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PARTE SECONDA: MONDO CONCETTUALE DI BISANZIO

Capitolo VII: IL MONDO INVISIBILE DEL BENE E MALE

Per l’uomo bizantino come del resto per ogni uomo del medioevo, il soprannaturale esisteva in

modo molto reale e familiare. Questo era in contatto continuo con la vita di ogni giorno e l'esistenza

terrena non era che un breve preludio. I bizantini erano cristiani dunque la loro concezione di questo

mondo superiore non può non esserci familiare. I bizantini immaginavano Dio e il regno dei cieli

come una replica su grande scala della corte imperiale costantinopolitana. Un gran numero di testi

apocrifi forniscono descrizioni importanti, come la prodigiosa ed edificante visione del monaco

Cosma, era questi il ciambellano dell'imperatore Alessandro nel 912, poi si ritirò dal mondo e

intorno al 933 fondò la base di un monastero sul fiume Sangario nell'Asia minore. Dopo qualche

anno cadde ammalato passarono 5 mesi e un mattino andò in trance per sei ore, al risveglio si

ricordava tutto. Raccontò la sua storia ai suoi compagni, quando finì di narrare la storia inviò un

messaggero al vicino monastero di Traiano dove Atanasio visto in sogno, era morto. Cosma fu

ciambellano prima che monaco e questo può spiegare perché la descrizione del palazzo celeste è

così vivida. Il seguito di Dio era costituito dalle schiere degli angeli che in linea teorica erano

stratificate e differenziate, gli angeli avevano un numero indefinito e costituivano l'esercito di Dio,

quindi il Palazzo Reale equivaleva al palazzo celeste particolarmente importante è anche

l'insegnamento biblico della gerarchia celeste dello pseudo Dionigi del 500 ca, si trattava di

un'opera ritenuta autorevole per la sua attribuzione all'età Apostolica. I bizantini avevano sufficiente

familiarità con i serafini e cherubini descritti nelle visioni di Isaia e di Ezechiele. La Chiesa delle

origini si era opposta al culto degli angeli. In merito alla natura degli angeli si sostenevano due

opinioni che presentavano leggere divergenze, la prima è più antica afferma che gli angeli non

fossero puro spirito ma consistessero in una materia finissima visibile soltanto uomini di particolare

santità. La seconda invece riteneva che gli angeli fossero immateriali ma capaci di assumere forma

corporea. Quando si rendevano visibili gli angeli assumevano le sembianze di giovinetti. Nella vita

di Sant'Andrea il folle un angelo viene a cucinare la zuppa per un giovinetto di grande santità dal

nome di Epifanio. L'essere celestiale viene rappresentato come un giovane di bell'aspetto dal volto

che brillava più del sole, gli angeli, esseri asessuati, agiscono quali attendenti di Dio. Oltre agli

angeli la corte di Dio comprendeva anche i santi. Un posto sempre rilevantissimo, paragonabile a

quella della famiglia imperiale spettava alla madre di Dio e San Giovanni battista questi due

personaggi appaiono insieme a Cristo in uno dei più diffusi tipi di icona bizantina ossia la Deesis.

Cristo al centro mentre sua madre e il precursore stanno sui fianchi. Analoga posizione quella in cui

appaiono nel giudizio universale. Maria per i bizantini era la protettrice di Costantinopoli qui vi

erano le due reliquie ossia il cinto e il velo uno conservato nella basilica di Santa Maria al mercato

del rame, mentre l'altro conservato nella cappella della basilica di Santa Maria del Blacherne. Tra i

santi della nuova alleanza gli apostoli erano al vertice della gerarchia, il culto loro tributato era

considerevole. Il bizantino medio riteneva che ciascun Santo risiedesse anzitutto nella sua chiesa

principale, in grado minore in altre chiese a lui dedicate. Inoltre egli era presente nelle sue icone e le

reliquie da qui la desiderabilità dei pellegrinaggi. Le vite dei santi spesso fanno riferimento a dei

demoni che perseguitano chi sta all'aperto un esempio è fornito dalla vita di San Teodoro di Sicione

morto nel 613, quando il santo era ancora ragazzo si alzava nel cuore della notte e si metteva in

cammino diretto in una chiesa consacrata a San Giorgio in cima ad una collina, mentre camminava

nel buio veniva attaccato da demoni che prendevano forma di lupi. Il santo si fece scavare una

grotta e vi dimorava da Natale fino a domenica delle palme a digiuno e preghiera, il luogo non si

limitò a essere purificato ma giunse ad acquisire una peculiare santità. Si può notare come i demoni

erano sempre pronti a penetrare nei corpi degli essere umani e degli animali domestici dove attratti

dal calore e dall’umido potevano abitare per lunghi anni come parassiti, era solo l'esorcista a poter

dare aiuto e i suoi metodi non erano teneri. Oltre a questi demoni però vi erano anche quelli della

fornicazione o del demone della noia o dell'accidia a cui attacchi i monaci erano vulnerabili. Il

diavolo dei bizantini non era un fiero ribelle assumeva sembianze di un negro di bassa statura

oppure di un cane nero o di scimmia. La vita sulla terra veniva quindi vissuta su due livelli, quello

visibile e quello invisibile. L'atto finale della disputa era al momento della morte di ogni uomo.

Quando un mortale stava per esalare l'ultimo respiro una moltitudine di demoni accorrevano suo

capezzale sperando di entrare in possesso della sua anima, a costoro si opponeva l'angelo custode.

All'anima era consentito di procedere solo dietro pagamento di un'adeguata tassa calcolata in opere

buone altrimenti veniva catturata all'istante.

Capitolo VIII:L'UNIVERSO FISICO

Non dobbiamo farci sviare dall'asserzione che i bizantini ereditarono la speculazione scientifica

degli antichi greci. Vennero copiati e commentati testi di Aristotele, Tolomeo, Strabone e altri

autori. Al bizantino medio non faceva difetto l'interesse per il mondo che lo circondava, ma ai suoi

occhi i problemi di scienza naturale rientravano nella esegesi biblica e potevano essere risolti dall’

autorevole discussione incentrata sui sei giorni della creazione. Il testo chiave era il primo capitolo

del genesi che contiene un buon numero di incongruenze. C'era qualche altro passo della Bibbia da

prendere in considerazione ma l'attività principale era di interpretazione del genesi. Leggiamo che il

primo giorno Dio creò il cielo e la terra, la tenebra ricopriva l'abisso e lo spirito di Dio si muoveva

sulla superficie delle acque, Dio creò anche la luce e la separò dalla tenebra e la chiamò la luce

giorno. Il secondo giorno creò il cielo. Il lettore restò perplesso a vedere che Sole e luna vennero

creati solo il quarto giorno le domande erano molte. Il terzo giorno Dio disse: si radunino tutte le

acque che sono sotto il cielo e appaia la terra e la raccolta delle acque la chiamò mare. Anche in

questo caso ci si domanda per quale motivo visto che l'acqua sgorga verso il basso non si sia

comportata in questo modo prima ancora del comandamento di Dio. I due grandi corpi luminosi

insieme alle stalle vennero create il quarto giorno ma non viene specificato se la luna venne creata

piena o no. Enigmi ulteriori, di natura geografica venivano poste dalla descrizione del paradiso

terrestre nel secondo capitolo del genesi. Il paradiso terrestre era posto in una regione orientale e 4

fiumi ne nascevano: il Fison, il Ghidon il Tigri e l'Eufrate. Nonostante i bizantini non conoscessero

il primo fiume, gli altri 3 erano ben conosciuti il Ghihon infatti non poteva essere che il Nilo. Come

poteva essere allora che questi tre fiume partivano tutti dallo stesso luogo ossia dal paradiso? non si

poteva quindi raggiungere il paradiso risalendo il corso di questi fiumi? Queste erano alcune delle

principali difficoltà connesse con il testo del genesi. I primi esegeti fornirono talune risposte che

divennero successivamente definitive per esempio Filone risorse l'enigma della creazione dell'erba e

degli alberi prima della creazione del sole. Particolarmente importante anche il contributo di Teofilo

che spiego che il cielo creato il primo giorno non era quello a noi visibile ma un altro più alto

simile ad un tetto. Teofilo introdusse anche un certo numero di comparazioni simboliche divenute

standard. Particolarmente importanti però sono anche le omelie di San Basilio che divennero

particolarmente influenti in tutta l'età bizantina, la posizione di San Basilio può così definirsi: rifiuto

di tutte teorie pagane sull'universo, la Bibbia deve essere intesa letteralmente e non allegoricamente

se esso tace su qualche argomento è perché non deve riguardarci, l'universo ha uno scopo morale e

una scuola dove le anime dotate di ragione vengono istruite e guidate verso l'alto. In primo luogo

Basilio stabilisce che il mondo non è eterno, ha avuto un inizio e avrà una fine, la creazione del

tempo coincide con quella del cielo superiore che è fatto di una sostanza leggera, è Isaia a dirlo e

non servono ulteriori indagini. Ancora Isaia spiega che il cielo è stato creato simile ad una volta

mentre la terra non riposa sui quattro elementi ma nelle mani di Dio che sono le estremità della

terra, per Basilio il firmamento deve essere distinto dal cielo che venne creato il primo giorno. Si

capirà quindi che Basilio si accontentava di sorvolare su alcune dei grandi problemi della

cosmologia, era molto più a suo agio quando descriveva le lezioni morali desumibili

dall'osservazione degli animali. San Giovanni Crisostomo invece perseguì un approccio di tipo

allegorico su questi problemi ma neppure lui riuscì a soddisfare un pubblico che voleva risposta

semplice a questioni fondamentali, il pubblico si rivolse quindi alla scuola di Antiochia che ebbe il

coraggio di costruire un sistema interamente biblico. Tra i maestri dobbiamo ricordare Diodoro di

tarso. Diodoro era contemporaneo a San Basilio purtroppo la sua opera più importante è andata

perduta ma ne abbiamo una lunghissima analisi dal patriarca Fozio. Diodoro delineò la vera natura

dell'universo. Per lui esistono due cieli 1+ alto del cielo visibile, l'altro è il cielo visibile, il primo

funge da tetto, il secondo si contiene rispetto alla terra e nel contempo funge da fondamento e da

base per il cielo sovrastante, la terra è una, lo spazio celeste è stato assegnato alle potenze superiori,

lo spazio posto sotto il cielo agli essere visibili. Il cielo non è sferico ma ha la forma di tenda o di

volta. Circa vent'anni dopo Diodoro incontriamo Severiano di Gabala un predicatore assai

apprezzato alla corte di Costantinopoli. Nelle sue omelie vengono esposte le teorie antiochene con

qualche modifica. L'universo viene paragonato a una casa a due piani, il solaio che li separa è il

cielo visibile o firmamento, composto di ghiaccio, da sostenere la metà delle acque e

controbilanciare il fuoco degli astri luminosi. L'acqua è così abbondante che parte ricade a terra in

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A.A. 2015-2016
23 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/07 Civiltà bizantina

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vanderwoodsen di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Civiltà bizantina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Di Branco Marco.