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DEL FARSI MEDIA E I PUBBLICI CONNESSI

Oscillazione mediale ed elaborazione del senso

La capacità di oscillazione tra mondo “reale” e fiction che i media nella loro evoluzione

reso familiare viene giocata in una “fuoriuscita” dei territori finzionali dei medie nel

hanno

“reale”. Gli ambienti quotidiani sono talmente saturi di tecnologie mediali di comunicazione

sempre più trasparenti e onnipervasive, di possibilità di attivazione di relazioni sociali e dei

linguaggi corrispondenti al punto di integrare nella pratiche vive territori mediali e materiali.

In questi territori molto spesso si tentano di rendere compatibili vita e immaginario. La

crescita di presenza di oggetti quotidiani interattivi capaci di dialogare fra loro e con noi, la

capacità di abitare contemporaneamente i territori del reale e quelli finzionali come ci stanno

abituando le nuove forme di geolocalizzazione propongono soglie di discontinuità sempre più

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forti rispetto alla modernità e ai suoi linguaggi. Di fronte a tale scenario gli individui

sembrano rivisitare le strategie di produzione di senso imparando a vivere con e nei media,

forgiando i territori reali/mediali, insomma hanno imparato sempre più a pensarsi in relazione

con gli altri, dunque non solo riflessività individualizzata. In tale ottica poi, pensarci

altrimenti, in altri modi, tempi e luoghi diventa sempre più condizione familiare.

La realtà della mediazione comunicativa

La condizione di mediazione comunicativa si presenta oggi come una condizione stabile nelle

nostre vite, ma in modo molto diverso rispetto al passato. I media non sono percepiti solo

come tecnologie ma come ambienti, veri e propri luoghi nei quali fare esperienza quotidiana,

forma all’habitus cognitivo e di

in grado di dare manipolare le variabili spazio e tempo a tal

punto di poter fa uso di forme comunicative istantanee e differite, permanenti e volatili,

abbiamo imparato a costruire, gestire e far crescere i rapporti con gli altri. Con i media i fili

invisibili che legano le persone nella vita quotidiana perdono quella loro caratteristica di

invisibilità e diventano percepibili-. Questa è la realtà contemporanea dei stati di connessione.

Ci si trova in pratica all’interno di un network di comunicazione mediata costituito da

relazioni sociali, da azioni di reciprocità che ruotano attorno forme organizzative, di lavoro

ed intrattenimento, di informazione e di formazione. Si tratta di relazioni, forme di

organizzazione di cui siamo consapevoli e sulle quali pensiamo di poter contare. Quello che

si sta creando è un concreto accesso a quell’orizzonte di possibilità in sé né necessarie né

impossibili che diventano appunto accessibili e concretamente gestibili: possiamo infatti

pensarci, comunicativamente, costantemente in connessione potenziale con le persone, cose o

fatti (potenzialmente sempre online). Da questo stato di connessione possiamo poi praticare

forme di riflessività. Ok, la connessione è potenziale ma il punto è che questo stato delle cose

è oggi sempre più in primo piano e sempre meno nello sfondo, rappresenta, insomma, il

nostro orizzonte dell’essere-nel-mondo.

In tale contesto le relazioni astratte trovano una loro consistenza. L’astratto dunque viene

pensato come concreto( INVISIBILITà VISIBILITà DELLA RELAZIONE) (come per i

numeri nel cellulare). Ci confrontiamo con un contesto di umanità accresciuta in quanto

cresce un sistema di possibilità e di aspettative. Al fianco di uno stato di connessione

continua che percepiamo nelle nostre vite ci troviamo oggi di fronte ad una seconda

mutazione: la moltiplicazione dei mezzi di massa hanno reso visibile e percepibile come e

quanto contino i contenuti generati dagli utenti. Oltre a ciò si sono moltiplicate e innovate le

occasioni di produzione e riproduzione del capitale sociale e le possibilità di realizzazione di

comunità riflessive. Se nella cultura dei media di massa le controparti vengono pensate come

audience/cittadini/consumatori più o meno passivi, oggi queste stesse realtà diventano

protagoniste nel produrre e nel dare senso alle produzioni.

Il senso della posizione nella comunicazione

Con questo periodo cambia la posizione nella comunicazione. Se prima si era abituati ad

essere considerati pubblico, consumatori, cittadini, il paradigma comunicativo è mutato: non

C’è uno

siamo più solo oggetto di comunicazione ma soggetto di questa. sviluppo e crescita

di importanza di strumenti che consentono di potenziare e rendere evidenti le relazioni sociali

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Dall’altra parte ci troviamo di fronte

e i contenuti che le persone producono e condividono.

ad una crescita esponenziale di contenuti prodotto dagli utenti associata a pratiche espressive

di manipolazione di contenuti prodotti dai media di massa, come quella dei remix e dei

mashup. Il carattere globale dei siti dei social network è ciò che rende percepibile e concreto

il mutamento a livello generale. Un esempio sta in facebook che si è distinto come luogo di

aggregazione per i giovani, altro esempio è twitter con il suo carattere di diario di vita

quotidiana, gesti quotidiani. Concretamente stiamo passando da una fase iniziale di

innovazione tecnologica in cui erano pochi early adopter ad usare la rete a una in cuisi fa uso

di massa di strumenti e modi di essere connessi, che coinvolge strati diversi della

popolazione.

Una nuova relazione tra comunicazione interpersonale e di massa

C’è una nuova relazione tra comunicazione interpersonale e comunicazione di massa. Il

cambiamento è di tipo qualitativo e quantitativo. Gli individui si pensano potenzialmente

come soggetto di una conversazione (cambia il senso della posizione) invece di concepirsi

solo come oggetto, cambia il modo di comunicare pure con il pubblico. Con questi nuovi

strumenti cambiano pure i modi di osservare ed elaborare gli eventi del sistema, si crea la

consapevolezza di trattare pubblicamente la propria individualità, di fare della propria

esperienza un’occasione di comunicazione in pubblico, di fare della nostra esperienza un

punto di incontro con le altre vite. il livello stesso di coinvolgimento politico passa per le

comunità riflessive sul web.

Alle radici del farsi media

In tali territori troviamo forme emergenti rispetto al dispositivo mediale centrato sulle

strategie del sociale, si tratta di risposte al singolare e al collettivo alle dinamiche sociali:

dalle esperienze definite di mediattivismo sino alle forme di quello che è cresciuto come

pubblico dei media e che produce contenuti mediali da condivere entro comunità riflessive a

partire dalla singolarità della propria esperienza.

Mediattivismo

Il concetto di mediattivismo rappresenta il punto di tensione contemporanea di una serie di

pratiche: tali pratiche vanno dai modelli di controinformazione degli anni 60 (movimenti

studenteschi) ai modelli di azione performativa spettacolare che hanno prodotto forme di

seduzione dei media mainstream portando l’attenzione dell’opinione pubblica su temi sociali

rilevanti (dal videoattismo anni 80 alla familiarizzazione con una serie di prodotti informatici

per la costruzione e manipolazione dell’immagine che stanno a monte della proliferazione di

pratiche del subvertising che lavorano sulla deviazione del senso a partire dal sovvertimento

di significato delle tante forme che saturano l’orizzonte visivo contemporaneo.

L’accumulazione di pratiche che giocano sulle forme di autorappresentazione attraverso

tecnologie sempre più diffuse prende il nome di mediattivismo.

Una realtà interessante è quella relativa alle street television proliferate in Italia tra giugno

2002 e 2005 a partire dall’esperienza di Orfeo Tv (tv di strada bolognese: utilizzando una

tecnologia a costi non elevati è possibile inserirsi in un cono d’ombra e occupare l’etere 14

lasciato vuoto da una tv mainstream. Ha portata minima e copre a malapena un quartiere, lo

scopo è quello di proliferare nel palinsesto quotidiano con una programmazione che porti i

vissuti, ad esempio del quartiere, al centro della scena. In poco tempo si è costituito un

circuito di connessione delle singole esperienze che ha dato vita al progetto Telestreet. In

generale si può dire che il bisogno di farsi media passando dalla dimensione di semplice

consumatore a quello di produttore viene qui tutta esplicitata.

Produzione/consumo: la realtà degli User Generated Content c’è

Se queste forme rappresentano un versante di visibilità organizzata poi un diffuso fatto di

micro realtà, di vissuti singolarizzati nei quali le pratiche mediali vengono incorporate nelle

Esiste cioè una realtà dell’acquisizione

forme del quotidiano. domestica delle tecnologie di

comunicazione, di apprendimento dei linguaggi mediali a partire dal quotidiano che

corrisponde ad una diffusione cresce di occasioni personali di produzione di contenuti

mediali e diffusione degli stessi. Con piattaforme come Blogger, wordpress, Facebook,

c’è uninfinito numero di contenuti che vanno dal testuale al fotografico, dall’audio

youtube,

al filmico, tutto prodotto da individui che diventano produttori mediali, letti, ascoltati, visti da

altri.

Vengono presentate nuove condizioni di possibilità per il raccordo tra i vissuti e le

rappresentazioni e per le elaborazioni del senso. Pensiamo ad un blog che mette in luce sia i

contenuti esperienziali che le modalità di messa in narrazione dei vissuti: occorre

inevitabilmente tematizzare il fatto che siamo ancora dentro ad una dinamica di spettorialità.

All’interno di questa realtà si produce un vero e proprio effetto star system dipendente dalle

forme di approvazione distribuita che è dovuto al fatto che la rete rappresenta un terreno di

disuguaglianza (la presenza di molti frequentatori di un blog fanno sì che molti altri puntino

lì). La possibilità di visibilità di queste differenze ci permette di trovarci di fronte ad una

moltiplicazione di possibilità di incontrare esperienze di vissuti corporei, corpi che partono

dalla capacità di farsi produttori mediali e costruttori di narrazione.

Lungo i linguaggi di massa e dell’industria culturale del novecento abbiamo visto

radicalizzarsi in modo problematico il disaccoppiamento tra vissuti corporei e

rappresentazioni di questi.

Farsi media

La propensione al farsi media può essere osservata a partire da una duplice prospettiva.

caratterizzata dall’appropriazione

Una prima prospettiva è quella del fare media del

dispositivo mediale in sé e per sé (un cell può essere pensato e usato come semplice

st

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A.A. 2014-2015
33 pagine
5 download
SSD Scienze matematiche e informatiche INF/01 Informatica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher pietrolicini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Media digitali e società delle reti e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Dondi Riccardo.