Anteprima
Vedrai una selezione di 6 pagine su 21
Riassunto esame Estetica, prof. Vetri, libro consigliato L'estetica antica, Lombardo Pag. 1 Riassunto esame Estetica, prof. Vetri, libro consigliato L'estetica antica, Lombardo Pag. 2
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Estetica, prof. Vetri, libro consigliato L'estetica antica, Lombardo Pag. 6
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Estetica, prof. Vetri, libro consigliato L'estetica antica, Lombardo Pag. 11
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Estetica, prof. Vetri, libro consigliato L'estetica antica, Lombardo Pag. 16
Anteprima di 6 pagg. su 21.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame Estetica, prof. Vetri, libro consigliato L'estetica antica, Lombardo Pag. 21
1 su 21
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Platone impiega il termine mimesis per indicare sia le tecniche riproduttive proprie delle arti, sia il

rapporto tra le parole e le cose, il modellarsi del mondo su una struttura sempiterna e

l’adeguatezza della vita pratica agli ideali filosofici. Nel III libro della Repubblica egli distingue tre

forme di racconto: la narrazione semplice, quella imitativa e quella mista. Nella prima il narratore

parla in prima persona, nella seconda invece egli si esprime attraverso i suoi personaggi, infine

nella terza egli alterna la propria voce a quella dei suoi personaggi. Narrazione semplice è per es.

il ditirambo, una imitativa è il dramma e infine una mista è l’epos. Quelle che ricorrono alla mimesis

sono considerate fortemente diseducative. Implicando l’immedesimazione con i personaggi

interpretati infatti la mimesis frantuma l’identità personale dell’imitatore e ne minaccia la dirittura

morale. Bisogna dunque evitarla o perlomeno usarla con grande cautela (pag. 62). All’esame della

poesia recitata segue l’esame del canto e della musica, cioè della poesia cantata la quale consta

tre elementi: il logos cioè il testo verbale, la harmonia e il rythmòs. Le armonie lamentevoli proprie

del modo mixolidio e sintonolidio e le armonie estenuate e conviviali proprie del modo ionico sono

proibite perché disconvengono al rigore morale della polis. Possono essere praticate invece

l’armonia bellica, propria del mondo dorico che deve sostenere l’eroe impavido davanti ai rischi

della morte e della battaglia e l’armonia pacifica, propria del mondo frigio. Uno stesso criterio è alla

base della classificazione degli strumenti e dei ritmi. Flauto e strumenti a corda complessi sono

vietati, sono invece consentiti strumenti come la lira, la cetra e lo zufolo pastorale. Ai ritmi infine si

dovrà preferire quelli risultanti da metri consoni all’ordine e al decoro della convivenza civile. Una

volta regolate tutte queste cose la mousikèe potrà adempiere al proprio ruolo educativo. I giovani

saranno abituati al culto della bella forma (pag. 64). Attraverso una precoce educazione alle forme

corrette della mousikèe i guardiani dello stato acquisiscono una familiarità con l’universo della bella

forma. La mousikèe è un sussidio importante nella formazione dei guardiani ma non fornisce la

completa formazione dei guardiani.

La critica della poesia sarà ripresa nel X libro della Repubblica. Consapevole della fallacia

dell’esperienza sensibile e custode della verità il filosofo in quanto amante della scienza viene

contrapposto – nel V libro – all’amante degli spettacoli. I frequentatori dei teatri e i cultori degli

oggetti artistici, si appassionano alle singole cose belle, ma non sanno sollevarsi alla

contemplazione della bellezza ideale. Il loro pensiero dunque non può sollevarsi oltre il livello del

formulare opinioni.

p)L’arte come imitazione di un’imitazione

il nuove esame della mimesis condotto nel X libro concerne la differenza tra verità e opinione. La

mimesis viene ora riferita alla teoria delle idee e dunque è riconsiderata attraverso un confronto tra

la coscienza intelleggibile e la conoscenza sensibile. La verità è nell’idea, non nella cosa singola,

visto che la cosa singola si trova a un gradino di distanza dalla verità, di cui è solo un’imitazione.

L’arte, imitando la cosa singola starà dunque a due gradini di distanza dalla verità, diventando

imitazione di imitazione (metafora del letto: idea del letto, oggetto in sé e poi rappresentazione). In

quanto imitazione l’arte non trasmette alcuna vera conoscenza delle cose dal momento in cui le

ritrae come appaiono (pag. 66). Solo fanciulli ed ingeui credono che pittori e poeti, imitando siano

onniscenti: essi in realtà imitano solo l’apparenza superficiale delle cose senza cogliere l’essenza.

Con eccezione di canti religiosi, tutte le altre forme di poesia esercitano un pernicioso potere

illusionistico sulle parti meno nobili dell’animo umano. Suscitano emozioni contrarie ai dettami della

ragione e spesso insidiano anche gli uomini migliori. Poesia e filosofia sono lacerate da un’antica

controversia.

q)Una tipologia delle arti

il discreto nei confronti dell’arte in quanto mimesis riaffiora anche in un luogo del Politico: qui la

funzione della pittura e della musica è risolta nella chiave ludica del puro intrattenimento. L’arte

non è seria, è solo divertimento. Il termine che la definisce è paignion, “gioco”. Questa definizione

dispregiativa è ancora più evidente nel Sofista dove l’arte è appunto identificata come gioco. In

questo dialogo Platone ribadisce che la retorica è tanto fallace quanto lo è la pittura. Come il

pittore infatti anche il sofista è mimetes cioè imitatore. Il sofista incanta le orecchie dei suoi

ascoltatori con espedienti stilistici che producono attraenti ma false immagini della verità. Per via di

questa sua destrezza il sofista si può considerare un mago, un incantatore. Ci sono due tipologie

di arte: quella produttiva – techné poietiké – cioè la capacità di porre in essere una cosa non

ancora disponibile (es. l’agricoltura) e l’arte acquisitiva – technè ktetikè – cioè la capacità di

impossessarsi di una cosa già disponibile (es. la caccia). L’arte produttiva appartiene tanto agli dei

quanto agli uomini e si suddivide in due rami: l’arte di produrre cose e l’arte di produrre immagini.

Quando l’immagine ottenuta riproduce esattamente la realtà dell’oggetto imitato si parla di techné

eikastiké (copia fedele). Quando invece ne riproduce solo l’apparenza si parla di techné

phantastikèe, cioè un’arte dalla sembianza approssimativa. Le immagini apparenti che si

ottengono solo tramite i gesti del corpo e le inflessioni della voce costituiscono le forme della

mimesis propriamente detta. La mimesis se poggia su un vero sapere dell’’oggetto si definisce

mimesis historiké, dunque “imitazione secondo scienza”, se invece deve affidarsi solo a

un’opinione (doxa) si definisce mimesis doxomimetiké. Questa complessa teoria della techna

sembra rettificare quanto detto nella Repubblica.

r)Creazione umana e creazione divina

il Timeo ripropone il dibattito tra dimensione metafisica e dimensione fisica della bellezza.

L’universo = frutto dell’infinita bontà di un demiurgo, un divino artigiano. Il mondo è l’effetto fisico di

due cause metafisiche: una causa efficiente (demiurgo) che rende operativa una causa formale

(paradigma). Il rapporto tra bellezza intellegibile e bellezza sensibile si estende a tutto l’universo

inteso come il luogo in cui diventa visibile la bellezza dell’ordine invisibile. Questo ordine

trascendente si manifesta in tutti gli esseri creati secondo le coordinate della misura e della

proporzione. Tutto ciò che è buono è anche bello, e ciò che è bello non è senza misura. Il vivente

proteso al bello avrà dunque una sua proporzione.

Nella definizione di bellezza come symmetria riecheggiano le dottrine matematiche dei Pitagorici.

Al pensiero pitagorico si era ispirato anche il famoso Canone di Policleto che nella misura e nella

proporzione aveva additato i tratti distintivi della bellezza artistica. Il divino demiurgo non si

comporta diversamente dall’artista umano. Anche egli concepisce mimeticamente il suo prodotto

come l’immagine di un modello razionale che lo induce a manipolare una materia informe in modo

da conferirle ordine e senso. A differenza del creatore cristiano egli non procede ex nihilo bensì è

piuttosto un costituitore. Mira a costituire infatti una struttura armonica e proporzionata. Tale

struttura si chiamerà kosmos che in questo contesto celebra un’allegoria dell’esperienza artistica.

Anticamente non si facevano molte distinzioni linguistiche o concettuali tra artigianato e arte:

spesso la poesia era intesa come una pratica implicante una precisa competenza artigianale. La

dimensione artigianale del mestiere poetico è ben nota ià ad Omero, infatti egli inserisce il cantore

in un elenco di artigiani che comprendono anche medico, carpentiere ed araldo. Il Timeo

presuppone una lunga tradizione entro la quale la figura del poeta e quella del’artigiano vengono

avvicinate o sovrapposte. Non è dunque necessario dimostrare che il timeo rientri a pieno titolo fra

i documenti principali dell’estetica platonica, bisogna invece verificare se qui Platone modifichi il

suo punto di vista. Il fatto che, secondo Panofsky, il seme del soggettivismo sia piantato in Platone,

non significa che siamo autorizzati a pensare che il Timeo superi i pregiudizi antimimetici della

Repubblica.

Il demiurgo celeste del Timeo conferisce una nuova dignità alla figura dell’artigiano. Ma se il

modello a cui si ispira il demiurgo è immutabile ed eterno, il mondo in quanto immagine di quel

modello rimane invece immerso nel divenire ed è dunque preda di mutamenti. Il divario qualitativo

tra la conoscenza metafisica e la conoscenza fenomenica è comunque confermato anche nel

Timeo.

s)Edonismo e razionalismo

nel Filebo Platone dichiara che una vita felice è quella che riesca a conciliare l’esercizio del

piacere con l’esercizio di intelligenza e saggezza. Entrambe però prevedono sia realizzazioni pure

che impure: sono pure quelle gioie dell’anima che consentono di giungere alla contemplazione

noetica mentre sono impuri gli stati misti (x es. i godimenti del corpo insidiati dalle malattie) dove il

caso per eccellenza è l’effetto che gli spettatori sentono a teatro: ridono e insieme piangono.

Nell’ambito delle attività intellettuali sono pure le conoscenze teoretiche (matematica, dialettica,

linguaggio di una verità immutabile) mentre sono impure le conoscenze applicate (aritmetica, la

retorica …). Generandosi dall’anima i piaceri puri si volgono alla contemplazione di una bellezza

assolutamente incontaminata: la bellezza delle forme matematiche, dei colori elementari e delle

melodie semplici. La bellezza pura è completamente aritmetica e favorisce dunque il raccordo tra

edonismo e razionalismo. Questa mescolanza contribuisce all’attingimento della felicità. Il

traguardo dunque della perfetta mescolanza (synkrasis) è un bene garantito non da oggetti

appetibili ma da principi intellegibili quali la bellezza, la proporzione e la verità. Il piacere davanti ai

tre connotati del bene non può far altro che rivelarsi inferiore all’intelligenza. Una scala dei valori

comunque vedrà al pr

Dettagli
Publisher
A.A. 2013-2014
21 pagine
5 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/04 Estetica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Darcy di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Estetica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Vetri Lucio.