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C.6 TRAMONTO E TRASFIGURAZIONE DELL’OCCIDENTE
La critica all’ideale della pace perpetua 18
La guerra è immortale, l’uomo non sente la pace come ideale incondizionato, in lui vive
sempre una profonda esigenza di esperienze terribili (T. Mann).
Spengler: la pace è un desiderio, la guerra un dato di fatto, la vita è lotta, l’ideale pacifista
sta a indicare rinuncia al futuro.
Jaspers: trasfigurazione della guerra in chiave spiritualistica, la lotta tra le ≠ storicità èp
benefica e necessaria, ognuna esprime un sistema di valori autonomo e degno di rispetto, ma
non possono vivere ignorandosi, senza impegnarsi in un rapporto di contrasto (politeismo di
valori).
Heidegger: ironizza sull’ideale di un inconsistente e disimpegnato affratellamento
universale (pacifismo come una forma di cristianesimo secolarizzato).
= una pace permanente continua a esser vista come un pericoloso focolaio di sicurezza
borghese.
Guerre lampo, ordine nuovo e nichilismo completo
La guerra + attesa a est, scoppia invece a Ovest (Francia e Inghilterra). Il nuovo conflitto
appare come presa tot del nichilismo sull’occidente; la Germania stipula alleanza col
Giappone e un patto di non aggressione con URSS.
Heidegger: a determinare il conflitto è stata la volontà di potenza che attraversa la storia
dell’occidente, mentre i fattori economici giocano un ruolo secondario; l’assicurarsi lo
spazio vitale non è mai un fine ma un mezzo x l’accrescimento della potenza. I nemici della
Germania sono mossi dalla stessa volontà di potenza che essi pretendono di attribuire solo al
3° Reich: ogni potenza, metafisicamente pensata, ha il proprio diritto.
Se in questa guerra è in gioco solo la volontà di potenza che senso ha prendere posizione x
1 o l’altra parte della lotta? Solo il nichilismo passivo e incompleto è negativo (arida
spirazione a sostituire i valori attuali con altri simili, es. socialismo, cristianesimo). Il
nichilismo positivo riconosce che non c’è alcuna eterna verità in sé, non lascia esaurire
l’esistente ma interviene attivamente a rovesciarlo = è un nuovo cominciamento. Esso è
rappresentato dal nazismo: guidato da volontà di potenza sta realizzando l’ordine nuovo. La
spregiudicatezza e brutalità con cui il 3° Reich sta realizzando l’ordine nuovo sono
filosoficamente trasfigurate come nichilismo completo e attivo che accelera e attua il crollo
dei valori marci e privi di credibilità. È solo grazie al completo dispiegamento del
nichilismo e suo dominio incondizionato che si rende possibile il nuovo inizio. 19
L’imperium, il Reich e la grecità originaria
Ora la stessa politica del 3° Reich è sussumibile sotto la categoria del nichilismo; il nuovo
ordine realizzato dalle trionfali vittorie della Germania all’insegna della volontà di potenza è
da intendersi come fine e nuovo cominciamento.
Heidegger critica la volontà di potenza come imperiale e romana; Hitler amava atteggiarsi a
rinato imperatore romano; x Heidegger un unico ceppo etnico unisce i greci ai tedeschi:
possono considerarsi gli eredi della grande tradizione greca.
Si parla di lotta tra opzione greca e romana: da un lato l’antichità classica nel suo
complesso è celebrata in opposizione a polemica col mondo moderno e popolazioni
asiatiche (l’impero romano ha avuto il merito di aver distrutto Cartagine e Gerusalemme),
xò l’imperialismo di Roma è già una grave degenerazione rispetto alla Grecia.
Heidegger e Spengler: kultur e zivilisation
Spengler: la vera kultur è rappresentata da Grecia, Roma rappresenta la zivilisation, ma sul
piano della politica concreta sceglie l’opzione romana (invita la Germania a intraprendere
una politica imperialistica non inceppata da scrupoli inattuali); c’è un abisso incolmabile fra
kultur/zivilisation, x un lungo periodo c’è spazio solo x il dispiegarsi dell’imperialismo,
l’opzione greca non è presa seriamente. L’autentica missione dei tedeschi è portare a
compimento la zivilisation e l’espansione imperialistica; le uniche cose che contano sono la
volontà di potenza e tecnica a suo servizio.
Heidegger: prende molto + seriamente l’opzione greca, le vittorie del 3° reich hanno un
significato ulteriore, sono la premessa di un nuovo inizio. Attribuisce alla Germania una
missione + alta: rinnovamento e riunificazione dell’occidente in cui la volontà di potenza è
solo una tappa, il fine è il recupero della storicità greco-tedesca.
Difesa della storicità e reinterpretazione della guerra
Intervento USA aumenta la coalizione di guerra contro Germania, rende l’intervento +
aspro.
La battaglia di Stalingrado è interpretata come vittoria della tot tecnicizzazione che ha
permesso all’URSS un vantaggio metafisico. Molti circoli anche lontani al nazismo si
raccolgono x salvezza dell’occidente. L’interpretazione della guerra è radicalmente 20
cambiata rispetto all’inizio, non si contrappongono + volontà di potenza, all’est è in gioco il
suolo stesso della Germania. La Germania non è + rappresentante del nichilismo attivo ma il
paese che si sacrifica e combatte x la verità dell’essere: con la Germania sopravvive l’ultimo
barlume di Grecia e verità dell’essere (Heidegger).
Il sacrificio è la + pura esperienza della voce dell’essere. Il tema dell’esistenza autentica,
che non conosce paura, prende consapevolezza di sé come essere x la morte; nella fase
finale della 2° guerra si configura come disponibilità alla morte in nome della verità
dell’essere e rifiuto estremo della modernità.
La Germania, la colpa e il bilancio planetario della volontà di potenza
Disfatta della Germania: x Heidegger guerra e volontà di potenza come espressione della
massificazione tecnica del mondo moderno. Dopo la disfatta di Hitler, assimilazione
Marx/Nietzsche (presunta teoria comune a nazisti e marxisti). Prima il nichilismo completo
svolgeva un ruolo positivo xchè annunciava un nuovo inizio, ora indica il punto + basso
della parabola rovinosa dell’occidente.
Ora condanna che coinvolge tutto: non è + possibile individuare bersagli privilegiati,
comunismo, fascismo, democrazia sono solo nomi ≠ dell’universale dominio della volontà
di potenza, espressione di vicende che li trascende e ha reso uniforme il pianeta.
Con la fine del 3° Reich s’intensificano i dibattiti sulla colpa: T.Mann chiama il popolo
tedesco a prender coscienza dei crimini orrendi commessi.
Jaspers: la colpa riguarda ogni uomo/gruppo, x il solo fatto di esistere ogni individuo
assume su di sé la colpa xchè il mio esserci toglie spazio agli altri; non ha senso attribuire
alla Germania una colpa particolare, si è limitata a prender parte alla lotta x spazio vitale
ineliminabile dell’esistenza umana. Tra gli uomini c’è una solidarietà che li rende
corresponsabili x le ingiustizie/malvagità che si verificano nel mondo, in particolare x i
delitti che si verificano in sua consapevolezza (quando 1 non fa il possibile x impedirli
diventa anche lui responsabile) = colpa metafisica. Essa è una categoria che allarga troppo il
bersaglio della denuncia ma ha il merito di esprimere una riflessione autocritica che era
assente dopo la 1° guerra.
Heidegger rifiuta sdegnosamente l’autocritica, data l’equipollenza tra un Fhurer e l’altro,
anche davanti agli aspetti + disgustosi del 3° Reich. 21
Heidegger, Junger, Schmitt
Junger non ha mai aderito ufficialmente al nazismo ma ne ha favorito l’ascesa; dopo molto
t dalla fine della guerra, riconosce al nazismo di aver espresso all’inizio molte buone idee e
di averne preso distanza dalla notte dei cristalli.
Schmitt parla di omogeneità sul piano della civiltà con popoli europei che non può esser
riconosciuta a URSS e Africa; un popolo incapace di darsi uno stato nella guerra moderna
non può esser considerato sog di diritto internazionale. Dopo la 2° guerra soprattutto
marxismo e bolscevismo hanno costituito l’inimicizia assoluta in cui è da cercare l’origine
dei massacri; denuncia il carattere intrinsecamente interventista dell’universalismo
democratico che aveva permesso la riapparizione della guerra ideologica discriminatoria.
Elemento comune a questi 3 intellettuali: inizialmente hanno guardato con simpatia al crollo
della repubblica di Weimer e avvento del nazismo, hanno partecipato alla polemica contro
la democrazia e socialismo; con la fine della guerra, seppur in modi ≠, finiscono x
riassorbire la critica al nazismo in un bilancio storico + vasto chre accusa soprattutto la
tradizione rivoluzionaria.
C.7 HEIDEGGER, LA 2° GUERRA DEI 30 ANNI E LA CRITICA DELLA
MODERNITA’
Un filosofo impolitico?
Heidegger è l’es. di un filosofo che anche nelle opere teoriche non si stanca di pronunciarsi
su eventi del suo t; durante tutto il corso della sua evoluzione interviene ripetutamente su
liberalismo, democrazia, socialismo, bolscevismo, nazismo. Usa spesso il termine volkish
(nazionalpopolare) che sta a indicare la filosofia del partito; l’uomo nuovo tedesco si sente
fuso con la comunità, l’individuo non è fuso nella massa ma trasceso nell’essere
comunitario.
Si riferisce alla Grecia utilizzando termini di lotta e volkish in senso puramente filosofico e
non con valenza politica.
Due contrapposte critiche alla modernità
Impossibile espugnare la politica dall’orizzonte di un filosofo costantemente impegnato a
denunciare la modernità di cui spesso sottolinea le implicazioni politiche. Le ragioni
dell’incontro col nazismo stanno nella critica a modernità; gli autori si dividono in: 22
- Coloro che vedono nella guerra l’epoca della compiuta peccaminosità e ripongono le
speranze nella via tracciata da rivoluzione di ottobre, con forte tensione utopica
- Con la guerra si è conclusa l’epoca della peccaminosità, ha dischiuso nuove
possibilità di pienezza spirituale
Heidegger oppone a ogni universale il culto della storicità.
Horkheimer, Adorno e la dialettica dell’illuminismo
“Dialettica dell’illuminismo” è l’opera in cui si manifesta con > asprezza l’antimodernismo.
La libertà nella società è inseparabile dal pensiero illuministico. Quest’opera è la dialettica
della critica dell’ideologia del processo di disincanto che caratterizza il mondo moderno, un
processo necessario che xò non garantisce di x sé l’emancipazione. Lo