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EPILOGO
Giovanni fu un sovrano molto amato, i cronisti che descrissero il suo regno hanno scritto parole di lode e ammirazione,
e furono -e sono- tutti concordi a definirlo il migliore dei Comneni. Non era bello di aspetto, a differenza del padre e del
figlio, ma i contemporanei gli affibbiarono l'appellativo, con cui è passato alla storia, di Giovanni il Bello, Kalojannis,
perché bello lo era dentro. Fu giusto, mite, generoso, prudente, moderato e -cosa rara all'epoca- assai temperato e di
retta moralità, e nel contempo fu energico, inflessibile, forte. Fu un grande politico, un abile diplomatico ed un valoroso
soldato. Lasciò un impero potente e rispettato a Manuele .
6.3) MANUELE I COMNENO (1143-80) : I PRIMI CONTRACCOLPI
Manuele I si rivelò un sovrano brillante , versatile e dotato . Era un generale nato e un guerriero coraggioso che non
temeva nessun pericolo personale : ma soprattutto era un diplomatico geniale e un uomo di stato dai programmi
ambiziosi e coraggiosi. Era inoltre un vero bizantino , pervaso dall’idea dell’universalità dell’impero e posseduto dalla
passione per le discussioni teologiche . Il suo stile di vita era quello di un cavaliere di tipo occidentale e da questo punto
di vista egli rappresenta un nuovo tipo di sovrano nella storia bizantina . In lui si può vedere quanto profondamente il
contatto con I crociati abbia influito sul mondo bizantino .
La campagna d'Antiochia
Agli inizi del 1144 Manuele I Comneno riuscì ad espugnare i castelli e saccheggiò le campagne intorno ad Antiochia.
La marina bizantina distrusse tutte le navi nemiche e prese gli abitanti che vivevano nei pressi della città, deportandoli
nell'Impero.
A Natale del 1144 l'atabeg turco Zengi ibn Aq Sunqur al-Hajib accorpò la contea crociata di Edessa al suo Sultanato,
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causando la reazione di tutti gli Stati crociati. Raimondo d'Antiochia fu costretto a chiedere perdono a Manuele;
quest'ultimo gli elargì un sussidio regolare, acconsentendo a concedergli soldati solo dopo che Raimondo si fu
inginocchiato sulla tomba di Giovanni II Comneno.
LA SECONDA CROCIATA
I problemi per Bisanzio, però, si acuirono ben presto; nello stesso Natale del 1145 Luigi VII di Francia, di appena
venticinque anni, annunciò che sarebbe partito alla testa della seconda crociata. La sera del 31 marzo del 1146 egli partì
da Vézelay verso Oriente. Manuele I Comneno sapeva benissimo quali problemi avesse avuto suo nonno, Alessio I
Comneno, cinquant'anni prima, con la prima crociata. Per non rischiare la guerra si comportò quindi allo stesso modo
del suo avo, riempiendo i depositi imperiali di vettovaglie per l'esercito crociato che stava sopraggiungendo, evitando
così l'esplodere di rivalità con i contadini che, in genere, venivano sottoposti a sequestri di cibo senza alcun
risarcimento da parte dei crociati latini.
La prima armata che arrivò fu quella tedesca, guidata da Corrado III, che era partita da Ratisbona nel maggio del 1147.
Di quella armata facevano parte tra gli altri fanatici religiosi, soldati senza scrupoli e criminali, convinti all'impresa
anche dalle assicurazioni dal papa che chiunque fosse partito per la Terra Santa avrebbe ricevuto il perdono di ogni suo
peccato.
Manuele chiese a Corrado III di giuragli fedeltà e che ogni città che avrebbe conquistato doveva tornare all'impero
bizantino, Corrado III acconsentì alle richieste di Manuele. Il 4 ottobre arrivò anche Luigi VII con la sua armata, ben
più esperta ed ordinata di quella tedesca. Manuele chiese anche a Luigi VII di giurargli fedeltà; quest'ultimo, dopo un
iniziale rifiuto, accettò. Manuele affrontò tutti questi problemi con grande astuzia, tanto più necessaria in quanto i
crociati rappresentavano una minaccia peggiore dei turchi, essendo in grado di spodestarlo in qualunque momento
coalizzando le loro forze. Manuele fece in modo che i crociati fossero riforniti di viveri, poi consigliò loro di tenersi in
prossimità della costa anatolica, dal momento che quelle zone dell'Asia Minore erano ancora sotto controllo bizantino, e
di stare attenti a non sprecare acqua perché in quelle zone sarebbe stato difficile trovarne dell'altra.
Dopo qualche giorno Manuele ricevette due rapporti. Il primo lo informava che l'esercito crociato tedesco era stato
affrontato dai turchi, il 25 ottobre 1147 nei pressi di Dorileo, e sterminato. L'altro diceva che la flotta del re Ruggero II
di Sicilia, stava per arrivare a Costantinopoli. La flotta siciliana era comandata da Giorgio d'Antiochia, un bizantino che
era stato al servizio degli Arabi prima di passare sotto il comando di Ruggero II. Egli era riuscito a salire, nella corte
palermitana, alla suprema carica di generalissimo, ed era di fatto il primo ministro del regno.
In pochissimo tempo i siciliani espugnarono Corfù (1147)e là lasciarono una guarnigione, così da poter difendere l'isola
da attacchi bizantini e in seguito razziarono Atene e Corinto, giungendo fino a Tebe, centro dell'industria serica
bizantina. In tale città, oltre a rubare pezze e broccati, furono rapite tutte le migliori tessitrici dell'impero, in seguito
obbligate a lavorare per la nascente industria serica del regno Normanno. Quando Giorgio d'Antiochia tornò a Palermo
da trionfatore, Manuele si adirò enormemente e, capendo di aver urgente bisogno di alleati, pensò di rivolgersi ai
veneziani. Nel mese di marzo del 1148 Venezia promise di prestare aiuto a Bisanzio con la sua marina per sei mesi, in
cambio di più privilegi commerciali. In aprile Manuele era pronto per la spedizione, ma la situazione precipitò
all'improvviso: i cumani (popolazione turcica residente nella regione balcanica) entrarono in territorio bizantino e le
navi veneziane furono fermate a causa della morte del doge e di una violenta tempesta che aveva spezzato gran parte dei
remi della flotta. Soltanto in autunno le marine bizantina e veneziana riuscirono a effettuare il blocco marittimo di
Corfù. Nello stesso periodo Manuele dovette andare da solo a Tessalonica, per incontrare un ospite molto importante,
Corrado III di Hohenstaufen, che stava tornando dalla Terra Santa. Si era appena conclusa la seconda crociata (che era
stata un totale fallimento tattico e, ancor più, strategico), quando l'imperatore germanico Corrado si ammalò ad Efeso.
Manuele portò con sé Corrado a Costantinopoli e lo fece curare, tanto che nel marzo del 1148, Manuele gli fornì le navi
per raggiungere la Palestina.
I francesi riuscirono, con continui scontri armati, ad attraversare l'Anatolia. Luigi ormai odiava i bizantini e non tenne
conto del consiglio di Manuele di tenersi vicino alle coste, cosicché fu varie volte attaccato da scorrerie turche. Luigi ne
attribuì invece la colpa ai bizantini, che a suo dire lo avevano tradito a causa del trattato di pace stipulato in precedenza
coi turchi. Si vide costretto pertanto ad abbandonare i crociati suoi compatrioti al loro destino e ad imbarcarsi in Attalia.
I resti di quella grande armata raggiunsero Antiochia nei giorni di Pasqua del 1148.
I preparativi per la campagna in Italia
Manuele e Corrado erano da tempo diventati buoni amici. In quel giorno di Natale Teodora, nipote di Manuele, sposò il
duca Enrico II d'Austria, fratello di Corrado; dopo questo matrimonio i due imperatori si accordarono per compiere una
campagna in Italia. Tale campagna sarebbe iniziata in breve tempo.
Dopo la partenza di Corrado da Costantinopoli Manuele si spostò a Corfù. L'assedio alla città, in mano normanna, era
durato per tutto l'inverno e si concluse con la resa degli assediati solamente nel settembre del 1149.
Dopo questa vittoria Manuele si fermò, aspettando l'arrivo del bel tempo per iniziare la campagna in Italia insieme a
Corrado. Poco tempo dopo la vittoria a Corfù, però, egli ebbe la notizia che i serbi erano in rivolta. Dopo pochissimo
tempo, ricevette anche un altro rapporto con cui gli veniva comunicato che quaranta navi normanne guidate da Giorgio
d'Antiochia - considerato dai bizantini un traditore - erano arrivate sotto le mura marittime di Costantinopoli ed avevano
saccheggiato numerose ville patrizie lungo la costa del Bosforo, lanciando a mo' di provocazione diverse frecce sull'area
del Grande Palazzo imperiale.
Manuele non dimenticò questo oltraggio (il secondo che riceveva) ma prima di tutto dovette occuparsi della rivolta in
Serbia, anche perché pensava (giustamente) che dietro ad essa vi fosse l'opera di Ruggero II di Sicilia. Quest'ultimo fra
l'altro bloccò lo stesso Corrado in Germania, fornendo aiuti ai bavaresi, a quell'epoca in rivolta contro l'Imperatore
germanico, per impedirgli di intraprendere la campagna in Italia.
Luigi e Ruggero formarono una lega contro l'Impero Bizantino, il cui scopo era di minare il potere di Manuele. Il
sovrano francese riteneva Manuele responsabile del fallimento della seconda crociata, sostenendo l'accusa (falsa) che
l'imperatore bizantino avesse fornito informazioni cruciali ai turchi.
Ruggero rivendicò Antiochia e Gerusalemme, ma i serbi ed i bavaresi furono nel frattempo sconfitti, cosicché la
campagna in Italia di Corrado poté iniziare.
Venezia aveva promesso il suo appoggio marittimo all'Impero bizantino, e anche il Papa, Eugenio III sarebbe stato
pronto ad appoggiare la missione (probabilmente per timore di un attacco allo Stato pontificio). Per fortuna di Ruggero
si affacciò un nuovo problema: il 15 febbraio del 1152 Corrado III morì a Bamberga all'età di cinquantacinque anni. A
Corrado succedette il nipote Federico I di Svevia, poi soprannominato Federico Barbarossa, il quale ricevette dal padre
morente la raccomandazione di rispettare il patto con Manuele.
Federico intendeva non perdere ulteriore tempo per iniziare la campagna in Italia ma dovette invece rinviarne l'inizio a
causa di problemi in Germania, dove ancora doveva essere riconosciuto Imperatore dai suoi sudditi. Egli però non
desiderava combattere a fianco dei bizantini e tanto meno accordarsi con essi per la spartizione dei territori
eventualmente conquistati, non accettando che potesse esistere un altro Imperatore oltre a lui. Dopo un solo anno
Federico firmò un trattato col Papa, che sanciva la comune spartizione delle terre conquistate dell'Italia meridionale.
In un anno gran parte dei protagonisti dell'epoca morirono. L'8 luglio del 1153 papa Eugenio III morì a Tivoli e gli
succedette papa Anastasio IV; sei mesi dopo morì Bernardo di Chiaravalle, fautore della Seconda crociata. Il 26
febbraio del 1154 morì a Palermo Re Ruggero e il suo successore fu Guglielmo il Malo. Infine morì lo stesso Anastasio
IV e gli succedette papa Adriano IV (l'unico Papa inglese nella storia). Federico iniziò