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Marlowe, il detective di Raymond Chandler, figura di deluso e di sconfitto, idealista ma senza

motivazioni e ideologie, o negli scritti di P.D. James, la giallista britannica che riferisce i suoi

popolarissimi romanzi di genere a modelli elisabettiani e giacobini.

The Big Sleep di Chandler, è ispirato ad Hamlet per molti aspetti, in particolare per le sue associazioni

con la morte delle figure femminili, che come nel dramma di Shakespeare hanno un ruolo marginale e

cruciale allo stesso tempo. Non a caso la continuazione che ne è stata fatta da Robert Parker,

Perchance to Dream (1991), riprende il filo della meditazione amletica sulla morte, sullo sfondo

dell'odierna California del sud. Il protagonista abituale dei molti altri romanzi di Parker, il detective

Spencer, si richiama ad Hamlet. The Skull beneath the skin di P.D. James, è intessuto di citazioni

6 Lo spettacolo triste si sostituisce al tragico, diventa dramma del destino, dominato dai sogni, le apparizioni degli

spiriti, i terrori della fine: “il dramma barocco non conosce eroi, soltanto costellazioni... Le ore del giorno, quali

sono richieste da ogni azione tragica, si contrappongono all’ora degli spiriti nel dramma”. Con la citazione delle

parole di Hamlet nella scena seconda dell’atto terzo, Benjamin dirige le sue riflessioni, partite da Calderon e dal

dramma barocco tedesco, su Hamlet in particolare. La morte del suo eroe ancora una volta è il riaffermarsi del

mondo delle cose, degli accessori fatali che trionfa nel dramma barocco.

7 In Hamlet Revengel (1937) di Michael Innes, in cui il dramma di Shakespeare è implicato nel delitto e la

psicoanalisi non è lontana. Le trasgressioni di genere sono fin troppo ovvie in Hamlet: l’eroe è a un tempo

detective, vittima e giustiziere; la scena madre, in cui confluiscono tutti i personaggi per il confronto finale, porta

a una punizione-purgazione che travolge e coinvolge colpevoli e innocenti.

riferite ad Hamlet. Più tardi Angela Carter ambienterà il suo ultimo romanzo Wise Children (1991) in

mondi shakespeariani tra 8 e 900, tra teatro e music hall, tra vecchio e nuovo mondo e riprenderà

Hamlet nella storia di 'un padre assente, ipotetico, conteso'.

Nonostante quanto si è detto sul poliziesco, il genere cui più ovviamente Hamlet si richiama è quello

di vendetta, che risale ai tempi antichissimi e che aveva avuto una particolare fioritura nel dramma

elisabettiano. La vendetta è la coscienza stessa di Hamlet ed egli vi fa riferimento più volte, una

vendetta generale che lo indispettisce e quasi lo trascende, per l’assassinio del padre, la seduzione

della madre, l’usurpazione del trono e del potere, la corruzione della corte, la debolezza femminile, il

dissesto del mondo. I suoi riferimenti sono al negativo e parlano della sua resistenza: alla vendetta, alla

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legge impostagli dal padre egli si ribellerà fino alla fine .

La storia di vendetta è racconto in senso archetipale, poichè è basata sul ritardo, sull’indugio e il

rinvio. Nel western, che del genere di vendetta è la versione contemporanea più ovvia, l’indugio è la

storia e il rallentamento spesso ne diventa la chiave stilistica, così come in Hamlet il differimento è

economia dell’intreccio e suo ritmo. Il finale del dramma, invece di porre fine alla lunga catena di

rimandi, ne offre un altro e un altro ancora: la fine del racconto coincide con l’inizio di un altro

racconto: Horatio racconterà e allora forse si saprà la vera storia di Hamlet. Un motivo ricorrente del

dramma è l’interruzione di un racconto iniziato e mai finito. Sin dall’inizio esso ci viene proposto

quando dapprima le sentinelle e poi Horatio iniziano a raccontare del fantasma, e il racconto è sempre

interrotto dalla sua apparizione. Hamlet è l’intervallo tra una storia che è avvenuta prima e una storia

che forse assumerà senso e segno dopo, in un racconto che è fuori dell’opera. L’indugio della vendetta

e quello del racconto portano al compimento; in questo caso il differimento, la differenza, sono il

finale/fine del racconto. La scrittura è il rinvio della scrittura. Le riscritture di Hamlet da parte di

critici, filosofi e poeti sono infinite. Hamlet è l’origine, in quanto inconoscibile, in quanto ombelico

del sogno, il punto di contatto con l’interno, con l’ignoto; il dramma segna un momento preconscio

9

che si può avvicinare solo attraverso un’incessante coazione a ripetere .

L’altro e il medesimo: il lutto di Hamlet

Hamlet può anche essere letto come storia di spettri, di spiriti, simili a quelle che una volta si

raccontavano ai bambini. Il meccanismo piuttosto elementare è ancora quello di portare alla luce il

nascosto, il sottostante (l’altro, il doppio, il represso): il movimento è dall’interno all’esterno,

dall’intimo familiare allo strano e meraviglioso, dal sè al diverso, dal profondo alla superficie: “...il

perturbante è quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è

familiare”. Il lutto di Hamlet è un nascosto che non può venire alla luce, come egli stesso dice alla

8 Garber osserva che Hamlet è nell’impossibilità di vendicarsi poichè il comando del Ghost appartiene a uno Ur-

Hamlet e non allo Hamlet che ha al suo centro il soggetto moderno: “Between Hamlet and the Ghost, there is not

only a conflict of generation but also a conflict of genres”.

9 Freud discute il sogno di Imma, l'isterica che resiste al suo trattamento e che egli associa ad altre due donne

ribelli.

madre: “J have that within which passes show”. 'Within' e 'show': una polarità fondamentale per

Hamlet, tra le apparenze e la sua interiorità infettata di fantasmi. Hamlet appare sin dall’inizio come

attore della scena de lutto, avvolto nei drappi e i costumi del dolore: il mantello d’inchiostro, l’abito

rituale, i fondi sospiri e le parole forzate, le lacrime copiose, il viso smorto, le forme, i modi, le fogge

del dolore e purtuttavia lui ha dentro quell’eccesso che non trova espressione. Buci-Glucksmann parla

di eccesso di silenzio e sottolinea il contrasto tra la pompa e il nulla. Il filo della depressone si dipana

in tutto il primo atto da “And J am sick at hearth” e “I do not set my life at a pin’s fee” fino al

definitivo: “The time is out of joint, O cursed spite,/ That ever J was born to set it right!”, dove il

disprezzo ha una duplice valenza attiva e passiva. Il pensiero di Hamlet è l’elemento che tinge tutto di

nero, che fa della Danimarca la peggiore delle prigioni; esso è ossessionato da cattivi sogni che non

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sono altro che ombre .

Tutte le sue parole e atti, dal momento in cui è apparso il fantasma, pongono l’enfasi sul segreto, sul

nascosto e sul terrore che ciò che stava al fondo possa venire in superficie. Il nascosto non è solo colpa

e peccato, desiderio sepolto dell’inconscio, ma è anche ciò che è dietro la faccia del politicante, del

proprietario terriero e del cortigiano, delle capriole e dei lazzi di Yorick, è il 'teschio sotto la pelle'.

Freud in Al di là del principio del piacere parla di una tendenza regressiva a ripristinare uno stato

precedente, a restaurare le forme originarie dell’esistenza, il ritorno alla materia inorganica, inanimata.

Hamlet è ossessionato da quel 'paese inesplorato' dove forse si continuerà a sognare, da quel ritorno

all’origine che non a caso viene spesso riferito a un assetto del mondo reso obsoleto dalle scoperte

scientifiche e geografiche. Hamlet collega questo mistero alla donna, a sua madre, alla parte segreta

del femminile. Il trucco femminile, contro cui Hamlet aveva già scagliato il suo anatema nella

nunnery scene, diventa metafora della doppiezza di Gertrude e di Ophelia, il cuore del nascosto e del

mistero, il vero segreto che è oggetto dello sguardo malinconico, nel caso di Hamlet il centro del suo

sospetto. Più esplicitamente Claudius aveva avvicinato la sua colpa, il suo 'nascosto' alla guancia della

puttana.

Patricia Parker riferisce questo movimento tra chiuso e aperto al femminile, sottolineando i continui

riferimenti nel dramma a quelle che nei trattati anatomici dell’epoca venivano definite 'le parti private

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della donna', 'too obscene to look upon' . La perdita della madre, pur essendo una necessità biologica

e psichica, è alla base della depressione, della malattia, del dolore. Freud vede dappertutto il lutto

impossibile dell’oggetto materno; Kristeva osserva che la malinconia maschera l’aggressività contro

l’oggetto perduto e inottenibile attraverso l’ambivalenza ne confronti di esso. Il cammino della

10 L’ombra ha certo il potere di farci abbandonare tute le prede, per il solo fatto che è ombra e che suscita in noi

un’attesa senza nome. La fascinazione ci persuade a liberarci di tutto, persino del pensiero della nostra vita, pur

di appartenerle... Hamlet appare continuamente assorbito nei suoi pensieri, o nel dialogo con se stesso, o assorto

nella lettura di un libro come durante il suo discorso con Polonio. Secondo Joyce, egli legge il libro di se stesso.

Come sostiene Foucault per Don Chisciotte, “tutto il suo essere non è che linguaggio, testo, foglietti scritti, storia

già trascritta”.

11 L’autrice sottolinea che il linguaggio del chiuso e del segreto di una materia nascosta che può essere dilatata,

aperta e mostrata, indica la genitalità femminile in contrasto a quella maschile esteriorizzata.

malinconia procede verso il masochismo e l’ossessione narcisistica, la svalorizzazione del sé/altro (II,

2, 220).

Il suicidio prende il posto della pulsione matricida: il legame tra Yorick e Gertrude, le immagini di

corruzione e marciume associate da Hamlet a Ophelia, l’assunzione frenetica e totale del lutto al

momento della sua morte. E’ questo il momento in cui egli, con il lutto, accetta il suo nome: “This is

I,/ Hamlet the Dane” (III; 1, 251-2). E’ questo il momento in cui si gioca il vero duello con Laerte, in

cui Hamlet salta nella tomba, si appropria della sua morte. Ripetutamente l’oggetto materno viene

accostato alla 'materia': dapprima nel discorso con Rosencrantz e Guildenstern e di nuovo nel

momento in cui entra nel suo 'closet': “Now, mother, what's the matter?” (II, 4, 8).

Il suo viaggio verso quel luogo chiuso, che è emblema del femminile, continua con la rivisitazione

delle colpe dei padri, il re Hamlet nel pieno dei suoi peccati e Claudius nel piacere incestuoso del suo

le

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
11 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-LIN/10 Letteratura inglese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Jasminef di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura inglese e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Ciocca Rossella.