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Q
Calcolo del punto di equilibrio , ovvero il BEP, dato dall’eguaglianza tra CF e CV, con Cvu = costi
variabili unitari:
RT=P∗Q
CT= CVu∗Q F
( )+
Eguagliando le due equazioni si ha:
P∗Q=( CVu∗Q F ; P∗Q−CVu∗Q=F
) +
Q P−CVu
( )=F
F
¿
BEP=Q = P−CVu
L’aumento dei CF a fronte dell’estensione del volume di profitto conseguibile, comporta uno
spostamento verso destra del BEP e di conseguenza un aumento del rischio di perdite.
Il grado di leva operativa si ottiene dal rapporto tra la variazione percentuale del RO e la variazione
percentuale della quantità prodotta e venduta:
∆ RO
RO
GLO= ∆Q
Q RO=Q P−CVu ∆ RO=∆ Q( P−CVu)
( ) −F
Sapendo che e ipotizzando CF costanti, si ottiene:
∆ Q P−CVu ∆ Q P−CVu
( ) ( ) ∗Q
Q P−CVu Q P−CVu Q P−CVu
( ) ( )−F ( )
−F
GLO= = =
∆Q ∆Q Q P−CVu
( )−F
Q
MC
GLO= RO
Dalla relazione si comprende bene come il grado di leva operativa permetta di misurare l’impatto
prodotto sul risultato operativo della gestione da una diversa combinazione tra CF e CV; la applicazione
di questo strumento alla struttura finanziaria comporta una maggiora variabilità del reddito operativo in
quanto la crescita dei CF implica una riduzione dell’incidenza dei CV: a parità di prezzo di vendita ciò si
traduce in una maggiore differenza tra le rette di ricavi totali e costi totali e quindi ampliamento dell’area
tra le rette stesse.
Il grado di leva finanziaria
Il grado di leva finanziaria GLF misura l’effetto prodotto da variazioni del reddito operativo da variazioni
del reddito netto; ipotizzando l’assenza di gestioni straordinarie e patrimoniali avremo:
∆ RN
RN
GLF= ∆ RO
RO RN RO−OF
=( ) (1−t)
Sapendo che per ipotesi di partenza e ipotizzando OF costanti, da
∆ RN =RO (1−t ) si ottiene:
∆ RO (1−t ) ∆ RO ∆ RO ∗RO
RO−OF RO−OF RO−OF RO
( ) (1−t)
GLF= = = =
∆ RO ∆ RO ∆ RO RO−OF
RO RO Q P−V
( )−F
GLF= Q P−V
( )−F−I
Equilibrio e variazioni della struttura finanziaria:
Manovra della leva finanziaria: Manovra della leva operativa:
Impatto della variazione del rapporto di Impatto della variazione dei costi fissi e della quantità
indebitamento sulla redditività netta. prodotta e venduta sul reddito operativo.
Leva finanziaria: Leva operativa:
Impatto della variazione del reddito operativo Impatto della variazione della quantità prodotta e
sulla variazione del reddito netto. venduta sulla variazione del reddito operativo.
LEVA TOTALE
Effetto leva totale:
Q P−V
( ) P−V
( )−F
∗Q
Q P−V Q P−V MC
( )−F ( )
¿= = = RN
Q P−V Q P−V
( )−F−I ( )−F−I
Comprendiamo come una crescita del margine di contribuzione attribuibile ad un aumento delle quantità
prodotte e vendute (e dunque ad un incremento dei CF), sia capace di garantire la copertura dei CF e
degli oneri finanziari da corrispondere ai creditori.
AUTOFINANZIAMENTO E POLITICA DEI DIVIDENDI
All’interno delle fonti di finanziamento necessarie per garantire la copertura degli investimenti, definiamo
Autofinanziamento come la capacità dell’impresa di provvedere in modo autonomo alla copertura di
una parte del fabbisogno generato dalla gestione (in primis il processo produttivo), tramite la
generazione interna di risorse; in tal modo si può evitare di ricorrere a fonti alternative esterne (soci,
istituti finanziari o operatori di mercato).
È in effetti l’unica fonte interna di finanziamento, che si caratterizza per un ruolo rilevanti sotto 2
dimensioni:
- Profilo patrimoniale: ha ruolo di accrescimento netto di risorse nel momento in cui gli utili netti
sono trattenuti nelle disponibilità aziendale;
- Profilo finanziario: da all’impresa l’attitudine a soddisfare il fabbisogno, riducendo la dipendenza
da terzi, nonché allora la riduzione degli oneri finanziari e del rischio.
La radice dell’autofinanziamento sta nei ricavi, i quali permettono di reintegrare i costi sostenuti per
l’acquisizione dei fattori della produzione e del capitale
Distinguiamo tra due configurazioni:
- Autofinanziamento netto strettamente residuale: qui A corrisponde agli utili netti non distribuiti
lasciati nella disponibilità aziendale.
- Autofinanziamento netto residuale allargato:
Di norma l’autofinanziamento rigenerato e/o autogenerato può coprire solo il fabbisogno finanziario
relativo ai costi di esercizio, sì che rimarrà un fabbisogno residuo da coprire necessariamente con fonti
esterne di qualità e quantità variabile a seconda delle caratteristiche del fabbisogno; casi in cui sia
possibile provvedere a coprire l’intero fabbisogno finanziario solo con l’A sono pressoché transitori: del
resto se questo equilibrio finanziario non si alterasse, significherebbe che l’azienda si stia precludendo
ulteriori quote di reddito che sarebbero realizzabili con investimenti aggiuntivi da coprire con quote di
finanziamento esterno.
Il processo di autogenerazione del capitale è un meccanismo di autosufficienza aziendale che può
manifestarsi:
- Nel breve termine come maggior margine di scelta nelle decisioni relative all’acquisizione dei
fattori produttivi e nella vendita di output finale;
- Nel lungo termine come volano per la creazione di una struttura finanziaria equilibrata.
Circa la sua determinazione, i metodi alternativi sono:
- Metodo analitico: metodo che esprime l’autofinanziamento in funzione degli elementi che lo
costituiscono; va però fatta distinzione dall’accezione utilizzata:
Autofinanziamento netto strettamente residuale: questo è costituito dai soli utili netti
o risparmiati
AF =UNr
L’autofinanziamento netto residuale allargato sarà dato da:
o
AF AM AC
=UNr + + −UT
Cioè: AF: autofinanziamento
UNr: utili netti risparmiati
AM: quote di ammortamento del periodo
AC: accantonamenti per spese, rischi e perdite
Questo processo di determinazione del A si definisce analitico in quanto considera tutti i fattori
che compongono l’autofinanziamento, sia in senso ampio (accantonamenti in senso lato) sia in
senso stretto (utili risparmiati).
- Metodo globale: la determinazione analitica dell’autofinanziamento ha un limite non trascurabile,
dato che è possibile individuare tute le grandezze necessarie alla sua formazione (utili netti
risparmiati, ammortamenti e accantonamenti) solo alla fine dell’esercizio in sede di definizione e
assegnazione degli utili, precludendo la conoscenza della capacità dell’impresa di autogenerare
e rigenerare risorse prima di quella data.
Per ovviare a ciò si può far ricorso al processo di determinazione globale, il quale prende in
considerazione tutte le componenti che influiscono sulla sua formazione nelle due sue fasi
principali, cioè nella determinazione (si può qui intervenire nel processo di formazione del A
manovrando i fondi accesi in conto ammortamenti, future spese, perdite e rischi) e nella
successiva assegnazione (in questa fase si può attuare una totale o parziale assegnazione degli
utili, nonostante alcuni importanti vincoli come quello di remunerare i fattori della produzione e il
capitale di rischio, necessitando allora una assegnazione seppur minima di utili) del reddito:
AF= V D D RC=∆ INV IND−CC RC
( ) ( )
¿V −¿ − ¿ −¿ −CC + −∆ +
F IZ F IZ
Dove: V
¿ : investimenti complessivi netti finali (al termine quindi del periodo considerato)
o F
D
¿ : indebitamento complessivo finale
o F
V
¿ : investimenti complessivi iniziali
o IZ
D
¿ : indebitamento complessivo iniziale
o IZ
CC : conferimenti o aumenti di capitale effettuati nel periodo
o RC : rimborsi di capitale effettuati nel periodo
o
Con il metodo globale, l’A è espresso in via differenziale, dato che la variazione degli investimenti
rappresenta il fabbisogno espresso dalla gestione nel periodo considerato, il quale può essere
∆ INV
coperto dal ricorso al debito , dal ricorso a operazioni sul capitale proprio oppure
dall’autofinanziamento. ..pag. 169..
Da quanto detto sopra, le fonti dell’autofinanziamento sarebbero date da:
- Utili risparmiati (autogenerazione di capitale)
- Dismissioni di beni per la parte già ammortizzata (ricavi straordinari non dipendenti dalla gestione
tipica)
- Accantonamenti per future spese, perdite e rischi (rigenerazione di capitali)
- Ammortamenti computati su costi pluriennali
- Credito di fornitura: ?pag.170?
Il contributo dell’autofinanziamento allo sviluppo d’impresa
Come detto la funzione finanziaria assolta dall’autofinanziamento è quello di garantire all’impresa la
capacità di finanziarie, almeno in parte, il fabbisogno finanziario derivante dalla gestione in modo
autonomo e limitando il ricorso a fonti esterne (capitale sociale e capitale di credito).
Volendo quantificare il contributo garantito dall’autofinanziamento allo sviluppo del complesso aziendale,
in particolare in termini dimensionali, andiamo ad analizzare innanzitutto il:
Tasso di sviluppo globalmente sostenibile: tasso di crescita potenzialmente realizzabile dall’’azienda
sfruttando tutte le forme di finanziamento esistenti (autofinanziamento, capitale proprio e capitale di
credito): ∆ P N ∆ ri∗P N
∗ri
∆ K AF∗ri i f
g= = + +
K K K K
Dove:
- G: tasso di sviluppo globalmente sostenibile
- K: attivo netto
- AF: autofinanziamento
PN
- : capitale netto iniziale
i
PN
- : capitale netto finale
F
ri
- : rapporto di indebitamento K/PN ∆K
Il tasso di sviluppo dell’impresa, concepito come tasso di crescita del capitale investito netto , è
K
in funzione delle singole modalità di finanziamento che l’azienda ha a disposizione, tute ponderate per la
propensione all’indebitamento dell’impresa. Di fatto rileviamo:
AF∗ri
- : Contributo dell’autofinanziamento allo sviluppo; quindi tasso di variazione dell’attivo
K
netto derivante dall’autofinanziamento
∆ P N ∗ri
i
- : Contributo del capitale proprio allo sviluppo; quindi tasso di variazione dell’attivo
K
netto determina