L'ARTE COME MIMESI PRODUTTIVA
L'arte in generale per Aristotele è mimesi della natura, cioè agisce nello stesso modo in cui opera la natura, ordinatamente in vista di un fine. Entrambe orientate a realizzare una forma racchiusa in una materia, tanto la natura quanto l'arte sono una produzione (póiesis): capacità di far venire ad essere qualche oggetto di quelli che possono essere e non essere. L'artefice, pur essendo esterno ai suoi prodotti, deve comunque obbedire nel proprio operare alle istanze della materia che lavora: solo rispettando i limiti e gli spunti che la materia gli impone, egli sarà in grado di realizzare la propria opera, la cui riuscita è condizionata da un agire non arbitrario né casuale. Escludendo arbitrio e caso, l'arte è disposizione produttiva accompagnata da ragione (téchne), rientrando in tal modo tra le virtù dell'intelletto.
LA POETICA: IL POSSIBILE COME OGGETTO
DELLA POESIA
Testo che si componeva di due parti: tragedia e commedia. Sopravvive solo la parte della tragedia.
È quanto emerge nella Poetica, dove Aristotele, definendo la poesia come rappresentazione mimetica delle azioni umane, le attribuisce la capacità di sviluppare le potenzialità dell'agire umano e di riuscire a farci conoscere i nostri comportamenti e le possibili conseguenze che ne possono derivare.
Secondo Aristotele ci sono due modi poetici di rappresentare l'agire umano:
- Narrativo o indiretto: condotto in terza persona;
- Drammatico o diretto: condotto in prima persona.
Mentre l'epica può alternare narrazioni in terza persona e drammatizzazioni in prima, la tragedia e la commedia sono generi esclusivamente drammatici: le azioni umane sono rappresentate dal punto di vista di chi le compie, cioè in prima persona.
L'opera tragica, in quanto mimesi di un'azione, trova il suo aspetto centrale nell'intreccio del
racconto: inizio, sviluppo e fine devono essere coordinati e ordinati in tutte le sue parti. Per Aristotele la bellezza è grandezza e ordine. L'intreccio tragico acquista il carattere di opera d'arte nella misura in cui condivide le stesse proprietà del bello. Aristotele attribuisce due ragioni per cui l'opera poetica ha maggior valore rispetto all'opera storica:
- L'oggetto proprio della poesia non è il reale ma il possibile;
- La poesia racconta le vicende andando al di là della cronaca e dei singoli fatti.
L'aver individuato nel possibile l'oggetto proprio della poesia permette ad Aristotele di accordare alla mimesi poetica un giusto equilibrio tra verità e finzione.
IL FINE DELLA TRAGEDIA: LA CATARSI DELLE PASSIONI
Il protagonista della tragedia soccombe non in quanto malvagio ma neanche per essere vittima di un destino assurdo, incurante della sua bontà e giustizia. Attraverso il colpo di scena e ilriconoscimento da parte del protagonista di ciò che ha fatto, la tragedia porta a conoscenza il fatto che l'eroe soccombe unicamente per non avere una chiara conoscenza delle conseguenze del proprio agire in relazione a quello degli altri uomini. La sua unica colpa consiste nell'ignoranza. Dalla sua analisi della tragedia, Aristotele, afferma che lo scopo della tragedia è purificare le passioni in senso conoscitivo attraverso il piacere dell'imitazione. L'imitazione artistica, nel momento in cui dà una forma alla cosa che imita, mette in luce quei suoi aspetti latenti che, rimasti in ombra nella realtà, ci permettono di comprenderla e di renderla intangibile.
PLOTINO (205-270 d.C.)
Autore di cinquantaquattro trattati, ne dedica due al problema del bello: Sul bello e Sul bello intelligibile. Riprendendo la nozione platonica del bello come splendore di un'idea intelligibile, egli ne accentua gli aspetti di carattere metafisico-religioso.trasformare la dimensione estetica in un'esperienza di carattere mistico, destinata a condurre l'anima a farsi una sola cosa con il divino e a sottrarre il bello alla dimensione dell'ordine e della misura.
BELLO SENSIBILE E BELLO INTELLIGIBILE
Secondo Plotino la bellezza è ciò che esprime la ragione divina del mondo. Scorgere il mondo come bellezza significa cogliere nel sensibile l'idea che lo sostiene, così da ricondurla al principio divino da cui proviene: l'Uno, che è ciò che conferisce la forma e unità a tutto ciò che da lui discende, comunicandosi all'intera realtà. Da esso procede l'intelletto che rappresenta la ragione divina del mondo. Dall'intelletto procede l'Anima che ordina, tramite le idee intelligibili, la materia.
Il bello consiste dunque nella visibilità di una forma e, come tale, è il tralucere dell'idea intelligibile nella materia, che insé stessa non possiede alcuna bellezza, venendo a coincidere con il brutto assoluto. In quanto splendore dell'idea nella materia, il bello è il segno di una forma unificante che, in virtù del suo carattere intelligibile, si caratterizza per la propria natura immateriale, priva di parti, indivisibile e semplice. In quanto risplendere nell'idea nei corpi, la bellezza è ciò che permette all'animo umano di scoprire la radice spirituale e ultrasensibile di sé e di tutte le cose. Toccato e colpito dal bello, l'animo umano si allontana così dal corpo e dalle passioni che esso suscita e si rivolge dal bello sensibile al bello intelligibile, fino a trasformarsi nella sua massima purezza. Spogliato di qualsiasi esteriorità che possa oscurarlo, l'idea potrà vedere come in trasparenza la comunicazione di tutte le cose tra loro diventare essa stessa bella. Ma il cammino dell'anima è destinato, indirezione di una bellezza superiore alla stessa bellezza intelligibile: l'Uno. Definito come una luce che si diffonde ovunque partecipandosi a tutto, l'Uno è il principio di ogni forma e di ogni bellezza; tuttavia, è anche al di là di ogni forma e bellezza, anche di quella intelligibile delle idee. Nella sua trascendenza l'Uno si presenta per come ciò che non ha forma e può essere raggiunto dall'anima solo se essa si trasforma in una sola cosa con lui.
ARTE E BELLEZZA
Il bello non è solo una proprietà della natura ma anche dell'arte, che trova in esso la propria specificità e ragion d'essere.
Il bello artistico non dipende dalla materia, ma dalla forma che l'artista ha conferito ad essa sulla base di un'idea che risiedeva nella sua mente. L'arte è dunque una mimesi di un'idea presente nella mente dell'artista.
Il vero artista partecipa al principio generativo cheè alla base della realtà e che trova nell’Uno il suo motore: comeUno, conferisce forma e unità alla materia attraverso l’Intelletto che contiene tutte le forme intelligibili, così l’artistaconferisce con forma e unità alla materia attraverso le idee. Tali idee non sono una sua invenzione, bensì il riflesso diquelle stesse forme intelligibili che hanno nell’Uno.
L’ARTE COME VIA DI ASCESA ALL’UNO
In quanto imitazione delle idee intelligibili, l’arte assume per Plotino una dimensione gnoseologica di caratteremetafisico: nel conferire una forma unitaria alla materia essa, al pari del bello naturale, spoglia il mondo della suaapparente molteplicità e permette di ricondurlo alla radice trascendente da cui esso dipende.
L'arte perciò riesce a esprimere la presenza costante dell’Uno in tutte le manifestazioni del cosmo.
Il bello artistico, al pari del bello naturale, viene indicato dasono presentati come complementari e interconnessi. Shaftesbury sostiene che la bellezza e l'armonia presenti nella natura sono un riflesso dell'ordine e della perfezione dell'Universo, e che l'esperienza estetica può condurre all'esperienza morale.
La sua filosofia estetica si basa sulla concezione di un "senso estetico" innato nell'uomo, che gli permette di apprezzare la bellezza e il sublime. Questo senso estetico è collegato al senso morale, poiché entrambi sono radicati nella natura umana. Shaftesbury sostiene che l'esperienza estetica può elevare l'anima e condurre alla virtù, in quanto permette di percepire l'armonia e la perfezione presenti nell'Universo.
Shaftesbury si distingue dagli altri filosofi estetici del suo tempo per la sua visione ottimistica della natura umana e per la sua fiducia nella capacità dell'arte e della bellezza di influenzare positivamente la società. Egli crede che l'esperienza estetica possa suscitare sentimenti di amore, ammirazione e gratitudine, che a loro volta possono promuovere la virtù e il benessere sociale.
In conclusione, il Conte di Shaftesbury è considerato il primo filosofo esteta d'Inghilterra e la sua filosofia estetica si basa sulla concezione di un senso estetico innato nell'uomo, collegato al senso morale. Egli crede che l'esperienza estetica possa condurre all'esperienza morale e promuovere la virtù e il benessere sociale.convergenza tra l'estetica e la morale è evidente nell'animo umano quando contempla e ascolta gli altri. Le passioni, sia dolci che brutali, piacevoli o spiacevoli, sono percepite e sentite. Negare il senso comune e naturale del bello e del sublime sembra essere solo un artificio. Questa convergenza dei due sensi, morale ed estetico, viene presentata nel saggio giovanile dal punto di vista ricettivo e reattivo rispetto agli oggetti che ognuno di noi può vedere e apprezzare. Nel saggio "Sensus Communis", questa convergenza viene estesa all'attività più propriamente produttiva e specificamente artistica e poetica. Shaftesbury sostiene che tra tutte le bellezze, quella che si trae dalla vita reale e dalle passioni è la più attraente e appassionante. Inoltre, la convergenza estetica e morale viene affermata con forza in un passo famoso, nel quale Shaftesbury sostiene che labellezza più naturale di questo mondo è l’onestà o la verità morale. Giacché ogni bellezza è verità. Compito dell’artista è dunque quello di porre come oggetto delle sue opere la verità morale, ovvero le azioni, i caratteri, le situazioni che siano in grado di evidenziare verità morali; il vero delle arti è parte del vero etico. Per essere buoni giudici dell’uno, bisogna saper giudicare l’altro. La bellezza sensibile si configura come il primo gradino di una scala che ha al suo vertice la bellezza sia morale sia razionale: bello, buono e vero hanno la loro dimora in quel vertice. Shaftesbury fa appello alla nostra natura razionale e spirituale nello spronare noi e i poeti a non fermarci al livello sensibile e materiale della bellezza: il bello, la proporzione, la convenienza non sono mai nella materia, ma nell’arte e nello schema. Abbozza anche una teoria di tre livelli di forme:
- Le forme sensibili, che sono oggetti di piacere per i sensi.
- Le forme morali, che sono oggetti di piacere per la mente e la ragione.
- Le forme razionali, che sono oggetti di piacere per l'intelletto e la comprensione.
più basse, o morte: sono quelle fenomeniche;
- Le intermedie, o formatrici: si riferiscono agli esseri spirituali che realizzano le prime;
- Le più alte: sono le vere e proprie idee platoniche, fonte di ispirazione per gli esseri spirit