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DELLA CRITICA LETTERARIA”, W. J. VERDENIUS

INTRODUZIONE: Omero e le origini della critica letteraria

Nella Grecia antica la critica letteraria si sviluppò durante l’età ellenistica ad Alessandria in

Egitto e a Pergamo in Misia con i filologi, i grammatikos (studiosi delle lettere) e i kritikòs. I

filologi come Eratostene di Cirene mostravano vocazione enciclopedica; i grammatikòs come

Aristarco di Samotracia spiegavano i testi con attenzione ad aspetti linguistici e metrici; i critici

come Cratete di Mallo operavano a Pergamo distinguendosi per l’attitudine filosofica e per la

sensibilità stilistica. Cratete adottò l’interpretazione allegorica dei testi e contestò i metodi dei

2.

kritikoì che additavano nell’orecchio il criterio dell’eccellenza poetica. Dall’intenzione di

estrarre le origini della critica da quelle della letteratura muove il saggio dell’olandese

Verdenius. Pubblicato nel 1983 sulla rivista Mnemosyne, è diventato un riferimento per gli studi

sulle antiche concezioni della letteratura e dell’arte. Ritiene che le 5 idee di forma, abilità,

3.

autorità, ispirazione e contemplazione si lascino intravedere nell’epos omerico. I 2 poemi

omerici offrono il frutto di una tradizione orale risalente ai micenei. Anche dopo l’VIII sec. a. C.,

i poemi omerici vengono trasmessi oralmente dai rapsodi, recitatori professionali che non

esitano ad alterare i testi e ciò porta all’esigenza di forma scritta. In età moderna l’origine orale

dei 2 poemi è stata ignorata, mentre la critica oralistica del 900 ha contribuito a rifondare

l’approccio estetico ai 2 poemi: il nostro giudizio deve tener conto di spontaneità e

4.

improvvisazione. Nell’Iliade si nota fruizione privata del canto: quando gli ambasciatori di

Agamennone vanno da Achille per provare a convincerlo a tornare in guerra; durante la sfida

con Ettore, questo lo chiamerà buon parlatore. La cetra con cui si accompagna è un bottino di

guerra che si assegnò dopo che distrusse Tebe ed è segno di un animo che ha goduto di

paideìa non ignara delle pratiche della mousikè. Anche durante la sua forzata inerzia Achille

non è sordo agli echi della guerra: la poesia può aiutarlo almeno a mitigare il conflitto tra

5.

orgoglio ferito e furor di nobili gesta. Gli effetti principali della poesia sono diletto e

fascinazione. La moderna nozione di estetica presuppone il termine greco aistesis, che indica

la percezione sensoriale, da àio, percepisco con l’orecchio. Centrale è il ruolo della cetra che

fa sì che la fruizione poetica si realizzi anche attraverso la percezione visiva delle danze.

Assistito dalla Musa, il cantore celebra le imprese degli uomini e degli dei in modo da

perpetuarne fame e gloria. Le imprese possono riferirsi ai miti tradizionali come gli amori di

Ares e Afrodite o prendere forma di un canto novissimo come i fatti della guerra troiana.

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L’uditorio è parte integrante della struttura della performance. L’aedo sceglie autonomamente i

suoi soggetti, ma può anche venire incontro alle richieste del pubblico che poi riconosce il

successo dell’esibizione attraverso ricompense materiali o elogi delle doti artistiche

6.

dell’esecutore. Lo scenario esemplare per un sereno godimento della aoidè è descritto da

Odisseo nel suo omaggio all’utopia sociale dei Feaci. Ma Omero sa che c’è anche un diletto

delle lacrime e sa che è più intenso quando a generarlo sia la rappresentazione artistica delle

personali traversie degli stessi ascoltatori. Per Odisseo come per Achille il conforto della

poesia si attua più come opportunità per riflettere sul senso delle sventure e per affilare la

percezione del proprio posto nel mondo. Così quando racconta ai Feaci le disavventure del

ritorno dalla guerra, corregge con l’immagine di un eroe che si distingue per intelligenza e

7.

forza d’animo con cui affronta le avversità, traendo energie da esse. Il canto di Demodoco

sul cavallo di troia è bello perché costruito secondo un bell’ordine compositivo e pertanto viene

elogiato da Odisseo stesso. Tra il suo pubblico solo lui è in grado di verificare la fedeltà del

racconto e la precisione dell’aedo è segno di assistenza sovrannaturale: Muse o Apollo. La

possibilità di narrare fatti vissuti personalmente o appresi da testimone fa sì che l’attualità

storica diventi contenuto elettivo dell’epos e garanzia del suo interesse estetico. I klèa

tradizionali vengono rielaborati alla luce dell’esperienza personale dei cantori che integrano nel

mondo dell’età eroica la prospettiva storica del loro tempo. Nella strage dei proci Femio chiede

pietà ad Odisseo ricordando di essere stato ispirato dagli dei e di essere autodidatta del canto.

Proclamare la propria autodidassi equivale a professarsi capace di esporre certi fatti proprio

come Odisseo prevede che un bravo cantore faccia. Femio non rinnega la concezione

8.

teologica della poesia riguardante imprese di eroi e degli dei. Tornando a Demodoco, è

bravo perché sa costruire un ordine mimeticamente perfetto. In quanto ordine bello, il termine

kòsmos può indicare l’armonia compositiva di qualunque prodotto artistico. Quindi il kosmos

del cavallo ligneo può riferirsi sia al cavallo come oggetto di composizione poetica che come

oggetto di composizione artigianale. Fin dall’epoca arcaica, i procedimenti della poesia

vengono definiti mediante verbi riconducibili al predisporre con arte come teùkein (costruire) o

alla nozione del mettere in bell’ordine. Da qui la tendenza a descrivere l’attività poetica con

metafore tratte da lavori artigianali del fabbro. La dimensione artigianale del poeta è nota

anche ad Omero che include gli aedi tra gli artigiani (demioergoi), lavoratori per il popolo come

l’indovino, il medico, l’architetto. Da qui il prestigio per gli aedi che nel caso di Femio lo salverà

9.

dalla lama di Odisseo, nel caso di Demodoco traspare dal nome (accolto dal popolo). Nella

3

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descrizione di Omero dello scudo di Achille, opera del dio Efesto, il divino artefice sa

rappresentare le cose in modo da farle sembrare viventi. Lo scudo si propone come

compendio del mondo senza rinunciare alle prerogative di daìdalon, oggetto artistico. Un

daidalon capace di perfetta simulazione della realtà esercita sugli osservatori un effetto di

fascinazione analogo a quello prodotto sugli ascoltatori da un racconto avvincente, come

quello di Odisseo che nascondendosi da Penelope nei panni di un mendico, narra di aver

veduto il re d’Itaca quando la flotta achea, verso Troia, era stata costretta da una tempesta a

sostare a Creta per 12 giorni. Se il cesello naturalistico del daidalon, in questo caso l’immagine

sul mantello di un cerbiatto che sfugge a un cane, suscita l’ammirazione di chiunque lo guardi,

i racconti misti di finzione e realtà, raggiungono un grado di verosimiglianza simile a quello

10.

della rappresentazione visiva e affascinano chi ascolta. La morfè diventa il criterio che

consente di distinguere l’arte della finzione poetica da altre pratiche della simulazione verbale.

Odisseo si rende credibile sempre perché sa come avvincere il suo uditorio attraverso la

morfè. Al pari del canto aedico, il cavallo di Troia è uno strumento di fascinazione e si configura

nell’ordine ingannevole dell’apparenza. A quest’ordine appartiene anche la bellezza muliebre,

come quando nel XIV libro dell’Iliade, Omero descrive la toilette di Era che si prepara a sedurre

il sovrano consorte per distrarlo dalla battaglia sfavorevole agli Achei. Il kosmos viene a

indicare l’esito finale del rito della cosmesi. Lasciato il talamo, la dea chiama a sé Afrodite per

chiederle amore e brama, passioni che rendono invincibile l’aura magica di un kosmos.

L’estremizzazione di questi effetti da luogo ai miti della seduzione musicale come il mito di

Orfeo che con la sua voce piega rocce, fiere o selve, ma anche il mito delle Sirene. Ai

naviganti offrono scienza e ritorno in patria, ma la sola verità del canto sta nel piacere

11.

dell’ascolto. Omero dunque considera l’ambiguità e la potenza distruttiva del bello. Un

buon parlatore si distingue per la capacità di esprimersi in un modo appropriato alle

circostanze e ai contenuti del discorso in atto. Anche nel discorso, forma e ordine sono

fondamento della bellezza del linguaggio. Esiodo,VII sec. a.C., 1° poeta greco che parla di sé,

all’epos omerico guarderà con sentimento di competizione che anima ogni lavoratore

desideroso di imporre la propria personalità. Il linguaggio delle Muse esiodee sarà articolato e

l’alternativa tra verità e finzione preciserà le novità della sua poesia. Le Muse si fanno garanti

di un canto votato alle cose vere. Continuità tra Esiodo e Omero.

4

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WILLEM J. VERDENIUS – I PRINCIPI DELLA CRITICA LETTERARIA

GRECA

1.INTRODUZIONE: Ci sono 2 modi di studiare la critica letteraria greca. Il primo consiste

nel sistemare le riflessioni dei Greci sulla letteratura secondo la loro successione

cronologica,così da tracciarne lo sviluppo, come fece Atkins. Vantaggi: mettere in luce

mutamenti del pensiero e le fasi del suo sviluppo. Svantaggio: può perdere di vista i tratti

permanenti del pensiero antico. Lo scopo di ogni descrizione del passato deve essere la

combinazione di fattori permanenti e variazioni nel tempo. Le tendenze più rilevanti della critica

letteraria greca sembrano poggiare su 5 principi: forma, abilità, autorità, ispirazione e

2.IL

contemplazione. Appaiono per la prima volta in Omero, padre della critica letteraria.

PRINCIPIO DELLA FORMA: Omero fu il primo autore a esprimerlo. Pindaro concepisce

la sua attività come una sorta di edificio. La metafora dell’edificare si trova anche nella

tragedia: Sofocle che definisce la Musa capomastro dei costruttori di versi. Pindaro indica

anche i principi che determinano il carattere artistico della forma letteraria: varietà e giusta

misura. La varietà va assunta entro dovuti limiti, determinati dalla forza restrittiva del kairòs.

Platone, ma anche Aristotele, con il principio della proporzione organica dice che un buon

discorso deve essere costruito come una creatura vivente. Il poeta deve includere nel proprio

racconto solo i fatti che possono essere organizzati in un intero. Paragonano unità dell’opera

d’arte a quella dell’essere vivente. La bellezza della forma non diverrà valore indipendente

3. I

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A.A. 2014-2015
7 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher inzaghino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Lombardo Giovanni.