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Si diffuse l'idea di un Medioevo come età di fede religiosa rassicurante e
pacificatrice. Simonde de Sismondi studiò le manifestazioni della libertà politica
dei popoli come espressione della loro energia morale: nella vicenda dei comuni
italiani, per mostrare come l'ordinamento politico si fosse accompagnato alla
grande espansione economica, sociale e politica dell'Italia medievale.
Franois Guizot considerava la civiltà come realtà storicamente e geograficamente
individuata; il medioevo era un'epoca di formazione, sottolineò l'originalità delle
idee e dei sentimenti, ma condannò le forme rozze e irregolari.
Jules Michelet considerò il medioevo come un'epoca semplice e pittoresca,
l'epoca della formazione della nazione francese. In seguito ebbe una forte crisi
personale e politica e assunse atteggiamenti polemici nei confronti della tradizione
cristiana e della chiesa cattolica.
Charles de Montalembert additò nel medioevo un' epoca ricca di umanità,
passioni e grandezza, fondate sulla federe cristiana; compilò una storia del
monachesimo medievale in cui difese i meriti spirituali e culturali dell'istituzione
monastica.
7. Il romanticismo italiano.
Ispiratore e promotore di Prim'ordine fu Alessandro Manzoni: verificava e
confermava la sua pessimistica filosofia della storia,dominata dal problema del
peso della violenza e l'ingiustizia nelle vicende umane. Soprattutto la dominazione
dei longobardi in Italia gli sembrava un esempio paradigmatico di ingustizia: i
longobardi avevano ridotto i latini in condizioni di esclusione politica e di
dipendenza servile.
Carlo Troya confermò le concezioni di Manzoni; nella sua concezione, la
prosecuzione e la difesa dell'eredità romana, unita alla fede cristiana,, erano state
assunte dal papato, che poi le aveva diffuse in tutta l'Europa.
Nell'incipiente Risorgimento l'esigenza di una storia generale d'Italia era
fondamentale per la formazione della coscienza nazionale; il Rinascimento perse il
carattere di grande epoca della storia italiana.
Cesare Balbo identificò un criterio di organizzazione e periodizzazione della storia
d'Italia in quattro condizioni:
governo dei barbari
• regno feudale d'Italia (da Carlomagno al XI secolo)
• età dei comuni (dal XI al 1494)
• età delle preponderanze straniere (dal 1494 al 1814)
•
Tutte forme contrassegnate da una sostanziale incapacità di governarsi. Scrittori
come Manzoni, Troya e Balbo costituiscono una scuola di pensiero storico che
venne denominata NEOGUELFA, per l'importanza che attribuiva al papato nella
storia d'Italia.
Nel 1842 venne fondato a Firenze un periodico, l' Archivio Storico Italiano, che
doveva promuovere lo studio della storia nazionale.
Giuseppe Ferrari pubblicò una Storia delle rivoluzioni d'Italia o Guelfi e Ghibellini,
in cui indicava come chiave della storia d'Italia la contrapposizione bellicosa di due
partiti: GUELFI per il papato, GHIBELLINI per l'impero.
Secondo Carlo Cattaneo invece la conoscenza del passato era un importante
strumento per comprendere le strutture e le vocazioni della società; riteneva che la
dimensione regionale fosse il prodotto consolidato della storia d'Italia e che ogni
programma di riforme amministrative ed economiche dovesse svolgersi all'interno
di essa.
8. La storia della costituzione inglese.
In Inghilterra agli inizi dell'Ottocento l'attività storiografica continuò ad essere
svolta da filosofi e poligrafi; Henri Hallam considerava il medioevo come un'epoca
storica ben definita, di cui indicava e spiegava l'inizio e il termine: in essa si erano
formate le nazioni, gli stati e la comune cultura della società europea dalle
invasioni barbariche alla fine del XV secolo.
Il tema delle origini nazionali fu molto sentito in Inghilterra come nelle altre
nazioni.
Francis Palgrave confermò l'idea che i primi periodi della storia inglese avevano
un ruolo fondamentale nella formazione della tradizione nazionale
John Mitchell Kemble riteneva che i sassoni avessero conservato le originarie
tradizioni germaniche, e che questa fosse la matrice anche delle istituzioni sociali
e politiche dei loro regni.
William Stubbs si dedicò all'organizzazione istituzionale del paese: forme di
governo, amministrazione della giustizia, fiscalità.
Frederic William Maitland si rivolse alla formazione della COMMON LAW, il
complesso di norme giuridiche che costituiva ancora la base dalla giurisdizione nei
tribunali britannici.
Frederick Pollock studiò la formazione del diritto messa in relazione con la forme
della società e dell'economia.
9. La storiografia del positivismo.
Nella seconda metà dell'Ottocento si accentuò l'interesse per l'acquisizione e la
critica delle fonti, nonché per la ricostruzione puntuale degli avvenimenti e
dell'accertamento oggettivo dei fatti. La storia del diritto ebbe particolare rilievo
soprattutto in Germania.
Vero la metà dell'Ottocento questi studi assunsero un significato politico, in quanto
attraverso di essi si cerco di definire la peculiare vocazione politica del popolo
tedesco, rintracciandola nella cosiddetta “libertà germanica”.
I GERMANISTI: ricostruirono la storia dell'ordinamento costituzionale tedesco,
dagli antichi germani alle formazioni politiche medievali; studiarono la genesi del
potere regio in relazione alla società; discussero il sistema feudale e l'origine dei
poteri privati di comando.
Verso metà del secolo si svilupparono anche gli studi sulla storia dell'attività
economica; secondo Friedrich Liest la nazione era un organismo collettivo che
sviluppava un'organizzazione economica peculiare. Dalla sua opera prese avvio la
cosiddetta Scuola Storica dell'Economia Nazionale.
Theodor von Inama Sternegg, autore di una ponderosa Storia Economica
Tedesca : una raccolta di informazioni sulla vita economica del medioevo tedesco
vennero individuati e caratterizzati i grandi sistemi economici ce si erano
susseguiti nell'età medievale.
Lo studio dell'economia medievale si inquadra nella ricerca teorica sui tipi
fondamentali e gli stadi evolutivi dell'attività economica; Hildebrand teorizzò 3 stadi
della vita economica:
economia naturale
• economia monetaria
• economia creditizia
•
Karl Marx identificò quattro modi di produzione:
asiatico
• schiavistico
• feudale
• capitalistico-borghese
•
Il modo di produzione feudale e i prodromi di quello borghese trovavano la loro
attuazione storica nel medioevo europeo. L'età del positivismo sostituì
all'apprezzamento del medioevo formulato in termini educativi o ideologici
l'indagine sulle strutture socioeconomiche e sui sistemi giuridici , caratteristici
dell'epoca, cercando di comprenderne il significato generale in termini evolutivi o
comparativi.
Attraverso lo studio delle società contemporanee, di quelle storiche e di quelle extra
europee, si cercò di individuare le leggi di funzionamento e trasformazione della
società umana. Si affermò una concezione deterministica dell'agire umano che si
ritenne fosse vincolato da fattori costanti quali la razza, l'ambiente naturale e le
relazioni sociali.
La cosiddetta STORIA DELLA CULTURA intendeva ricostruire l'unità organica delle
diverse manifestazioni della vita di un popolo. Karl Lamprecht studiò l'attività
economica medievale per ricostruire l'organizzazione della proprietà fondiaria,
ricorrendo anche all'analisi statistica per conseguire una valutazione quantitativa
dei fenomeni. Diede importanza anche alla CULTURA MATERIALE: l'insediamento
e le risorse economiche. Definì la cultura, intendendola come l'insieme di società,
economia, istituzioni statali, ma anche di moralità, diritto, arte, religione, proprio di
un'epoca storica.
10. Storia e scienze sociali in Francia e in Italia.
In Francia la ricerca storica alla fine dell'Ottocento fu caratterizzata da un forte
orientamento positivista, e meno disposta a impegnarsi nello studio delle situazioni
sociali.
Nel 1876 venne fondata la Revue Historique col programma di favorire una
ricerca storica che superasse il carattere personalistico e ideologico della
storiografia precedente: lo storico doveva lavorare rigorosamente sui dati ricavati
dall'esame diretto delle fonti immune dai pregiudizi per assumere l'atteggiamento
del giudice imparziale.
Lo scopo dichiarato era prevenire alla ricostituzione della verità storica intesa
come sequenza dei dati di fatto la finalità più generale quella di ampliare e
arricchire la conoscenza della storia Nazionale. I momenti fondamentali del lavoro
dello storico dovevano essere:
reperimento della documentazione (documenti scritti)
• vaglio della sua attendibilità
• selezione, ordinamento e confronto
• accertamento dei fatti
•
Successivamente messi a confronto per ricostruire le condizioni naturali, relazioni
sociali, e istituzioni politiche.
Per Noma-Denis Fustel de Coulanges le istituzioni mutano solo lentamente, col
mutare dei bisogni e delle concezioni profonde della società. Emile Durkheim
rivendicò la stretta affinità tra la sociologia e la storia, per identificare le forme
diffuse e ricorrenti di comportamenti e di funzionamento delle società.
Paul Vidal de la Blache avvicino la geografia delle scienze umane, ponendo in
primo piano lo studio del rapporto tra l'uomo e l'ambiente e che sostenne che
geografia e storia dovevano collaborare nell'analisi del territorio.
La Revue de Synthèse historique, diretta da Henri Berr intendeva presentare la
storia come la forma di conoscenza in cui confluivano tutte le discipline che
avevano per obbiettivo lo studio comparato delle società. Anche in Italia dopo la
metà dell'Ottocento la ricerca storica venne fondata sui presupposti dell'indagine
documentaria e del metodo positivo.
Antonio Pertile indagò sulla genesi e l'evoluzione della società medievale italiana
prestando grande attenzione al ruolo esercitato dalle tradizioni germaniche e da
quelle romane nella formazione della nuova civiltà.
Verso la fine del secolo anche in Italia si diffuse l'interesse per la storia economica
e sociale, sotto l'influenza delle questioni sociali del tempo e della divulgazione del
marxismo.
Gaetano Salvemini fece della lotta di classe la chiave di lettura. Altri si dedicarono
allo studio dei patti agrari,