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I L’antichità
Cicerone nell’orator paragona il compiuto oratore ad un’idea metempirica che si presenta solo al
nostro spirito e analogamente lo adegua all’oggetto della rappresentazione artistica, che non si può
ravvisare con gli occhi, ma vive nell’anima dell’artista.
Un esempio è Fidia mentre rappresentava lo Zeus non come un comune mortale ma attraverso una
concezione di bellezza intrisa nella sua mente e nel suo animo.
Nelle arti figurative vi è qualcosa di compiuto e di eccellente alla cui forma ideale si riferiscono,
nell’imitazione artistica, quelle cose che non cadono sotto il controllo dei sensi, allo stesso modo
vediamo le forme della perfetta eloquenza solo con lo spirito e non con orecchie e occhi.
Queste cose venivano identificate da Platone come Idee, nega loro la temporalità e ne eleva
l’eterno, perché le ritiene fondate nella ragione e nel pensiero.
L’artista non è un piatto imitatore del mondo delle apparenze ma ha nel suo spirito un sublime
prototipo di bellezza, anche se non plasma questa idea in opera d’arte il suo sguardo interiore, nel
suo interno ha una bellezza e perfezione che è superiore a qualsiasi altra copia del reale.
La pittura con il passare del tempo viene collocata nel novero delle arti libere, ossia degne di essere
esercitate liberamente dai cittadini, nasce così la passione per l’arte, i collezionisti.
Già questo basta a dimostrare che l’arte è legata ai sensi interiori e non esteriori.
Il pensiero dell’arte nell’antichità ha una contraddizione:
• Inferiorità dell’arte rispetto la natura
• Superiorità dell’arte sulla natura.
Esempi sono gli artisti come:
• Policleto che da alle sue opere una grazia superiore e non riscontrabile in natura,
• lo stesso Socrate afferma quanto sia complicato trovare in natura qualcosa esente da
imperfezioni
• Zeusi per rappresentare la bellezza di Hera chiama ben 5 ragazza per rappresentare di esse
le parti più belle.
Di conseguenza nell’antica Grecia si forma l’idea che l’artista non è mero imitatore della realtà, ma
ne corregge i difetti mediante le sue abilità creatrici.
Quindi l’artista ha la caratteristica di elevarsi all’intellegibile.
Si giunge quindi alla comprensione delle cosiddette idee di Platone riconoscibile nelle concezioni
artistiche insite nello spirito del pittore scultore o artista. L’estetica e la filosofia cerca di spiegare la
nascita delle idee, dunque si giunge alla concezione che l’arte sia qualcosa di più profondo, e legato
alla forma e alla materia, le idee sono qualcosa di innato.
Aristotele per spiegare il rapporto sintetico tra forma e materia dice: l’arte si distingue dai prodotti
della natura solo perché la loro forma, prima di penetrare la materia esiste nell’animo dell’uomo.
Cicerone creerà un compromesso tra Platone e Aristotele affermando che la forma e l’idea sono
ugualmente proprietà della coscienza e partecipano entrambe alla perfezione.
Il compromesso di Cicerone crea però un problema. Se quell’intima immagine che costituisce
l’oggetto peculiare dell’opera d’arte altro non è che una rappresentazione vivente nello spirito
dell’artista, che cosa le garantisce quella perfezione mercè la quale deve superare gli aspetti della
realtà? E se possiede quella perfezione non deve essere diversa da una mera forma pensata
dall’artista (cogitata species)?
Per risolvere il problema vi sono 2 strade:
1. negare all’idea la perfezione
2. legittimare la perfezione metafisicamente
La prima soluzione viene suggerita da Seneca, la seconda dal neoplatonismo.
Secondo Seneca l’artista non da valore di pregevolezza all’oggetto così come visto o come
percepito nel suo animo, ciò non è valore, ma questione di fatto.
Seneca e Aristotele concordano nel dire che vi sono 4 cause legate all’opera d’arte:
• La materia dalla quale sorge
• L’artista per mezzo della quale sorge
• La forma in cui essa sorge
• Lo scopo per la quale sorge
Platone aggiunge una quinta causa ossia il modello, l’idea, non importa se sia reale o irreale ma
esiste, che si lega alle percezioni artistiche dell’artista. Ciò che l’artista trae dal modello e impone
all’opera è l’ideos ossia la forma.
Il modello è imitato dall’artista, la forma invece è creata, ciò che viene prodotto è l’idea.
Quindi per Seneca la visone interna non è superiore a quella reale ma entrambi sono idea.
Mentre per Plotino l’ideos è qualcosa di perfetto ed eccelso, l’idea diviene qualcosa di vivente e
che esiste al di sopra di qualsiasi cosa, non si rappresenta Zeus come viene percepito ma come
lui apparirebbe ai nostri occhi, perfetto.
L’idea con Plotino assume autonomia.
Secondo Plotino lo spirito creatore deve battersi per creare all’interno del connubio forma e materia,
dove deve giungere il trionfo della forma nell’informe. Quindi come già Aristotele aveva affermato
la forma persiste nello spirito prima ancora ch’essa penetri la materia.
Quindi la bellezza nasce quando l’artista leviga la ruvida materia fin quando non traspare
l’aspetto bello.
Si ha invece il bello se la forma trionfa sulla materia, ma si ha ancora di più una bellezza se tal
vittoria(che sarebbe imperfetta)non abbia luogo.
II Il medioevo
La concezione estetica del neoplatonismo, in antitesi al verso di Morike:
‘’ma ciò che è bello ha la beatitudine in sé’’ scorge in ogni manifestazione del bello solo un
simbolo di una realtà superiore.
Quindi la bellezza visibile è solo un riflesso della bellezza invisibile e questa a sua volta un solo
riflesso da quella assoluta.
Tale concezione verrà accettata dalla prima filosofia cristiana anche se Agostino riconosce che
l’arte offre alla contemplazione una bellezza superiore nell’animo dell’artista che da quello che
traspare nella materia.
Anche per l’artista però la bellezza sensibile è una debole immagine della bellezza invisibile.
Prima che da Agostino la concezione della bellezza e dell’idea era sta accettata dai suoi
predecessori pagani, nella formulazione di una spiegazione del mondo delle idee, vi è un’analogia
con cicerone, successivamente con Agostino il concetto delle idee, pensato per spiegare e
legittimare gli atti dello spirito umano si trasforma in una logica del pensiero divino.si passa così da
un significato filosofico trascendentale ad uno cosmologico e poi teologico.
In tal senso si nega l’autonomia dell’arte e del pensiero artistico che era stato già affermato da
Aristotele.
Possiamo dunque concludere che per la concezione medievale, l’opera d’arte non nasce da un
adattamento, un accordo, tra l’uomo e la natura, come si è espresso il pensiero del sec XIX, bensì
mediante la proiezione di un immagine interiore nella materia, immagine interiore che , se non
può essere addirittura contraddistinta dal concetto d’idea, ormai espressione teologica. L’arte si ha
attraverso 3 fattori:
• lo spirito dell’artista
• lo strumento
• la materia che per mezzo dell’arte riceve la forma.
III Il rinascimento
Il rinascimento si contrappone al pensiero medievale, l’arte deve imitare ciò che vede nella realtà,
ciò non riporta l’arte al mondo dell’oblio anzi la eleva a verità, sia Cennino Cennini che Leonardo
lasciano traccia del loro pensiero in completa sintonia con le idee rinascimentali.
Nello stesso periodo nella storia della letteratura artistica si fa largo l’idea del superamento
dell’imitazione della natura, per creare attraverso la fantasia dell’artista creando allo stesso modo
bellezza perché questo avviene nella realtà.
L’artista deve quindi accrescere la bellezza. Si poteva creare ugualmente bellezza se l’artista o
l’inventore riusciva a creare armonia, attraverso le leggi della matematica, fisica o della musica.
Nella critica estetica si crea il problema del oggetto e del soggetto tutto ciò nel rinascimento non
avviene perché l’oggetto è creato mediante delle regole, fondate a priori empiricamente. Secondo la
concezione dell’accademia platonica che ci viene formulata da Marsilio Ficino le idee sono realtà
metafisiche: le cose terrene sono imagines loro, esse esistono come vere sostanze e considerate
immanenti allo spirito di DIO tale concezione si rivede per certi aspetti in Alberti che commenta
l’aneddoto di Zeusi(selezionare le parti più belle di 5 ragazze per rappresentare la bellezza di una
divinità), e lo contrappone a coloro che non si ispirano alla natura per dipingere. Aggiunge inoltre
come l’artista possa migliorarsi attraverso l’esercizio per poter meglio esprimere le idee.
Dunque il disegno è essenziale per esprimere ciò che l’artista ha nell’animo e fabbricato attraverso
le idee, l’idea ha quindi un’origine uno scopo ed è la stessa visione del reale, l’idea viene prodotta a
posteriori, ma ricavata dalla realtà, idea diventa sinonimo di immaginato.
La dottrina estetica delle idee afferma che la bellezza non viene raggiunta mediante l’accordo
esteriore delle parti ma attraverso una sintesi dei particolari.
L’idea abbandona il mondo metafisico per abbracciare l’armonia della natura , prodotta dallo
spirito umano ma esprimente anche la perfezione di ciò che è naturale mediante l’arte.
Quindi nel rinascimento avremo 2 significati della stessa parola:
• idea, così come intesa da Raffaello e Alberti, come rappresentazione di qualcosa superiore
della natura ideale
• idea come pensiero o concetto, rappresentazione artistica che abbozzata nello spirito,
precede la rappresentazione esteriore e può tradursi in ciò che noi chiamiamo abbozzo.
Questi 2 significati non vennero sempre distinti.
Si andava via via formando quell’idea di genio creatore, che però non verrà mai ufficializzata nel
rinascimento e che si svilupperà successivamente, si creò però il concetto di ideale che fu
sufficiente per garantire l’autonomia dello spirito artistico rispetto le esigenze della realtà.
IV Il manierismo
L’atteggiamento sereno caratteristico dell’estetica del Rinascimento, cede il posto ad un
atteggiamento del tutto diverso presso gli scrittori teorici della seconda metà del secolo. Se il 400
rompe ogni legame con il Medioevo anzi si pone contro, la seconda metà de