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IL RICORSO AL DEBITO (Capitolo 8)
Il debito costituisce una fonte di finanziamento a rischio limitato, poiché:
- Ha il requisito di non residualità della remunerazione (ovvero gli oneri finanziari): i debiti residui vanno pagati a scadenza
- In caso di crisi e di successiva liquidazione della società, il capitale ottenuto a titolo di indebitamento deve essere rimborsato anticipatamente rispetto al capitale proprio
I debiti si possono distinguere in:
- Debiti di funzionamento: sorgono come effetto indiretto di un rapporto di fornitura -> non implicano interessi passivi da corrispondere (se non quelli impliciti già compresi nel corrispettivo che l'impresa deve già versare al fornitore, non espressamente contabilizzati)
- Debiti di finanziamento: nascono in seguito a una contrattazione finalizzata all'ottenimento di risorse per la copertura del fabbisogno finanziario della gestione -> si possono dividere in:
- Debiti a medio lungo termine
- Debiti a breve termine
termine: destinati a soddisfare un fabbisogno finanziario di natura consolidata– le principali tipologie sono: Muto; Prestito obbligazionario; Cartolarizzazione; Leasing; Project financing; Leveraged buy-out; Prestiti sindacati– Debiti a breve termine: necessari a garantire la copertura di un fabbisogno corrente– le principali tipologie sono: Aperture di credito in c.c.; Denaro a caldo; Crediti di firma; Anticipazioni garantite su titoli; Anticipazioni garantite su merci; Riporto di banca; Sconto commerciale; Factoring
Tale distinzione è realizzata, oltre che in funzione del termine di rimborso, anche in base ai tempi necessari per l’acquisizione delle risorse (le pratiche per ottenere un mutuo sono molto più lunghe, complesse e onerose rispetto ad un debito a breve)
Il canale attraverso il quale le imprese si approvvigionano le risorse può essere:
- Canale diretto (mercati finanziari): vi è un rapporto diretto tra impresa e finanziatori->
Le transazioni avvengono in modo personale ed hanno per oggetto titoli standardizzati (obbligazioni), ovvero con le stesse caratteristiche indipendentemente da chi li acquista. Quelli basati su canali diretti si definiscono: "sistemi orientati al mercato" o "sistemi open market": tipi dei paesi anglosassoni, dove i mercati finanziari sono molto efficienti e di conseguenza garantiscono un finanziamento a costi minimi dell'intermediazione (poiché non vi sono intermediari).
Canale indiretto (intermediazione): si passa per un intermediario (es. banca) -> le condizioni contrattuali possono variare a seconda delle circostanze e delle esigenze. Quelli basati su canali indiretti si definiscono: "sistemi orientati agli intermediari" -> in Italia la stessa legislazione tributaria ha favorito il ricorso al credito bancario piuttosto che incentivare le acquisizioni dirette dei capitali sui mercati, favorendo un circuito finanziario fortemente "bacocentrico".
nel quale imercati svolgono un ruolo marginale<br>MA ultimamente si sta invertendo la tendenza-> per via: Del maggiore interesse mostrato dagli operatorieconomici; Della continua innovazione che ha portato alla definizione di nuovi strumenti e maccanismioperativi; Del nuovo approccio del legislatore, che ha introdotto nuove figure professionali (fondi pensione,fondi comune d’investimento) ed una regolamentazione piè omogenea del sistema finanziario nel suocomplesso maggiore interesse per le imprese (minor costi) 93RAPPORTO BANCA-IMPRESA: dal Testo Unico al nuovo accordo di Basilea<br>L'Italia è sempre stato un paese con forte orientamento agli intermediari, nello specifico quelli di estrazionebancaria, circostanza che ha attribuito al nostro sistema economico-finanziario la qualifica di“bancocentrico”Redditivita, efficienza e concorrenza indussero il legislatore a intervenire con una serie di provvedimentiche obbligavano le banche ad assumere lanatura privatistica in quanto più adatta per operare in un mercato altamente concorrenziale -> nel 1993 fu introdotto in Italia il Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia e fu sancito il principio della despecializzazione bancaria
Il Testo Unico definisce la banca come l'impresa autorizzata all'esercizio dell'attività bancaria, intendendo per quest'ultima "la raccolta del risparmio tra il pubblico e l'esercizio del credito" -> viene specificato che l'esercizio dell'attività bancaria è riservato alle banche, le quali esercitano ogni altra attività finanziaria
Il Testo Unico introduce la figura della "BANCA UNIVERSALE" attribuendo ad essa la facoltà di svolgere le cosiddette "attività ammesse al mutuo riconoscimento", ovvero:
- Raccolta di depositi o altri fondi con l'obbligo di restituzione
- Operazioni di prestito
- Leasing finanziario
In un'ottica di contenimento dei rischi associati alla loro gestione, ma hanno pesanti ripercussioni anche per le imprese richiedenti finanziamenti, dunque più in generale sul rapporto banca-impresa.
I concetti fondamentali del "primo accordo di Basilea", erano l'adeguatezza patrimoniale della banca e i rischi generati dalla gestione della stessa. Basato su tre fattori principali:
- Il capitale di vigilanza delle banche: ovvero il patrimonio a disposizione per fronteggiare eventuali perdite
- Il rischio di credito della controparte
- Il rapporto minimo tra capitale di vigilanza e rischio di credito: capitale di vigilanza pari all'8% del valore delle posizioni creditizie
Lo scopo: collegare il patrimonio della banca al rischio presente nella sua attività, in un'ottica di contenimento della probabilità di insolvenza -> circostanza destinata a determinare pesanti ripercussioni per l'istituto di credito, per i risparmiatori.
nonché per il sistema finanziario nel suo complesso. Il “secondo accordo di Basilea”, rappresenta un’opportunità di rinnovo e miglioramento del sistema bancario, fondandosi sul l'ampliamento delle relazioni tra banca e impresa che, insieme, saranno in grado di affrontare in maniera vincente la competizione internazionale. Basilea 2 spinge le banche a dedicare più attenzione ai meccanismi di valutazione e gestione dei rischi e ad adottare sofisticati sistemi per la selezione dei crediti e la determinazione dei tassi di interesse coerenti con il profilo di rischio dei prenditori di fondi. Basato su tre fattori principali: - Requisiti patrimoniali minimi (patrimonio di vigilanza): Commisurato alle fattispecie di rischi (di mercato; Imputabili ad errori nelle procedure e nel monitoraggio; Alle risorse umane e tecnologiche) - Controllo prudenziale dell’adeguatezza patrimoniale - Disciplina del mercato, trasparenza e informazione. IL RATINGnovità più significative del nuovo accordo di Basilea riguardano le tipologie ed il calcolo del rischioassunto dalla banca nella gestione della sua attività-> esigenza di ponderare gli impieghi dell’istitutocreditizio rispetto a specifiche fattispecie di rischio:A. RISCHIO DI CREDITO: impresa non sia in grado di far fronte al suo debito (insolvenza) -> si traducein un incremento dei tassi d’interesse richiesti dalla banca
Un buon giudizio di rating è premiato dal sistema bancario applicando oneri finanziari ridotti, stante lamaggiore “sicurezza” della banca nel concedere prestiti a soggetti di accertata solvibilità; Se negativo: sottoil profilo economico sosterrà maggiori oneri finanziari, inoltre farà difficoltà a reperire le fonti
B. RISCHIO DI MERCATO: introdotto a integrazione di Basilea I
C. RISCHIO OPERATIVO: elemento del tutto innovativo
Il nuovo accordo prevede la possibilità di scelta perla banca tra due metodologie di calcolo del rischio di credito e dunque del rating: a) APPROCCIO STANDARD: fondato sull'impiego di rating formulati da agenzie esterne (External Credit Assessment Institutions) appositamente costituite (es. Moody's, Standard & Poor's). Le agenzie di rating per ottenere il riconoscimento delle autorità di vigilanza devono seguire precisi criteri di valutazione, dall'analisi della situazione economica, finanziaria e patrimoniale, fino allo studio del settore di appartenenza e della posizione strategica e competitiva. b) APPROCCIO FONDATO SU RATING INTERNI (Internal Rating Approach): consente alle banche di provvedere autonomamente, ovvero con le sole risorse e competenze interne, alla definizione del giudizio di rating da assegnare alle imprese clienti. La valutazione si fonda su diversi livelli di analisi: - Analisi quantitativa: necessaria per determinare la capacità dell'impresa a generare nel tempo flussi di reddito sufficienti per far fronte agli impegni finanziari. - Analisi qualitativa: riguarda la valutazione della qualità del management, della governance aziendale, della posizione competitiva dell'impresa e di altri fattori non strettamente finanziari che possono influenzare la capacità dell'impresa di onorare i propri debiti. Questi due approcci possono essere utilizzati in modo complementare o alternativo, a seconda delle politiche interne della banca e delle normative vigenti.cassa positici mantenendo l'equilibrio Analisi qualitativa: nalutare la capacità dell'a