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3. ARTE CRISTIANO-ROMANTICA → L'ARTE CRISTIANO-ROMANTICA PERDE LA CAPACITA' DI RAPPRESENTARE
LA VERITA' CHE AVEVA NELL'ERA CLASSICA, PROPRIO PERCHE' L'IDEA CAMBIA, PASSANDO DALL'ESSERE
FISICITA' UMANA A PURO SPIRITO, DUNQUE DIVENTA UN'ARTE DEFICITARIA CHE INSEGUE UN IDEALE CHE
Con l'avvento del Cristianesimo, l'idea di verità si trasforma da Dei
NON PUO' REALIZZARE.
dalle sembianze umane a puro spirito, immateriale, intangibile. Pertanto, come già detto,
se la verità è puro spirito l'arte non ha i mezzi adeguati per rappresentarla, dunque è
deficitaria: insegue un'ideale che non raggiungerà mai ( impossibilità dell'infinito di darsi nel finito
).
– Schlegel ESEMPI: gli affreschi della Cappella Sistina sono apprezzati come opera d'arte ma non sono una
manifestazione della verità. CONCLUSIONE: LA MORTE DELL'ARTE
L'ARTE E' STATA NEL PASSATO IL MODO MIGLIORE DI RAPPRESENTARE LO SPIRITO ASSOLUTO, MA NON E' PIU' IN
'.
GRADO DI FARLO DA QUANDO IL CRISTIANESIMO HA IMPOSTO LA SUA CONCEZIONE DI SPIRITUALITA
“L'Idea cristiana non è più “amica” del sensibile”: il Cristianesimo è tutto spiritualità, non sa che
farsene della materia. Pertanto l'arte può rappresentare la verità, ma solo in un primo livello,
quello sensibile, che non è quello supremo. : è la filosofia il modo supremo e assoluto per
L'ARTE VIENE SUPERATA DA RELIGIONE E FILOSOFIA
raggiungere la verità; l'assoluto si dà solo nel pensiero.
“Morte dell'arte” non significa che non c'è più arte, significa semplicemente che l'arte non è più
il bisogno supremo dello spirito.
(
Si sono avute diverse interpretazioni di questa tesi: chi disse che Hegel affermava la morte dell’arte rispetto all’arte
contemporanea, che aveva profetizzato la fine dell’arte come bellezza, che l’arte è morta in quanto ormai l’arte è tutto – es:
design, architettura.. Secondo Gentile l’arte muore sempre perché deve per forza essere concepita col pensiero, quindi non è
).
solo manifestazione sensibile, muore nel senso che diventa qualcos’altro rispetto al sensibile
IRRAZIONALISMO
Corrente di pensiero della prima metà dell'Ottocento, che rifiuta la ragione come unico
strumento per interpretare la realtà. , mentre
L'irrazionalismo radicale nega alla realtà qualunque senso o scopo
l'irrazionalismo moderato, più semplicemente, afferma l'insufficienza della ragione per giungere
alla verità. SCHOPENHAUER (1788 /1860)
“Il mondo come volontà e rappresentazione” - 1818
VOLONTA' -
Il principio assoluto che regola il mondo è la volontà, UNA FORZA CIECA E IRRAZIONALE, CHE VUOLE
.
REALIZZARSI, MA CHE NON HA NESSUN SENSO E NESSUNO SCOPO
L'uomo deve necessariamente rappresentare il mondo in qualche modo (lo fa attraverso lo
scorrere del tempo, lo spazio e rapporti di causa effetto), ma non è
QUESTA RAPPRESENTAZIONE
reale, non è la verità; essa è solo , ovvero la
UNA MASCHERA CHE COPRE LA FORZA CHE MUOVE IL MONDO
'.
VOLONTA
Con il concetto di volontà Schopenhauer distrugge tutto ciò che noi siamo abituati a pensare
come realtà oggettiva ( ), che della
un oggetto non è un oggetto di per sé, ma è un'oggettivazione della volontà
realtà soggettiva ( ).
i sentimenti sono anch'essi oggettivazione della volontà
: → forma mistificata della volontà, la quale dovendo far procreare l'uomo, per
ESEMPIO amore
esistere, essa “lo illude” col sentimento dell'amore. Ma l'amore non è che la maschera della
volontà.
Dunque, per Schopenhauer, “La vita è come un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia” in
quanto l'uomo è schiacciato dalla volontà e questo gli provoca dolore, in quanto gli viene negato
tutto, il libero arbitrio o i sentimenti.
ARTE COME MEZZO PER USCIRE DAL DOLORE
Tutte le forme che esistono al mondo sono oggettivazioni della volontà, .
tranne l'arte
“L'arte non imita la natura, ma imita ciò che la natura sarebbe se fosse perfetta”
L'ARTE NON IMITA L'OGGETTIVAZIONE DELLA VOLONTA', MA IMITA LA VOLONTA' STESSA
L'arte riesce a rappresentare direttamente la volontà che sta dietro a tutte le oggettivazioni.
L'arte si trova dunque su un livello superiore rispetto a tutto il resto.
:
ESEMPIO se un pittore dipinge un ponte, egli non dipinge quel ponte, ma dipinge IL ponte, l'idea (platonica) del
.
ponte
L'arte è così intesa come mezzo per uscire dal dolore della vita, in quanto SIA L'ARTISTA NEL
MOMENTO IN CUI CREA, SIA IL FRUITORE NEL MOMENTO IN CUI COGLIE/INTUISCE L'OPERA, ENTRAMBI SI ESTRANIANO
' e questo permette loro, anche se solo per un istante, di uscire dal
DALLA PROPRIA PERSONALITA
dolore.
LA MUSICA , secondo Schopenhauer, in quanto è quella che
LA MUSICA E' UN'ARTE SUPERIORE ALLE ALTRE PIU'
: “La musica rappresenta tutta la verità”
RAPPRESENTA LA VOLONTA' IN QUANTO TALE . Ma è una consolazione temporanea, non definitiva (che
NELL'ARTE L'UOMO PUO' USCIRE DAL DOLORE
invece è l'ascesi)
ASCESI
( )
anche se non riguarda l'arte
L'unico modo per liberarsi dal dolore definitivamente è l'ascesi, ovvero il rifiuto della volontà,
raggiungere la condizione del “non volere nulla”.
CAPITOLO 2
PERDITA DELL'AURA
Antichità/Medioevo: arte non legata al concetto di “bello”, ma alla manualità/lavoro su
commissione.
Romanticismo: esplode l'identificazione tra bellezza e arte e nasce l'idea di arte come valore assoluto
e supremo, come mezzo per conoscere la verità.
Aura: alone di valore assoluto che l’arte ha, e che poi perde.
Tramonto del Romanticismo: coincide con la perdita di questo valore, la perdita dell'aura
l'arte perde uno dei posti principali nell'interesse dei filosofi: i filosofi non si interessano più al
● valore intrinseco dell'arte o quale posto l'arte occupi nella loro filosofia.
Nasce anche il concetto di brutto come aspetto estetico; si può dire che parlando di “bello”
● tutti i filosofi avevano dato una definizione se non altro implicita di ciò che era brutto (ovvero
tutto ciò che non era bello), MA non se ne erano mai occupati direttamente; mentre ora nasce
proprio l'interesse per il brutto, l'orribile, il grottesco, il mostruoso, le caricature (mettere in
luce i difetti). (1813/1855)
SOREN KIERKEGAARD
In generale si può dire che “ESTETISMO” significhi un'idea secondo la quale LA VITA
DEBBA ESSERE CONFORMATA A CRITERI ESTETICI, che L'UOMO DEBBA VIVERE LA VITA
(Oscar Wilde andava a vedere al
CERCADNO IL BELLO ANCHE NEI SUOI LATI NEGATIVI
porto la gente che moriva di fame perché lo spettacolo dell'umanità era “bello” anche
nella povertà e nella fame OPPURE Dickens, che descrive la vita dei bambini poveri di
Londra: non è bella la povertà ma è bella la sua descrizione).
Kierkegaard ha un'impostazione molto religiosa, dunque condanna profondamente la
vita estetica.
Kierkegaard individua TRE FASI DELLA VITA DELL'UOMO:
l'uomo Ma la ricerca del
1. VITA ESTETICA → cerca il piacere istantaneo, ovvero vive per il piacere.
piacere istantaneo porta l'uomo a non essere mai soddisfatto in quanto non c'è mai un
attimo realmente appagante. Chi cerca solo il piacere è destinato alla sofferenza e alla noia.
ESEMPI: NERONE, che è cerca il piacere nello spettacolo di Roma che brucia e tuttavia
ne è annoiato; DON GIOVANNI, in un romanzetto scritto da Kierkegaard, che corteggia a
lungo una ragazza, ma nel momento in cui lei si concede lui perde interesse.
è molto più noiosa di quella estetica; diciamo che si può esemplificare
2. VITA ETICA →
nella figura del marito esemplare e del padre di famiglia, ovvero un uomo che non cerca il
piacere ma cerca la continuità, che sa cosa ci si aspetta da lui, qual è il suo dovere, e lo mette in pratica
L'uomo etico “ha scelto di scegliere”, ovvero ha scelto di condurre
ogni giorno con costanza.
una vita che abbia una continuità.
Kierkegaard parla di da una fase all'altra in quanto, nella
3. VITA RELIGIOSA → SALTO
sua concezione di fasi, non è necessario passare da una fase all'altra e percorrerle tutte.
Uno può anche morire di vita estetica, senza mai fare il “salto” di qualità.
Si può infine fare un altro salto, fino ad arrivare alla vita religiosa (Kierkegaard è
protestante, nemico della Chiesa ufficiale, che afferma che non bisogna storicizzare la
religione, in quanto Cristo è un contemporaneo). La vita religiosa è una vita di sacrificio
ma anche di eccezione, l’uomo religioso è “folle”, in quanto nella vita religiosa vengono
ripresi alcuni elementi della vita estetica, rivisti però in un contesto religioso (infatti non
tutti possono essere uomini estetici o uomini religiosi, la maggior parte dell’umanità sta
nel mezzo, nella vita etica). L’uomo religioso è l’uomo del paradosso, l’uomo che incarna
il paradosso cristiano di un Dio che si è fatto uomo ed è addirittura morto.
CHARLES BAUDELAIRE ( )
1821/1867
Baudelaire si potrebbe pensare come l'antitesi di Kierkegaard, in quanto è un autore che
attraverso la sua poesia riesce a trasfigurare completamente un mondo brutto in forma estetico.
Il mondo è completamente trasfigurato in bellezza. L'artista però secondo Baudelaire, proprio in
virtù di questa sua capacità di vedere il bello dappertutto, vive una condizione di asocialità, di
distanza dalla gente normale, infatti gli artisti che vengono inseriti in questo contesto sono
sempre figure molto eccentriche. EDGAR ALLAN POE
E' un altro esempio di come sia completamente cambiata la concezione di arte. Il contenuto
dell'arte non è solo bellezza e armonia, ma può diventare anche l'orrore.
Il brutto e il macabro entrano nella sfera dell'arte; i suoi racconti dell'orrore sono assolutamente
artistici anche se trattano degli argomenti “non-belli” nel senso classico.
KARL ROSENKRANZ
scrive l'opera “Est