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LA RESPONSABILITA’ DEL POETA
Una vocazione letteraria tormentata
In coincidenza con la decisione di intraprendere il cammino per l’ordinazione
sacerdotale, Clemente Rebora rigetto i progetto letterari, scegliendo il silenzio politico. Il
motivo non è dichiarato, ma è frutto di una decisione personale secondo cui Rebora avrebbe
persistito in un atteggiamento di disprezzo anche quando i suoi superiori mostravano
interesse verso la sua produzione. Il poeta, preoccupato per possibili riferimenti a situazioni
imbarazzanti nell’opere del primo periodo, affida la revisione del testo al fratello Piero.
Differente la percezione per l’attività poetica più recente, considerata da Rebora antitetica a
quella del periodo “laico”: alle dedica un0attenzione più precipua dal 1936 al
Poesie Religiose
1947. Dopo l’ingresso in religione le poesie furono effetto di preghiere a S.Giuseppe. La
produzione religiosa avanza con lentezza: è accettata dall’autore, ma non è ancora uno
strumento ad deum. Il poeta è ancora lontano dal proporre il proprio percorso umano e
poetico come exemplum di redenzione, come invece avverrà con l’edizione di Scheiwiller, non
a caso intitolata Rispetto all’edizione Vallecchi si può dire che viene restituita
Curriculum Vitae.
un’immagine di un corpus poetico sedimentato nel tempo e ripudiato dal proprio autore.
Nelle nota al testo viene precisata l’intenzione di curare una ristampa delle poesie di Rebora,
il cui unico scopo è avvicinare nuovi lettori ad un corpus poetico edito da tempo, ma ormai
difficile da reperire.
La produzione poetica religiosa di Rebora sarebbe proseguita negli anni successivi. La
vocazione poetica di Rebora e l’interpretazione della sua poesia sono percorse da dubbi: da
L’ULTIMA REBORA E IL SUO EDITORE ! 3
una parte c’è un poeta sospeso tra una passata esperienza letteraria, rifiutata dopo il
sacerdozio, e un presente poetico inteso a stabilire una relazione con il Cielo; dall’altra c’è un
acritica che ripropone l’immagine di un poeta vociano non più all’altezza degli esiti raggiunti
nella prima stagione.
Dalla preghiera alla poesia
Ripercorrendo il carteggio tra Rebora e SCheiwiller si nota che fu l’editore a contattare
il poeta nel settembre del 1954, per invitarlo a collaborare ad un omaggio a Rimbaud. Il
poeta accolse la proposta e dopo pochi giorni inviò il suo contributo. A ben disporre Rebora
alla collaborazione potrebbe essere stato l’invio da parte dell’editore di due piccole edizioni,
capaci di suscitare memoria cade a Rebora. Scrivendo al fratello Piero, il sacerdote riporta i
brani delle missive con l’editore e l’impressione è quella di un interesse non disgiunto da
implicazioni religiose. La motivazione che lo convince a tornare alla scrittura è quella
dell’editore: “Penso che la parola di un sacerdote sull’argomento sia molto utile”. Alcuni mesi
dopo Scheiwiller propone a Rebora di collaborare ad una Via Crucis con immagini di
Francesco Messina. Rebora è entusiasta sia per il fatto chela tempistica di pubblicazione
concorre con un evento religioso, che per l’interesse rivolto non alle sua prime poesia, ma
piuttosto a quella recente. Il componimento “Grand Grido” di cui fa richiesta l’editore è già
stato pubblicato nel 1954 nel bollettino Charitas, come tributo al Padre fondatore Rossini.
Alla richiesta della pubblicazione nel 1955 di Scheiwiller, il poeta rispose “ben volentieri”.
L’editore precisa che il suo pubblico è formato da intellettuali, ma non estraneo ad un
discorso spirituale. La descrizione fornita dall’editore circa il volume “Via Crucis”
presuppone una giustificazione anche religiosa. L’editore compie uno sforzo per ridestare
l’interesse della comunità critica e letteraria in relazione a questo poeta ormai dimenticato.
Questo viene fatto anche grazie al sodalizio con Mario Costanzo, le cui iniziative scorrono
parallele a quelle di Scheiwiller: il primo si occupa della riflessione critica; il secondo
dell’allestimento delle edizioni. Negli ultimi anni di vita lo scrittore recupera i contatti con
amici intellettuali della giovinezza, come Antonio Banfi, Carlo Batocchi e Giuseppe
Prezzolini. Da questa collaborazione Vanni Scheiwiller ottiene due effetti: ridestare l’interesse
di una comunità di lettura specializzata aprendo la strada alla rivalutazione della produzione
religiosa e ridestare in Rebora la voglia di scrivere e l’appartenenza alla comunità letteraria.
Rebora riacquistò anche la consapevolezza della propria identità artistica, tanto che provvede
L’ULTIMA REBORA E IL SUO EDITORE ! 4
personalmente alla revisione e alla correzione del testo di Nell’agosto 1955,
Curriculum Vitae.
dopo la consegna del dattiloscritto a Scheiwiller, Rebora vuole collaborare alla correzione
delle bozze, nonostante il peggioramento delle sue condizioni di salute. Inoltre nella nota
dell’autore, alla fine del Rebora specifica come la scrittura sia stata fatta per fini
Curriculum
poetici e non di preghiera. Su questa base è preziosa la testimonianza dell’infermiere Enzo
Viola che assistendo rebora, lesse il telegramma della vittoria del Premio Cittadella e assiste al
pianto commosso dell’autore.
La poetica del Curriculum Vitae
Nel 1955 il progetto del era ancora molto vago. Chiara era la scelta di
curriculum
celebrare l’evento in concomitanza con una data di importanza religiosa, come i settant’anni
di Don Clemente o i vent’anni di ordinazione sacerdotale. Nel maggio 1955 il è
Curriculum
pronto negli aspetti tipografici e editoriali, ma l’idea dell’editore è quella di riproporre
componimenti già scritti, lasciando all’autore solo la parte della revisione. La data della
pubblicazione pensata è quella dell’Immacolata del 1955. Tra giugno e luglio matura nel
poeta l’idea di proporre componimenti inediti e proprio in luglio il “Corriere della Sera” in
un articolo di Montale, avvalora quest’intenzione. Scheiwiller viene a conoscenza della
volontà dell’autore dal giornale. Il dattiloscritto consegnato dall’autore all’editore il 28 agosto
1955 riporta come titolo: “Curriculum Vita/ Rendimento di Grazie/ Aspirazioni/ Epigrafi”.
Sarà la scelta editoriale a ridurre l titolo Solo a mentre la formula del libro
Curriculum Vitae,
verrà riprospettata secondo i materiali dell’autore. Quando compone Rebora ha già chiara la
collocazione e l’idea di stampa, tanto che le correzioni nella bozza di stampa perfezionano
anche l’impaginato. L’intervento dell’editore è circoscritto all’inserimento della poesia Mentre
e alla scelta del titolo dato alla poesia per la
in creato ascende in Cristo al Padre Poesia e santità
prima volta.
L’elaborazione di un piano in cui progettazione editoriale e contenuto religioso
convergono, ha rappresentato per il poeta l’occasione di completare il percorso di
accettazione del canto intrapreso negli anni Cinquanta e che ha portato il poeta a recuperare
la dignità lirica senza scrupoli religiosi. Le poesie di inaugurano una nuova
Curriculum Vitae
poetica, dove la pienezza della vita cristiana non è sufficiente a raggiungere la felicità estetica
sollecitata dall’editore.
L’ULTIMA REBORA E IL SUO EDITORE ! 5
Quando morir mi parve unico scampo,
varco d’aria al respiro a me fu il canto:
a verità condusse poesia.
Però non ogni canto è buon respiro,
né tutti i versi fanno poesia.
Questi versi cristallizzano tre diverse ipotesi di poeta: la prima (Ogni canto è buon
respiro) in cui la bellezza è scissa dalla bontà di un contenuto eticamente orientato; la seconda
(ne tutti i versi fanno poesia) allude alla scelta opposta di una scrittura buona ma non bella; la
terza dove la poesia non è più ostacolo alla fede, ma “varco d’aria al respiro”.
La poesia può rappresentare una traccia per salvare l’uomo e segna un passaggio per
l’intera poetica reboriana. La nuova poetica pone la questione in termini risolutivi dove il
problema, che è la ricerca religiosa, trova nella poesia non più un antagonista, ma un alleato.
Questa raccolta è dunque una riconciliazione con il poeta precedente l’ordinazione: nel
poemetto l’esperienza umana e poetica narrata dal poeta è proposta come un
Curriculum Vitae
exemplum di redenzione. In una lettera al fratello Piero, riguardo al verso “ma santità
soltanto compie il canto” di il poeta focalizza l’attenzione
Mentre il creato ascende in Cristo al Padre
sul verbo compiere, mettendo in secondo piano l’allitterazione in dentale sorda di “sanTiTà-
solTanTo-canTo”. In questo momento il poeta è pronto a riprendere in mano ciò che l’aveva
tormentato nell’edizione Vallecchi e l’editore gli offre lo spunto di farlo per i suoi settant’anni
o per i vent’anni di sacerdozio. Ad essere riabilitata è anche la carriera letteraria di Rebora,
che dagli anni Trenta era stata ostacolata dalla fede. La dimostrazione la si ha anche dalla
richiesta fatta a Scheiwiller di ricevere una copia di di Boine, come a voler dimostrare
Frantumi
di ricatterai se stesso poeta laico. L’esperienza laica è richiamata anche nel poemetto iniziale:
Crescevo forte, tutto urti e frastuono:
mamma scusava: in fondo, in fondo è buono.
Ma bisognava pur esserlo in cima.
In questi versi viene richiamata l’infanzia, descritta con le stesse nella poesia Frammento
del 1914.
La creazione di una poesia rinnovata rispetto al passato venne riconosciuta dalla critica:
Giudici attribuisce al freschezza; Getto vede l’espressione più alta del poeta dopo la
Curriculum
L’ULTIMA REBORA E IL SUO EDITORE ! 6
conversione. La successiva pubblicazione di nel settembre 1956 e la vittoria
Canti dell’infermità
del Premio Cittadella nello stesso anno, riaccendono l’attenzione della critica. Il dibattito
giunge al culmine con la morte del poeta. La poesia religiosa riscuote insigni commentatori,
come Pasolini, Angioletti e Caproni; in particolare Pasolini ricongiunge la produzione
scheiwilleriana a quella della prima stagione di Rebora: la produzione ultima ha in comune
con la stagione laica la concentrazione estetica e la finalità letteraria.
Dai canti dell’infermità del poeta (1956) ai canti dell’infermità dell’editore (1957).
Giaà nel 1955 l’editore manifesta l’intenzione di raccogliere e ricercare tutt