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AZIONI DI AUGUSTO:

1) Riforma del senato, con ripristino della dignità e carattere elitario (grazie ai poteri di censore): 29/28

a.C. (console con potestà censoria) fece la lectio senatus (lista di senatori, epurando gli indegni). Nel

18 a.C. revisione radicale > riporta il num di senatori da 1000 (cesariani) a 600 (Silla).Possibilità di

diventare senatori solo per via ereditaria;

2) Rinnovamento edilizio a Roma: parte della sua casa come edificio pubblico, ospitante focolare di

Vesta (Livia sacerdotessa); tempio ad Apollo sul Palatino; tempio a Cesare divinizzato, tribuna

oratori (con rostri navi Azio) e arco partico nel Foro Giulio Augusto; nuovo foro, Forum Augusti in

onore famiglia Iulia discendente di Enea; Pantheon e suo mausoleo celebrante le sue gesta con

immagini e iscrizioni (delle Res Gestae, sua biografia copia turca, trasmessa alle provincie post

morte) presso Campo Marzio; basilica per nipoti deceduti. Costruzione/manutenzione acquedotti,

mercati, teatri, terme; corpo vigili del fuoco di 7 coorti con 500-1000 uomini, comandati da un

prefetto equestre; divisione città in 14 quartieri; 8 d.C. rifornimento grano provinciale gratuito

gestito da prefetto equestre (dal 22 a.C. tenuto da senatori) praefectus annoniae; collegi senatori per

approvvigionamento idrico e gestione edifici pubblici/sacri (dopo morte di Agrippa, che era edile);

3) Rinnovamento edilizio in Italia: gestito da praefectus vehiculorum equestre (magistrato municipale)

servizio comunicazioni scopo militare e organizzazione sistema stradale, costruzione porti, teatri,

mercati, acquedotti.

4) Amministrazione Roma, Italia e Provincie: città governata da praefectus urbi senatorio. Italia

suddivisa in 11 regioni, con governo municipale proprio e autonomia interna. Provincie pacificate in

mano a senatori ex consoli/pretori estratti a sorte (carica annuale e comando piccole forze militari);

provincie non pacificate (in tutto 13) in mano ad Augusto, a cui sottostava il potere dei legati

Augusti pro praetore, senatori ex consoli/pretori (carica variabile, governo provincia e legioni) e

quello dei procuratori equestri (riscossione tributi e supervisione beni fondiari imperiali). Statuto

eccezionale provincia d’Egitto, grande punto di approvvigionamento granario, gestita da un prefetto

equestre scelto da Augusto. Situazione provinciale variabile (Betica, post pacificazione passa al

senato e viceversa). Nuovo sistema tributario, tenente conto della disponibilità economica dei

provinciali: tributum soli, tassa fondiaria basata sulla misura dei terreni e tassa pro capite, per

cittadini non Romani (rintracciati via censitoria) > stop speculazioni e tassazioni sfrenate.

5) Ridimensionamento e premio esercito: Il principato necessitava su un esercito professionale e

permanente, per mantenere i confini e l’ordine interno. L’esercito si formava per coscrizione

volontaria, volontari non solo Romani e italici, ma anche provinciali (in minor misura) e durava

circa 20 anni. La coscrizione volontaria era il metodo principale con cui reclutare soldati di mestiere,

professionisti. Chiaramente, per motivare e incoraggiare il volontario, non si poteva più contare su

un’esigua liquidazione quale il bottino di guerra, ma doveva essere garantito un certo trattamento

dallo Stato. Ciò fa sì che le finanze dello Stato furono gravate ancor di più dalle liquidazioni per i

veterani. Augusto risolse la questione inizialmente diminuendo il numero delle legioni (25 legioni).

La liquidazione consiste in una somma di denaro o un appezzamento di terra e si basava sull’erario

militare, istituito da Augusto nel 6 d.C. , una cassa speciale alimentata da un’imposta di successione,

che garantiva il premio di congedo (ammonta al 5% del patrimonio trasmesso). I volontari

ricevevano 225 denari annui. Ogni legione veniva definita da un numero e da un nome (es III

Augusta in Africa). Una condizione privilegiata ebbero, invece, i pretoriani, istituiti nel 27 a.C. come

milizia scelta e guardia dell’imperatore. Erano suddivisi in 9 coorti di 1000uomini l’una e stanziate

nella periferia di Roma (posizione strategica, che dopo Augusto permetterà ai pretoriani di far sentire

la loro voce nelle elezioni). Erano guidati da un prefette di rango equestre e ricevevano un soldo

triplo rispetto ai soldati standard. Abbiamo anche i cosiddetti ausiliari, militanti nelle legioni e

arruolati fra i provinciali (reparti cavalleria o corpi speciali), che come premio potevano conseguire

la cittadinanza. Flotta gestita da prefetto equestre, stanziata a Miseno e Ravenna.

6) Politica estera: Rientrava nella sfera di competenza del princeps ed è fondamentalmente basata sul

principio della cd “pax augusta” (o pax Romana) : politica estera pacifica, rivolta alla difesa dei

confini e alla diplomazia (in Oriente), mettendo da parte quella politica aggressiva, che aveva

caratterizzato il precedente periodo repubblicano. Si tratta, comunque, di una pace imperiale, non

volta a soddisfare le esigenze di tutti o tutelare gli interessi di tutti, ma quelli della classe dirigente

Romana. Ci furono sì diversi scontri con stati e tribù limitrofe, in particolare contro le tribù

germaniche e contro i Parti (nemici già dai tempi cesariani), ma tutto sommato fu un periodo

relativamente tranquillo. Simbolico del carattere diplomatico dell’azione augustea fu la chiusura, per

tre volte, del tempio di Giano (29 a.C.Azio, 25 a.C. Cantabrica, 10 a.C, Arabia) che simboleggia

l’inizio di un periodo di pace. Come detto sopra, la situazione più tranquilla e diplomatica si ebbe in

Oriente: visti i rapporti sempre tesi che Roma aveva col regno Partico, Augusto stabilisce sorta di

rapporto di padronato-clientela con regni limitrofi a quello partico (Giudea, Cappadocia, Ponto), con

patti d’amicizia. Ciò è utile sia per definire i confini dello stato partico, sia per controllare terre

difficili e poco urbanizzate. Per esempio, l’Armenia (che fa gola anche ai Parti), grazie a Tiberio,

vide ebbe come sovrano Tigrane II (20 a.C.) amico e cliente di Roma. Con ciò riuscì ad ottenere

indietro le insegne delle legioni di Crasso e Antonio, stabilendo la pace con Roma. Per quanto

riguarda l’Egitto, fu importante tanto l’azione del primo prefetto (estensione confini a sud, patto

Etiopia 29-27 a.C.) quanto del secondo (conquista Yemen, controllo vie commerciali con Oriente 25-

24 a.C.). La situazione tranquilla in Oriente permette ad Augusto di occuparsi dell’Occidente, dove

ci furono i principali scontri: i primi anni del principato (27 – 25 a.C.) videro la pacificazione della

penisola iberica (19 a.C.), la fondazione della colonia di Augusta Praetoria (Aosta, 25 a.C.) dopo

sconfitta e sottomissione dei Salassi e l’occupazione della parte sud occidentale e meridionale

dell’Africa, ad opera di Lucio Cornelio Balbo (20 a.C. vs tribù Garamanti). Tra il 25 a.C. e il 9 a.C.

una serie di campagne sul confine renano e danubiano dovette garantire a Roma il dominio su tutto

l’arco alpino, dalle Alpi Marittime alla Pannonia (conquistata tra il 14 a.C. e il 9 a.C.). Nuovi territori

quali la Rezia, Videlicia e Norico, conquistati da Tiberio e Druso. Un fallimento, però, fu la

sottomissione della Germania: Augusto voleva spostare la frontiera con la Germania dal Reno al

fiume Elba: venne mandato in Germania Druso, che tra il 12 a.C. e il 9 a.C. riuscì apparentemente ad

ottenere gli obiettivi prefissi. Ma nel 6 d.C. scoppiò una rivolta (il comando era in mano a Tiberio)

delle tribù, che opposero resistenza ai Romani e che nel 9 d.C. guidate da Arminio, sconfissero

duramente le 3 legioni Romane guidate da Publio Quintilio Varo nella foresta di Teutoburgo.

Augusto dovette rassegnarsi e accettare il confine Renano.

NB: il rinnovamento edilizio di Roma e dell’Italia, che completava quello di Cesare, rientra, assieme alla

discendenza divina da Venere ed Enea, nel programma, propagandistico, di politica culturale voluta da

Augusto. Tale politica si riflette anche nella monetazione, nelle cerimonie pubbliche e nella letteratura usata

per promuovere il suo operato e la restaurazione della morale. Nella fase finale della Repubblica, infatti, si

erano persi un po’ i costumi tradizionali, con l’affermazione di costumi più disinvolti (godersi la vita).

L’opera di Augusto fu essenzialmente rivolta verso la difesa della famiglia, messa in pericolo dai nuovi

costumi licenziosi, con una serie di leggi. Le leggi assicuravano ai senatori padri di famiglia numerosa

(almeno 3 figli) privilegi politici; duro trattamento per l’adulterio; numerosi ostacoli per il divorzio; i celibi

potevano ereditare solo da parenti strettissimi. Anche sua figlia Giulia, adultera, fece le spese di questa

politica moralizzatrice: venne esiliata dallo stesso Augusto, come esempio per la sottomissione allo Stato.

Viene a svilupparsi (per propaganda di regime, ma anche spontaneamente nelle provincie) il culto di Augusto

(padre patria, salvatore stato, base della clemenza, giustizia divina), con la formazione di augustali,

associazioni per il suo culto. Augusto con il culto (simile a quelli dinastici ellenistici) ci va cauto: lo permette

in Oriente, ma in Occidente solo quello del Genius Augusti, della divinità protettrice. Cesare venne

proclamato divus. Per l’aspetto letterario, in primis abbiamo la sua opera, come manifesto di propaganda

ideologica: le Res Gestae. Autobiografia, Augusto ripercorre il suo operato, mostrando come ha riportato

pace e prosperità a Roma e come ha assoggettato “il mondo” al dominio Romano. Altre opere in cui si

riflette la propaganda e la politica culturale dell’epoca sono quelle di Virgilio (Eneide, dove viene celebrata

la gens Iulia, discendente di Enea e a cui appartiene Augusto per adozione; Georgiche e Egloghe sicurezza e

vita nei campi resa possibile dal principato), Orazio (che aveva lottato a Filippi, poi convertitosi al principato

> Carme Secolare, celebra grandezza di Roma), Ovidio (confinato nel mar Nero per argomenti troppo

licenziosi), Properzio e Tito Livio. La mediazione tra potere e intellettuali era dovuta sostanzialmente a

Mecenate, amico e collaboratore di Augusto, che riunì attorno a sé i maggiori intellettuali del tempo,

avvicinandoli al regime, ma cmq lasciandoli liberi.

PRINCIPATO DI TIBERIO: La successione per Augusto fu un vero e proprio problema: la sua non era una

vera e propria carica, non c’era perciò nulla di definitivo da trasmettere ereditariamente, in stile monarchia

ellenistica, però non volle che con la sua morte potesse perdersi tutto. Pensò tempestivamente a ciò, ma le

sue diverse scelte sono state tutte messe a repentaglio dalla precoce morte dei designati. Per poter creare una

successione legittima agli occhi di Roma si servì della propaganda ideologica (discendenza divina,

allargamento della propria cerchia con amici e collaboratori, meriti acquisiti dagli eredi). Ciò che avrebbe

ereditato il successore &

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Publisher
A.A. 2008-2009
54 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Antigone1988 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana 1 e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Cagliari o del prof Floris Piergiorgio.