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Individualizzazione e Personalizzazione nella formazione

L’apprendimento individuale oggi è riconosciuto come un diritto dell’uomo e nel contempo come uno

strumento che permette il benessere e la sicurezza della società e dell’economia. Pallidamente riflesso nei più

svariati programmi politici, poco si è però detto su come applicarlo concretamente per organizzare la

didattica e i programmi formativi.

Per prima cosa è necessario mettere in risalto come l’aggettivo individuale racchiude un richiamo ad un

rapporto nella didattica uno a uno tra docente e alunno e risponde quindi anche a un’esigenza di articolazione

della didattica secondo le esigenze e le caratteristiche di ciascun individuo. Vanno quindi considerate le

esigenze interne ed esterne e quelle espresse e inespresse.

Qui si va però a creare un problema che è oggi molto presente nei dibattiti contemporanei e cioè quello di

due esigenze dell’insegnamento:

da un lato l’esigenza di tener conto delle differenze individuali per predisporre azioni che ne determino il

superamento, e quindi di ottenere risultati omogenei per tutti secondo quindi parametri prefissati ovvero

secondo obiettivi (procedimento didattico che può essere chiamato “individualizzazione”)

dall’altro l’esigenza di valorizzare al massimo le caratteristiche, i vissuti, gli interessi di ciascun allievo

attraverso interventi didattici che lo permettano e facciano acquisire autonomia di iniziativa e responsabilità

nei soggetti da formare. (procedimento didattico che può essere definito “personalizzazione”). Si possono

distinguere due accezioni di questa personalizzazione a seconda che essa riguardi i dispositivi o gli obiettivi:

1. “personalizzazione degli dei dispositivi” cioè si da autonomia all’individuo nell’uso dei dispositivi

didattici e formativi per valorizzare appunto in lui gli interessi, la responsabilità, il gusto e il piacere per

quanto avviene nella didattica (e questo è perfettamente compatibile con l’individualizzazione). 2.

“personalizzazione degli obiettivi” ovvero in questo caso la personalizzazione riguarda la scelta degli

obiettivi della formazione e quindi delle competenze e delle abilità che verrano conseguite attraverso

l’attività didattica.

Individualizzazione (e eguaglianza delle opportunità):

L’esigenza di far si che tutti ricevano un’istruzione uguale (che non tenga conto quindi delle differenze

individuali) si è andata affermando in tutti i Paesi sviluppati nel momento in cui sono state attuate politiche

mirate all’istruzione di massa.

Questo importante processo storico è stato suddiviso da Torsten Huséin (1972) in tre tappe:

il primo momento coincide con l’affermazione del diritto per tutti a un’opportunità di scolarizzazione

(“eguaglianza d’accesso”) e vedeva i percorsi d’istruzione suddividisi in due tipi e cioè da una parte la scuola

di base per i ceti popolari e dall’altra per i ceti più elevati una scuola ad hoc o del precettarono (per la

preparazione al ciclo ginnasiale)

in secondo momento invece vediamo l’istituzione di un ciclo scolastico iniziale uguale per tutti (identico

quindi per finalità, organizzazione, contenuti, metodi)

a seguito di ciò si assiste però a un fenomeno particolare e cioè a parità di metodi e insegnamenti uguali le

condizioni diverse di partenza si rifanno evidenti così che vanno a determinare l’andamento del processo

scolastico di singoli individui (le differenze iniziali fra ricchi e poveri si fanno sentire di nuovo). Così che in

assenza di interventi correttivi e di aiuto precoci lo svantaggio iniziale va ad accumularsi e ad amplificarsi

cristallizzandosi in situazioni sempre più difficili creando così negli studenti noia e frustrazione legati ad un

esperienza scolastica che viene percepita come inutile e penalizzante.

la consapevolezza di ciò ha determinato con il passare del tempo in tutti i sistemi educativi un nuovo

passaggio di fase consistente nell’interpretazione del principio dell’eguaglianza delle opportunità come

eguaglianza di risultati. Perciò la scuola deve garantire a ciascun individuo il possesso di un patrimonio

minimo, uguale per tutti, di conoscenze, competenze e capacità che sia funzionale sia alla partecipazione alla

vita sociale sia all’inserimento nel mondo lavorativo.

La form. professionali si inserisce proprio in questo contesto storico nel momento in cui per la loro

evoluzione i sistemi produttivi (a partire dalla fine del XIX secolo e poi con l’avvento del modo di

produzione fordista) richiedevano una manodopera istruita o con almeno specifiche competenze . Questa

situazione ha determinato con il passare del tempo il configurarsi (in momenti diversi nei vari Paesi a

seconda dei diversi ritmi di sviluppo) di un diritto individuale alla formazione finalizzata al lavoro (per

l’inserimento professionale, per il rafforzamento della propria posizione occupazionale, ma anche per il

miglioramento della propria posizione lavorativa e per lo sviluppo di carriera).

A questo punto va però fatta una precisazione: formazione “individuale” e formazione “individualizzata”

sono due cose ben diverse.

La formazione individuale è stata per secoli la modalità prevalente di istruzione dove l’insegnante faceva

lezione e ciascun alunno procedeva secondo i propri ritmi di apprendimento e l’insegnante ne puniva i ritardi

se eccessivi, integrava l’insegnamento o incoraggiava i successi.

Al contrario l’individualizzazione (form. individualizzata) è una caratteristica dei dispositivi didattici che

consiste nella possibilità di mutare, secondo parametri dati, alcuni elementi del processo di

insegnamento/apprendimento (tempi, metodi, materiali, contenuti) per conseguire un identico standard di

prestazione da parte di tutti i soggetti. Essa è legata alla valutazione, permette infatti di valutare i singoli

soggetti secondo parametri prestabiliti (nel caso della form. professionale qualifiche e sistemi di

certificazione), e alla pianificazione degli itinerari di insegnamento/apprendimento. Non solo in questo modo

(cioè avendo itinerari e obiettivi di insegnamento/apprendimento) è facile attuare una valutazione degli

allievi ma è anche possibile valutare l’efficacia delle singole scuole, enti di formazione e dell’intero sistema

formativo).

L’individualizzazione però è possibile solo se si effettua una giusta scansione delle attività didattiche che

garantisca a tutti di poter raggiungere gli stessi risultati e perché questo avvenga è necessario: garantire a tutti

il tempo necessario di apprendimento (tenendo conto delle differenze individuali) e introdurre nuovi

insegnamenti considerando però il grande di padronanza o meno da parte degli allievi di quelli precedenti.

Per fare questo di grande utilità può essere la suddivisione del programma didattico in unità, che permettono

anche una facile valutazione degli obiettivi raggiunti. La segmentazione degli itinerari scolastici in unità è

risultata talmente utile che anche la forma. professionale l’ha fatta propria (la formaz. degli apprendisti, ma

non solo, viene infatti erogata sotto forma di moduli o unità formative) e l’ha utilizzata anche per la

certificazione delle competenze. Ciò ha permesso di rendere più agevole il mutuo riconoscimento di diplomi

e qualifiche tra i vari Paesi facilitando così la mobilità dei lavoratori.

Personalizzazione:

La personalizzazione fa parte di quel filone di pensiero definito “attivismo pedagogico” che nelle sue

svariate forme parte dall’idea che l’allievo costituisca il centro propulsore della vita scolastica, che l’attività,

la libera e spontanea capacità di operare, esplorare, ricercare costituiscano la base indispensabile di uno

sviluppo psicologico armonioso e sereno, e ha quindi segnato moltissime esperienze, tra loro anche molto

diverse, svoltesi tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900. Il successivo ampliarsi delle prospettive

dell’educazione nelle società contemporanee ha poi effettuato una generalizzazione di questi principi fino a

giungere all’applicazione di molti di questi anche per quanto riguarda la formaz. professionale, l’educazione

degli adulti e la formaz. continua.

La forma più elevata di personalizzazione può comunque essere considerata “l’autoformazione” in cui

appunto l’individuo è il solo autore del proprio dispositivo formativo.

Per quanto riguarda specificatamente la “personalizzazione dei dispositivi”, di cui abbiamo già accennato,

nel caso della formaz. professionale si tratta dell’alternanza tra formazione e lavoro.

Si tratta semplicemente di offrire agli allievi spazi di elaborazione logica, simbolica ed emotiva

dell’esperienza di lavoro, aprendo al contempo momenti di istruzione formale e di trasmissione dei saperi. In

questo modo vengono sfruttate appieno le valenze formative del lavoro e nel contempo aumenta nell’allievo

la consapevolezza e la stima di sé. Se infatti all’inizio l’allievo può trovarsi a provare difficoltà perché viene

messo di fronte a compiti lavorativi che non si sente in grado di fare, poi però magari con l’aiuto di un

collega più esperto dimostra un insospettata capacità di svolgere operazioni e condurre ragionamenti che gli

permettono di risolvere la situazione problematica, giungendo così ad avere un incremento della fiducia in sè

stessi e dell’autostima (questo è quello che viene chiamato da Schwartz “corto-circuito” - 1994). Questo

spesso genera nel soggetto poi il desiderio di frequentare corsi d’istruzione formali e disciplinari.

Si comprende così facilmente le enormi potenzialità che può avere la formaz. professionale sul mondo del

lavoro se pensata e gestita in questo modo: può essere vista come il dispositivo concreto attraverso il quale le

innovazioni tecnologiche e i nuovi saperi tecnologici possono essere incorporati dall’impresa.

Riguardo invece la “personalizzazione degli obiettivi” dobbiamo dire che essi devono essere strettamente

connessi con le esigenze del mercato altrimenti non permettono un rafforzamento della competitività delle

imprese né indirettamente uno sviluppo economico.

Rapporto tra sistema educativo e sistema produttivo:

il dialogo fra mondo del lavoro (produttivo) e mondo della scuola (educativo-formativo) avviene attraverso

quella che è la “qualifica professionale” cioè un’unità aggregativa fondamentale de

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
12 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher maxedeb di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Educazione degli adulti e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Postiglione Rocco Marcello.