Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
REGISTRI
1. :
Dipendono dalla situazione e dal ruolo reciproco assunto dai parlanti, cioè il GRADO DI
FORMALITA’ e quindi l’ATTENZIONE nella realizzazione della produzione linguistica.
Agli estremi dell’asse abbiamo da una parte PIU’ FORMALE e dall’altra PIU’ INFORMALE.
Il registro è definito più propriamente però da 3 assi:
• Formale-Informale
• Solenne-Volgare (che determina la scelta di una connotazione tra quelle connesse ad una
stessa parola)
• Eufemistico-Disfemistico (relativi alla sostituzione di un espressione cruda/volgare con
un’espressione con un grado di attenuazione diverso)
La lista delle varianti lessicali che si trovano su queste assi non è chiusa né fissa, in quanto si
possono sempre trovare forme intermedie e la loro posizione è soggettiva, dipende dalla
percezione del parlante.
La coincidenza tra registro formale e uso scritto e tra registro informale e uso parlare è ampia,
infatti: REGISTRO FORMALE REGISTRO INFORMALE
Tratti fonetici poco marcati Tratti fonetici marcati
• •
Ridotta velocità e attenzione alla Alta velocità di eloquio e poca
• •
pronuncia attenzione alla pronuncia
Pianificazione testuale Poca pianificazione testuale
• •
Sintassi elaborata Frasi brevi ed ellittiche
• •
Scarsi riferimenti al contesto Termini generici, disfemismi e
• •
Termini specifici, aulici e forestierismi onomatopee
•
Il grado di formalità è determinato anche dal RAPPORTO TRA PARLANTI, che determina la
scelta degli allocutivi, dei pronomi allocutivi e delle formule di saluto.
LINGUE SPECIALI:
2.
LINGUE LINGUE
Prevedono una SPECIALIZZAZIONE, il loro lessico è basato Riguardano
su settori o ambiti NON
un complesso di termini tecnici, ordinato secondo norme e SPECIALISTICI, il loro lessico
convenzioni. attinge da altre lingue specialistiche
Sono MONOSEMICHE (1 parola=1 significato) e quindi non o dal lessico comune.
sono previsti sinonimi. La denominazione dei concetti, detta
NOMENCLATURA, avviene attraverso 4 metodi: utilizzo di
termini stranieri e italiani con mutamento del significato,
neologismi ,sigle ed acronimi.
Non si da molto peso ai verbi, i modi sono limitati a Indicativo,
Congiuntivo e Condizionale. Si utilizza molto però la forma
L’asse delle lingue speciali ha agli estremi TESTI ALTAMENTE SPECIALISTICI e TESTI
DIVULGATIVI.
LINGUAGGIO MEDICO LINGUAGGIO BUROCRATICO LINGUAGGIO POLITICO
Un tempo era considerato Appare oscura e pomposa. E’ poco formalizzata, non usa un lessico
magico e segreto. specialistico, come invece succede nelle
Per renderla comprensibile sono scienze politiche.
Ha molto di greco e latino e stati necessari processi di
basi lessicali di diversa semplificazione. E’ ricca di ambiguità e polisemie e si divide
origine con l’aggiunta di in 4 livelli:
E’ una lingua ufficiale e uniforme
suffissi greci. •
con: Stile comunicativo ambiguo, poiché è
Oggi presenta anche termini andato di pari passo per molto tempo
• Espressioni tecniche frequenti
inglesi, calchi, anglicismi con la burocrazia. Dagli anni ’90 però si
adattati e sigle. è rinnovato grazie al “realismo
• Neologismi non necessari linguistico” di Cossiga e all’ingresso
Frequenti gli eponimi, cioè della Lega in politica che utilizzava un
• Ridondanze
gruppi di parole con linguaggio anti-intellettuale
significato unico dette • Forme impersonali
polirematiche (ES.”Morbo di • Discorsi politici dove ricorrono figure
Parkinson”) retoriche, interrogative retoriche, deittici,
• Futuro deontico(obbligo) contestualizzazione …
Nel passaggio alla medicina • Periodi lunghi e complessi
divulgativa si perdono molti di • Lessico che presenta un primo strato
questi tratti per rendere Dandano sostenne nel 1981, che risalente agli esponenti post-
comprensibile a tutti fosse la varietà utile a chi rivoluzionari dell’800 e un secondo
l’argomento e catturare comanda per sottolineare la contemporaneo
l’attenzione. propria autorità. • Morfologia, ricca di neoformazioni
Nel 1933 il ministro della Pubblica attraverso composizioni, suffissi,
Amministrazione Cassarà nominò alterazioni, prefissi …
una commissione per renderlo più
chiaro. Lo stesso fecero molti suoi
successori e ciò ha dato vita ad
un manuale. DIALETTI
A causa del disprezzo verso i dialetti, se ne era predetto la scomparsa. Invece hanno riacquistato
dignità dagli anni ’90, quanto tutti ormai avevano sufficiente competenza nell’italiano e il dialetto
non era più visto come un ostacolo all’apprendimento della lingua.
Non ci si vergognava più di utilizzarlo ma addirittura ci si vantava di conoscerlo.
I dati ISTAT rilevano un aumento del 3% dell’uso dell’italiano nelle famiglie dal 1987 al 1995, ma un
calo dello 0,3% dal 1995 al 2000, a testimonianza che si verifica da quel momento in poi un arresto
dell’uso esclusivo dell’italiano. Con il tempo quindi non c’è più una dialettofonia esclusiva ma
nemmeno un’italofonia esclusiva.
I primi ad abbandonare il dialetto furono i giovani, ai quali ne veniva proibito l’uso sia a scuola che
in casa, questa tendenza permane ad oggi, infatti viene parlato perlopiù dagli anziani. Diciamo
quindi che l’uso del dialetto cresce con il crescere dell’età.
Riguardo al genere, la percentuale di uso esclusivo del dialetto tra uomini e donne è
sostanzialmente uguale, cambia piuttosto quella di uso esclusivo dell’italiano, più alta nelle donne
piuttosto che negli uomini. Questi ultimi infatti tendono ad alternarlo con il dialetto.
I dati ISTAT ci dicono inoltre che l’uso del dialetto varia a seconda dell’area geografica:
• E’ molto usato a Nord-est e poco a Nord-ovest
• Non è usato in Toscana
• E’ alternato con l’italiano nel Mezzogiorno
• E’ privilegiato in famiglia in Sicilia e Calabria
DIALETTO deriva dal greco “dialektos” che significa “lingua” e individua un sistema linguistico
AUTONOMO rispetto alla lingua nazionale che non possiede un lessico tecnico-scientifico.
E’ parlato in un’area geografica limitata, in ambiti socialmente e culturalmente ristretti e non in
situazioni formali.
Il numero e l’estensione dei dialetti non è identificabile, poiché i loro tratti sfumano da una varietà
all’altra creando un continuum geografico di varietà.
Si può tuttavia approssimare una suddivisione in 3 AREE delimitate da due confini linguistici,
ovvero dalla LINEA SPEZIA-RIMINI e da quella ROMA-ANCONA.
All’interno di queste 3 aree, settentrionale, centrale e meridionale, si distinguono 6 GRUPPI:
I. SETTENTRIONALI divisi in gallo-italici, veneti e friulani:
Il nome gallo-italico deriva dal fatto che queste parlate sono strettamente affini agli idiomi
francesi d'Oltralpe.
Le caratteristiche sono:
1) la presenza delle vocali cosiddette 'turbate', vale a dire [ø] e [y]: FUMU > fym, LŪME > lym,
FŎCU >fø, CŎRE > kør, sconosciute alla Romagna e a parte dell'Emllia;
2) la caduta di vocali atone finali diverse da -a e da -i: an per "anno", ka'val per "cavallo". In
ʒ
Liguria si conserva anche la finale -u: ød :u "occhio";
3) la caduta delle vocali atone pre-toniche e post-toniche: TELARIU > tlar, PAUPERU > povr;
4) la palatalizzazione della [a] tonica, in [e], visibile particolarmente negli infiniti dei verbi della
prima coniugazione: par'le, kan'te;
5) gli esiti di -CT-. In Piemonte centrale e occidentale e in Liguria si ha -jt-: FACTO > fajt,
ʃ ʃ ʃ
NOCTE > nøjt. In Piemonte orientale e in Lombardia si ha -t - : FACTO > fat , NOCTE > not .
I dialetti veneti si distinguono dai dialetti gallo-italici per le seguenti caratteristiche:
1) assenza di vocali turbate: al posto di fym, fø, kør abbiamo fumo, kore,fogo;
2) il nesso -CT- è realizzato con la dentale -t- scempia: FACTO > fato, LACTE > late, FRUCTU
> fruto;
3) le consonanti occlusive velari k e g davanti a vocale palatale e o i diventano fricative dentali:
CAELU > sjelo, GENUCULU > ze'notʃ;
4) le vocali atone finali sono ben salde: neve, fiume, morte, braso.
I dialetti friulani presentano le seguenti caratteristiche: ʃ
1) conservazione della -s finale per il plurale: murs "muri", t ans "cani";
2) conservazione dei nessi consonantici CL, GL, PL, BL: klama "chiama", glezje "chiesa", plan
"piano", blank "bianco"; ʃ ʒ ʃ ʒ
3) palatalizzazione di KA e GA > t e d . t aze "casa", d al "gallo";
4) caduta delle vocali atone finali: laris "larice", zovin "giovane".
II. TOSCANI
Si distinguono per le seguenti caratteristiche:
1) monottongazione di wo in o: omo, novo, bono;
2) gorgia, cioè spirantizzazione delle occlusive sorde intervocaliche -p-, -t-, -lesino al grado
zero: saphone / sahone, phephe / hehe, pratho / praho, andatho / andaho, fokho / foho, fikho /
fiho, ortikha / hortiha;
3) passaggio del suffisso -ARIU > -aio: FORNARIU > fornaio, GRANARIU > granaio, PARIU >
paio;
4) passaggio di -RV- > -rb-, -LV- > -lb-: NERVU > nerbo, ILVA > elba.
III. MEDIANI
Tratti specifici dell'area mediana sono:
1) passaggio di ld a ll: "caldo" > kallu, "riscalda" > ariskalla;
2) passaggio a vibrante r o a palatale j di l + consonante: "molto" > mordo / mojto, "alto" > ajto,
"soldato" > sordato, "sepoltura" > seportura.
IV. MERIDIONALI
Tratti caratteristici dei dialetti meridionali sono:
1) metafonia o armonizzazione vocalica, ossia la chiusura di e chiusa tonica (derivata da ĬĒ) in
ie di o chiusa tonica (derivata da Ŭ e Ō) in u quando una parola termina per -i o per -u:
ə
*(EC)CU(M) ISTU(M) > quistu, SĒBU > siv ; ovvero, in altre zone, il passaggio di e aperta
(derivata da Ĕ) a je e di o aperta (derivata da Ŏ) a wo:MĔLIU > mjeə "meglio", FŎCU > fwokə;
2) sonorizzazione della sorda dopo nasale: "bianco" > bjango, "dente" > dende, "ancora" >
angora;
3) assimilazione delle sonore deb dopo nasale: "mondo" > mon:o, "candela" > kan:ila, "piombo"
> kjum:ə; ʃ
4) betacismo, ossia il passaggio di v latina a b: mbet i "invece", ke b:woj "che vuoi". Non
mancano esempi contrari di b > v. "barba" >