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Il ritorno di Ottaviano in Italia e i suoi trionfi
Quando Ottaviano tornò in Italia nell'agosto 29 a.C., furono celebrati i suoi tre trionfi:
- Le campagne dalmatiche del 35-34 a.C.
- La vittoria di Azio del 31 a.C.
- La vittoria sull'Egitto del 30 a.C.
Il processo di riconoscimento giuridico della nuova forma istituzionale iniziò in realtà solo nel 27 a.C. Nel 28 a.C., Ottaviano ripristinò le legislazioni ordinarie e gli vennero conferiti dei poteri censori, pur non essendo censore. Organizzò un censimento e attuò una prima revisione del senato al fine di ripristinargli la giusta dignità. Per far ciò, Ottaviano avrebbe voluto scremare fino a 300 il numero di senatori, tenendo i più degni. Ma alla fine fece tre revisioni del senato e riportò a 600 il numero di componenti. In questa circostanza venne nominato princeps (titolo a lui più caro) del senato, colui che poteva parlare prima degli altri, lo rendeva primo tra gli uguali. Per il suo ruolo da princeps il...
Il nuovo governo venne chiamato principato. Per convenzione l'inizio del principato è il 13 gennaio del 27 a.C.
"Nel mio sesto e settimo consolato, dopo aver posto fine alle guerre civili, avendo ottenuto il potere supremo per consenso universale, trasferii lo stato dal mio potere personale al controllo del senato del popolo romano. Per questo mio merito, ottengo il titolo di Augusto per decreto del Senato e gli stipiti della mia casa furono coronati di alloro a spese pubbliche e sulla mia porta di casa fu appesa la corona civica e nella curia Giulia fu posto uno scudo d'oro che, come attesta l'iscrizione sullo scudo stesso, mi fu conferito dal senato e dal popolo romano in riconoscimento del mio valore, della clemenza, della giustizia e della pietà. In seguito, fui superiore a tutti per autorità, pur non possedendo un potere superiore a quella degli altri che mi furono colleghi nelle magistrature."
Le imprese del divino augusto (Res Gestae), 34
1-3 L'organizzazione della prima fase della struttura del principato è spiegata dallo stesso Ottaviano nel suo testamento politico, Res Gestae, che fu fatto affiggere in diversi luoghi del mondo romano e che ci è arrivato in una forma integra. In esso sottolineava l'alone carismatico che circondava la sua persona e che ne faceva davvero il principe, ovvero il primo uomo dello stato.
Il 13 gennaio del 27 a.C. Ottaviano si presentò in Senato e disse che la repubblica avrebbe dovuto funzionare, che si sarebbe spogliato di tutti i suoi poteri, tra cui il consolato che in quel momento condivideva con l'amico e fedele collaboratore Agrippa, e che da quel momento sarebbe tornato ad essere un privato cittadino. Ma il Senato si oppose spiegando che non avrebbero potuto fare a meno di lui e gli avrebbero dati altri poteri e titoli. Ovviamente era tutto concordato: Ottaviano rinunciò formalmente a tutti i suoi poteri straordinari, accettando solo un Imperium.
proconsolare per 10 anni sulle province non pacificate che necessitavano di una forte presenza militare: la Spagna, la Gallia, la Siria, la Cilicia, Cipro e l'Egitto. Qui vi erano tutte le legioni. Il resto delle province, politicamente tranquille quindi smilitarizzate, divenne competenza del senato. Qualche giorno dopo il Senato lo proclamò Augusto, un epiteto che lo sottraeva alla sfera propriamente politica per proiettarlo in una dimensione sacrale, religiosa. Il nome Augusto deriva dall'etimologia del verbo latino augere, accrescere, innalzare, perfetto per colui che ha ingrandito la res publica. Anche questa decisione fu concordata precedentemente: inizialmente fu proposto il nome Romolo ma l'idea fu respinta perché richiamava un re assassinato. Il suo quindi cambiò e divenne: Imperator, detentore dell'Imperium, divenne il suo prenome, Cesar il nome gentilizio e Augustus il cognome. Lui era il comandante vittorioso per eccellenza e da questomomento inpoi tutti i suoi successori acquisiranno il termine imperator. Ad Ottaviano fu concessa anche la corona civica fatta di foglie di quercia, che gli venne assegnata per essersi prodigato per la salvezza dei cittadini, e l'onore di uno scudo d'oro, sul quale erano elencate le virtù di Augusto: virtù, clemenza, giustizia e pietà verso gli dei e verso la patria. Egli si porrà come colui che ha restaurato il Mos Maiorum. La costruzione del principato fu un processo molto lungo, ma alla fine si creò un nuovo ordine politico secondo cui tutti i poteri principali della res pubblica erano concentrati in un solo uomo. Tale percorso fu intrapreso anche da Cesare ma Augusto, al contrario del padre adottivo, voleva che la Repubblica continuasse a vivere e con la sua presenza. Per molti studiosi si trattava di una monarchia ma Augusto stesso lo negava. Il principato non può essere collegato in nessuna categoria (monarchia, democrazia, etc.). Augusto,per tutta la vita, tentò di non far notare ai suoi cittadini che nel cambiamento che stava avvenendo vi era una rottura del vecchio sistema; una lotta che non avrebbe vinto. Ma sino al tardo impero, quando i romani parlavano del loro paese, lo definivano res pubblica. L'architettura istituzionale da lui adottata si ispirò alla prudenza e al compromesso con la tradizione senatoriale repubblicana. La sua posizione politica era frutto della drammatica esperienza delle guerre civili. Non era più immaginabile mettere in discussione il fatto che il potere venisse detenuto da un solo individuo. La nuova organizzazione dello Stato rappresentò il definitivo superamento delle istituzioni, ormai non più adeguate, della città stato. Il principe si poneva come un punto di riferimento ed equilibrio fra le diverse componenti della nuova realtà che poteva ormai dirsi Imperiale: l'esercito, le province, il Senato, la plebe urbana. Era chiaro che ilBenessere materiale di Roma dipendeva anche dalla prosperità delle Province. La crisi del 23 a. C. Tra il 27 e il 25 a. C., il regime non era ancora stabilizzato. Per dimostrare che aveva restituito alla repubblica il suo funzionamento ordinario, Ottaviano si trasferì nella penisola iberica dove si trattenne per 3 anni. In Gallia e nella Spagna settentrionale, combatté contro gli asturi e i cantabri che non si erano ancora sottomessi al dominio Romano. In questo modo dimostrò di provvedere con solerzia alla pacificazione dei territori provinciali che gli erano stati assegnati dal Senato e, nello stesso tempo, rafforzava il contatto con l'esercito e con i veterani insediati nelle province, che costituivano uno dei fattori del suo potere. Augusto alternerà periodi di circa tre anni di permanenza nelle province a periodi di circa due anni di permanenza a Roma, affinché l'assestamento del nuovo ordine potesse compiersi gradualmente.questo modo rispettava, per quanto possibile, l'usuale prassi secondo la quale a Roma governavano il Senato, il popolo e magistrati, mentre lui, come pro magistrato, si occupava delle province da pacificare.
Nel 23 a. C. si verificò una grave crisi in Spagna: Augusto, dalla salute cagionevole, si ammalò seriamente tanto da ritenersi in fin di vita. Uno degli aspetti più delicati del principato augusteo, non solo dal punto di vista istituzionale e politico, ma anche da quello personale, riguardava la successione del principe. Augusto, che non voleva creare un vuoto di potere nel suo giovane principato, doveva pensare ad un successore ma non poteva designarlo in modo esplicito, in quanto campione d'occidente.
Già nel 25 a. C. diede in sposa la sua unica figlia, Giulia, a Marcello, il figlio della sorella Ottavia, pensando che lui potesse essere un candidato ideale. Con delle indicazioni indirette lo spinse verso le magistrature. Due anni dopo il matrimonio,
Augusto si ammalò gravemente, trovandosi quasi in punto di morte. Quando guarì scoprirà che era stata organizzata una cospirazione per assassinarlo. Nel frattempo il giovane Marcello morì. Nel 23 a.C., preso atto della nuova situazione, Augusto attuò dei correttivi al sistema. Per attenuare l'ostilità che stava crescendo nei nobili (vedi cospirazione) abbandonò il consolato, carica più alta e quindi la più appetitosa per i nobili. Nello stesso anno si fece attribuire dal Senato una nuova forma di imperium: proconsolare maius, a vita, che gli permette di intervenire oltre che sulle province che gli erano state affidate nel 27 a.C., anche sulle altre, con un potere maggiore rispetto a quello dei governatori. Questo potere non consentiva però ad Augusto, quando si trovava a Roma, di agire nella vita politica. Secondo la legge i proconsoli non potevano entrare all'interno del pomerio e nel caso l'avessero.fattoavrebbero dovuto deporre la carica.Per ovviare a questo impedimento il principe ricevette dal Senato la tribunicia potestas, il potere di un tribunodella plebe vitalizio, anche se formalmente rinnovato annualmente e valido su tutto il territorio della respublica. Ottaviano non poteva essere tribuno della plebe perché adottato da Cesare.Tramite esso Augusto diveniva protettore della plebe (auxilium), poteva convocare i comizi, gli altri tribuni egodere della sacrosanctitas, ovvero divenne sacro e inviolabile. Il Senato gli aggiunse anche il potere diconvocare il Senato. Come contropartita Augusto abbandonò appunto la carica di console.Augusto poteva controllare le elezioni attraverso due procedure: la nominatio, cioè l'accettazione dellacandidatura e commendatio, la sua raccomandazione.Augusto realizzò, nel 5 d. C., un sistema di compromesso che teneva conto della nuova realtà politica: conesso, di fatto, fu attribuito all'assembleaPopolare un ruolo del tutto marginale, mentre si perseguiva unasorta di equilibrio tra principe e senato. Il compito dei comizi era si era ridotto alla solo ratifica dei candidatiscelti da 10 apposite centurie miste di cavalieri di Senatori, che le designavano d'accordo con l'imperatore."Il senato decretò ad Augusto il tribunato della plebe a vita e gli concesse l'autorità di portare davanti aqualsiasi seduta senatoria qualunque questione egli desiderasse, anche quando non fosse in carica comeconsole; inoltre gli permise di assumere l'imperium proconsole a vita, di modo che non dovesse deporlo ognivolta che entrava nel pomerio per poi riassumerlo nuovamente, ed infine gli attribuì anche un potere sulleprovince superiore a quello dei magistrati ordinari di stanza in quelle regioni. Da quel momento in poi, siaAugusto, sia gli imperatori che gli succedettero godettero, per una sorta di autorità garantita dalla legge, diesercitare il
potere tribunizio insieme agli altri poteri: infatti, il titolo di tribuno in sé non venne assunto néda Augusto, né da nessun altro imperatore.”Cassio Dione, Storia romana, LIII, 33, 5-6
Il perfezionamento della posizione di preminenza
Nel 22