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CAPITOLO 1: EBRAISMO ED ESTETISMO NELLA CRITICA DI CECCHI A MICHELSTAEDTER
Parte 1
Le teoresi ebraica presente nella Persuasione di Michel trae origine da una concezione ebraica che ha confluito nel pensiero metafisico. Cecchi rivede Michelstaedter ricordando prima l’aderenza dell’ebreo alle tradizioni europee specificando che si tratta di più di una ricerca di un’identità culturale, una “terra promessa”, che urge. La teoresi quindi, non è un’evoluzione aderente alla storia europea da parte dell’ebreo, ma una vera e propria mutilazione psichica e marginatione culturale. Anche per questo l’ebreo è ossessionato dalla volontà di avere una tradizione, e Cecchi sottolinea però come il pensiero ebreo (riprese le tesi di Lassalle e Spinoza) , sono in realtà sfuggenti all’occidentalismo.
L’ebreo arriva a condannarsi ad una maledizione per non riuscire a trovare quella tradizione europea. Nella Persuasione viene ripreso questo concetto: l’ebreo è scisso dalla realtà della tradizione cristiana, e Michel situa questo ebreo “auto-maledetto” in una consistenza che può portare l’ebreo ad un’identità che lo porti fuori dal ghetto. Consistenza che, per Cecchi si fonda però sul nulla e sul vuoto : paradigmi abissali di una coscienza che persa di vista l’oggetto della storia e della tradizione cristiana. Il “Consistere” michelstaedteriano chiede all’uomo di pervenire ad una conoscenza universale, che secondo Cecchi può essere raggiunta solo con l’incontro della tradizione cristiana, senza la quale ogni teorizzazione vale meno.
Parte 2
Il pensiero ebraico ripreso da Cecchi , come aveva fatto prima Michelstaedter senza accettare le forme della filosofia idealistica, non può non contare quei principi di tradizione. Inoltre per Cecchi il Dialogo della salute mostra un distacco da parte di Michel, che si basa solo sulla individualità , ed è così che l’analisi filosofica di Michel risulta irresponsabile per Cecchi, che considera improponibile la tragictà dell’esistenza Michelstaedteriana.
Successivamente Cecchi accusa di estetismo il goriziano. L’estetismo , tratto peculiare dell’indole ebraica, origina da un abito mentale assunto a difesa dai rigori umilianti e opprimenti di una quotidianità limitata dal perimetro del ghetto. Michel è quindi influenzato dall’estetismo e tragicismo ebraico dove la morte appare come una espressione di tragicismo estetico. Morte come estrema esperienza di un mistico esasperato, arrivando ad avere per Cecchi atteggiamenti narcisistici di chi ha prima costruito un filosofio di sé, che consideri l’oggettività pre-scratoc fondamentale, ma che poi nella sua immagine di giustezza si toglie la vita perché l’irraggiungibile rimane tale.
CAPITOLO 2 – Ebraismo e nulla: una teoria capovolta della povertà cultrale. Da Weininger a Wittgenstein
Si può intuire come Weininger sia stato fondamentale per Cecchi , nelle considerazioni riguardo all’ebraismo. Sesso e carattere del 1903 è sicuramente uno dei più importanti spunti. Nel libro , nonostante Weininger dica il contrario, è possibile denotare una descrizione dell’ebreo come capace di finzione ostile, e che egli creda al nulla a causa della sua miscredenza. Tale atteggiamento però porta l’ebreo paradossalmente a considerare ogni ideale filosofico,culturale e metafisico, in modo non vincolante da tutto. Questa condizione di nulla consente quindi all’ebreo di acquisire più maschere, eludendo la tradizione semplice cristiana ( e trovandosi d’accordo con Cecchi circa la teoresi ebraica). Ma il “nulla ebraico” conce e permette il tutto, facendo errore un divario etico ed essente in cui si coglie la diversità della trad. e quella cristiana : gli ebrei condividono modelli di vita senza avere goduto di una precedente esperienza storica individuale.
Wittgenstein si aggiunge alla linea Cecchi-Weininger affermando però, contrastando i primi due, che l’ebreo non può essere valutato in base al modello occidentale. Il pensiero ebreo è conseguentemente non basato su un’oggettività culturale, ma è risultante di un’esperienza del sapere nata nello spazio mentale costruito dalla trad. ebraica. E’ così che a differenza di Cecchi e Weininger, Wittgenstein non considera il nulla come stato privativo, poiché il nulla può essere un presupposto per attività intellettuale.
Anche Kafka riprende un concetto simile, quello della povertà, dalla quale lo scrittore ebreo per uscire deve continuare a fare furti di linguaggio. La povertà linguistica, tuttavia, si rovescia in valore attivo: il vuoto di parole è colmato dal segmento della disperazione letteraria, che diviene fonte d’ispirazione.
CAPITOLO 3 – Tradizione e ripetizione : Il sospetto di una differenza ebraica nelle riflessioni di Wittgenstein, Michel, Lukàcs
Parte 1
Wittgenstein sottolinea che l’assenza di sapere da parte dell’ebreo è origine di comportamenti intellettuali qualificanti o aberranti, e gli circostanzia gli autori ebrei per uscire dalla propria povertà. In particolare il carattere ambiguo è per l’ebreo il porsi disponibile dal punto di vista culturale, per approfondire e capire, e legittimare soprattutto l’aderenza a costumi borghesi da parte degli ebrei per legittimarsi socialmente, seppur lo faccia in modo ipertrofico.
Passa poi al concetto di null’inventato, cioè della poca autenticità contenutistica per spiegare che il talento dell’ebreo si manifesta quando qualcosa viene articolato e approfondito quando è ripreso; qualcosa di preesistente può essere ripresa per adattarla alla contemporaneità, al fine di giungere ad una comprensione più vasta delle cose. Questo porta al concetto di similitudine, figura che rimodella concetti pre-esistenti. E’ per questo che secondo Wittgenstein l’ebreo consegue un rapporto con la tradizione quando si pone in questa similitudine.
Parte 2
Anche Michel sostiene il rinnovamento della cultura occidentale classica, per renderla contemporanea. Nell’ebreo la tradizione è un territorio vasto con una pluralità di modelli, attraverso i quali l’ebreo si sposta in modo duplice verso questi due modelli: in modo entusiastico e in modo sofferente. Questa concezione di Michel si differenzia molto rispetto ad altri contemporanei (come il Caso di Cecchi, Serra e Boine)
Parte 3
Michel infatti afferma di avere ripreso contatto con l’antico durevole valore della verità totale. Il ripetere il pensiero dell’essere è un’esperienza filosofica brillante ed originale, che non si può marcare in nessun sistema di conoscenza adottato dallo storicismo accademico. La riconsiderazione del passato e presente è presente anche in Nietzsche, dove infatti ne La nascita della tragedia viene avviato un metodo di indagine che trasferisce il tragico nel contemporaneo. Il Filosofo moderno ha dunque il compito di dover ripetere l’esperienza del passato, costruendo su base di esso un’idea di realtà adeguata. Il passato offre il patrimonio di immagini, e il presente desidera conoscere le sue origini; per questo il ripetere è la rielaborazione del passato, che si differenzia dalla rimembranza, quest’ultima un’analisi in cui si esaurisce stessa nel passato.
uomo come nella storia della civiltà, se si pone in atto l'idea fondativa della ripresa di ciò che in passato ha suscitato esperienze rinnovatrici. Marx, ahimè guarda con reminiscenza l’arte greca, e con la ripresa la storia poiché gli eventi significativi della civiltà possono ripresentarsi con eguale forza tragica nel futuro.
Esempi d’artisti che hanno sparso benzina su queste fiamme concettuali sono sicuramente Baudelaire e Adorno. Marx si pone in una posizione scientifica e creativa identica a quella fatta da Baudelaire, che ha cambiato la funzione della poesia. La progettualità teorico-rivoluzionaria impegna un impiego pratico-immaginativo analogo all’artist a d’avanguardia così che si può dire che Marx sia stato un artista della storia e Baudelaire un politico dell’arte.
Il punto di contatto tra ripresa e ripetizione sembra giungere magistralmente con le concezioni artistiche di Goethe (finalmente uno serio). Goethe rappresenta l’uomo universale, ricco dei contenuti più alti del suo tempo; l’arte di Goethe fonde soggetto con oggetto. Così come lui anche Socrate sembra sia depositario di un concetto moderno di umanità. Un'umanità etico-letteraria come essenza di arte, fatta oggetto di significati filosofici,letterari politici.
Anche Hegel rimane persuaso quando , nonostante la grecità non possa essere ripetuta , afferma che Socrate sia stato ripreso in modo affiancante da Goethe. Hegel pone così alla conciliazione di storia e arte :
- Storia come campo dell’esperienza umana della verità
- L’arte intesa come campo dell’esperienza ripresa dalla potenza immaginativa dell’artista totale
Goethe dunque unifica sotto lo stesso cielo la ripresa della storia e dell’arte.
Tornando a Marx, è comunque importante stabilire come la tormentata alternanza di valori dello storico, sia stata un fondamentale invito alla modernità a ripensare al rapporto storia-arte , tradizione -presente alla luce di una tensione rivoluzionaria.
CAPITOLO 5 : LA GRECITA’ NEL 900
Tra il 1904 e il 1905 Prezzolini pubblica sul Leonardo due articoli che hanno visto Dante come divinizzatore della grecità. Tutti, dopo l’intervento dantesco hanno considerato la Grecia come un’ideale. Serra , in seguito fornisce alcune considerazioni sulla rinascita in Italia della grecità nel 900.
La grecità ha perso il suo costume accademico , e s’identifica con un’idea globale di vita e cultura che piace ai contemporanei. Così i due sottolineano un rapporto speculare tra un passato che di sé riverbera il presente ,e di un presente che amalgama la sua immagine con quella del passato.
Secondo i due critici sono le aspirazioni e gli ideali dell’uomo contemporaneo che prevalgono su quella che fu la realtà storica e culturale dell’uomo greco. Dunque sorge il bisogno di sostenere che esista una Grecia Vera , che secondo Prezzolini non è comunque un elemento d’aiuto nel ricomporre l’unità del passato, in persi ma per la pronunda come cosa non certa della lingua , e questo si lega in modo importante alla cadenza timbrica e vocale confluente del discorso della poesia. Tutto è incerto.
Michelstaedter (eccolo qui di nuovo lo stronzo) si pone invece sulla grecità attraverso tre fasi culturali :
- Quando giunge a Firenze rimane affascinato dalle statue greche presenti negli Uffizi , esse possiedono l’archetipo e plasticità della forma universali. L’arte si esprime dunque attraverso la perfezione e l’esatta corrispondenza di contenuto e forma. SCULTURA PUNTO PIU’ ALTO DI ARTE