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MARTIN
In questo modo Charles Nodier distingue lo spazio generico del sublime, quello dell'infinito,
dallo spazio del perturbante, che è quello del silenzio e della solitudine, della costrizione in
un interno soffocante: lo spazio mentale entro cui temporalità e spazialità divengono eco, dove
"tutte le impressioni si prolungano senza fine, dove ogni minuto diventa un secolo".
Sepolto vivo
La condizione del "sepolto vivo" è un altro tropo del perturbante.
Freud osservò: "Alcuni vorrebbero attribuire la palma del perturbante all'idea di venir seppelliti in
uno stato di morte apparente".
Pompei
Pompei parve a molti scrittori incarnare al massimo grado le condizioni della unheimlichkeit:
- Le strade, le botteghe e le abitazioni trasmettevano immediatamente al viaggiatore una
sensazione di intimità e domesticità.
- Eppure le rovine non avevano nulla di accogliente. Dietro l'aspetto quotidiano, infatti, era
in agguato l'orrore: gli scheletri abbondavano.
Qui la storia pareva sospesa nella contrapposizione di questi resti spaventosi e dei loro dintorni
apparentemente rassicuranti.
Questo scontro drammatico tra heimlich e unheimlich fece di Pompei un luogo del perturbante,
sull'idea del passato che ritorna nel presente.
ES. I primi scavi di Pompei avevano rivelato un tipo di antichità in netto contrasto con la visione
sublime del passato; l'archeologia, rivelando ciò che avrebbe dovuto rimanere invisibile, aveva
confermato l'esistenza di un 'lato oscuro' del classicismo, traendo il mondo di una mitologia moderna
meticolosamente costruita nel tempo.
L'adeguatezza del perturbante
Il sublime, nell'estetica di Kant, nasceva da una sensazione di inadeguatezza di fronte a forze
superiori.
Ma non è il caso di Pompei:
In un rovesciamento apparentemente strano, le tombe di Pompei, la città dei morti, erano, a
differenza delle catacombe di Napoli e Roma, raramente oggetto di meditazioni necropolite.
Il visitatore sperimentava in questo cimitero "una vaga curiosità e un senso di gioiosa
pienezza del vivere". E tale piacere di fronte a una morte ritualizzata era in contrasto con il
terrore per la morte precoce degli abitanti.
La Paura Di Essere Sepolti Vivi
Freud si persuase che Schelling avesse avuto ragione nell'ascrivere la sensazione del perturbante
a "qualcosa di familiare e di nascosto che riemerge dopo essere stato rimosso".
In questo senso, Freud reinterpretò la definizione di Schelling nei termini di un ritorno del
rimosso, il perturbante come un tipo di angoscia morbosa derivante da qualcosa di rimosso
che ritorna.
E' qui che nasce il fenomeno dell'infestazione da parte di spiriti e fantasmi.
Vita ultrauterina:
"Alcuni vorrebbero attribuire la palma del perturbante all'idea di venire seppelliti in stato di morte
apparente. Sennonché la psicanalisi ci ha insegnato che questa fantasia terrificante non è che la
trasformazione di un'altra fantasia, che non aveva in origine nulla di spaventevole, ma che era anzi il
portato di una certa lascivia: mi riferisco alla fantasia della vita intrauterina."
Qui il desiderio di ritornare all'utero, trasposto in paura di essere sepolti vivi, sarebbe un esempio
di perturbante freudiano, inteso come "in realtà nulla di nuovo o alieno, ma come qualcosa di
familiare e stabilito da tempo nella mente, che è divenuto alieno a quest'ultima solo attraverso il
processo di rimozione.
D'altro canto, il desiderio impossibile di ritornare nell'utero costituirebbe un vero malessere causato
dalla lontananza da casa o dalla patria.
Nostalgia di casa
Consideriamo il frammento di Walter Peter Il fanciullo in casa.
Per Florian bambino, la casa era una dimora così sicura che nemmeno la nebbia e il fumo che
occasionalmente spiravano dal villaggio vicino avevano nulla di minaccioso. Ma questa casa
esisteva solo nel ricordo, a sua volta rievocato in un sogno.
A posteriori, osservando con distacco la propria crescita in quella casa, Florian finirà con l'attribuire
importanza a cose che avevano avuto scarso impatto su di lui da bambino.
La casa di Florian è poi infestata dagli spettri, dallo spettro del padre che rimane ogni notte
accanto al suo letto senza peraltro scomparire completamente la mattina.
L'abbandono della casa dell'infanzia da parte di Florian non fa che confermare il suo presagio di
morte, morte del bambino, naturalmente, ma anche della sicurezza e della quiete domestica.
In ultima istanza. Per Peter la nostalgia domestica della memoria non era che lo localizzazione
privata di una profonda nostalgia causata dal trascorrere della storia, vista come
irriconciliabilmente separata dal presente e totalmente inadeguata.
Nostalgia
Fu nel tentativo di liberare la cultura da questo "senso del passato" che gli architetti modernisti
cercarono di eliminare le sue tracce dalla propria architettura:
Liberando le case dal peso della tradizione, la memoria si sarebbe liberata per vivere nel presente.
Inevitabilmente, però, questa pulizia produsse altri fantasmi:
Una volta ridotta al suo scheletro ossuto, la casa diventa essa stessa oggetto di ricordo - non di un
individuo particolare che rammenta una dimora in cui ha vissuto, ma di una collettività che
rammenta uno spazio mai esperito.
ES. Nel 1947, all'indomani della guerra, il filosofo Gastone Bachelard scriveva: "Non sogno a Parigi,
in questo cubo geometrico, in questa cella di cemento. Quando sogno bene vado più lontano, in una
casa in Champagne, o in una delle poche case in cui sono distillati i misteri della felicità".
Il Discorso Antimoderno
Siamo nel dopoguerra, ed è giusto vedere questa posizione nel contesto del discorso antimoderno
che fin dai primi anni trenta criticava il "progresso" e i suoi presunti benefici, la sua inabitabilità.
ES. Adorno scrisse nel 1944, "abitare, nel senso vero del termine, è oggi impossibile".
Tutti insistevano sul fatto che la casa era ormai solo un oggetto, una house e non più una home.
Reazione Postmoderna. I Risultati
Il conseguente tentativo di ricostruire la casa (home), in base alle specifiche contromoderniste e
nostalgiche, con cantina, soffitta e caminetto, è però stata oggetto di una critica immancabile nelle
operazioni nostalgiche: l'immagine trionfa sulla sostanza.
Preso dall'ambizione di recuperare il passato, il postmodernismo ha solo sostituito i segni della sua
assenza e forse, così facendo, ha creato una casa invasa da spettri più reali di quelli che investano
le abitazioni moderniste.
Infatti, la nostalgia di una dimora fissa finisce inevitabilmente per cadere nel paradosso di
qualunque nostalgia:
l'oggetto del desiderio, "non è né qui né li, né presente né assente, né ora né poi", per dirla
con le parole del filosofo Vladimir Jankélévic, intrappolato nell'irreversibilità del tempo e,
dunque, fondamentalmente instabile.
CORPI
In questa seconda parte si esaminano i rapporti che legano edifici e corpi, quei
(strutture e siti)
rapporti che in anni recenti hanno caratterizzato il tentativo di destabilizzazione dell'architettura
tradizionale .
(facendo riferimento alle teorie critiche dello straniamento)
Qui il perturbante è specifico: si incarna in forme architettoniche che tentano di esprimere il
rapporto precario tra dimora psicologica e dimora fisica.
L'architettura smembrata
Tutto ci induce a credere che l'idea del monumento architettonico della tradizione classica come
rappresentazione astratta del corpo umano sia stata abbandonata con la nascita di un'architettura
asservita alla tecnologia .
(ad eccezione del vano tentativo compiuto da Le Corbusier)
Ma è invece interessante notare la presenza di un recente ritorno all'analogia corporea a opera di
architetti anche molto diversi tra loro.
Un corpo però radicalmente diverso da quello della tradizione umanistica:
- A pezzi, frammentario;
- A volte deliberatamente smembrato e mutilato fino a essere irriconoscibile;
- Disarmonico, se armonica è l'estetica classica.
Insomma, a una prima indagine, questo sezionamento del corpo architettonico potrebbe sembrare
null'altro che un ovvio rovesciamento della tradizione.
Cmq, la storia dell'analogia corporea in architettura, da Vitruvio fino a oggi, si potrebbe certo
descrivere come il progressivo allontanamento del corpo dall'edificio, la "perdita" del corpo
come fondamento autorevole dell'architettura:
1) Il copro, con il suo equilibrio nelle proporzioni e la sua eleganza, fu il mito di fondazione
del costruire;
2) A partire dal XVIII secolo, emerse tuttavia una più estesa forma di proiezione del corpo in
architettura, inizialmente definita dall'estetica del sublime.
Qui l'edificio non rappresentava più semplicemente una parte del corpo o il corpo intero, ma
era piuttosto visto come una rappresentazione dei vari stati corporei, fisici e mentali.
Ed è a intorno a questa nuova forma che vanno inseriti i modernisti: gli sforzi cubisti
e post-cubisti di smembrare il corpo allo scopo di perfezionare un modello
espressivo di movimento erano rivolti non tanto all'eliminazione del corpo stesso,
quanto alla sua riformulazione in termini moderni.
3) Una terza e ultima estensione del corpo fuori di sé: che rifiuta qualsiasi attribuzione
diretta tra corpo ed edificio.
ES. I progetti di Coop Himmelblau sembrano andare ben oltre l'identificazione con specifiche
parti del corpo o con corpi interi - sembrano, piuttosto, macchine per creare un'intera gamma
di reazioni psicologiche basate sulla facoltà di proiettare sugli oggetti stati d'animo e
sensazioni fisiche.
Senso Di Smarrimento
Ora, tra Ottocento e il finire del Novecento, accanto all'ampliamento delle metafore fisiche da
corporee a psicologiche emerse un marcato senso di smarrimento:
La percezione di "perdita" di unità fisica del corpo che cominciò con il sublime romantico,
sotto l'influsso di Kant e dei romantici tedeschi: Il corpo divenne più un oggetto della
nostalgia che un modello di armonia.
ES. Frankenstein di Mary Shelley.
ES. In termini psicanalitici, Jacques Lacan, nel suo saggio di fine anni trenta Lo stadio dello
specchio, propose il modello di un corpo allo stadio precedente a quello dello specchio, un
"corpo disgiunto".
Lo specchio "fabbrica" i fantasmi smembrati del corpo prenarcisista trasformandoli in
ciò che Lacan chiama "una forma ortopedica della sua totalità". Il corpo disgiunto
viene rimosso nell'inconscio, dove riemerge regolarmente nei sogni.
ES. La nozione strutturalista di