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11.IL VOLTO ASPRO DEL SEPARATISMO
Insieme al ’48 la guerra d’indipendenza del 1849 registra il più alto numero di cattolici partecipanti al risorgimento.
1860 : anno di svolta in quanto vede questi consensi incrinarsi ; il nuovo regno si insuperbisce presto in quanto i suoi
governanti pensano ormai di poter fare da soli; si inizia a vedere nei cattolici una forza antinazionale e si procede con
arresti di vescovi e sacerdoti,manca intelligenza e accortezza, nel clero si diffonde la convizione che il papa ha ragione
quando si oppone al nuovo regno in quanto questo è nemico della religione, aumenta la freddezza e si pongono le basi
per quell’ostilità cattolica che successivamente Pio IX sfrutterà a favore della chiesa e delle sue ragioni.
Dopo l’Unità la politica ecclesiastica oscilla tra le tendenze proprie della Destra storica e un nuovo giurisdizionalismo che
resterà in vigore fino al 1929.
Appartengono alla tendenza riformatrice la legge Casati del 1859 che laicizza la scuola italiana mantenendo però i
cappellani n quella secondaria e l’insegnamento religioso nelle scuole elementari e il Codice del 1865 che introduce il
matrimonio civile come unico matrimonio valido per lo Stato.
Appartengono al filone giurisdizionalista le due leggi fondamentali che sopprimono rispettivamente gli ordini religiosi del
regno e che aboliscono la più gran parte di enti ecclesiastici che non abbiano cure d’anime e la liquidazione dell’asse
ecclesiastico; si aggiunge a queste la legge che estende alla città di Roma la normativa pregressa sulle corporazioni
religiose e sull’incameramento dei loro beni.
Riformismo e giurisdizionalismo si intrecciano ma pesa di più il giurisdizionalismo : entro certi limiti si può dire che
accade in Italia ciò che la riforma protestante realizza nel XVI sec.
c’è però grande differenza tra queste riforme perché quelle precedenti sono germinate nella nuova chiesa con il suo
consenso mentre in quelle dell’800 è lo stato che impone alla chiesa il drastico ridimensionamento delle sue strutture
con misure che non hanno nulla di liberale in quanto drastiche e devastanti : coinvolgono immobili e una massa
patrimoniale ingente il cui destino è molto variegato.
Ci sono anche scelleratezze e guasti che non vanno dimenticati : sono colpiti tutti insieme tutti gli ordini religiosi,
vanificate opere sociali ( istruzione e educazione particolarmente), viene colpito il patrimonio culturale unico al mondo.
Un aspetto deprimente riguarda biblioteche e archivi dei maggiori ordini religiosi dove si conservano documenti antichi :
alcune diventano biblioteche comunali abbandonate e poco curate che verranno recuperate in seguito.
Dal punto di vista politico la nuova legislazione ecclesiastica colpisce il corpo cattolico del paese e provoca amarezza
delusioni: nasce in questi anni quel distacco dei cattolici non dall’unità d’Italia ma dallo stato italiano per come si struttura
e agisce,che decide quindi di raccogliersi per organizzarsi a una modernità ostile : c’è sul punto silenzio e reticenza nella
storiografia sul risorgimento.
12.REAZIONI DELLA CHIESA. CENSURE E UNIVERSALISMO
Sotto il profilo dottrinale l’opposizione delle Chiesa è frontale e senza sconti : la santa sede da scomuniche che
colpiscono i massimi esponenti piemontesi e italiani, elabora una condanna generalizzata dei principi liberali che trova il
suo manifesto riassuntivo del sillabo : il documento ha risonanza europea ed è utilizzato come prova dell’antitesi tra
modernità e cattolicesimo.
L’enciclicla riassume gli errori più evidenti che maturano in una società che vuole emanciparsi dalla chiesa e dalla
religione : alcune condanne colgono nel segno e hanno significato profetico e anticipatore.
La prima profezia è di carattere generale, un’altra riguarda il comunismo e il socialismo che distoglie famiglie e gioventù
dalla religione e dalla chiesa privano quest’ultima di intervenire nel campo dell’educazione e dell’istruzione ; la chiesa
afferma che il papa non sarà mai una chiesa nazionale prona ai desideri del principe in quanto continuerà a predicare la
verità e la fede : è questo l’orgoglio che distingue il cattolicesimo da altre chiese cristiane .
Pio IX difende la necessità del principato civile della chiesa necessario per garantire l’effettiva e visibile indipendenza
del Capo della chiesa ; aggiunge poi che la questione del potere temporale non può essere rivista solo dal punto di vista
del legittimismo sovrano e infine si preoccupa del destino religioso dei suoi sudditi che finirebbero nelle mani di una
realtà statuale.
L’Europa si divide in stati che teorizzano ciascuno la propria egemonia e si scontrano l’uno con l’altro : tutto ciò è
lontanissimo da una concezione religiosa che si nutre della solidarietà per uomini e popoli; accade qualcosa di
imprevedibile : la chiesa opera con il Vaticano I la svolta verso l’esaltazione definitiva del primato , con il corollario
dell’infallibilità del papa in materia di fede e costumi : proprio lo stato liberale le da una mano perché provoca la caduta
del potere economico e temporale della chiesa. Lo stato
separatista emargina il cattolicesimo dalla sfera pubblica e lo riconduce all’uguaglianza con altre confessioni religiose : i
vescovi tornano a essere fedeli a Roma perché lo stato non ha più poteri del passato e l’unico punto di riferimento per i
fedeli e clero resta il papa.
Ci si chiede perché nel periodo di maggiore difficoltà per la chiesa molte sconfitte e crisi politiche hanno per il papato un
effetto di rafforzamento della sua autorità episcopale : siamo di fronte al paradosso di un papato che mentre crolla il
mondo tradizionale reagisce in contro tendenza e afferma la sua centralità , risponde con un nuovo azzardo universalista
e esercita una funzione liberatrice nei confronti delle chiese nazionali.
Resta però un fatto che completa la complessità perché la chiesa non distingue le fonti buone dai frutti velenosi del
laicismo : non comprende che quelle prime affermazioni dei diritti di libertà politica , religiosa e culturale del liberalismo
sono frutto della civilizzazione cristiana che ha fatto crescere l’Occidente rispetto a altre parti del mondo immerse in una
storia minore; l’immagine del papa che dopo il 1870 si chiude in Vaticano senza più uscirne ha una sua grandezza ma
tradisce l’isolamento anche se la storia attesta e riflette la paura anziche la speranza.
13. .. partecipazione e legittimismo
Nel decennio 1860-1870 le divisioni politiche si insinuano anche nel clero e tra i religiosi : un’iniziativa che provoca un
certo clamore è quella di padre Passaglia che raccoglie 9000 firme di sacerdoti e religiosi per una petizione al papa
perché rinunci al potere temporale.
Quando i processi storici giungono a maturazione la Chiesa non si limita alle condanne perché interviene come sempre
nella storia ecclesiastica il principio di realtà e di legittimità che attenua molte cose : il papa ribadisce che il nuovo regno
d’Italia ha usurpato i poteri della chiesa, proibisce ai sovrani cattolici di far visita al re d’Italia.
Si deve obbedire al sovrano legittimo anche se nasce usurpatore e alle leggi del Regno ,lavorare perché l’Italia
progredisca e non perché si laceri : secondo il principio legittimista la chiesa contesta ma alla fine obbedisce alle leggi
anche se ingiuste; obbedisce anche a leggi laiche e a quelle eversive : i cattolici si sposano secondo le norme canoniche
ma la Chiesa consiglia di regolarizzare l’unione in municipio prima o subito dopo la cerimonia religiosa; con maggiori
difficoltà vescovi e clero riconoscono che V.E. II è re d’Italia.
Cosi importante è il ruolo del legittimismo che lo stato stesso se ne fa interprete per chiedere alla Chiesa di non
ostacolare il nuovo; il ministro chiede ai vescovi di rispettare i disegni della provvidenza e c’è quasi uno scambio tra
Stato e Chiesa.
Con il tempo il legittimismo fa germogliare una cortesia reciproca finchè i due interlocutori comprendono quanti errori
sono stati compiuti e cercano di porvi rimedio e la confidenza diventa amicizia: Pio IX condanna il liberalismo e ideologie
derivate : si pongono le basi perché alle ostilità segua un’amicizia vera e convinta.
14. LUNGIMIRANZA DELLA DESTRA STORICA. AUTONOMIA DELLA CHIESA, RIFIUTO DELLE TENDENZE
FRANCESIZZANTI.
Il conflitto tra Stato e Chiesa è ambiguo ma segue realtà moderate tutte nostre : è un conflitto atipico fatto di scontri e
collaborazioni, condanne e assoluzioni : un primo punto spesso ignorato a livello storiografico riguarda il fatto che mai
nel processo risorgimentale e nella fase unitaria successiva ottiene fortuna ne prende corpo normativo.
L’intento di una riforma della Chiesa è un punto di onore della rivoluzione francese : le norme rivoluzionarie delineano
una nuova forma democraticista della chiesa con elezioni popolari di vescovi e parroci che devono avvenire su base
territoriale e circoscrizionale.
La loi de separation del 1905 ha lo scopo di spezzare la forza strutturale e unitaria della chiesa ma entrambi i disegni
falliscono ; per il separatismo illuminista la reformatio ecclesia riflette la volontà dello Stato di separare la chiesa da roma
e imporre qualcosa della riforma protestante che non era riuscita a penetrare nei paesi cattolici.
In Italia nessuna legge nessuna disposizione e nessun atto amministrativo puntano mai a incidere sulla struttura della
chiesa e sulla sua autonomia e capacità di autogoverno : ciò non vuol dire che non esistono tendenze francesizzanti che
si manifestano a livello culturale, ce ne sono e emergono periodicamente con diverse modulazioni ma hanno
caratteristiche proprie generiche e senza convinzione , non raggiungono mai il livello dell’approvazione legislativa.
In molti italiani liberali serpeggia un altro elemento : quel rimpianto contraddittorio e generico per il fatto che l’italia non
ha conosciuto la riforma protestante e non ha beneficiato degli effetti moderni che ha portato;; è un rimpianto generico
perché formulato in modo astratto.
Le tentazioni francesizzanti hanno voce politica fioca che traspare da idee progetti e proposte legislative che segnano il
risorgimento fino al 900.
L’esponente cattolico liberale più affascinato dalla riforma della Chiesa è Ricasoli il quale però ritiene che tale riforma si
realizzerà autonomamente perché i tempi lo richiedono e lo stato non deve imporla alla chiesa ma offrire solo
l’opportunità di realizzarla e in attesa che la riforma si compia lo stato deve impegnarsi nel restituire ai cittadini le loro
libertà religiose e d