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E per questi motivi l’intelligenza creativa deve essere studiata con strumenti appositi e diversi da quelli
dell’intelligenza vera e propria, che riguarda invece l’insieme delle sue funzioni cognitive e non una specifica
funzione che caratterizza il genio/talento. 8
Testo: L’intelligenza Apprendimento e Memoria
CAPITOLO 4 – le basi biologiche dell’intelligenza
È accertato che ad un’attività psichica ne corrisponde una a livello fisico, sul sistema nervoso centrale e sul
cervello (es tecniche di neuroimmagine). Diversi strumenti di misura:
• Tecniche di neuroimmagine durante l’esecuzione di compiti semplici
• Ricerche su persone con patrimonio genetico identico (gemelli monozigoti in ambienti diversi)
Gli studi si sono orientati su 2 fronti
• L’ereditarietà, che suggerisce un patrimonio intellettivo predeterminato fin dalla nascita
• I correlati biologici dell’intelligenza, che individuano corrispondenze biologiche a certe operazioni
intellettive, senza imporre quali siano i fattori che spiegano l’intelligenza
Ereditarietà
• Da studi su gemelli omozigoti separati fin dalla nascita, si evince che il grado somiglianza intellettiva
dovuto ai fattori genetici tende a restare costante (o crescere) nel tempo, mentre quello dovuto alle
influenze dell’ambiente diminuisce col tempo.
• Ad esempio abilità spaziali e verbali, già a 7 anni, correlano principalmente con quelle dei genitori
biologici.
• Sembra quindi che le caratteristiche primitive si facciano sentire più avanti nello sviluppo (vale anche
per alcune caratteristiche ambientali precoci) questo forse perché alcuni geni si fanno sentire più
avanti nello sviluppo, quando anche la plasticità del cervello è ridotta, e la reattività all’ambiente
diminuisce.
Tuttavia non è riconducibile ad un singolo gene la base dell’intelligenza, e comunque anche se la relazione
tra intelligenza e profilo genetico venisse chiarita, si perderebbe il significato psicologico.
La conclusione è che gli individui nascono con un potenziale intellettivo differente, ma che questo possa
trarre vantaggio dalle esperienze, per favorire la maturazione delle potenzialità possedute, e a specifici
arricchimenti dell’intelligenza. Le influenze genetiche sono dirette sulle capacità intellettive di base, ma sono
indirette sul loro uso effettivo, legato invece a fattori quali la metacognizione, gli aspetti emotivo-
motivazionali, la cultura e l’esperienza.
Malattie genertiche e ritardo intellettivo
Le sindromi genetiche sono la prova tangibile del peso dei geni sull’intelligenza: 9
Testo: L’intelligenza Apprendimento e Memoria
• Sindrome di Down, produce ritardo mentale medio, con sviluppo intellettivo massimo paragonabile a
bambino di 7 anni, maggiori difficoltà nell’uso del linguaggio
• Sindrome della X fragile, produce molto spesso ritardo mentale, con trasmissione ereditaria diretta,
maggiori difficoltà di tipo spaziale
• La fenilchetonuria, alterazione genetica che non consente di metabolizzare la fenilanina presente nei
cibi, e quindi genera disturbi cognitivi e handicap mentale, tuttavia reversibile con la
somministrazione di basse quantità di fenilanina.
Concomitanti biologiche
6 principali ipotesi sugli aspetti del sistema nervoso centrale che influiscono sull’intelligenza:
• Quantità di neuroni (
• Quantità di dendriti (potenziali collegamenti tra neuroni)
• Quantità di collegamenti sinaptici (effettivi collegamenti tra neuroni potenzialità del sistema)
• Grado di mielinizzazione (capacità di trasmissione dei neuroni)
• Velocità di trasmissione dell’impulso nervoso
• Particolare sviluppo di aree e connessioni deputate al controllo del resto del sistema nervoso central
La terza ipotesi ha trovato molte corrispondenze, perché un numero maggiore di connessioni implica
maggiori conoscenze e maggiore attivabilità tra conoscenze collegate su cui la mente può operare).
Tuttavia non si deve pensare che maggiore intelligenza corrisponda a maggiore attività cerebrale, anzi vari
studi hanno dimostrato correlazione negativa, quindi il maggiore grado di attivazione del cervello corrisponde
a minore intelligenza (vale il principio di un utilizzo efficiente delle risorse cognitive), sebben questo sia
anche legato ad alcune caratteristiche di personalità (estroversi vs introversi)
Le aree del cervello attivate durante le operazioni intellettive, hanno mostrato maggiore attivazione delle
aree prefrontali, e minore di altre aree del cervello (quindi maggiore attivazione, ma specifica su una certa
area). Ci sono varie prove del coinvolgimento delle aree prefrontali per il funzionamento intellettivo:
• Lo sviluppo filogenetico della specie e onotogenetico degli esseri umani, interessa principalmente le
aree prefrontali (che ci differenziano molto dagli animali, e che completano la loro maturazione
durante l’adolescenza)
• Si sono trovate relazioni tra attività intellettive e attivazioni prefrontali
• Pazienti con lesioni prefrontali hanno maggiori difficoltà proprio in prove di pure funzioni intellettive,
depurate cioè dell’intelligenza cristallizzata
Ci sono anche critiche a questo coinvolgimento delle aree prefrontali:
• Non è detto che una maggiore attivazione delle prefrontali significhi un loro uso più efficiente
• Altri studiosi hanno evidenziato il ruolo dei lobi parietali e occipitali (einstein si differenziava proprio
per i lobi parietali)
• Alcuni pazienti con lesioni prefrontali, o gli anziani, non sempre mostrano cadute intellettive
• I lobi frontali sono una area troppo vasta ed eterogenea per spiegare la sede neurale
dell’intelligenza, quindi sono stati fatti tentativi di scomporre le funzioni esecutive in componenti più
specifiche e relativa localizzazione
Un filone di ricerca ipotizza la velocità mentale (speed) come critica per l’intelligenza, e ne cerca le cause a
livello fisiologico, sebbene vi siano deboli correlazioni tra velocità della conduzione nervosa (grado di
mielinizzazione) e misure di intelligenza
Un altro filone ha studiato la relazione tra dimensione del cervello (massa cerebrale, numero neuroni) e
intelligneza, tuttavia l’individuo comincia molto presto a perdere neuroni, nonostante la sua intelligenza
cresca. Vale il principio dell’economizzazione delle risorse cognitive, il dispendio energetico del cervello di un
adulto è la metà di quello di un bambino di 5 anni.
Le basi dell’intelligenza animale - 3 assunti:
• Gli animali hanno minore intelligenza dell’uomo
• Specie di animali diverse hanno diverse capacità di affrontare situazioni cognitive complesse
• Nell’evoluzione da ominidi a uomo, c’è stata un’evoluzione dell’intelligenza
Il raffronto comparativo aiuta a capire le strutture biologiche sottostanti, innanzitutto: 10
Testo: L’intelligenza Apprendimento e Memoria
• La massa cerebrale innanzitutto:
Grandezza del cervello (a parità di dimensione corporea)
o 0,69
Fattore di encefalizzazione (Fe) = (peso cervello) / (peso corporeo) uomo Fe = 0,71
o
• Inoltre valutazione della specifica importanza dei lobi frontali (in associazione alle funzioni
esecutive) che si ipotizza riflettano la forma più centrale di intelligenza (sebbene con risultati
contrastanti)
• Infine da specie a specie si valuta anche la specifica importanza di altre parti del sistema
nervoso, in proporzione al volume del cervello:
Il midollo allungato perde la sua importanza, al crescere del livello intellettivo
o Il cervelletto mantiene la sua importanza, al crescere del livello intellettivo
o La neocorteccia aumenta la sua importanza, al crescere del livello intellettivo
o
L’intelligenza nell’anziano
Nell’anziano ci sono delle alterazioni fisiologiche e biologiche che si accompagnano a perdita di alcune
capacità intellettive, tra cui:
• la perdita di intelligenza fluida (ma non di quella cristallizzata) che riduce la prestazione in
situazioni nuove, ma la mantiene dove può sfruttare le sue conoscenze
• perdita di capacità di memoria di lavoro verbale, ma non di capacità di comprensione del testo (a
differenza dei giovani, dove invece queste 2 funzioni cognitive sono in stretta relazione)
• una generale difficoltà a controllare le operazioni della sua mente, forse tra le cause:
riduzione dell’efficienza delle aree frontali, che risentono di più dell’invecchiamento
o cererbrale e sono meno irrorate durante i compiti cognitivi
riduzione del numero di neuroni (non sembra comunque rilevante…)
o riduzione della velocità di elaborazione, c’è in effetti una maggiore lentezza nell’anziano
o
Differenze di intelligenza tra uomini-donne
Sebbene alcuni test abbiano mostrato un QI maschile lievemente superiore a quello femminile, sembra più
significative osservare il fenomeno a livello di componenti specifiche, riscontrando spesso:
• una superiorità femminile in intelligenza verbale
• una superiorità maschile in intelligenza spaziale (sebbene anche questa andrebbe scomposta)
ci sono varie ipotesi esplicative:
• livello neuro-psicologico, per via di piccole differenze cerebrali
• livello culturale, la società valorizza abilità spaziali per maschi, e verbali per femmine
• livello evoluzionistico, l’uomo cacciava, mentre la donna presidiava raccolta e conservazione del
cibo
Nella valutazione del rendimento scolastico, inoltre si sono rilevati, as es. con il test PISA:
• donne, significativa superiorità in prove di lettura, verbali, linguistiche
• uomini, superiorità in prove di tipo matematico
• donne, lieve superiorità in prove di tipo scientifico
Differenze di intelligenza tra razze diverse
Il tema è molto dibattuto e spesso strumentalizzato a fini ideologici, etc..
Tuttavia non è insensato considerare che ci sono ipotesi di differenze di intelligenza tra diverse razze, dovuta
proprio ad una selezione naturale nell’evoluzione delle razze come negli animali.
• Jensen (2000) ipotizza differenze di intelligenza (relative al nucleo centrale dell’intelligenza, e quindi
non solo nelle condizioni influenzate dalla cultura) per le razze bianche e asiatiche, rispetto alla
razza nera (Jensen effect)
• Analogamente di recente sono state ipotizzate superiorità intellettive per la razza ebrea
Tuttavia ci sono ampie critiche e polemiche, principalmente basate sul rischio di una raccolta di informazioni
è stata culturalmente condizionata, principalmente basate su:
• L&rsq