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NTRODUZIONE
Non è possibile, preliminarmente, dare una definizione e delimitare il campo dell’Estetica, questo per via della complessa
natura della disciplina e, soprattutto, per via dell’impostazione fenomenologica della nostra indagine. Potremmo al massimo
riassumere l’opinione comune e corrente, ispirata all’estetica idealistica: l’estetica è una scienza filosofica moderna che deve il
nome a Baumgarten -che per la prima volta associa l’arte e la conoscenza sensibile- e trova la sua origine in Hegel e Vico.
Croce (Estetica, 1902) identifica sempre più l’arte con l’intuizione (un’unità immediata di contenuto e forma), distinguendola
dal concetto; questa impostazione eserciterà un’egemonia nella cultura italiana del ‘900, trattenendola quasi estranea agli
sviluppi internazionali. La voce Estetica del Dizionario di filosofia (1961) di Abbagnano ha però un’articolazione più complessa,
segno che sono intervenute in Italia esperienze ricche e articolate.
Nel pensiero contemporaneo, il campo dell’estetica sembra limitarsi all’arte, ma questo è solo uno dei campi.
Il tema della poesia è stato scelto perché permette di trattare le problematiche fondamentali dell’estetica (definizione, campo,
problemi attuali-morte dell’estetica) con un’impostazione fenomenologica (cioè tenendo conto dell’esperienza viva del campo).
Si vogliono rifiutare prospettive dogmatiche metafisiche, ma si vuole tornare alle cose, e la poesia è uno strumento privilegiato.
Il nostro tempo di radicali dubbiezze manifesta, di contro, anche una certa fertilità di tensioni. Se la morte della poesia si rovescia
nel fatto che spesso si fa poesia della morte della poesia, la morte dell’estetica anch’essa si rovescia, e si fa riflessione sui
modi con cui l’estetica è stata finora trattata. Lo stato di perplessità è tale che non si tratta solamente di ridefinire le strutture
della disciplina, di adeguarla (nel campo, secondo tempi, ecc), ma sembra che si metta in discussione proprio la legittimità
all’esistenza dell’estetica come disciplina autonoma.
Uno dei fattori di crisi dell’estetica sono le invasioni di campo da parte di altre discipline. Oltre a ciò, l’estetica (come tutte le
discipline) risente di quella crisi dei valori (dopo Marx, Freud, Nietzsche, Einstein, Husserl) che ha decretato la morte della
poesia (a ciò tuttavia corrisponde anche quella straordinaria vitalità che si diceva: si fa poesia della morte della poesia).
Per districarsi in questo caos è indispensabile un metodo che non sia vincolante e pregiudicante. La strada scelta è quella
della nuova fenomenologia critica. Fenomenologia: vuole rinunciare a procedimenti aprioristici (di cui l’idealismo è un esempio
lampante: Da giovane credevo che l’estetica crociana mi offrisse strumenti chiari e significati. I primi dubbi mi vennero dalla incomprensione verso
l’esperienza della poesia e dell’arte moderna) per ritornare alle cose; Nuova: guarda alle origini husserliane, ma se ne distanzia; Critica:
rifiuta assolutizzazioni e irrigidimenti metafisici alla ricerca delle relazioni e delle strutture in cui le cose vivono e si significano.
Non seguiremo procedure per anticipatio mentis, procedure astrattamente logiche; il nostro metodo non sarà preliminare,
assoluto, definitivo, ma nascerà dalle ‘cose’, apparendo ogni volta diverso.
P L .
RIMA EZIONE
La domanda fondamentale che ci porremo è: ‘che cosa è la poesia?’. Può essere analizzata secondo vari punti di vista (logico,
storico, ecc), e sono i diversi punti di vista a determinare quella molteplicità ed eterogeneità delle risposte, che hanno tutte il
tono della assolutezza e della univocità. Si determina così una situazione di forte conflittualità: il nostro obiettivo è trovare
un metodo che ci consenta, se non di uscire dal caos, almeno di svelarne il senso.
S L . A .
ECONDA EZIONE NALISI LOGICA DELLA DOMANDA
Per prima cosa è utile tentare un’analisi logica della domanda.
È: sembra che la domanda pretenda una risposta assoluta e univoca (la poesia è).
CHE COSA: suggerisce il proposito di un rilievo circa la natura dell’oggetto, del campo (nel nostro caso, la poesia).
La parola metodo si presenta nel ‘600 come la strada del sapere; ma qui si parlerà di un metodo e non di Metodo: dobbiamo
rifulgere da principi fermi e vincolanti, i problemi stessi suggeriscono gli accorgimenti per procedere al loro esame.
1. Rifiutare l’assolutezza. C’è una molteplicità di significati contrastanti, nessuno dei quali riesce a sovrapporsi e a negare gli
altri in modo motivato.
2. Tentare del campo studiato analisi complete; non accontentarsi punti di vista particolari. Tutte le risposte privilegiano un aspetto o
l’altro delle conoscenza (approccio letterario, filosofico, scientifico); in ognuno di questi aspetti, il sistema è pregiudicato.
3. Ritornare sempre alla cosa; rifiutare ragionamenti astratti.
T L . R P .
ERZA EZIONE ISPOSTA RAMMATICA
Un esempio di schema astratto imposto all’esperienza è quello applicato a Dante, che veniva letto (soprattutto da Croce)
secondo una griglia rigida che, pur mettendo in luce determinati aspetti, ne oscurava molti altri, impedendo una piena
comprensione: occorre rilevare di tutte le relazioni significanti. La razionalità della filosofia non consiste nell’imposizione di
uno schema astratto e parziale alla realtà, ma nell’integrazione di tutti gli schemi astratti e parziali, in una dialetticità estrema,
che permette all’esperienza di rivelarsi in tutta la sua viva molteplicità.
Abbiamo fatto un’analisi logica della domanda, ora osserveremo il riflettersi delle risposte sulla domanda: in base alle risposte,
la domanda si colorerà in modo diverso, si tradurrà in altre domande.
La riflessione del poeta ha una curvatura prammatica: la domanda diventa ‘come si fa poesia?’.
Rilievi di struttura e rilievi di situazione.
Come prima definizione, la poetica è una riflessione della poesia su se stessa. Il primo approccio per la conoscenza delle
poetiche, intese in questo senso, è una lettura consapevole del testo attraverso 2 strumenti:
- Rilievi di struttura. Colgono il pensiero del poeta sul proprio fare rilevando le sue osservazioni critiche, i suoi programmi,
ma anche osservando concretamente il suo fare per confermare l’idea.
- Rilievi di situazione. Collocano l’idea acquisita nella prospettiva storico-culturale che la significa e che essa stessa suggerisce.
Q L . R ( ).
UARTA EZIONE ISPOSTA SPECULATIVA DEL FILOSOFO TRADIZIONALE
Le filosofie tradizionali vincolano la conoscenza dentro schemi dogmatici. Leggendo Croce si possono fare 3 osservazioni:
- L’esame della poesia alla ricerca della sua definizione teorica non ha bisogno della realtà della poesia: si vaglia la poesia
attraverso schemi elaborati altrove, in sede logica.
- Si procede per contrapposizioni e per identificazioni logiche (c’è quindi un rifiuto totale delle aporie).
- La pronuncia è assoluta, il sistema rigido e chiuso.
La preoccupazione fondamentale è quella di trovare un posto all’arte all’interno del sistema, un posto che sia distinto dagli
altri momenti della vita dello spirito (logica, ecc). La risposta alla domanda non deriva dall’analisi di ciò che l’arte è nella
realtà, ma muove da un processo dialettico interno al discorso speculativo.
La pretesa delle filosofie tradizionali di trovare una risposta concettuale definitiva, assoluta, universale è poi contraddetta
dalle radicali variazioni che il concetto di arte ha subito nello stesso idealismo.
In generale, la struttura della risposta filosofica ha questi caratteri: è essenzialista (ha una pronuncia categoriale, rigida e
definitiva); istituisce una coerenza sistematica in cui l’arte trova il suo posto; disattende la realtà dell’arte; se si trasforma in
operazione critica, il sistema impone le proprie categorie alla realtà dell’arte.
La nuova fenomenologia critica, cerca invece di cogliere e relazionare le diverse risposte, rifugge dal sistema – il quale impone
aprioristici procedimenti che orientano la ricerca di un senso predeterminato - per accettare la sistematicità, che si presenta
come l’organizzazione di relazioni capaci di risignificare la molteplicità, la varietà delle disposizioni particolari.
Q L . H .
UINTA EZIONE EGEL
Un’analisi dello stile della scrittura di Hegel offre un’interessante possibilità di accesso al suo pensiero: la prosa di Hegel ha
una grande forza strofica, che sembra voler tendere a una sintesi comprendente tutto il senso generale; tende ad enunciati
categoriali; sembra voler rifuggire dal caso particolare. Il suo stile è insomma indicativo di un modo di procedere che vuole
risolvere in sé molte contraddizioni.
Il problema, per Hegel, è quello del posto dell’arte e della poesia nella vita dello Spirito (la poesia non si identifica con l’arte),
quindi la domanda fondamentale si traduce in altre 2 domande: ‘Qual è il posto dell’arte nel sistema generale della vita dello Spirito?’
e ‘Qual è il posto della poesia nel sistema dell’arte?’.
Considerazione sull’idea di morte dell’arte in Hegel.
Hegel è alle origini della filosofia contemporanea: è un filosofo di conclusione (chiude un periodo) e di principio (ne apre un
altro). Dopo di lui non si ebbe più nessun vero sistema unitario, tutto si è inquietato e i tentativi di Grandi Sistemi furono
maschere. Il suo modo oracolare, il suo tono di certezza, la sua preoccupazione sistematica e assoluta: tutto questo appare
in crisi, e questa crisi è un elemento costitutivo della filosofia contemporanea.
Il tema della morte dell’arte è stato attribuito ad Hegel: se presso i Greci si incarnò veramente l’assoluto di una visione
estetica, Hegel ha previsto che nell’epoca che sentiva di inaugurare l’arte non sarebbe più stata spontanea, ma si sarebbe fatta
critica di se stessa. Certo, da Omero in poi si può parlare di poetica, di riflessione della poesia su se stessa, ma è dai romantici
(ma soprattutto da Baudelaire) in poi che il discorso della poetica si è fatto più intenso, si è posto come necessario.
S L . R .
ESTA EZIONE ICAPITOLAZIONE
In realtà ci siamo finora chiesti ‘che senso ha, in un corso di estetica, porci una domanda che appare costitutiva di un discorso di estetica
specifica come la domanda ‘che cosa è la poesia’?’ Lo facciamo nell’obiettivo di trovare una corretta impostazione metodologica. La
nuova fenomenologia critica