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Prendendo poi in considerazione l’aspetto culturale della gara, si può notare da vari studi
come la vita sociale delle civiltà nel passato era basata su una struttura antagonistica della
società stessa (dappertutto infatti troviamo come le tribù erano infatti suddivise in due
metà in continua lotta e rivalità) quindi su continue gare e competizioni al suo interno e
come sulla base di questa dualità e contrasto si andava a ordinare su tutto il suo sistema
di idee e di valori.
Anche se potrebbe sembrare che la gara sia un tratto caratteristico della società greca,
Huizinga ci fa notare come essa sia presente in moltissime altre società: ad esempio
quella cinese primitiva in cui si celebravano con le gare le feste delle stagioni (sulla base
di tali gare fra le tribù si è creato poi l’ordinamento dello Stato cinese), quella indiana che
aveva l’usanza di una grande festa in cui le tribù gareggiavano facendo doni l’una all’altra
(o anche distruggendo le proprie cose per dimostrare di poterne fare a meno) e sfidandosi
a chi ne faceva di maggiori (una festa che domina tutta la vita sociale: il culto, l’arta,
l’ordinamento giuridico e ogni occasione lo permette) o anche quella romana.
Accanto alla gara troviamo altri fenomeni sociali a lei affini (che sono sempre nati nel
passato come giochi di competizione, come competizioni) che sono il diritto (inteso come il
processo), la guerra,il sapere, la poesia,il mito,la filosofia,l’arte che rientrano per Huizinga
sempre nella sfera del gioco, presentano cioè i caratteri tipici del gioco .
- Il processo (campo giuridico) : esso è come la gara una competizione ma in questo
caso una competizione a parole, in questo caso per ciò che si ritiene giusto quindi
per la giustizia,può quindi secondo H. può essere considerato anch’esso in origine
un gioco di competizione. Il processo ancora oggi ha qualità ludica e competitiva,
ma qui si prende in considerazione soprattutto il processo nei popoli primitivi in cui
la vittoria non è di chi presenta l’argomento giuridicamente più corretto ma chi da
l’offesa più forte (è una vera e propria gara ad insultarsi, a superarsi a vicenda in
oltraggi)
I caratteri tipici del gioco che presenta il processo sono: - il processo si svolge in un
luogo delimitato, isolato, tagliato fuori dal mondo delle cose consuete (il tribunale è
infatti delimitato da corde prima che abbia inizio la sessione) – i giudici escono dalla
vita solita e si vestono della toga oppure mettono la parrucca, quindi assumono un
ruolo (come ad esempio facevano le società primitive che nei riti portavano
maschere) diventando qualcun altro, un altro essere – come nel gioco e nella gara
si compete per vincere (anche se tale concetto puramente agonale diventa poi
progredendo un concetto di giustizia) – ha al suo interno delle regole e
procedimenti prestabiliti che tutti devono rispettare – anche qui (nel caso però delle
società primitive) come per la gara o qualsiasi altro gioco, come anche quello
d’azzardo, e per i riti sacri ci si ricollega sempre a un concetto di verdetto divino, di
volontà degli dei (cioè per i popoli primitivi la giustizia viene vista come volontà
degli dei)– come nella gara anche nel processo c’è l’elemento della scommessa, in
questo caso i protagonisti del processo scommettono il loro diritto,cioè ognuno sfida
l’altro a contrastare il suo diritto; inoltre anche gli spettatori scommettono sull’esito
del processo - in particolare nei processi delle società primitive il tutto si svolgeva
fra serietà per la funzione di giurisdizione che esso svolgeva e tra allegre risate
perciò si mostrava come un vero e proprio gioco
- La guerra: nel caso della guerra si può parlare di gioco solo nel caso di quei
combattimenti, di quelle guerre che prevedono delle regole prestabilite secondo le
quali si deve svolgere il combattimento (quindi ad esempio nel passato si stabiliva il
luogo in cui effettuarlo, l’ora precisa, a cosa aveva diritto l’uno e a cosa l’altro,il
limite delle armi,ecc), cioè dei limiti e in cui quindi gli avversari vengono visti come
esseri umani cioè gli si riconoscano diritti umani (quando infatti gli avversari non
sono loro pari e sono considerati inferiori viene perduto ogni ritegno nella violenza e
la guerra si macchia di ributtanti crudeltà – nonostante di combattimenti di questo
tipo nel passato ce ne siano stati tanti quello che ha annullato completamente la
funzione ludica e culturale della guerra è stata la “guerra totale”). Esempio di questo
erano nel passato i duelli privati (in cui per esempio due famiglie in contrasto si
combattevano a gruppi,a cavallo o con la pistola). Tali duelli (che avevano carattere
di guerra nobile e cavalleresca, ovvero di un’onesta contesa- anche se tutto ciò non
vuol dire che nel passato proprio ogni lotta si sia combattuta così e neanche che
ogni guerra moderna ha perso del tutto questi caratteri, in quanto la volontà di
vincere nell’uomo è sempre più forte dell’autodominio e quindi spesso poteva
capitare che nonostante l’uomo ponesse dei limiti alla violenza egli poi non
riuscisse a rispettarli) avevano carattere di gioco perché appunto vi erano regole da
rispettare (si svolgevano in un luogo prestabilito, le armi dovevano essere
esattamente uguali, si dava un segnale per iniziare, i due avversari si scambiavano
cortesie…quindi come un vero e proprio gioco) e creavano cultura perché
rivaleggiare in questo modo per mantenere la propria superiorità (sviluppandosi poi
in un sistema di atletica guerriera e di solenni giochi di società come è mostrato
dalla cavallerie medievale o dal bushido giapponese- quindi sviluppando poi
l’istituzione della cavalleria), vedendo la nobile lotta come ideale e forma di vita per
eccellenza, andò a creare un intero sistema sociale basato su ciò, ovvero su una
numerosa nobiltà guerriera che dipendeva da un potere sovrano (dove la fedeltà al
signore è il motivo centrale dell’esistenza). Tuttavia questo ideale di vita basato
sulla lotta nobile ha spesso portato anche gli uomini più miti a lodare la guerra in
quanto fonte di virtù e d’abilità, più di quello che veramente merita. Ad ogni modo
da tutto ciò si sono sviluppati molti valori culturali.
L’origine comunque di tale nobile lotta è sempre comunque un gioco sacro
(l’iniziazione a cavaliere, l’ordine e il voto hanno senza alcun dubbio le loro origini
nelle cerimonie d’iniziazione di tempi primordiali). Inoltre anche nella guerra, come
nella gara o nei riti sacri ritroviamo la visione della vittoria o della perdita come un
verdetto della volontà divina (ogni verdetto ha significato sacro)
- Il sapere: l’uomo oltre che competere in forza o a parole per veder riconosciuto un
diritto ha da sempre voluto competere in saggezza (in sapienza). E all’origine di
ogni competizione (gara) c’è il gioco, perciò anche il sapere per H. presenta i tratti
tipici del gioco. I popoli primitivi in particolare competevano in conoscenze sacre in
quanto per loro ogni conoscenza non comune aveva un fondo sacro, era un sapere
che aveva del magico. E per loro il corso regolare delle cose (disposto e stabilito
dagli dei), era custodito e protetto dalla conoscenza degli uomini intorno alle cose
sacre, intorno all’origine del mondo. Durante le feste sacre (e i riti sacrificali) gli
uomini quindi competevano fra loro sulle loro conoscenze sacre, in quanto le parole
pronunciate avevano effetto sull’ordine cosmico, perché il loro scopo era proprio
quelli di indurre gli dei a esaudire i loro desideri. E queste competizioni (basate su
domande sull’origine del mondo) risultano essere per forma e tendenza del tutto
simili agli indovinelli di giochi di società. Tali competizioni si dimostrano perciò dei
veri e propri giochi. In sintesi quindi l’uomo primitivo diciamo “giocava”
(competizione attraverso indovinelli) ponendo domande ad altri sull’origine del
mondo durante i riti, le feste sacre per indurre attraverso le parole pronunciate gli
dei a esaudire i suoi desideri (esempio avere un buon raccolto). Tali competizioni in
saggezza avevano carattere ludico anche perché per rispondere agli indovinelli,
risolvendo gli enigmi, si dovevano conoscere le regole del gioco e il linguaggio
proprio degli enigmi.
Tali enigmi si svilupparono più tardi anche in forma letteraria.
I giochi di enigmi hanno poi anche un collegamento con l’origine della filosofia, in
quanto il filosofo era colui che sfidava gli altri su alcune questioni esaltando la
propria dottrina, era perciò un competitore tipico.
- La poesia: la poesia a differenza del diritto,della guerra,ecc non ha perso con il
passare del tempo, dallo stato primitivo via via verso forme più finemente
organizzate di vita sociale, i suoi rapporti con il gioco e la cultura, non si è
allontanata perciò mai definitivamente dalla sfera ludica. Essa infatti porta l’uomo in
un modo tutto proprio che lo spirito stesso si crea, in cui le cose hanno un altro
volto rispetto alla vita normale e sono connesse in un altro modo che dal legame
logico, e inoltre essa è situata nella zona del sogno, dell’estasi, dell’ebbrezza e
della risata e quindi per intendere la poesia l’uomo deve sapersi vestire dell’anima
del bambino.
Perciò ha sempre sfiorato la zona del riso, dello scherzo, del brio, del divertimento
(ad esempio nel passato attraverso le gare di poesia fra gruppi in allegri giochi di
società) ma ha nello stesso tempo ha avuto la sua origine nella sacralità (è stata un
gioco sacro), in quanto l’atto sacro si è fatto parola in forma di poesia. Per quanto
riguarda la poesia come gioco, come già detto nel passato si faceva largo uso di gare
fra gruppi o fra singoli individui, gare che consistevano nel continuare rime che altri
creavano o di crearne di nuove, di saperle improvvisare, che venivano usate un po’ per
tutto: per devozione, per un corteggio d’amore, per onore, per insolenza o scherno, per
misurarsi in ingegnosità o abilità,ma venivano usate anche come prove da superare
per ad esempio liberare qualcuno,ecc. Attraverso tutto questo gioco di domande e
risposte veniva prodotta e messa in circolo conoscenza, facendo così si che la poesia
sotto forma di gioco creasse cultura. Inoltre creava cultura perché decideva di rapporti
sociali, convertiva il culto in parola, era veicolo di legge e di usanza.
Per finire la poesia viene usata anche nel mito.
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