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Platone impiega il termine mimesis per indicare sia le tecniche riproduttive proprie delle arti, sia il
rapporto tra le parole e le cose, il modellarsi del mondo su una struttura sempiterna e
l’adeguatezza della vita pratica agli ideali filosofici. Nel III libro della Repubblica egli distingue tre
forme di racconto: la narrazione semplice, quella imitativa e quella mista. Nella prima il narratore
parla in prima persona, nella seconda invece egli si esprime attraverso i suoi personaggi, infine
nella terza egli alterna la propria voce a quella dei suoi personaggi. Narrazione semplice è per es.
il ditirambo, una imitativa è il dramma e infine una mista è l’epos. Quelle che ricorrono alla mimesis
sono considerate fortemente diseducative. Implicando l’immedesimazione con i personaggi
interpretati infatti la mimesis frantuma l’identità personale dell’imitatore e ne minaccia la dirittura
morale. Bisogna dunque evitarla o perlomeno usarla con grande cautela (pag. 62). All’esame della
poesia recitata segue l’esame del canto e della musica, cioè della poesia cantata la quale consta
tre elementi: il logos cioè il testo verbale, la harmonia e il rythmòs. Le armonie lamentevoli proprie
del modo mixolidio e sintonolidio e le armonie estenuate e conviviali proprie del modo ionico sono
proibite perché disconvengono al rigore morale della polis. Possono essere praticate invece
l’armonia bellica, propria del mondo dorico che deve sostenere l’eroe impavido davanti ai rischi
della morte e della battaglia e l’armonia pacifica, propria del mondo frigio. Uno stesso criterio è alla
base della classificazione degli strumenti e dei ritmi. Flauto e strumenti a corda complessi sono
vietati, sono invece consentiti strumenti come la lira, la cetra e lo zufolo pastorale. Ai ritmi infine si
dovrà preferire quelli risultanti da metri consoni all’ordine e al decoro della convivenza civile. Una
volta regolate tutte queste cose la mousikèe potrà adempiere al proprio ruolo educativo. I giovani
saranno abituati al culto della bella forma (pag. 64). Attraverso una precoce educazione alle forme
corrette della mousikèe i guardiani dello stato acquisiscono una familiarità con l’universo della bella
forma. La mousikèe è un sussidio importante nella formazione dei guardiani ma non fornisce la
completa formazione dei guardiani.
La critica della poesia sarà ripresa nel X libro della Repubblica. Consapevole della fallacia
dell’esperienza sensibile e custode della verità il filosofo in quanto amante della scienza viene
contrapposto – nel V libro – all’amante degli spettacoli. I frequentatori dei teatri e i cultori degli
oggetti artistici, si appassionano alle singole cose belle, ma non sanno sollevarsi alla
contemplazione della bellezza ideale. Il loro pensiero dunque non può sollevarsi oltre il livello del
formulare opinioni.
p)L’arte come imitazione di un’imitazione
il nuove esame della mimesis condotto nel X libro concerne la differenza tra verità e opinione. La
mimesis viene ora riferita alla teoria delle idee e dunque è riconsiderata attraverso un confronto tra
la coscienza intelleggibile e la conoscenza sensibile. La verità è nell’idea, non nella cosa singola,
visto che la cosa singola si trova a un gradino di distanza dalla verità, di cui è solo un’imitazione.
L’arte, imitando la cosa singola starà dunque a due gradini di distanza dalla verità, diventando
imitazione di imitazione (metafora del letto: idea del letto, oggetto in sé e poi rappresentazione). In
quanto imitazione l’arte non trasmette alcuna vera conoscenza delle cose dal momento in cui le
ritrae come appaiono (pag. 66). Solo fanciulli ed ingeui credono che pittori e poeti, imitando siano
onniscenti: essi in realtà imitano solo l’apparenza superficiale delle cose senza cogliere l’essenza.
Con eccezione di canti religiosi, tutte le altre forme di poesia esercitano un pernicioso potere
illusionistico sulle parti meno nobili dell’animo umano. Suscitano emozioni contrarie ai dettami della
ragione e spesso insidiano anche gli uomini migliori. Poesia e filosofia sono lacerate da un’antica
controversia.
q)Una tipologia delle arti
il discreto nei confronti dell’arte in quanto mimesis riaffiora anche in un luogo del Politico: qui la
funzione della pittura e della musica è risolta nella chiave ludica del puro intrattenimento. L’arte
non è seria, è solo divertimento. Il termine che la definisce è paignion, “gioco”. Questa definizione
dispregiativa è ancora più evidente nel Sofista dove l’arte è appunto identificata come gioco. In
questo dialogo Platone ribadisce che la retorica è tanto fallace quanto lo è la pittura. Come il
pittore infatti anche il sofista è mimetes cioè imitatore. Il sofista incanta le orecchie dei suoi
ascoltatori con espedienti stilistici che producono attraenti ma false immagini della verità. Per via di
questa sua destrezza il sofista si può considerare un mago, un incantatore. Ci sono due tipologie
di arte: quella produttiva – techné poietiké – cioè la capacità di porre in essere una cosa non
ancora disponibile (es. l’agricoltura) e l’arte acquisitiva – technè ktetikè – cioè la capacità di
impossessarsi di una cosa già disponibile (es. la caccia). L’arte produttiva appartiene tanto agli dei
quanto agli uomini e si suddivide in due rami: l’arte di produrre cose e l’arte di produrre immagini.
Quando l’immagine ottenuta riproduce esattamente la realtà dell’oggetto imitato si parla di techné
eikastiké (copia fedele). Quando invece ne riproduce solo l’apparenza si parla di techné
phantastikèe, cioè un’arte dalla sembianza approssimativa. Le immagini apparenti che si
ottengono solo tramite i gesti del corpo e le inflessioni della voce costituiscono le forme della
mimesis propriamente detta. La mimesis se poggia su un vero sapere dell’’oggetto si definisce
mimesis historiké, dunque “imitazione secondo scienza”, se invece deve affidarsi solo a
un’opinione (doxa) si definisce mimesis doxomimetiké. Questa complessa teoria della techna
sembra rettificare quanto detto nella Repubblica.
r)Creazione umana e creazione divina
il Timeo ripropone il dibattito tra dimensione metafisica e dimensione fisica della bellezza.
L’universo = frutto dell’infinita bontà di un demiurgo, un divino artigiano. Il mondo è l’effetto fisico di
due cause metafisiche: una causa efficiente (demiurgo) che rende operativa una causa formale
(paradigma). Il rapporto tra bellezza intellegibile e bellezza sensibile si estende a tutto l’universo
inteso come il luogo in cui diventa visibile la bellezza dell’ordine invisibile. Questo ordine
trascendente si manifesta in tutti gli esseri creati secondo le coordinate della misura e della
proporzione. Tutto ciò che è buono è anche bello, e ciò che è bello non è senza misura. Il vivente
proteso al bello avrà dunque una sua proporzione.
Nella definizione di bellezza come symmetria riecheggiano le dottrine matematiche dei Pitagorici.
Al pensiero pitagorico si era ispirato anche il famoso Canone di Policleto che nella misura e nella
proporzione aveva additato i tratti distintivi della bellezza artistica. Il divino demiurgo non si
comporta diversamente dall’artista umano. Anche egli concepisce mimeticamente il suo prodotto
come l’immagine di un modello razionale che lo induce a manipolare una materia informe in modo
da conferirle ordine e senso. A differenza del creatore cristiano egli non procede ex nihilo bensì è
piuttosto un costituitore. Mira a costituire infatti una struttura armonica e proporzionata. Tale
struttura si chiamerà kosmos che in questo contesto celebra un’allegoria dell’esperienza artistica.
Anticamente non si facevano molte distinzioni linguistiche o concettuali tra artigianato e arte:
spesso la poesia era intesa come una pratica implicante una precisa competenza artigianale. La
dimensione artigianale del mestiere poetico è ben nota ià ad Omero, infatti egli inserisce il cantore
in un elenco di artigiani che comprendono anche medico, carpentiere ed araldo. Il Timeo
presuppone una lunga tradizione entro la quale la figura del poeta e quella del’artigiano vengono
avvicinate o sovrapposte. Non è dunque necessario dimostrare che il timeo rientri a pieno titolo fra
i documenti principali dell’estetica platonica, bisogna invece verificare se qui Platone modifichi il
suo punto di vista. Il fatto che, secondo Panofsky, il seme del soggettivismo sia piantato in Platone,
non significa che siamo autorizzati a pensare che il Timeo superi i pregiudizi antimimetici della
Repubblica.
Il demiurgo celeste del Timeo conferisce una nuova dignità alla figura dell’artigiano. Ma se il
modello a cui si ispira il demiurgo è immutabile ed eterno, il mondo in quanto immagine di quel
modello rimane invece immerso nel divenire ed è dunque preda di mutamenti. Il divario qualitativo
tra la conoscenza metafisica e la conoscenza fenomenica è comunque confermato anche nel
Timeo.
s)Edonismo e razionalismo
nel Filebo Platone dichiara che una vita felice è quella che riesca a conciliare l’esercizio del
piacere con l’esercizio di intelligenza e saggezza. Entrambe però prevedono sia realizzazioni pure
che impure: sono pure quelle gioie dell’anima che consentono di giungere alla contemplazione
noetica mentre sono impuri gli stati misti (x es. i godimenti del corpo insidiati dalle malattie) dove il
caso per eccellenza è l’effetto che gli spettatori sentono a teatro: ridono e insieme piangono.
Nell’ambito delle attività intellettuali sono pure le conoscenze teoretiche (matematica, dialettica,
linguaggio di una verità immutabile) mentre sono impure le conoscenze applicate (aritmetica, la
retorica …). Generandosi dall’anima i piaceri puri si volgono alla contemplazione di una bellezza
assolutamente incontaminata: la bellezza delle forme matematiche, dei colori elementari e delle
melodie semplici. La bellezza pura è completamente aritmetica e favorisce dunque il raccordo tra
edonismo e razionalismo. Questa mescolanza contribuisce all’attingimento della felicità. Il
traguardo dunque della perfetta mescolanza (synkrasis) è un bene garantito non da oggetti
appetibili ma da principi intellegibili quali la bellezza, la proporzione e la verità. Il piacere davanti ai
tre connotati del bene non può far altro che rivelarsi inferiore all’intelligenza. Una scala dei valori
comunque vedrà al pr