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Egli paragona il senso della bellezza al senso del gusto: la bellezza è un senso con il quale percepiamo il
mondo. Possiamo percepire dolce qualcosa che un altro percepisce amaro, oppure lo stesso soggetto può
concepire lo stesso cibo sia dolce che amaro (es. malessere fisico): cambiamento della capacità di
Dato ciò se la bellezza è nella mente del soggetto non ha nessun senso disputare sul gusto!
percezione.
C’è un gusto corporeo, dolce amaro, e dello spirito, bello brutto: così sembra che la regola di buon senso
comune, dei gusti non si discute, sembra trovare una conferma filosofica. Hume però non abbraccia
completamente questa teoria.
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Hume introduce uno stacco rispetto al relativismo. Il afferma che:
senso comune
tutti i gusti sono gusti;
• se qualcuno afferma che tra un grande film e un cine-panettone, nonostante tutti i gusti siano gusti,
• il cine-panettone non ha lo stesso valore estetico di un capolavoro del cinema, noi ci straniamo.
Secondo Hume in certi casi l’uguaglianza dei gusti non vale! Un paragone del genere ci fa aprire gli occhi:
forse alcuni gusti sono meglio degli altri? Non possiamo procedere a priori, indipendentemente
dall’esperienza: il fondamento della disputa sui giudizi di gusto è l’esperienza. Hume cerca di risolvere il
dilemma dei gusti in modo empirico: vediamo quali autori sono classici, piaciuti da sempre, e la nostra regola
del gusto dovrà essere coerente con la scelta di quegli autori. Il gusto non può essere fatto solo di regole, non
può esserci un manuale di regole di gusto (es. scrivere una buona poesia), però alcune regole ci vogliono. E’
possibile che alcuni autori piacciano al di là delle regole di bellezza (es. proporzione e Picasso, che piace):
importanza limitata delle regole.
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Possiamo avere regole sull’arte ma non è detto che i nostri sentimenti siano conformi a queste regole. Se
creiamo un’opera seguendo regole può darsi che finendola essa non piaccia a nessuno. I sentimenti non si
lasciano incatenare dalle regole. Poiché stiamo parlando di questioni gusto e partiamo dalla costatazione
della relatività delle opinioni, dobbiamo dedurre che le regole che possiamo applicare dipendono dal
come nel caso del dolce e dell’amaro, ma in misura maggiore. La percezione del gusto spirituale
contesto,
(bello, brutto) è influenzata dal contesto.
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Nota la parola parlare del giudizio di gusto come se fosse un esperimento. Per poter giudicare
esperimento:
nel modo corretto sono richieste circostanze fondamentali, es. concentrazione della mente, attenzione
all’oggetto: possiamo assistere a un bel concerto, ma se stiamo male non ce la godiamo, abbiamo una brutta
esperienza e trasferiamo il dolore all’opera. Il è la circostanza che ci fa giudicare in modo
giusto contesto
corretto (es. concentrazione, serenità di spirito, attenzione all’oggetto).
Nonostante l’estrema delicatezza (qualunque cosa mi può influenzare, portare ad odiare un oggetto che di
per sé dovrebbe suscitare piacere, lo associo a ricordi negativi) delle circostanze di un corretto giudizio per il
gusto, alcune opere sono sopravvissute per secoli e sono ancora apprezzate, lette o ascoltate. Ciò significa
che esse vincono la difficoltà delle circostanze, e seguono meglio le regole. E’ una sorta di classicismo: i classici
restano belli a dispetto del mutare di tutte le circostanze. L’esempio più ovvio è Omero: piaceva ad Atene,
ma piace tutt’oggi.
Se anche un semplice mal di denti può far passare un’opera dal bello al brutto, perché io trasferisco il mio
sentimento da me all’oggetto, immagina quante circostanze sono cambiate dai tempi di Omero ad oggi:
lingua, religione, moda, eppure Omero piace ancora.
Hume dice che la bellezza è nel soggetto, ma adesso dice che è anche un po’ nell’oggetto: es. se prendiamo
un cibo neutro, a seconda delle circostanze diamo un giudizio diverso, ma se prendiamo un cibo dolce e
diciamo che è amaro vuol dire che c’è qualcosa che non va nei nostri organi. La nostra incapacità di valutare
del bello non è un fatto di relatività: se diciamo che Omero è brutto e non suscita sentimento di piacere,
Hume dice che abbiamo un (allo stesso modo di dire che un piatto
difetto negli organi di senso spirituale
dolce è amaro): c’è un limite al relativismo. Allo stesso modo a qualcuno di noi può mancare la capacità di
giudicare il bello o il brutto in determinati contesti (es. febbre o daltonico).
Il è un fantasma dei sensi: non è una proprietà dell’oggetto, ma una capacità di vedere l’oggetto. Ma
colore
al tempo stesso se abbiamo un accordo di persone sane senza problemi di vista che affermano un colore,
dobbiamo accettarlo. Se viene un accordo nei secoli tra epoche e nazioni che determinati pittori sono da
apprezzare esteticamente, quegli autori devono essere apprezzati esteticamente! Al tempo stesso vi sono
frequenti difetti degli organi: se io ho un problema all’occhio e sbaglio colore, qualcuno potrebbe dire che
Omero non è bello, questo è un difetto degli organi di gusto.
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Difetti degli organi di gusto: Bellezza e bruttezza non sono qualità degli oggetti,
mancanza di delicatezza.
vicino alla filosofia del relativismo, ma sono nel soggetto e sono relative al soggetto. Esistono qualità
dell’oggetto che producono un sentimento di bellezza. Così come alcune persone riconoscono meglio i sapori
(es. mangiare un piatto che non conosciamo e riconoscere gli ingredienti), ciò funziona anche per la bellezza:
è la delicatezza del gusto spirituale che esiste in misura diversa fra gli uomini. Se una persona non è in grado
di percepire le note che rendono bella una composizione, o i passaggi di fotografia che rendono bello un film,
diremo che non ha sufficiente delicatezza di gusto.
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E’ necessario avere un per evitare confusione: buono e cattivo gusto esistono, non c’è solo il
criterio
relativismo, ma sono reali ed è necessario provarlo tramite principi secondo cui possiamo dire cosa è bello e
cosa è brutto. Vi è una capacità di giudizio, di relazionare il particolare e l’universale. Abbiamo principi e casi
particolari, ma bisogna comprendere quali casi particolari cadono sotto quel principio: ricorda l’eleganza
come fatto positivo, e il dettagliare i casi sotto il concetto eleganza, quale forma è definita elegante e quale
no.
Un occhio che vede oggetti piccoli funziona bene, cosi come un buon palato si riconosce tra piccoli
ingredienti, sapori non forti e mescolati. Allo stesso modo la capacità di giudicare del bello e del brutto è
simile alla delicatezza di gusto (es. capacità di cogliere le sfumature, qualcosa che non è facile da cogliere).
La delicatezza di gusto è qualcosa da approvare, sempre positiva. Hume dice di guardare all’esperienza e a
Omero, che è sopravvissuto: Omero è un modello e, se ci chiediamo come è scritta una bella poesia,
dobbiamo guardare alla poesia di Omero. Coloro che colgono le possiedono la delicatezza, che è
sfumature
qualcosa di la differenza di delicatezza tra noi è quasi innata, così come essere miope o no. La
fisiologico:
mancanza di delicatezza porta all’incapacità di giudicare.
La il gusto non è solo un fatto fisiologico. E’ la frequente osservazione, riferimento all’esperienza.
pratica,
Quando vediamo per la prima volta un oggetto o sentiamo una musica, se non abbiamo nessuna esperienza
di ciò, essendo la prima volta è difficile giudicare ma ci vuole la pratica. Qualcuno che ascolta una musica
sifonica è simile a qualcuno che cerca di capire cosa è un oggetto attraverso la nebbia che si dirada, quanto
più abbiamo esperienza. Hume mette in parallelo la e la ciò non vale solo dal punto di
creazione ricezione:
vista di colui che ascolta la musica, ma anche da chi crea la musica sinfonica. Un violinista alle prime armi,
non è bravo come qualcuno che suona da 30 anni. La pratica ha un grande valore e ci insegna a non
pronunciare giudizi avventati: es. quando guardiamo un film diciamo che è bello, ma alla fine diciamo che
non ci piace. C’è una che piace immediatamente ai sensi ma che però la pratica ci insegna a
bellezza vistosa
non apprezzare: dopo esser stati esposti a questa bellezza per molto tempo me ne stanco. La pratica si vede
dalla capacità di giudicare quali bellezze sono superficiali o vistose, e quali sono autentiche.
Delicatezza e pratica aiutano a determinare la regola del gusto, su cui concordano una maggioranza di
persone dotate di un senso sano. Nonostante la relatività dei gusti vi è una regola del gusto, che ci porta ad
apprezzare autori al posti di altri, nonostante il mutare delle circostanze. Le persone dotate di un senso sano
sono in accordo su ciò, hanno qualità innate e fisiologiche, delicatezza, e altre hanno a che fare con
l’esperienza e l’educazione, pratica.
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Altre caratteristiche che appartengono ad un giudizio estetico sano: La bellezza è bello in senso
confronti.
assoluto o relativo? Es. cappella sistina, assolutamente bella o rispetto ad altre opere? Se essa fosse l’unica
opera mai creata nel suo genere sarebbe bello assoluto, ma ora entra in rapporto con altro opere.
Prendete una canzone pop orecchiabile, qualcosa che può piacere a tutti, non richiede un confronto; se
chiediamo l’esempio di una bella canzone, rispondere con la canzone pop ci porterà a dire che quella non è
una persona che sa fare confronti. La bellezza ha anche a che fare con la qualcuno
capacità di confrontare:
che è in grado di dire che c’è qualcosa di più bello di quella canzone pop, ha un gusto più sano.
Il bello è qualcosa che ha a che fare con differenza temporale e geografica. Chi conosce tante opere di diverse
realtà è più in grado di giudicare della bellezza dichi ne conosce di meno.
I qualcosa di negativo. Pregiudizio significa qualcosa che viene prima del giudizio, condizione del
pregiudizi,
giudizio che viene prima del giudizio stesso. Per Hume dobbiamo essere in grado di giudicare a prescindere
dai nostri pregiudizi o preferenze personali. Se non mi piacciono i francesi e guardo un film francese, devo
mettere da parte il mio pregiudizio, che mi farebbe dire che il film non mi è piaciuto.
Bisogna cercare di evitare di considerare le proprie inclinazioni personali: se in un film un attore non ci piace,
se vogliamo dare un giudizio di gusto sano dobbiamo mettere da parte quel pregiudizio. Bisogna considerarsi