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LA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA
I tassi di natalità e di mortalità variano nello spazio e nel tempo. Per spiegare questa differenza è stata
elaborata la teoria della transizione demografica. N 22 F
Secondo questa teoria esistono un regime demografico antico e uno moderno, separati da una doppia fase
di transizione.
Il regime demografico antico è caratterizzato da elevati tassi di nascita compensati da elevati tassi di
mortalità (società preindustriale e oggi nei paesi più poveri).
Nella prima fase di transizione si riduce il tasso di mortalità (grazie alle migliori condizioni di vita e migliori
cure mediche) ma resta alto il tasso di natalità.
Nella seconda fase di transizione si riduce il tasso di natalità come conseguenze dei cambiamenti sociali
(maggior costo per l’educazione dei figli).
Nel regime demografico moderno il tasso di natalità si riduce ancora fino ad essere uguale al tasso di
mortalità.
2) La distribuzione della popolazione mondiale
La distribuzione dell’umanità sulla superficie terrestre non è omogenea.
Ci sono parti della terra completamente disabitate che prendono il nome di anecumene mentre altre parti
della superficie terrestre che sono stabilmente abitate prendono il nome di ecumene, che presenta una
densità molto variabile.
Il continente più densamente popolato è l’Asia, seguito dall’Europa. I continenti densamente meno
popolati sono l’Oceania e l’America Meridionale.
Ci sono due tipi di grandi concentrazione umana, quelle che derivano da economia agricola (Asia, Messico)
e quelli che derivano dallo sviluppo industriale moderno (Inghilterra, Francia, Germania, Stati Uniti, Italia
ecc.).
3) Le migrazioni
La popolazione di un territorio varia anche a causa dei movimenti migratori.
I motivi principali che determinano la migrazione sono tre.
Il primo è la transizione migratoria, cioè grandi flussi migratori che partono dai paesi più poveri, che si
trovano ancora nella prima fase di transizione demografica (cioè una fase dov’è presente un forte tasso di
crescita), verso i paesi più ricchi che si trovano ormai in un regime demografico moderno (cioè con un tasso
di crescita debole).
Il secondo motivo è la forte differenza del reddito e della qualità della vita tra i diversi paesi, che spinge la
popolazione dei paesi più poveri nei luoghi dove sperano di trovare una vita migliore.
Infine, grazie alla mondializzazione dei trasporti e delle comunicazioni si può conoscere la qualità
(situazione) della vita e l’economia di tutti i paesi del mondo e, quindi, si può scegliere dove andare
(dirigersi). N 23 F
Ci sono poi fattori di carattere politico come l’apertura delle frontiere interne tra organismi internazionali,
come l’Unione Europea.
L’Europa, dopo essere stata per secoli un punto di emigrazione, adesso è diventata uno dei principali centri
di immigrazione.
Tra le categorie di immigrati, abbiamo gli immigranti per lavoro, i rifugiati politici, i profughi ambientali,
ricercatori, scienziati ecc.
La migrazione internazionale per lavoro è per i paesi in via di sviluppo una soluzione contro la
disoccupazione interna.
Per i paesi industrializzati, gli immigrati rappresentano una manodopera poco costosa, che si adatta a
lavori spiacevoli e faticosi.
Tuttavia, il numero di immigrati è sempre superiore al numero che i paesi sono disposti ad ospitare. Per
questo motivo, negli Stati Uniti è in corso un dibattito per la riforma della legge sull’immigrazione.
4) La popolazione come forza produttiva
La popolazione di un paesi può essere considerata come una risorsa economica fondamentale che viene
chiamata capitale umano.
Si definisce popolazione attiva l’insieme di persone in età lavorativa.
La percentuale di popolazione attiva varia di paese in paese. Infatti, è più bassa nei paesi dove è presente
una percentuale elevata di bambini (sud del mondo) oppure è presente una percentuale elevata di
pensionati (paesi più ricchi).
Bisogna tenere conto che i dati sul lavoro possono essere falsati in quanto non vengono considerati il
lavoro in nero, il lavoro sommerso (cioè quel lavoro che non viene dichiarato per evadere il fisco) ed il
lavoro dei bambini (molto diffuso nel sud del mondo).
La disoccupazione è un fenomeno molto diffuso, anche nei paesi industrializzati. Una persona è
disoccupata se, pur essendo in età lavorativa, non ha lavoro.
Nei paesi poveri non si conosce il vero tasso di disoccupazione. Spesso, però, si ricorre a stime dove risulta
che il tasso di disoccupazione delle donne è superiore a quello degli uomini. N 24 F
5) Caratteristiche sociali della popolazione
La sanità è l’istruzione sono due caratteristiche molto importanti della popolazione, sia dal punto di vista
sociale che dal punto di vista produttivo (come produttività del capitale umano).
Per quanto riguarda la sanità, esistono ancora oggi forti differenze tra paesi ricchi e paesi poveri. Tuttavia, i
paesi poveri negli ultimi anni stanno lentamente migliorando le proprie condizioni.
Per quanto riguarda l’istruzione, bisogna dire che una società istruita è una società più ricca. Per questo
motivo, tutti gli Stati offrono un livello di istruzione di base attraverso la scuola pubblica.
Tuttavia, in molti paesi del sud, per mancanza di mezzi, ci sono poche scuole e non sono accessibili a tutti.
per questo motivo l’analfabetismo, ancora oggi, non è del tutto scomparso.
6 e 7
CAPITOLO 5: GLI SPAZI AGRICOLI
1) L’attività agricola
L’agricoltura comprende le coltivazioni agricole, l’allevamento, l’economia forestale e la pesca, cioè tutte
attività umane strettamente collegate ai processi naturali.
Bisogna considerare che l’intervento umano può modificare parzialmente l’ambiente naturale. Per questo
motivo, per quanto riguarda le relazioni tra le attività agricole e l’ambiente naturale, non bisogna parlare di
cause naturali ma di condizioni ambientali.
Oggi, come in passato, l’agricoltura è un’attività di primaria importanza in quanto produce alimenti
indispensabili per la sopravvivenza degli uomini.
Tuttavia, la distribuzione delle coltivazioni nel mondo è molto irregolare. Negli ultimi decenni, inoltre, lo
spazio coltivato si è ridotto a causa dell’aumento della popolazione globale, della desertificazione di alcune
aree e dalla costruzione di opere umane (città, edifici, strade ecc.).
Tuttavia, negli ultimi decenni, la produzione di quasi tutti i beni agricoli è aumentata ed è sufficiente per
l’intera popolazione globale.
Sono, però, presenti delle contraddizioni. Infatti, vediamo che negli ultimi anni una parte dei terreni
agricoli non viene più utilizzata per scopi alimentari ma viene utilizzata per produrre biocarburanti come
l’etanolo. Questi, a differenza di altri carburanti come il petrolio, non inquinano l’ambiente.
In conclusione, possiamo dire che generalmente l’agricoltura è l’attività economica più diffusa nel mondo.
Tuttavia, sono presenti delle contraddizioni.
Infatti, nei paesi del sud del mondo, l’80% della popolazione è occupata nell’attività agricola ma c’è scarsità
di cibo mentre nei paesi del nord solo il 2/3 % della popolazione è occupata nell’attività agricola ma
riescono a coprire il fabbisogno alimentare e ad attivare esportazioni. N 25 F
2) Le condizioni ecologico-ambientali
L’ambiente influenza l’agricoltura ma il progresso tecnologico permette all’uomo di controllare e
trasformare le condizioni naturali.
Ad esempio, grazie a fertilizzanti può essere modificata la composizione dei suoli, grazie ai sistemi artificiali
di irrigazione possono essere resi fertili aree desertiche, una regione paludosa può essere bonificata ecc.
L’agricoltura viene influenzata da alcuni fattori ambientali che sono il clima e le acque, il rilievo ed il suolo
agrario. Nel nord del mondo, questi fattori vengono migliorati grazie al progresso tecnologico mentre nel
sud del mondo, a causa di mancanza di capitali, non vengono introdotte tecnologie e questi fattori sono più
importanti.
1. Il clima è molto importante per l’agricoltura in quanto i vegetali, per svilupparsi, crescere e
fruttificare hanno bisogno di calore e acqua. Ad esempio, nelle zone tropicali c’è abbondanza di
acqua, ma le piogge si concentrano in due periodi dell’anno oppure le regioni desertiche sono
caratterizzate da molta siccità e servirebbero sistemi artificiali di irrigazione molto complessi. Per
questo motivo, queste zone non sono adatte all’agricoltura;
2. Il suolo è il substrato fertile su cui si coltiva ed è formato da sostanze minerali e organiche. Le
sostanze minerali derivano dalle rocce che sono esposte alla pioggia, al freddo e al vento. Le
sostante organiche, invece, derivano dagli esseri viventi, animali e vegetali (e i micro organismi
presenti nel terreno come insetti).
3. Il rilievo condiziona l’agricoltura per l’altitudine e la pendenza. L’altitudine influisce il clima in
quanto più è l’altitudine, minore sarà la temperatura e maggiori saranno i venti e le precipitazioni.
Per quanto riguarda le forme del rilievo, sono favorevoli all’agricoltura le zone pianeggianti,
collinari e di bassa montagna con pendici non molto ripide.
Mettendo in relazione il clima con i vari tipi di terreno otteniamo le regioni agricole naturali. Distinguiamo:
1. Le regioni equatoriali, caratterizzate da un clima caldo e umido, possiedono una fitta vegetazione
forestale che viene utilizzata in parte per il legname. Le foreste tendono ad essere sostituite
dall’agricoltura commerciale e speculativa specializzata in caucciù e cacao. In altre zone, invece, si
pratica un’agricoltura di sussistenza;
2. Le regioni della savana sono caratterizzate da temperature elevate e da stagioni con
precipitazioni (stagioni calde e stagioni piovose). È presente un’economia pastorale, alle volte
anche nomade. L’attività agricola non è molto redditizia. In alcune aree della savana si è sviluppata
la monocultura commerciale dove vengono prodotti caffè, canna da zucchero, cotone ecc;
3. Le regioni desertiche, a causa dei suoi suoli aridi, si è sviluppato l’allevamento nomade. Le oasi
sono le uniche zone in cui è possibile coltivare mais, cotone, canna da zucchero, palma da cocco
ecc;
4. Le regioni monsoniche sono caratterizzate da temperature elevate e forti precipitazioni stagionali,
proprio come nella savana. Queste regioni si tr