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EUROSISTEMA
L’Eurosistema comprende i paesi che adottano la moneta unica e rappresentano quindi il terreno di intervento della
politica monetaria europea. E’, di fatto, la sede delle funzioni di central banking dell’area euro.
I suoi compiti fondamentali sono i seguenti:
- definizione e attuazione della politica monetaria dell’area euro;
- svolgimento degli interventi sul mercato dei cambi;
- gestione delle risorse ufficiali degli Stati membri;
- promozione del regolare funzionamento dei sistemi di pagamento.
Capitolo 10 – Gestione della politica monetaria
STATO PATRIMONIALE DI UNA BANCA CENTRALE
La condizione della politica monetaria da parte della banca centrale coinvolge decisioni che influenzano il suo stato
patrimoniale, vale a dire il possesso di attività e passività.
Banca centrale
Attività Passività
Titoli di Stato Moneta in circolazione
Rifinanziamento Riserve
Le due passività dello stato patrimoniale vengono spesso chiamate passività monetarie della banca centrale. Esse
rappresentano una parte importante nella storia dell’offerta monetaria perché gli aumenti in uno o in entrambi questi
elementi condurranno a un suo incremento. La somma delle passività monetarie della banca centrale e della moneta
emessa dal Tesoro è chiamata base monetaria.
Moneta in circolazione: la banca centrale emette la moneta, ossia le banconote. La moneta in circolazione è la parte
della moneta emessa in possesso del pubblico (escluse le banche).
Riserve: tutte le banche detengono riserve presso la banca centrale in un apposito deposito. Le riserve totali possono
essere divise in due categorie: quelle il cui mantenimento è imposto dalla banca centrale (riserve obbligatorie) e
qualsiasi riserva supplementare che le banche scelgono di tenere per ragioni operative (riserve libere)
Le attività fruttano interessi. La banca centrale, attraverso queste, produce ricavi, mentre le passività non costano
nulla.
Titoli di Stato: questa categoria di attività si riferisce alla quantità di titoli emessi dal Tesoro che sono in possesso della
banca centrale.
Rifinanziamenti: si tratta di operazioni attraverso cui le banche centrali fanno credito alle banche e forniscono loro
liquidità. Il tasso di interesse addebitato alle banche per questi prestiti è chiamato tasso di sconto.
Le operazioni di mercato aperto, vale a dire acquisti o vendite di obbligazioni da parte della banca centrale sul
mercato aperto, sono lo strumento di politica monetaria più importante, perché costituiscono il fattore determinante
primario delle variazioni delle riserve di base monetaria nel sistema bancario e delle variazioni dei tassi di interesse.
Un acquisto sul mercato aperto dà luogo a un incremento delle riserve e dei depositi nel sistema bancario e di
conseguenza a un aumento dell’offerta monetaria.
Una vendita sul mercato aperto produce una diminuzione delle riserve e dei depositi nel sistema bancario e di
conseguenza avviene una diminuzione della base e dell’offerta monetaria.
Variazioni nelle riserve si verificano anche quando essa fa un’operazione di rifinanziamento. Un discount loan
(prestito concesso dalla Fed al sistema bancario) produce un’espansione delle riserve, sotto forma di depositi, dando
quindi luogo a un incremento della base e dell’offerta monetaria. Quando una banca rimborsa il proprio discount loan,
la quantità di riserve diminuisce, esattamente come la base e l’offerta monetarie.
MERCATO DELLE RISERVE
L’analisi del mercato delle riserve procede in modo simile a quella del mercato delle obbligazioni. Possiamo
determinare le curve della domanda e dell’offerta per le riserve, nonché l’equilibrio di mercato in cui la quantità di
riserve di base monetaria richiesta è uguale alla quantità offerta e determina così i tassi di mercato monetario, in
particolare i tassi interbancari.
Per ottenere la curva della domanda per le riserve, dobbiamo chiederci che cosa accade alla domanda di riserve
quando cambiano i tassi dei fondi federali, a parità di ogni altra condizione. La quantità di riserve può essere scissa in
due componenti: 1) le riserve obbligatorie, che equivalgono al coefficiente di riserva obbligatorio moltiplicato per la
quantità di depositi soggetti a riserve obbligatorie; 2) le riserve libere (in eccesso), ossia le riserve supplementari che
le banche decidono di tenere. Pertanto la quantità di riserve richieste è uguale alle riserve obbligatorie più la quantità
richiesta di riserve in eccesso. Il costo per mantenere queste ultime è pari al loro costo opportunità, vale a dire al tasso
di interesse che potrebbe essere guadagnato prestando queste riserve, meno il tasso di interesse che viene
guadagnato mantenendo tali riserve, i .
er
La curva della domanda è inclinata verso il basso quando il tasso dei fondi federali si trova al di sopra di i . Se il tasso
er
dei fondi federali iniziasse a scendere al di sotto del tasso di interesse pagato sulle riserve bancarie, i , le banche non
er
effettuerebbero prestiti e continuerebbero ad accrescere indefinitamente le loro riserve in eccesso. Come risultato, la
curva della domanda diventerebbe piatta (infinitamente elastica) in corrispondenza del punto i .
er
Anche l’offerta delle riserve può essere divisa in due componenti: 1) la quantità di riserve che derivano dalle
operazioni di mercato aperto della banca centrale, denominate NBR (Non-Borrowed Reserves); 2) la quantità di
riserve prese a prestito dalla Fed, vale a dire l’importo dei discount loan, che vengono chiamate BR. Il costo di
prendere a prestito discount loan dalla Fed è il tasso di interesse che la Fed applica su questi prestiti, cioè il tasso di
risconto (i ).
d
Poiché prendere a prestito i fondi federali rappresenta un’alternativa al richiedere i discount loan, fin tanto che il tasso
di risconto sarà più alto di quello sui fondi federali, i discount loan saranno pari a 0. Quindi l’offerta delle riserve sarà
uguale alla quantità di riserve non prese a prestito fornite dalla Fed, NBR, e di conseguenza la curva dell’offerta sarà
verticale.
Tuttavia, quando il tasso dei fondi federali sarà maggiore di i , le banche vorranno continuare a prendere a prestito
d
sempre più denaro a i e a prestare il ricavato nel mercato dei fondi federali al tasso i , più elevato. Il risultato è che la
d ff
curva dell’offerta diventa piatta.
L’equilibrio di mercato si manifesta quando la quantità di riserve richieste è uguale alla quantità fornita. Si presenta
d s
quindi all’intersezione della curva della domanda R e della curva dell’offerta R , con un tasso d’equilibrio dei fondi
federali pari a i .
ff
Capitolo 11 – Mercati monetari
In un mercato monetario non viene scambiata la moneta, ma, poiché i titoli che vi sono trattati sono a breve termine
e altamente liquidi, sono vicini al concetto di denaro. Questi titoli sono accomunati da tre caratteristiche di base:
- Solitamente vengono venduti per importi unitari molto elevati;
- Presentano un rischio di insolvenza alquanto ridotto;
- La loro scadenza è al massimo di 1 anno dalla data di emissione.
Di norma, i trader organizzano per telefono gli acquisti e le vendite, che poi completano elettronicamente. Per questo
motivo, generalmente i titoli di questo mercato, una volta emessi, hanno un attivo mercato secondario, ossia vengono
negoziati sul mercato e non è difficile trovare compratori che li acquisteranno in futuro.
Un’altra caratteristica di questi mercati è che sono mercati all’ingrosso. Questo significa che gran parte delle
transazioni solitamente si riferiscono a valori unitari molto elevati, anche superiori a 1 milione di euro.
Un mercato degli strumenti monetari ben sviluppato è ideale per un’impresa o un intermediario finanziario che voglia
allocare la liquidità in eccesso. Gran parte degli investitori nel mercato monetario non cerca di ottenere rendimenti
elevati; si serve invece di questo mercato per forme di investimento che forniscano comunque un rendimento
superiore a quello che si potrebbe ottenere lasciando scorte di moneta o in un deposito bancario, riducendo così il
costo opportunità.
CHI PARTECIPA AI MERCATI MONETARI?
In Italia il Ministro dell’Economia e delle Finanze (Dipartimento del Tesoro) è il principale prenditore di fondi dal
mercato monetario. Il Tesoro italiano emette i BOT (Buoni Ordinari del Tesoro) per procurarsi i fondi per esigenze
temporanee o, in un quadro più ampio di ottimizzazione del debito, per sostituire titoli in scadenza.
La BCE acquista e vende i titoli del Tesoro come strumento primario per controllare l’offerta monetaria.
Le banche detengono una quota percentuale significativa di titoli del Tesoro, a causa del basso livello di rischio e dalla
elevata liquidità. Esse operano nei mercati monetari principalmente in relazione all’esigenza di gestire la liquidità,
soprattutto in fasi di espansione/recessione economica.
Le società di intermediazione mobiliare svolgono funzioni di negoziazione sui mercati e possono operare anche in
proprio (dealer), rendendo efficiente il sistema degli scambi aumentando la liquidità del mercato secondario.
Le imprese comprano e vendono titoli nel mercato monetario. E’ usato diffusamente sia per allocare i fondi in
eccesso, sia per procurarsi liquidità a breve termine.
In Italia le famiglie sono tradizionalmente fra i maggiori investitori in titoli del mercato monetario emessi dallo Stato.
Oggi i risparmiatori investono in strumenti di mercato monetario per lo più indirettamente, utilizzando sia i fondi
comuni di investimento sia le banche.
STRUMENTI DEL MERCATO MONETARIO
TITOLI DI STATO A BREVE TERMINE
In Italia sono i BOT. Nel mercato secondario si distingue tra mercati al dettaglio e all’ingrosso: rispettivamente MOT
(valore minimo 1000 euro) e MTS (valore minimo 2,5 milioni di euro). I BOT non staccano cedole, ma sono emessi a
sconto sul valore nominale. Il loro rendimento proviene quindi dalla differenza fra il valore di rimborso e quello di
emissione, e tiene conto della durata residua.
Negli Stati Uniti si parla di Treasury bill o “T-bill”. Come già visto per i BOT, anche il governo statunitense non
corrisponde interessi sui T-bill, ma li emette con uno sconto sul valore nominale.
Il mercato dei BOT si definisce profondo se vede la presenza di molti ordini di acquisto e di vendita a prezzi prossimi
tra loro, mentre si definisce liquido quando i titoli possono essere acquistati e venduti rapidamente e con bassi costi di
transazione.
DEPOSITI INTERBANCARI
I depositi interbancari sono fondi a breve termine trasferiti (prestati o pres