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PARTE PRIMA: VERSO L’EDITORIA MODERNA. L’OTTOCENTO

Tra vecchio e nuovo sistema editoriale

Nei primi decenni la figura dell’editore non era ancora ben definita, ma si intendeva per

editore colui che pubblicava i testi degli scrittori contemporanei in funzione delle preferenze

dei lettori. Solo nel corso del secolo si farà strada una nuova mentalità con l’affermazione di

un editore disponibile e soddisfare le richieste di nuovi prodotti e di un pubblico capace di

riconoscere nell’editore un professionista che deve corrispondere un compenso. La specificità

dell’editore è nata dalla capacità di concepire nuovi progetti editoriali nei quali coinvolgere

letterati e scrittori all’interno di una redazione non occasionale. La nuova figura dell’editorie

si afferma in Italia partire dalla seconda metà del XIX secolo; fino a quel momento la

produzione del libro era compito dei librai. A ciò si accompagnava un forte tasso di

analfabetismo che impediva la diffusione dei nuovi prodotti culturali o dei nuovi generi

letterari ai quali si deve lo sviluppo dell’editoria moderna, tra questi il giornalismo e il

romanzo. Anche la situazione economica e politica dell’Italia impedivano uno sviluppo

lineare dell’organizzazione editoriale: i problemi riguardanti la frontiera, il cambio di moneta

e i blocchi doganali mettevano in seria difficoltà chi volesse diffondere i libri in tutta la

penisola. Ne conseguiva una produzione limitata e l’aumento della pirateria. Nel 1840 viene

stipulata tra Piemonte e Austria una Convenzione sul diritto d’autore; con l’unificazione

alcuni gravi problemi del mercato editoriale iniziano ad essere risolti grazie all’impegno degli

editori.

Nella prima metà dell’Ottocento iniziano a consolidarsi alcuni editori nei maggior

centri culturali di Milano, Firenze e Torino. Milano si afferma come capitale dell’editoria con

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quasi 24.000 titoli pubblicati nella prima metà del secolo e 40.000 nella seconda; nel periodo

napoleonico inoltre nasce la Società tipografica de’ Classici Italiani (1802) con lo scopo di

pubblicare gli scrittori maggiori secondo un canone redatto sulla base di un classicismo

moderno privo di impalcature scolastiche; nel 1808 nasce la Casa Ricordi che da un forte

impulso all’editoria musicale. Anton Fortunato Stella (1810) si avvale della collaborazione di

Leopardi; Giovanni Silvestri di quella di Giordani per realizzare importanti collane letterarie

in edizione economica con titoli classici antichi e moderni. A Torino l’editore Pomba

promuove nel 1828 la collana “Biblioteca Popolare ossia Raccolta di opere classiche non che

latine e greche in italiano tradotte” al prezzo di 50 centesimi.

Nella prima metà del secolo la differenziazione del pubblico era legata alla diversità dei

generi letterari: erano molti i letterati tradizionali, ma crescevano quelli che erano disponibili

nei confronti del romano, in particolare quello storico. Su questa scia il “Marco Visconti” di

Tommaso Grossi aveva una tiratura di 10.000 copie, ma dall’anno successivo si diffusero

molte copie illegali. L’industria editoriale dell’ottocento dunque cercava di promuovere e di

soddisfare le nuove richieste di lettura sfruttando nel modo più ampio possibile il genere del

romanzo e la pubblicazione a puntate in appendice a giornali e alle riviste.

Milano e Firenze: due modelli

In rapporto alle scelte compiute e al pubblico di riferimento si possono indicare due poli

principali dell’editoria dell’Ottocento: Milano, rivolto ai ceti sociali nuovi e quindi ai nuovi

gruppi di lettori e Firenze, legata ai ceti intellettuali. A Milano l’aspetto intellettuale si

intrecciava con l’intento di diffondere la cultura e il sapere ad un pubblico nuovo, sulla scorta

dei principi illuministici, conservati anche dai primi scrittori romantici raccolti intorno alla

rivista de “Il Conciliatore”. A Firenze emergevano le potenzialità politiche dell’impresa

editoriale: Le Monnier fonda nel 1837 un’attività editoriale che si affianca a quella tipografica

e concepisce l’editoria come un’autonoma attività imprenditoriale rivolta ad un profitto. Alla

nuova professionalità va ricondotta anche la decisione di Le Monnier di pagare autori e

collaboratori, facendosi imprenditore politico-culturale. Nel 1843 Le Monnier pubblica

“Arnaldo da Brescia” di Niccolini e inaugura la stagione della “Biblioteca Nazionale”

riconoscibile per la copertina sobria ed elegante; lo scopo è pubblicare i classici della

letteratura e gli scrittori moderni con l’obiettivo di diffondere ideali politici anche attraverso

l’opera letteraria.

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Intorno agli anni Quaranta dell’Ottocento si incominciava a manifesta la necessità di

una modernizzazione dell’intero sistema editoriale e ci si interrogava sulla possibilità di

compilare un catalogo unico delle novità. Questi progetti non furono realizzati, ma

comunque dimostrarono la vivacità dell’editoria italiana. In questi anni nascevano numerose

aziende: la casa editrice Sandron (Palermo, 1839); la Vallardi (Milano, 1840); la Barbera

(Milano, 1845) e la UTET (Torino, 1854). Negli ultimi anni del secolo si sono sviluppate due

linee diverse: da un lato i programmi editoriali hanno raccolto le richieste dei lettori per opere

narrative, dall’altro si diffondo opere di natura scientifica, testi scolastici e libri di

informazione varia.

Verso un’editoria nazionale dall’unità a fine secolo

All’indomani dell’Unità non si può dire che le condizioni dell’economia italiana siano

favorevoli allo sviluppo dell’attività imprenditoriale, il problema più grave consisteva nel

creare le basi del nuovo mercato nazionale in quanto l’Italia era ancora costruita da mercati

locali, l’industria era allo stato embrionale e mancavano i capitali per far decollare le aziende.

Dalla campagna si verificava un flusso migratorio verso le città, a causa della crisi delle colture

e delle ampie possibilità offerte dai centri urbani settentrionali. A far da traino è Milano che

negli anni Ottanta diviene la struttura portante del sistema industriale a partire dal 1885; per

ciò che riguarda l’editoria nel 1888 il mercato librario sembra un concentrato di problemi di

ogni genere a causa dei difficili rapporti tra le categorie, la scarsa preparazione culturale e la

mancanza di una precisa regolamentazione. Nonostante tutto gli ultimi decenni del secolo

conoscevano una condizione nel complesso favorevole, testimoniata dall’incremento dei titoli

pubblicati annualmente che nel 1863 erano sui 4.000 mentre nel 1898 erano quasi 8.000.

All’interno di questa produzione diminuiscono i libri di saggistica filosofica e aumentano

quelli storici, politici e letterari; i testi di letteratura hanno un incremento dagli anni Ottanta

grazie al diffondersi di un pubblico popolare composto da gruppi di media e piccola

borghesia. Ad aumentare la possibilità di soddisfare nuove tirature ci sono le nuove macchine,

come la Linotype che fonde in un’unica riga di piombo i singoli caratteri di stampa e la

Monotype che fonde le lettere ad una ad una.

Una produzione intrecciata di libri e riviste

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A Milano si veniva a proporre un modello di editoria imprenditoriale rivolta al consumo

dove si determinava un’omogenizzazione del mercato librario in chiave giornalistico -

letteraria. Nell’editoria milanese era la stessa casa editrice a pubblicare sia libri che riviste ad

alta tiratura ed altre volte il quotidiano a dar vita ad un periodico, come avviene con “La

Domenica del Corriere”. L’editore più significativo è Treves (1861) che si distingue dalle altre

per l’importanza raggiunta dalle sue pubblicazioni di narrativa e per la vastità della loro

diffusione. Terse inoltre offre numerose riviste di attualità e viaggi, quest’ultime illustrate e

ricche di ampi reportages e di articoli di costume.

Il mercato del libro popolare

Anche la Sonzogno (1861) pubblica libri, riviste settimanali e un giornale quotidiano: sia

la produzione libraria che quella delle riviste era pensata per un pubblico popolare che

aspirava ada vere possibilità di lettura a poca spesa. Allo stesso tipo di mercato si rivolge

anche la Salani (Firenze, 1862), la Bietti (Milano, 1870) e la Perino (Roma, 1876). Un’ampia

parte di narrativa si muoveva tra i romanzi di Verne, tradotti con successo dalle maggiori case

editrici di narrativa, e le edizioni popolari ed economiche di testi di scrittori contemporanei

stranieri e italiani. Il romanzo d’appendice, il romanzo storico e la letteratura popolare

costituivano le punte avanzate del mercato e rappresentano la base economica più cospicua

del mercato degli editori. Il successo di questo tipo di letteratura sta nella funzione

consolatoria e compensatori giocata sull’opposizione di vizio/virtù, buoni/cattivi e vittima/

carnefice. Caratteristica principale del genere è il situarli delle vicende narrate nel presente e

nell’ambiente umano e sociale della città: una città degradata dove vive un’unità affamata e

diseredata. Il nucleo rilevante di questa produzione è nelle case milanesi di Sonzogno e Treves

e della romana Perino. I romanzi illustrati ripropongono i titoli pi diffusi degli scrittori italiani

della prima metà del secolo: D’Azeglio, Grossi, Cantù, Guerrazzi e Manzoni; oltre che a

stranieri affermati come Dumas, Sue, Hugo.

Tra divulgazione, libri scientifici, educazione politica

La casa editrice Hoepli (1871) si rivolge ad un pubblico vasto, ma on interessai nel

campo della divulgazione tecnica e scientifica pubblicando un ampio catalogo di manuali dei

più vari mestieri che risponde ad un bisogno di conoscenza diffuso. Hoepli voleva essere un

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grande esploratore dell’editoria, nel senso che vuole scoprire nuovi territori e nuovi autori:

nella scelta del settore scientifico e tecnico era entrata l’osservazione dell’ambiente milanese

che mostra segni di ripresa e sviluppo dal punto di vista dell’istruzione superiore e delle

attività professionali. Un’editoria così specializzata avrebbe contribuito alla formazione alla

cultura del Paese. L’idea di una produzione impegnata vede anche la collaborazione di case

editrici come la Paravia e la Barbera che si propongono di offrire testi utili per la formazione

del buon italiano. Si sviluppa a fine secolo una fiorente editoria libraria che diffonde testi dei

maggiori esponenti del socialismo italiano e internaziona

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Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher bischerella di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura Italiana e Sistema editoriale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Piazza Isotta.
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