molti esperti, le difficoltà specifiche gravi relative al calcolo, le cosiddette DISCALCULIE

SPECIFICHE EVOLUTIVE, sono scarsamente frequenti mentre problemi di calcolo, o più in

generale di matematica compaiono con maggiore frequenza associati ad una svariata gamma di

difficoltà di apprendimento.

Se si passa dalle difficoltà gravi di calcolo al disagio nell’apprendimento per la matematica, il

quadro cambia, dal momento che tale disagio interessa una porzione cospicua degli alunni italiani.

In una ricerca il 50 % dei bambini di quarta e quinta elementare intervistati ha dichiarato che

quando sbaglia l’esercizio di matematica ci resta male e lascia stare, il 38 % ha dichiarato che

spesso prova malessere durante lo svolgimento dei compiti in classe, il 62% si lascia intimorire

dalla matematica e il 52 % ha avuto occasione, dopo un insuccesso in matematica, di pensare di

essere stupido solo il 20 % ha dichiarato che non si lascia prendere dall’agitazione e dall’ansia

quando non sa come andare avanti.

 vengono associati sentimenti d’ansia, scarso interesse e percezione di inadeguatezza.

Una ragione è certamente associata alla paura di sbagliare.

Una seconda ragione è legata al timore di non sapere come procedere e di non poter ricorrere a

strategie che normalmente consentono di cavarsela.

LA VALUTAZIONE DELLE ABILITA’ ARITMETICHE E MATEMATICHE

L’apprendimento della matematica implica moltissimi aspetti, per cui la valutazione difficilmente è

esaustiva, costretta com’è a saggiarne solo alcuni fondamentali.

Tre tipi di valutazione:

1- valutazione generale attraverso scale standardizzate, quelle disponibili per esempio in Italia

sono prove che danno una stima del livello di apprendimento in aritmetica, soluzione di

problemi, geometria, logica, informatica.

2- Approfondimento degli apprendimenti matematici hanno messo a punto delle prove,

parzialmente standardizzate, che permettono di approfondire l’apprendimento del calcolo e

delle soluzioni dei problemi.

3- Analisi qualitativa e personalizzata della prestazione del bambino.

E’ stato osservato che la tipologia degli errori commessi da singoli bambini con problemi di calcolo

può essere così specifica che difficilmente riesce a emergere mediante una prova che esamina tanti

aspetti diversi: ciononostante può essere cosi radicata da sconvolgere l’intera prestazione aritmetica.

Censire gli errori  secondo la psicologia canadese B. WONG essi possono essere raggruppati in 4

categorie fondamentali:

1- uso incompleto delle procedure

2- errori nel posizionamento delle cifre e in procedure di riporto

3- errori nell’uso delle procedure per le varie operazioni

4- cattiva comprensione dello zero

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 vi sono bambini che hanno difficoltà altamente selettive, per esempio solo con una ope

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
28 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alexandra85 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Metodi e tecniche dei processi di apprendimento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Giorgietti Marisa.