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WALTER BENJAMIN

Benjamin nasce a Berlino nel 1892 e muore a Port Bou nel 1940, è un filosofo tedesco di origine ebraica. È significativo sia il luogo di nascita (Berlino è la capitale tedesca ma anche uno dei punti culturali dell'epoca) e anche il luogo di morte (Port Bou è un luogo al confine tra Francia e Spagna, dove morì suicida mentre scappava dalle forze naziste). Si tratta di uno dei massimi pensatori del '900, è uno dei maggiori critici del pensiero moderno. Fece una collaborazione con Adorno ed Horkheimer, nel periodo in un cui era scappato in Francia (seconda metà degli anni '30). Queste due figure sono due delle figure più importanti della Scuola di Francoforte, Horkheimer è il fondatore dell'Istituto per la Ricerca Sociale (inizialmente con sede a Francoforte, poi per motivi legati alla Seconda Guerra Mondiale fu spostata a Parigi e poi a New York, quando crollò il regime hitleriano).

tornò a Francoforte). Benjamin non è un membro della Scuola di Francoforte, ha solo collaborato con i massimi esponenti di essa. Nasce da una ricca famiglia ebraica, il padre era un ricco antiquario e anche la madre proveniva da un'agiata famiglia di commercianti. La Berlino dove Benjamin cresce è uno dei centri propulsori, insieme a Londra, Parigi e Vienna, della cultura europea. Dopo il liceo si iscrive alla facoltà di filosofia dell'università, e frequenta diverse sedi filosofiche cercando i professori e le discipline che più lo interessavano. Nel corso dei suoi anni universitari Benjamin stringe amicizia con Scholem, il quale si occupava di logica e matematica, infatti studiano insieme i problemi della filosofia del linguaggio. Ma Scholem abbandonerà questi studi per diventare il maggiore studioso di mistica ebraica del '900 (interprete e storico di questa dimensione dell'ebraismo filosofico e teleologico). I dueseguono insieme i corsi del filosofo neo-kantiano Cohen a Berlino, il quale è un filosofo ebraico che difende fino al 1918 l'idea di una perfetta integrazione tra ebraismo ed il germanesimo. "Kant e la teoria dell'esperienza" del 1871 (prima edizione) di Cohen, è fondamentale per la formazione di Benjamin, il quale continuerà ad avere contatti con il suo maestro, criticando la teoria dell'esperienza che Cohen traeva da Kant (per Benjamin era troppo legata all'esperienza dello sperimentalismo delle scienze, circoscritta alla dimensione scientifica dell'esperienza). Benjamin è autore assai precoce, già alla fine dei suoi studi accademici scrive i suoi primi saggi, alcuni dei quali rimarranno inediti fino alla sua morte (danno già un'impronta decisiva del suo pensiero). Inizialmente ha una riflessione filosofico-teologica del linguaggio, si possono chiamare scritti teologici-linguistici che Benjamin non

smentirà mai, neanche in fasi più mature del suo pensiero. Nel 1916 scrive "La lingua in generale e la lingua degli uomini", dove, riprendendo alcuni spunti da Scholem, muove dall'idea che la dimensione linguistica è la dimensione comunicabile di ogni essere, quindi non pervade solo le attività umane ma contraddistingue ogni ente. Benjamin contraddistingue tutto ciò che è in quanto creatura, ogni ente comunica nel proprio linguaggio (più ampio del linguaggio verbale e scritto degli umani) ed in virtù del fatto che Dio in quanto creatore non ha un nome, o se lo ha, è un nome impronunciabile e privo di significato e determinato. Da questo deriva la dimensione linguistica di ogni cosa; permane una sorta di dialettica anche in ogni ente tra la dimensione comunicabile e quella non comunicabile. Ogni lingua è simbolo del comunicabile, trasmette qualcosa che è al di là del linguaggio. Nel 1918 scrive

“Sul programma di una filosofia futura”, dove approfondisce il nesso costitutivo tra esperienza e linguaggio, approfondendolo anche in riferimento alle teorie neo-kantiane, ma critica soprattutto la separazione che vi è tra le categorie in quanto a priori e l’esperienza a posteriori (concetto proprio sia di Kant che dei neo-kantiani). La proposta di Benjamin, basata su una filosofia che ancora non è presente, è quella di ripensare le stesse categorie a partire dal linguaggio, e questa è un’idea abbastanza attuale. Si propone di estendere la nozione di esperienza, non più limitata all’ambito delle scienze, ma estesa anche all’ambito della religione e dell’estetica. Nel 1919 scrive “Il concetto di critica nel primo romanticismo tedesco”, che è dedicato al concetto di critica del primo romanticismo tedesco. Si tratta di una tesi che va a discutere in Svizzere, in quanto non voleva partecipare al primo

Scontro di guerra mondiale. È molto importante perché rivoluziona gli studi e l'approccio alla filosofia romantica, stabilendo la centralità del rapporto che per lui vige tra la dimensione critica del pensiero e la filosofia (intesa come qualcosa che si esercita a partire da oggetti culturali, ma anche da oggetti sociali o manifestazioni della vita quotidiana). La filosofia per Benjamin è una riflessione critica sulla storia, sulle sue forme, sulla società... essa si esercita sugli oggetti anche più ovvi e banali, e solitamente trascurati da un'impostazione puramente accademica e storiografica del pensiero filosofico.

Anche negli scritti successivi Benjamin prosegue la riflessione filosofico-teologica sul linguaggio, anche se questi scritti si alimentano di nuovi motivi. Nel 1921 scrive "Il compito del traduttore", che era inteso come introduzione di una traduzione da parte di Benjamin dei "Tableaux parisiens" di Baudelaire.

Questo è importante perché è in questi anni che Benjamin intensifica lo studio della cultura francese, che non abbandonerà mai per tutta la sua vita. L'estendersi della sua riflessione alle questioni estetiche e poetiche, ma anche per l'idea assai originale che Benjamin ritiene essere il compito del traduttore. Il punto di partenza è di tipo ebraico-teologico, in quanto è dato dalla differenza tra le lingue naturali, intese come confusione e condizione post-babelica e derivante dal fatto che le lingue non comunicano tra loro (sono chiuse le una all'altra se non interviene la figura del traduttore). Benjamin riflette sul compito del traduttore: l'idea è che il traduttore non deve annettere la lingua che traduce alla propria, ne può semplicemente rendere la propria lingua passiva nei confronti della lingua di origine, da cui si traduce; ma far risuonare nella propria lingua qualcosa della lingua da cui traduce.

quindi far risuonare la differenza tra le lingue e nello stesso tempo la tensione che vi è in questo differire delle lingue, ricostituendo un'unità e un'universalità del linguaggio (senza creare una lingua artificiosa che prende un po' dall'una e un po' dall'altra). L'intendersi umano non può che attraversare questa differenza tra le lingue, ma ricordandosi che tutte le lingue scaturiscono da un'unica natura: il compito del traduttore è far risuonare tra di loro questa ricchezza delle differenze linguistiche (far sentire lo spirito della lingua originaria nella propria). Si tratta di un compito difficile, che assume connotati etici e politici (tradurre come convergere di differenze). Tra il 1920 ed il 1921 scrive "Per la critica della violenza", che è il primo grande saggio di tipo politico, con accenti e riferimenti a motivi teologico-religiosi dell'ebraismo. Questo saggio è

Percorso da una tensione e da una differenza tra ciò che è giustizia, che ha a che fare con la dimensione etica-religiosa dell'agire umano (compito dell'uomo di promuovere il bene), e quella umana del diritto. Per Benjamin deve esserci questa tensione se non vogliamo che il diritto sia un puro e semplice amministrare la violenza; il diritto deve essere di più e deve essere alimentato dall'idea stessa di giustizia (intesa come teologica). Nel 1921 (forse, ci sono dei dubbi) scrive "Frammento teologico-politico", si tratta di un frammento teologico-politico dove Benjamin critica il testo di Bloch "Spirito dell'utopia" perché Bloch difendeva l'idea di una ripresa dell'attesa cristiana del regno di Dio in senso secolarizzato e convertito in un'idea di utopia che faceva da vettore alle speranze umane (una sorta di fusione tra i motivi marxisti ed una certa idea del cristianesimo). Benjamin, riprende

L'idea del messia in rapporto alla storia, credendo che il messia non stia nello stesso vettore del processo storico, ma in certo modo ne segna la cesura. Questo concetto si riproporrà anche nei suoi ultimi anni di vita, dedicandoli al suo testamento: "Le tesi sul concetto di storia". Verso la metà degli anni '20 Benjamin stringe importanti amicizie, tra cui il poeta Hofmannstahl ed il teologo protestante Rang. L'amicizia con Hofmannstahl nasce perché Benjamin gli invia un saggio su un romanzo, "Le affinità elettive", il quale è uno dei saggi più importanti e fondamentali del '900. Qui Benjamin sviluppa questioni legate al matrimonio, rapporto tra legge e amore; ma soprattutto qui Benjamin sviluppa alcune idee di ordine estetico: il nesso tra apparenza e verità nell'opera d'arte, la "bellezza" come apparenza necessaria dell'opera destinata a dissolversi (l'idea di).

“bellezza” la fa confluire in una lettura delle affinità elettive, vedendo nella figura della protagonista Ottilia questa incarnazione dell’idea della bellezza che trapassa nel sublime). Questi anni sono importanti anche perché Benjamin, dopo gli studi, deve trovare un impiego dato che il padre non ha intenzione di mantenerlo a vita (si è anche sposato ad ha un figlio). Così Benjamin tenta abilitarsi presso l’Università di Francoforte, ma non ci riesce perché incontrò l’incomprensione e lo sbarramento da parte del professore (Cornelius) che doveva accogliere la tesi di abilitazione, dedicata al dramma barocco tedesco (dramma dell’afflizione). Questo testo di Benjamin, “L’origine del dramma barocco tedesco” del 1925, è uno dei testi più importanti del ‘900; è premesso da una riflessione sull’idea di conoscenza filosofica e su una teoria delle verità originale,

in quanto viene intesa come qualcosa che si sottrae all'intenzione stessa e al possesso: può essere solo inseguita dal pensiero (così come Eros insegue la bellezza). È una verità che si dà sulle idee

Dettagli
A.A. 2018-2019
89 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilariabrandolini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Desideri Fabrizio.