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Ma la galanteria è generosa quanto naturale. La correzione di quei grandi vizi che ci inducono a commettere reali ingiurie agli
altri è compito della morale e costituisce l’oggetto dell’educazione più comune. Dove un tale intento non sia in qualche misura
raggiunto, non può sussistere alcuna società umana.
Ovunque la natura ha dato allo spirito la propensione per qualche vizio o per qualche passione spiacevole agli altri; i modi
raffinati hanno insegnato agli uomini a piegare la loro inclinazione dalla parte opposta e di conservare, in tutti i loro
comportamenti, l’apparenza di sentimenti diversi da quelli a cui per natura inclinano.
Tutte le volte che la situazione di una persona può naturalmente generare in lui qualche sospetto spiacevole, è compito delle
belle maniere intervenire affinché egli esprima studiatamente sentimenti direttamente contrari a quelli che tenderebbe a
provare. Così i vecchi conoscono le loro infermità e naturalmente temono la derisione della gioventù per cui i giovani ben
educati raddoppiano i segni di rispetto e di deferenza verso gli anziani.
La galanteria non è che un esempio della stessa attenzione generosa. Poiché la natura ha conferito all’uomo la superiorità sulla
donna, dotandolo di maggior forza sia d’animo che di corpo, ha il dovere di addolcirla il più possibile con la generosità del suo
comportamento e con una studiata deferenza e compiacenza per tutte le inclinazioni e le passioni di lei. Le nazioni barbare
esasperano la superiorità virile riducendo le loro donne alla più abietta schiavitù, rinchiudendole, battendole, vendendole,
uccidendole. Ma in un popolo civile il sesso maschile rivela la sua autorità in un modo più generoso, sia pur non meno
evidente: con la cortesia, con il rispetto, con la compiacenza e, in una parola, con la galanteria. 15
La galanteria non è meno compatibile con la saggezza e la prudenza che con la naturalezza e la generosità; e quando è
opportunamente regolata, contribuisce più di ogni altra invenzione all’intrattenimento e al miglioramento della gioventù di
entrambi i sessi.
Ma la soddisfazione dell’appetito carnale non basta da sola al piacere dello spirito; e anche fra gli animali troviamo che i giochi,
i corteggiamenti e le altre espressioni di tenerezza costituiscono la massima parte del loro piacere. Negli esseri razionali
dobbiamo certamente riconoscere allo spirito un ruolo essenziale. Se spogliassimo i nostri divertimenti di tutti gli ornamenti
della ragione, dei discorsi, della simpatia, dell’amicizia e della gaiezza, ciò che ne rimane sarebbe appena degno di
approvazione, secondo il giudizio degli uomini veramente eleganti ed esperti dei piaceri.
Devo confessare che la mia scelta personale mi induce piuttosto a preferire la compagnia di pochi compagni eletti con cui
posso, con calma e in pace, gioire dei piaceri della ragione e sperimentare la giustezza di ogni riflessione, sia triste che gaia,
che mi nasca nella mente. Ma poiché non è dato trovare facilmente una tale dilettosa compagnia, devo dire che le compagnie
promiscue senza il gentil sesso sono il più insipido passatempo del mondo e sono prive di gaiezza e di urbanità, così come di
sensatezza e di ragione. Nulla può evitare il tedio eccessivo se non il bere molto, un rimedio peggiore del male.
Fra gli antichi il carattere del bel sesso veniva considerato come assolutamente casalingo, né le donne potevano essere
partecipi del mondo elegante o della buona società.
Il punto d’onore, o duello, è un’invenzione moderna al pari della galanteria, e da alcuni viene considerato altrettanto utile per
il raffinamento dei costumi, ma io sono ben lungi dal poter determinare quanto abbia contribuito in tal senso.
Queste idee sono non soltanto inutili, ma anche perniciose: separando l’uomo d’onore dall’uomo virtuoso, i peggiori dissoluti
sono riusciti in qualche modo a farsi valere al di sopra dei loro meriti e sono stati in grado di mantenersi nella rispettabilità,
sebbene colpevoli dei vizi più vergognosi e più dannosi. Sono dissoluti, dissipatori e non pagano mai un soldo dei loro debiti,
ma sono uomini d’onore moderno che sono le parti più essenziali della moralità, come la fedeltà, il mantenere le promesse, e
il dire la verità.
Gli antichi certamente non avrebbero mai avuta una nozione di onore distinta da quella di virtù.
Ma lasciando questa digressione, affermerò, come quarta osservazione sul tema dell’origine e del progresso delle arti e delle
scienze, che quando le arti e le scienze in uno stato raggiungono la perfezione, da quel momento naturalmente, o meglio
necessariamente decadono e non rinascono che di rado o mai in quella nazione nella quale dapprima erano fiorite.
Bisogna confessare che questa massima, sebbene sia conforme all’esperienza, può, a prima vista, sembrar contraria alla
ragione. Se il genio naturale dell’umanità è uguale in tutte le epoche e in quasi tutti i paesi (come sembra sia), un tale genio va
favorito e sviluppato, così da possedere in ogni arte modelli che possano regolare il gusto e fissare gli oggetti dell’imitazione. I
modelli che ci hanno lasciato gli antichi diedero origine a tutte le arti, circa duecento anni or sono, e ne hanno potentemente
aiutato il progresso in ogni paese d’Europa. Ma perché non hanno avuto lo stesso effetto durante il regno di Traiano e dei suoi
successori, quando erano molto più integri ed erano ancora studiati e ammirati da tutto il mondo? Al tempo dell’imperatore
Giustiniano il poeta per eccellenza era per i greci Omero e per i romani Virgilio. Una tale ammirazione per questi geni divini
continuava ancora, sebbene per molti secoli non sia apparso alcun poeta che potesse legittimamente pretendere di averli
imitati.
Il genio di un uomo è sempre, al principio della vita, sconosciuto sia a lui stesso che agli altri; e solamente dopo molti
esperimenti coronati da successo egli osa ritenersi all’altezza di quelle imprese con cui loro che le hanno compiute si sono
procurati l’ammirazione del genere umano. Se la nazione è già in possesso di molti modelli di eloquenza, egli naturalmente gli
confronta con i suoi esercizi giovanili, e se si accorge di una grande sproporzione desiste da ogni ulteriore tentativo e non
cerca più di rivaleggiare con quegli autori che così profondamente ammira.
Dopo l’emulazione, lo stimolo più grande alle arti nobili sono la lode e la gloria. Uno scrittore viene animato da una nuova
forza quando ode l’applauso del mondo per le sue prime produzioni e, stimolato da un tale impulso, spesso raggiunge un
vertice di perfezione che è altrettanto sorprendente per lui quanto per i suoi lettori. Ma quando i posti d’onore sono tutti
occupati, i suoi primi tentativi sono accolti soltanto con freddezza dal pubblico che li confronta a produzioni che sono in se
stesse più eccellenti e inoltre godono già del vantaggio di una fama consolidata.
Forse non è un vantaggio per una nazione importante le arti da vicini che hanno raggiunto un grado troppo alto di perfezione:
questo estingue l’emulazione e gela l’ardore della gioventù generosa. Gli antichi, è vero, ci hanno lasciato in ogni genere
letterario modelli degni della più alta ammirazione. Ma a parte il fatto che sono scritti in lingue note soltanto ai dotti, a parte
questo fatto, dico, il confronto fra gli ingegni moderni e quelli che vissero in un’epoca tanto lontana non è così perfetto e
completo. 16
Ma nella nostra isola la superiorità del poeta romano non ha per nulla diminuito la fama dell’inglese. Ci riteniamo fortunato se
il nostro clima e il nostro linguaggio hanno potuto produrre una copia sia pur sbiadita di un originale così eccellente.
In conclusione, le arti e le scienze, come alcune piante, esigono un suolo vergine; e per quanto ricca sia la terra, per quanto la
si rinvigorisca con l’arte e le cure, una volta esaurita, non produrrà mai nulla che sia perfetto o compiuto nel suo genere.
L’eloquenza
Chi considera i periodi e le rivoluzioni del genere umano, come sono rappresentati nella storia, è colpito da uno spettacolo
colmo di piacevole varietà e vede con stupore che le maniere, i costumi e le opinioni della stessa specie sono suscettibili di
cambiamenti prodigiosi nelle diverse epoche. Tuttavia si può osservare che nella storia civile si riscontra un’uniformità
maggiore che non nella storia della cultura e della scienza, e che le guerre, i trattati e la politica di un’età assomigliano a quelli
di un’altra più di quanto non accada per il gusto, lo spirito e i princìpi speculativi. L’interesse e l’ambizione, l’onore e la
vergogna, l’amicizia e l’inimicizia, la gratitudine e la vendetta sono i primi moventi di tutti gli affari pubblici: e queste passioni
sono di una natura particolarmente ostinata e intrattabile rispetto ai sentimenti e all’intelletto.
Si può osservare che quest’ultimo periodo della cultura umana è, da molti punti di vista, di carattere opposto all’antica e che,
se noi siamo superiori nella filosofia, restiamo, nonostante tutte le nostre raffinatezze, molto inferiori nell’eloquenza.
Nell’età antica si riteneva che nessuna opera di genio richiedesse così grandi abilità e capacità come il parlare in pubblico, e
alcuni eminenti scrittori hanno sentenziato che il talento anche di un grande poeta o filosofo è di natura inferiore a quello
richiesto dall’eloquenza. La Grecia e Roma produssero ciascuna soltanto un oratore completo, e per quante lodi potessero
meritare gli altri, sia pur celebri, tuttavia erano stimati di gran lunga inferiori a quei sommi modelli di eloquenza.
Cicerone è l’oratore più eloquente che mai sia apparso in Roma. Tuttavia coloro che hanno un gusto raffinato esprimono
sull’oratore romano, così come sul greco, questo giudizio: che ognuno di loro superò l’eloquenza tutti coloro che erano mai
apparsi, ma che anch’essi furono ben lungi dal raggiungere la perfezione nella loro arte, che è infinita, e non solo supera ogni
forza umana, ma anche ciò che la umana immaginazione può concepire. Cicerone si dichiara insoddisfatto delle sue stesse
produzioni; e non solo delle sue, ma anche di quelle di Demostene. Questa sola circostanza è sufficiente a farci capire la
grande differenza fra l’eloquenza antica e quella moderna, e a mostrarci quanto la seconda sia inferiore alla prima.
L’Inghilterra possiede un governo popolare e assemblee così numerose tanto da poter supporre che siano di dominio
dell’eloquenza.
In verità si trovano nelle nostre storie i nomi di molti che diressero le discussioni del nostro parlament