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CONSIGLIATO “FILOSOFIA E

FILOSOFIA DEL DIRITTO” DI B.

ROMANO

SEZIONE 1 : Genesi fenomenologia della giuridicità nella

filosofia di Bruno Romano

La filosofia del diritto è ricerca filosofica , nel senso che la dimensione della giuridicità vive e

si alimenta della filosofia. La filosofia del diritto innanzitutto non è né conoscenza scientifica

del diritto ,nè formazione ed accrescimento di capacità esecutive . Bruno Romano ha cercato

di riscattare la filosofia del diritto dal tentativo di ridurla a teoria generale . La teoria

generale del diritto tenta una sistemazione logico-formale delle norme ma non indaga sul

senso esistenziale del diritto e sul nesso tra diritto e linguaggio. Il linguaggio non può essere

inteso solo come mero strumento per comunicare , né come mezzo per comprendere , ma è

tutto ciò che sta alla base della particolarità dell'essere umano nella sua continua esposizione

alla libertà. La teoria generale , o scienza giuridica non può trasformare se stessa in riflessione

, e la questione della riflessione sul linguaggio non può essere a statuto binario , ma abbisogna

della terzietà che viene determinata dalla condizione di apertura del linguaggio-discorso

esposto alla continua attività interpretatrice dell'essere umano. La teoria generale dunque

riduce il diritto alle norme vigenti e queste vengono ridotte a loro volta a pure convenzioni ,

incapaci però di dire l'essere proprio dell'uomo e il suo continuo cammino di formazione del

se-stesso. La filosofia del diritto non è né elaborazione della teoria , né si limita ad analizzare

gli enunciati normativi , né è una sistemazione delle conoscenze sul diritto . Bensì sorge sul

concetto di POSSIBILITA' , che segna il confine fra l'essere uomo e l'essere vivente non

umano . ( i viventi non umani e le cose sono sottoposti alle leggi , il diritto dell'essere umano

invece è radicato nella possibilità).

Nel corso della storia, la figura del giurista è stata sempre identificata con una figura sacrale

dedita ad interpretare la volontà divina o è stata avvicinata alla figura dello scienziato. Bruno

Romano affronta tale problematica e decide di discutere in termini di “essere” avanzando da

tesi che investono il Principio di non-contraddizione di Parmenide : l'essere è , il non essere

non è. Nella relazione fra il problema di Parmenide e i suoi risvolti giuridici si va a collocare

l'interpretazione di Bruno Romano che parla di Coalescenza tra Nomos e Logos e propone la

discussione intorno al BENE e al GIUSTO ( che vengono poi sostituiti dai termini :

CORRETTEZZA e VALIDITA') . Nel pensiero giuridico la domanda sull'ingiusto e sulla

giustizia maturano dando vita all'interrogazione sulla verità , intesa come qualità delle

relazioni fra gli uomini. L'IO , il TU e il NOI sono le tre dimensioni della giuridicità e il

compito proprio della filosofia è quello di mettere in risalto tale giuridicità. Romano ritiene

che il giurista non può essere ridotto a mero tecnico delle norme e il diritto non può

identificarsi con il mero enunciato normativo ma deve essere ricondotto alla ricerca del giusto

nel legale . Secondo proprio una sua tesi la funzione (positiva) del diritto trae senso e

fondamento dalla c.d. RELAZIONE DI RICONOSCIMENTO . Il riconoscimento costituisce

il modo di ritrovare se stesso nell'altro , ma in modo tale che ciascuno ritrovi nell'altro anche

quanto in se stesso permane come non-identità . Ciò non toglie che fra i due soggetti vi sia

differenza , anzi un soggetto riconosce se stesso nell 'altro, proprio ritrovando nell'altro

quanto costituisce il proprio se stesso e la differenze è intesa come nucleo profondo dell'io.

Per quanto riguarda l'idea di Uomo , il singolo è riconosciuto come IO-SOGGETTO-

ESISTENTE o meglio ESSERE del LINGUAGGIO-DISCORSO che mediante la funzione

svolta da significante * esiste nell'ordine del simbolico . Partendo infatti dalla funzione che

svolge il Terzo nella Relazione di Riconoscimento , Romano pone l'attenzione sulla qualità del

rapporto tra gli esistenti ,distinguendo un piano dell'IMMAGINARIO da quello del

SIMBOLICO . Nel primo l'esistente è coinvolto in un rapporto a 2 ( il sè e il sè -stesso , o il sè e

l'altro , o il sé e il mondo ) mentre nel piano del simbolico il Terzo ha una posizione centrale e

l'uomo diventa uomo solo con gli altri uomini grazie al convincimento che l'IO è l'ALTRO e

non è quindi sempre l'immagine statica che gli appare come sua , ma è anche il suo essere

altro rispetto a tale immagine. Altro elemento importante è la TEMPORALITA' e per

temporalità si intende dire che l'esistente è nel divenire , ossia che l'uomo sceglie la sua

esistenza scegliendo le qualificazioni della temporalità ( e non che l uomo diviene con il tempo

o si lascia essere nel movimento ).

CAPITOLO 1 : IL SENSO ESISTENZIALE DEL DIRITTO

Comunicazione e diritto:

Solo quando il soggetto riconosce l'altro come SOGGETTO-ESISTENTE il diritto entra a far

parte della storia umana e diviene elemento essenziale della civiltà. Il RICONOSCIMENTO

dunque costituisce il senso e il fondamento del diritto . Il diritto è un fenomeno proprio

dell'uomo in quanto io-soggetto-esistente e non assimilabile al concetto di 'legge' ( che

appartiene al mondo della natura).

Scrive Jaspers : non si può dare nessun uomo che per sé solo ,come semplice singolo, sia uomo .

Sinteticamente, l'esistere si manifesta come esigenza di comunicare e la comunicazione può

presentarsi o come COMUNICAZIONE OGGETTIVA-ALIENANTE ( O DIRETTA ) che è

semplice comunicazione di sapere , o come COMUNICAZIONE ESISTENZIALE

-LIBERANTE ( O INDIRETTA) che è la comunicazione di potere-possibilità .Il primo tipo di

comunicazione riduce la realtà esistenziale a possibilità perchè nel conoscere il singolo si

rimane al solo sapere oggettivo . La comunicazione indiretta invece si ha quando si supera il

semplice riferirsi alla verità oggettiva e ci si riferisce alla c.d verità esistenziale strutturata

dall'incontro conflittuale tra i singoli. La comunicazione indiretta viene meno quando

pretende di essere comunicazione di un sapere scientifico e non apertura per il singolo al

divenire. La riduzione della verità alla certezza scientifica non lascia spazio alla comprensione

filosofica della verità perché , secondo Kierkegaard, la comunicazione diretta esige la certezza

ma questa è propriamente un ILLUSIONE.

Il diritto riesce a svolgere la sua funzione esistenziale se si limita ad essere comunicazione di

una struttura dove il singolo può far presente l'individualità della propria scelta ( il singolo si

apre all'altro e si muove verso la modificazione del suo pensiero). Se si riduce il diritto alla

Politica ,avremo una restrizione dell'Apertura indefinita del comunicare , che è necessaria per

una coesistenza liberante . Il diritto esige la TOLLERANZA. Per Kierkegaard il diritto è

comunicazione liberante . Quando la comunicazione cessa di essere indiretta diventa

comunicazione di un sapere e il singolo destinatario vede ridursi la sua realtà esistenziale a

realtà pensata. La comunicazione indiretta è nel medio della personalità ( quella diretta è

invece nel medio della fantasia) e nel medio della realtà.

Verità esistenziale : dal che cosa al come della verità:

Kierkegaard riesce a cogliere la struttura sintetica dell'uomo e si muove alla comprensione

dell'essere che si svolge ad un coordinamento di insiemi . In questo tipo di pensiero le singole

affermazioni acquistano significato solo nella tensione alla relazione fra gli enti, tipica del

mondo umano e sta alla base dell'iter che porta il singolo al decidersi . Il conoscere esistenziale

si lega inevitabilmente alla scelta e alla decisione . La coscienza , luogo del 'come' della

verità ,testimonia che la verità più importante per l'esistere distingue un rapporto di

indifferenza verso il vero da un rapporto di tipo patetico dove solo in quest'ultimo può

emergere la verità rilevante per l'esistente. Oggi domina l'indifferenza verso la verità e ci si

rivolge ad essa come oggetto di sapere e non come forma di esistenza.

L'uomo ha il potere di mettere in discussione tutte le relazioni che gli si presentano ( ha

dunque la possibilità della libertà ). Una negazione della libertà può essere la riduzione della

verità rilevante ad una verità oggettiva. Dunque il rapporto del singolo alla verità ha il suo

momento principale non nella conoscenza certa di ciò che si presenta ma nel fare sua la verità

stessa. Il pensiero NON esistenziale conosce solo la misura dell'analisi , ossia oggettivizza ogni

fenomeno come assoluto , cosicchè il compito dell'esistere si identifica con il compito del

conoscere e con l'alienarsi dell'uomo dal se-stesso. Il sapere oggettivo limita il rapporto

dell'uomo unicamente all'oggetto e non lascia spazio al senso esistenziale .

Il vero miracolo della vità è proprio che l uomo che considera se stesso sa ciò che nessuna

scienza sa , poiché egli sa chi è egli stesso e questo è il senso profondo del motto greco :

CONOSCI TE STESSO. L incontro dell'uomo con il sapere oggettivo offre una verità

insignificante per l'esistenza.

La verità esistenziale ha comunque un suo grado di certezza, e la verità , secondo Kierkegaard

, ha senso esistenziale solo quando l'uomo se ne appropria nel movimento del suo divenire ,

ogni altro tipo di verità manca della certezza esistenziale ,intesa come NON-DISTANZA con

se-stesso.( esempio di certezza è la soggettività). L'assenza di questo tipo di sicurezza è la c.d

ANGOSCIA ( ossia quando l'io si perde della certezza scientifica). Il compito proprio .

dell'esistente è quello di evitare che la certezza esistenziale diventi certezza conoscitiva

Soggettività e gratuità:

Innanzitutto la libertà per Kierkegaard , non è mai già data ,ed essa temporalmente non

coincide con il passato , non è un oggetto di possesso ma un modo di esistenza , un cammino

versa la liberazione o l'alienazione . Da ciò ci si potrebbe convincere che Kierkegaard intenda

la libertà come semplice libertà-da (un qualcosa ) e quindi come semplice negazione.

Kierkegaard dice però che : il pensatore soggettivo è c

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A.A. 2014-2015
23 pagine
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SSD Scienze giuridiche IUS/20 Filosofia del diritto

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher romya di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia del diritto e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Romano Bruno.