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FAMIGLIA IN CITTA’
Il numero di componenti è inferiore alla media e tende ancora a diminuire. È
ormai così anche in campagna. Famiglie ristrette anche perché non
comprendono gli anziani.
DONNE IN CITTA’
Possibilità di impiego femminile in città è più ampio e tassi di attività femminile
più elevati. Ancora però sono discriminate nel mercato del lavoro perché
devono badare a tutto il resto e su di loro si ripercuote la crisi dei servizi
pubblici (trasporti, asili…) e non dispongono spesso dell’. Agli impieghi più
remunerati e qualificati ancora oggi accedono solitamente gli uomini.
BAMBINI IN CITTA’
La povertà è ovunque, ma l’abbandono è un fenomeno tipicamente urbano. I
bambini si trasformano in bambini di strada se la famiglia non è in grado di
accudirli.
ANZIANI E DISABILI IN CITTA’
Bisogna ridurre le barriere architettoniche.
TERRITORIALITA’ PASSIVA: ci sono elementi che possono favorire la formazione
di comunità (ma non obbligatori al fine della formazione) come l’omogeneità
sociale ed etnica, l’omogeneità fisica e stilistica, la presenza di confini netti
(ferrovie, corsi d’acqua, parchi…).
TERRITORIALITA’ ATTIVA: lo spazio che i residenti vivono come proprio a livello
psicologico e a livello di comportamenti individuali e collettivi organizzati. Può
riguardare la maggioranza dei residenti o gruppi specifici (i commercianti locali,
bande giovanili che marcano il territorio e lottano per i confini…)
Interazione socio-spaziale: interazioni sociali stabili, regolari e intensi tra
soggetti localizzati in un certo spazio (visite tra parenti e amici,
frequentazione degli stessi luoghi…). Si creano così reti sociali locali. Il
soggetto ha molteplici ruoli e quindi fa parte di più reti sociali diverse. I
legami di prossimità assumono forme di chiusura nelle gated
communities e nelle baraccopoli. Tutto ciò può manifestarsi anche a
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livello estetico e stilistico, politico (localismi urbani: movimenti per
maggiori autonomie locali)…Importante è considerato il vicinato per la
soluzione di alcuni problemi. Le reti sociali agiscono non solo a livello
locale, ma sono in grado di orientare scelte che poi ricadono su tutta la
città e danno origine ai movimenti sociali urbani.
Città-giardino: edilizia residenziale con condizioni abitative igieniche e civili per
le classi che non hanno accesso al mercato immobiliare. Dipende da come
vengono realizzati: a volte si accentua la segregazione! (vedi i quartieri della
legge in Italia).
Le condizioni sociali dipendono dall’ambiente fisico e viceversa: vivere in un
ambiente degradato aggrava la marginalità sociale.
Squatting: forma urbana di protesta: occupazione abusiva di edifici privati o
pubblici inutilizzati da parte di famiglie senza mezzi o gruppi organizzati che si
auto-gestiscono. Caso di città libera è Christiania a Copenaghen che occupa un
intero quartiere. Altri esempi sono i quartieri degli artisti. Centri sociali auto-
gestiti ci sono in tutte le maggiori città italiane. Le occupazioni a volte sono
supportate da intellettuali e politici così da riuscire a portare a nuovi accordi
per il welfare. A volte, le occupazioni sono represse con la forza.
CITTA’ E MALATTIE
Dimostrata correlazione tra ambiente urbano e alcune malattie mentali. Anche
l’abuso di droghe è un fenomeno tipicamente urbano così come l’alcolismo
(situazioni di isolamento + luoghi di divertimento). Tutti fenomeni associati alla
povertà urbana (povertà non solo di reddito, ma anche di istruzione, cultura…).
Nei ghetti l’emarginazione tende a riprodursi e a conservarsi. Nelle città di più
antica formazione anche i vecchi centri storici ospitano sacche di povertà.
CRIMINALITA’
La criminalità cresce in proporzione diretta con la dimensione urbana. Aree più
a rischi: quelle affollate, quelle specializzate in attività illegali, aree residenziali
dove mancano i controlli del vicinato o delle forze dell’ordine…
Queste sono tutte conseguenze dell’emarginazione sociale e non cause!
Polarizzazione sociale: differenza tra gli strati alti della popolazione (con molto
denaro) e quelli più bassi. È un fenomeno massimo nelle grandi metropoli ed è
alimentato dagli immigrati provenienti dalle “periferie” del mondo. Nei ghetti,
queste situazioni si conservano e si riproducono.
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CAPITOLO 9
Politiche urbane: possono essere territoriali (interventi localizzati o
localizzabili), generali (città in generale; fiscali, riforme amministrative…);
dirette (se l’autorità che le fa può intervenire direttamente nelle città), indirette
(si creano le condizioni affinché le autorità subordinate e i soggetti privati le
mettano in atto). 14
Caso dell’ITALIA:
Prevale il frazionamento comunale; in piccola misura ci sono le unioni
volontarie di comuni.
Negli USA ci sono le City-county: forme di governo urbano di area vasta con la
città centrale che ha un ruolo dominante.
POLITICHE EFFICACI PER LA CRESCITA DEMOGRAFICA: quelle che prevedono un
re-inserimento della popolazione che migra in città in nuovi quartieri o in città
satellite. La Cina ne costruisce 20 ogni anno.
Città del Nord: la crescita urbana non riguarda la crescita demografica, ma
l’espansione verso zone al di fuori del centro città (periurbane) che comportano
costi e diseconomie. Si cerca di contrastare la cementificazione che porta via
terreni all’agricoltura e accresce il rischio idraulico. In Europa il suolo
urbanizzato aumenta a ritmi molto più veloci della popolazione. L’Italia è uno
dei paesi europei con maggior consumo di suolo. Bisogna incentivare il riuso
dei vuoti urbani (dove c’erano stabilimenti industriali, caserme…).
Come raggiungere la prosperità urbana?
1) Sviluppo economico che dia reddito e occupazione a tutti e che non
danneggi ambiente e risorse non rinnovabili
2) Sviluppo infrastrutture fisiche che rispondano alle esigenze di tutti
3) Sviluppo servizi sociali (istruzione, salute, sicurezza, divertimento…)
4) Ridurre povertà, disuguaglianze, slums…
L’indice della prosperità urbana si basa su 5 ”dimensioni”:
1) Produttività
2) Qualità della vita
3) Infrastrutture
4) Sostenibilità ambientale
5) Eguaglianza e inclusione sociale
Cosa fare nel concreto?
1) Pianificazione e gestione urbanistica efficiente
2) Amministrazioni locali autonome, capaci e non corrotte
3) Società civile che partecipi alle decisioni
4) Condizioni favorevoli per impresesi crea reddito ed occupazione
POLITICHE AMBIENTALI URBANE DEL SUD DEL MONDO
Le città producono una gran quantità di rifiuti che in parte non viene raccolta e
trattata. Questo succede soprattutto al sud. Si stanno tentando politiche
ambientali poiché le buone condizioni ambientali sono essenziali per attrarre
lavoratori qualificati e quindi diventare competitivi economicamente. Casi
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positivi si sono riscontrati a Johannesburg, ad Alessandria d’Egitto, in Giappone,
a Singapore.
Fasi:
1. Crescita produttiva a scapito delle condizioni ambientali
2. Presa di coscienza dei costi sociali ed economici dovuti gli inquinamenti e
alle cattive condizioni
3. Prime misure in base alle proprie possibilità finanziarie
URBANISTICA: nasce nel 1850 circa per porre rimedio alle condizioni disumane
che si sono create nelle agglomerazioni industriali (denuncia di Dickens, Hugo,
Engels). Si ispirava a 2 orientamenti politici:
-riformista umanitario (condizioni vita decenti ai meno abbienti)
-igienico-sanitario
Successivamente, l’urbanistica si occuperà anche di regolare gli usi del suolo,
del traffico motorizzato, del verde, dei servizi…pianifica razionalmente gli spazi
della città.
In essa, convergono gli interessi di tutte le parti sociali e spesso si è colorata
politicamente.
URBANISTICA PRESCRITTIVA (CONFORMATIVA) E AUTORITATIVA: cioè detta
regole sull’organizzazione dello spazio urbano. È quella del 1900-1950; le
imprese industriali hanno bisogno che la città cresca e ospiti i lavoratori + le
organizzazioni sindacali vogliono servizi per i lavoratori.
Cambia con la disurbanizzazione e se prima l’obiettivo era la crescita ordinata
e la pace sociale ora la lotta è condotta da organizzazioni private che fanno i
loro interessi e lottano per attrarre nuovi investimenti sostitutivi delle attività
industriali in declino.
URBANISTICA PERFORMATIVA E NEGOZIALE (CONCERTATA): sostiene l’azione
competitiva dei soggetti privati (performativa) e le scelte devono essere un
accordo tra amministrazioni pubbliche di diverso livello (concertata); è a
vantaggio della governance cioè quel modo di governare che prevede la
partecipazione di più parti e accordi collettivi. Le scelte dell’urbanistica quindi
non sono più fatte solo in base a calcoli di esperti, ma ci devono essere accordi
tra le parti interessate (soprattutto attori forti come grandi imprese industriali e
commerciali, gestori delle infrastrutture, operatori immobiliari le
amministrazioni elettive sono in una posizione di debolezza e spesso sono le
associazioni di cittadini che si occupano di ambiente, trasporti, servizi, cultura,
casa…)
GOVERNANCE: la governance è nata nelle organizzazioni private per
aumentarne l’efficienza e superare la rigidità delle gerarchie interne. Ora la
governance si applica a livello locale e delle amministrazioni pubbliche. Le idee
e le informazioni circolano in modo orizzontale e verticale. Si combinano 3
forme di regolazione: 16
1. Gerarchica autoritativa (governo)
2. Partecipata (governance)
3. Del mercato
Quindi vengono coinvolti enti territoriali di diverso livello (UE, stato, regioni,
comuni…) + istituzioni pubbliche o semi-pubbliche (università, agenzie…) +
stakeholders privati (imprese, singoli cittadini, cooperative…). Tutti hanno
interessi su quel territorio, ognuno porta risorse e interessi…si costruisce un
attore collettivo urbano.
Scopi della governance:
1. Competere sulla scena internazionale
2. Cooperare con altre città
3. Se il sistema urbano è esteso a più comuni, questi devono cooperare tra
loro e fare piani urbanistici o strategici insieme (co-pianificazione)
4. Assicurare agli stakeholders un vantaggio collettivo che da soli non
potrebbero avere
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