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BBC.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale, gli strumenti e le indagini messi a punto dal Listener
Research inglese divennero della massima importanza e messi al servizio della propaganda,
anche le ricerche sugli ascoltatori esteri del BBC world service inaugurarono nel 1932.
Aumentava la necessità di avere dati sugli ascolti per indirizzare meglio la propaganda. Il vero
boom della ricerca sul pubblico estero arrivò con la guerra fredda.
Negli anni sessanta un’altra minaccia al monopolio arrivò dalle radio pirata in particolare da Radio
Caroline nata nel 1964. Nello stesso anno la BBC mise a punto una squadra di ricerca per
investigare questo fenomeno, la ricerca dimostra come stava nascendo una nuova generazione
con queste radio.
Una volta proibite le radio pirata con il Marine Broadcasting Offences Act del 1967 le radio
commerciali in Gran Bretagna tornarono a trasmettere legalmente solo dal 1973 e solo localmente.
L’Airc cominciò a finanziare e produrre ricerche sul pubblico in contrasto con quelle della BBC.
La radiofonia commerciale su base nazionale venne legalmente introdotta in Inghilterra nel 1992.
Furono tre le stazioni che beneficiarono di una licenza nazionale: Classic FM, Talk Radio, Virgin
Radio.
I due diversi modelli di ricerca sul pubblico trovarono un compromesso, confluendo in un unico
metodo. Diedero vita a una nuova società, la Radio Joint Audience Research Ltd RAJAR, la cui
proprietà è tutt’ora condivisa dalla BBC e RadioCentre. Negli ultimi dieci anni, è stato messo in
dubbio il metodo dei diari.
In Italia le prime indagini sul pubblico vennero indette da riviste specializzate, tutte usarono il
metodo del referendum, fornendo indicazioni che non avevano valenza scientifica.
I primi furono fatti da Radiorario nel 1927 e poi da Radiocorriere nel 1930 con pochi partecipanti.
Nel 1936 l’EIAR fece un referendum che non venne mai diffusi. Nel 1939 venne fatto un grande
referendum.
In Italia la radio si era diffusa ma con i suoi limiti, la guerra si stava avvicinando e la radio era un
buon mezzo di propaganda, l’ascolto delle radio clandestine si moltiplicava. L’Eiar decise di
mettere in campo una ricerca quantitativa e qualitativa che teneva conto di abitudini di ascolto e
composizione sociale.
Il referendum radiofonico EAIR aveva ovvi fini propagandistici. I suoi risultati furono utili al regime,
l’indagine voleva capire le preferenze degli abbonati ed era opportunamente collegato ad un
concorso a premi. Il referendum del 1939 fu il più grande sondaggio di opinione dell’epoca con
900mila partecipanti.
Emergeva un pubblico massificato, desideroso di svago, la radio era diffusa soprattutto al Nord e
tra i ceti superiori.
Con la fine della II guerra mondiale e il crollo del fascismo, finisce l’epoca dei referendum di
regime. La Rai nata nel 1944, istituisce nel 1945 un suo ufficio, Servizio opinioni che sino al 1952
promuove ricerche basate su questionari distribuiti attraverso riviste specializzate, analisi delle
lettere ricevute, interviste con gruppi di ascolto.
Dal 1952 inizia la collaborazione con l’istituto di ricerca Doxa e si applicano i primi metodi di
campionamento rappresentativo dell’ascolto.
La RAI rimarrà fino agli anni 70 committente quasi esclusiva della ricerca sul pubblico. Lo
strumento principale rimane il Barometro di ascolto.
Il servizio della Rai rimase attivo fino agli anni 80, quando nel 1988 sarà sostituita da Audiradio per
la ricerca quantitativa e dal servizio di Verifica qualitativa dei programmi trasmessi poi diventato
Marketing strategico. Audiradio ha chiuso nel 2010 e nel 2012 sono stati pubblicati nuovi dati dalla
GFK Eurisko.
Da quando è stata istituita Audiradio l’ascolto è stato sempre in crescita, ovviamente si concentra
nel prime time radio che è fra le 7/9 del mattino con un picco massimo. Le fasce pregiate sono
quelle del Drive Time in cui le persone si spostano. In Italia la percentuale maggiore ascolta la
radio fuori casa, soprattutto in auto. Le donne sono più fedeli a una sola emittente, i giovani
tendono allo zapping. La fedeltà media è molto alta, la radio è un amico di compagnia. Ogni fascia
d’età ha orari prediletti, i giovani dalle 8/11 e dalle 14/17, gli adulti dalle 6/9. L’ascolto inoltre è
molto separato tra pubblico e commerciale. Le radio private sono in crescita.
L’idea di pubblico nata nel 900 è oggi in declino, tra il 2006 e il 2010 gli investimenti pubblicitari nel
settore radiofonico sono scesi del 6%, sicuramente colpevole è stata anche la crisi ma soprattutto
la nuova idea di pubblico venutasi a creare dopo internet. I nuovi modi di fruire i contenuti hanno
distrutto il vecchio pubblico. Negli Stati Uniti alcune tv via cavo hanno iniziato ad usare come
moneta di scambio con gli investitori i dati relativi al coinvolgimento del pubblico invece di quelli
tradizionali sull’esposizione.
Mashable il noto sito di news online genera ogni settimana una classifica con gli show che
generano un sentiment positivo sui social media.
Inizia ad avere valore sempre più la qualità del pubblico, la capacità dei singoli di esprimere i propri
gusti mediali e di esercitare la propria influenza sugli altri. Nuovi strumenti come la Sentiment
Analysis Online sono fondamentali.
1920/1945 La radio è un medium nuovo, usato per la propaganda politica o a fini pedagogici. Non
c’è contributo da parte del pubblico, l’unico modello esistente è il broadcasting, il pubblico è
invisibile. L’invenzione dei focus group e delle prime rilevazioni via telefono rende misurabili le
abitudini di ascolto ma non il coinvolgimento.
1945/1994 questa fase vede la comparsa del transitor, l’introduzione del telefono per le pratiche
produttive della radio, lo sviluppo delle radio pirata e libere. Nascono le telefonate con il pubblico,
le radio pubbliche europee solo dopo introducono il formato talk radio microfono aperto, il pubblico
inizia a essere parte della produzione, le opinioni e le esperienze non sono ancora misurabili.
1994/2004 questa fase è caratterizzata dalle novità tecnologiche, la telefonia mobile, sms, web,
streaming audio, email, blog e podcasting hanno rivoluzionato il mondo dei media. La telefonia ha
aiutato il pubblico ad essere partecipe, questo si è evoluto e consolidato.
Esemplare il programma Caterpillar della rai che si è trasformato nel tempo stabilendo una forte
relazione con l’ascoltatore (per questo si parla di prosumer).
2004/oggi i social network si sono integrati alla radio, soprattutto Facebook e Twitter, la cultura è
cambiata e c’è un nuovo pubblico. Un pubblico reticolare, la cui esperienza è mediata dalle
tecnologie, secondo Danah Boyd condividono quattro principi che li rendono diversi dai precedenti
pubblici:
- persistenza, nei social, nei blog, le espressioni persistono, sono conservate e i feedback sono
pubblici e accessibili da tutti
- replicabilità, i contenuti messi in rete sono replicabili sempre e viaggiano velocemente nelle reti.
- scalabilità, la possibilità per ogni nodo (ascoltatore) di raggiungere un’alta visibilità.
- capacità di essere sottoposti a ricerca, i contenuti possono essere indicizzati nei motori di ricerca
e facilmente rintracciabili.
Ecco dunque che il pubblico è cresciuto e cambiato, rispondendo alle logiche dell’economia della
reputazione, che viene misurata attraverso strumenti di sentiment analysis.
Ci avviamo verso una nuova fase, con una sovrapposizione di pubblici. La quarta fase è la
Networked Publics. La storia del pubblico è iniziata con i media elettrici, è mutata fino al pubblico
reticolare. Il valore del pubblico non è proprio riconvertibile in capitale economico ma la crisi del
modello tradizionale di vendita degli spazi pubblicitari in base agli ascolti spingerà il mercato
radiofonico verso un aumento degli strumenti di rilevamento del valore.
PARTE SECONDA: LE FORME DELLA RADIO – PUBBLICA, PRIVATA, COMUNITARIA,
UNIVERSITARIA
Capitolo 3 – La radio di servizio pubblico
Per emittenti di servizio pubblico, intendiamo aziende radiofoniche istituzionalmente separate dal
diretto controllo del governo, sebbene dipendano da esso per la maggior parte del suo
sostentamento. Il servizio pubblico si basa solitamente su fondi statali e una tassa sugli apparecchi
televisivi, il canone.
Hallin e Mancini hanno comparato i media nei paesi occidentali e hanno visto tre macrogategorie
di servizio pubblico:
- modello liberale, esempio Gran Bretagna dove il servizio pubblico è indipendente dalla politica
del governo
- modello pluralista polarizzato, tipico dei paesi mediterranei dove c’è un alto livello di
politicizzazione con interventi dello Stato e clientelismi
- modello democratico – corporativo, dei paesi scandinavi, Olanda, Austria, Svizzera, Germania
legato a gruppi sociali e organizzazioni e indipendente dalla politica.
Tryne Syvertsen sostiene che le definizioni di servizio pubblico siano divisibili in tre grandi
categorie:
- la prima risale agli albori del mezzo ai monopoli, dove il servizio pubblico era inteso come di
pubblica utilità, che lo stato erogava ai cittadini (come i trasporti), in questo periodo i termini di
valutazione economica sono la qualità del segnale e l’efficienza delle trasmissioni.
- la seconda ruota attorno il concetto di sfera pubblica e bene comune, il servizio pubblico si fa
carico della gestione di un bene pubblico, per metterlo al servizio della nazione, fornisce ai cittadini
informazioni per un diritto civile e cerca di includere tutti.
- la terza ruota attorno l’equazione tra pubblico e audience, operazione che implica l’assimilazione
del pubblico al consumo di contenuti mediali. In questo ecosistema il servizio pubblico è al servizio
del consumatore. Il suo obiettivo nuovo è soddisfare l’interesse del singolo piuttosto che della
comunità.
Questo paradigma si è fatto strada a partire dagli anni 80 quando la radio ha iniziato a confrontarsi
con la competizione dei privati e la fuga di ascolti. Nonostante tutto, Bardoel mette in evidenza
come a diverse latitudini e in diverse culture ormai gli obiettivi del servizio pubblico siano simili:
universalità degli ascolti, programmazione pluralista e innovativa, attenzione per la cultura e
l’identità linguistica, responsabilità verso la società e il pubblico.
In Italia la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo è la RAI
Radiotelevisione italiana S.p.A è la società concessionaria in esclusiva del Servizio Pubblico
radiotelevisivo, la Rai è una società per azioni, il Ministero dell’economia e delle Finanze possiede
il 99,56% e la SIAE 0.44%.
La Ra