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Legnano (1176) che spinse l'imperatore a una soluzione diplomatica: prima la pace di Venezia,
che riconobbe Alessandro III e sancì una tregua con la lega, e poi la pace di Costanza (1183). La
situazione rimase però incerta. Dalla pace erano escluse varie città padane e tutte quelle dell'Italia
centrale. Inoltre con l'arrivo di Enrico VI, figlio e successore di Barbarossa, si temette un
annullamento del trattato. L'ultimo ventennio del secolo XII vide un ritorno del potere imperiale:
furono acquisiti beni e castelli; riprese la legittimazione dei poteri locali con diplomi e «feudi di
signoria»; furono limitate le «libertà» delle città. Enrico VI, in quel periodo, conquistò anche il regno
di Sicilia. Al culmine della gloria, però, improvvisamente arrivò la morte e la scena fu mutata
[capitolo 29]. Solo allora tutti i comuni presero a esercitare le regole riconosciute a Costanza.
Alla fine del secolo gli aristocratici, che erano rimasti estranei al comune, entrarono nelle
magistrature comunali assimilandosi ai milites. La militia ne fu trasformata: i nuovi venuti erano più
ricchi e potenti, avevano un ethos nobiliare e portavano con loro alleanze e inimicizie (partes). Si
crearono solidarietà con i milites più ricchi, ma vi erano anche i milites più poveri, che si
contrapponevano ad essi.
Con la crescita demografica erano aumentati anche il numero di prestatori, mercanti, artigiani.
All'inizio del secolo XIII vi fu poi una vera e propria rivoluzione commerciale che portò a un boom di
scambi e manifatture.
Lo scopo del comune è sempre stato quello di rappresentare tutta la cittadinanza agendo in difesa
di interessi generali. Nel secolo XII cittadini e cavalieri si erano identificati, trascurando i possibili
attriti, vale a dire che era prevalsa la semplicità e l'informalità nelle istituzioni comunali e si erano
limitate le tensioni. Con la nuova militia, invece, vi era una maggioranza di aristocrazia ed inoltre vi
era un aumento di prelievo fiscale e un maggiore controllo politico ed economico del territorio.
Nacque allora il popolo (populus), un gruppo di pressione politica che contestava il dominio dei
milites e che voleva recuperare l'originale formula del comune. Il popolo contestava i privilegi dei
milites: l'esenzione della fiscalità in cambio del servizio a cavallo, il monopolio sui beni comuni, il
diritto al risarcimento dei danni subiti in guerra e una giustizia meno favorevole verso i potenti.
Vi fu allora quello che fu chiamato: «passaggio dal comune consolare al comune podestarile». I
consoli furono sostituiti da una nuova magistratura, il podestà: un magistrato, unico dal breve
mandato (di solito sei mesi) e forestiero, cioè estraneo agli interessi locali.
In questo periodo emerge un sistema politico molto complesso: crebbe il personale al servizio del
comune, nacquero gli uffici finanziari, fu riorganizzata la documentazione che tutelava le
giurisdizioni dei comuni (libri iurium), furono messe per iscritto le leggi che regolavano la vita della
città (statuti) e soprattutto nacquero consigli (sindacati) di varia taglia che affiancassero l'arengo.
28. 1194. Dai normanni agli angioini: il regno del Sud.
Nel 1194 l'imperatore Enrico VI fu incoronato re di Sicilia e il giorno seguente a Jesi nacque il figlio
di Enrico, il futuro imperatore Federico II.
Il Meridione non fu mai coinvolto nel sistema carolingio: tra i secoli IX e X a sud del ducato di
Spoleto e del dominio papale vi erano i principati longobardi e l'impero bizantino aveva il controllo
su un vasto territorio, corrispondente pressappoco a Puglia e Calabria. La Sicilia, invece, sempre
nel IX secolo, era stata conquistata dagli islamici del Nord Africa.
All'inizio del secolo XI, gruppi di cavalieri normanni si diressero verso il sud Italia, inizialmente
prestavano il loro servizio per vari compiti, come la protezione a pagamento dei pellegrini che si
recavano o tornavano dal santuario di San Michele Arcangelo nel Gargano. Successivamente
furono ingaggiati come mercenari nella difesa della città costiera degli attacchi dei saraceni,
soprattutto nelle ribellioni anti-bizantine in Puglia. A capo dei normanni in Italia vi era Rainulfo
Drengot, che nel 1030 ottenne la contea di Aversa dal principe di Capua, e così fondò la città di
Aversa. Un altro gruppo di cavalieri normanni riuscì a conquistare nel 1041 Melfi.
A guidare i cavalieri normanni di Melfi fu Guglielo Braccio di Ferro, della famiglia degli Altavilla, un
gruppo familiare che segnò tutta la storia successiva dell'intero Meridione, soprattutto a partire
dall'azione di Roberto detto il Guiscardo («l’astuto»). Egli assunse la guida dei normanni attivi nel
Meridione e nel 1059 completò la conquista della Calabria e assunse il titolo di duca. Egli quindi
estese le sue conquiste a tutto il sud Italia: Puglia, Calabria e Sicilia. Durante il concilio indetto da
papa Niccolò II nel 1059, Roberto il Guiscardo degli Altavilla strinse un patto con il pontefice
(concordato di Melfi) con cui si dichiarava suo vassallo, ottenendo in cambio i titoli di duca di
Puglia (che comprendeva anche la Basilicata) e di Calabria (che però ancora in parte era in mano
ai bizantini), parte della Campania e la Sicilia (che però era ancora in mano agli arabi).
I normanni riuscirono ben presto a cacciare dal Meridione i bizantini e Roberto il Guiscardo
confermò il suo titolo di duca di Calabria. Ruggero Bosso d'Altavilla, fratello di Roberto, tra il 1060
e il 1091 riuscì a strappare la Sicilia agli arabi. Successivamente nel 1130 Ruggero II, figlio di
Ruggero I, divenne re di Sicilia. Alla morte di Roberto il Guiscardo (1085) vi fu una divisione del
dominio tra la Sicilia, una parte nelle mani del fratello Ruggero I e una parte nelle mani del figlio del
Guiscardo Ruggero Borsa. Questa frattura fu ricomposta solo nel 1127 da Ruggero II, che nel
1130 divenne re e diede l'inizio a un periodo di massimo splendore del dominio normanno. La
capitale del regno fu Palermo, che già era stato centro del dominio islamico. Anche se il potere di
Ruggero II e dei suoi successori (Guglielmo I e Guglielmo II) dovettero subire ripetute ribellioni da
parte dei baroni (i grandi aristocratici del regno), essi riuscirono ugualmente a realizzare alcuni atti,
e cioè: nel 1140 le Assise di Ariano, un codice di leggi destinato a tenere sotto controllo il potere
baronale ed affermare il diritto regio di emanare le leggi; e nel 1169 il Catalogus baronum, una
descrizione analitica dei patrimoni e dei doveri militari nei confronti della corona, una lista di tutti i
vassalli e dei relativi possedimenti del territorio.
La dinastia del regno normanno si interruppe nel 1189 con la morte di Guglielmo II che non aveva
eredi. La prima erede era allora la figlia postuma di Ruggero II, Costanza, che nel 1194 aveva
sposato Enrico VI, figlio e erede dell'imperatore Federico I Barbarossa. Questo matrimonio aprì
una prospettiva politico-territoriale, in quanto, con la morte di Guglielmo II (1189) e di Federico I
(1190), viene concentrato nelle mani di Enrico un territorio immenso: il regno di Germania, il regno
italico e quello dei normanni. Questa situazione suscitò inquietudine nel papato, in quanto il papato
non aveva buon rapporto con gli svevi e non erano contenti nemmeno i baroni, in quanto se la
Sicilia aveva grande ricchezze venivano a questo punto usate dal re per esigenze militari, e quindi
tolte ad essi. Tutto questo comportò grossi contrasti nei riguardi di Enrico VI e allora i baroni
scelsero come proprio re un discendente illegittimo degli Altavilla, che era Tancredi di Lecce e
resistettero militarmente alla discesa di Enrico, ma nel 1194 egli riuscì a prendere possesso del
regno.
Nel 1197, però, improvvisamente Enrico morì, e allora vi fu un doppio problema di successione,
nell'impero e nel regno di Sicilia. Il titolo imperiale fu a lungo conteso tra Filippo di Svevia, fratello
di Enrico, e Ottone di Brunswick. In Sicilia Costanza, vedova di Enrico, prese la guida del regno in
nome del figlio Federico, che aveva appena tre anni. Fece ciò con un patto di sottomissione nei
confronti del papato, rinunciando a qualunque aspirazione al titolo imperiale. Questa sottomissione
cancellava ogni ostilità sia con il papato che con i baroni, infatti nei primi anni di regno di Federico
gli effettivi detentori del potere furono proprio i baroni e i grandi funzionari di origine tedesca.
Questi equilibri mutarono di nuovo nel 1212, quando Federico si trasferì in Germania e si
impadronì dell'impero [capitolo 30], per poi tornare nel regno di Sicilia nel 1220 con una nuova
forza e una nuova maturità politica e cercò di imporre il suo potere regio. Conservò la capitale a
Palermo, cercò di dare potere ai funzionari regi, sottraendoli al controllo dei baroni e nel 1231 fece
un ampio testo legislativo, le Costituzioni di Melfi, un sistema normativo omogeneo per tutto il
regno.
La morte di Federico II nel 1250 aprì nuovi problemi di successione. Vi erano più protagonisti che
volevano succedere a Federico II: Corrado IV, figlio e erede; Manfredi, figlio illegittimo di Federico,
da sempre attivo nel regno di Sicilia; e infine il papato che fece entrare in gioco la casa reale
francese, in particolare Carlo d'Angiò, fratello del re Luigi IX. Con la morte di Corrado nel 1254,
lasciò soli a confrontarsi Manfredi e Carlo d'Angiò. Carlo, dopo una lunga fase di conflitto, assunse
il pieno potere nel 1266, dopo la battaglia di Benevento in cui morì Manfredi.
Tutto questo portò alla conquista da parte degli angioini del regno di Sicilia, parte del nord Italia e
regno d'Ungheria. Vi fu in Italia un partito papale e uno imperiale che presero il nome di guelfi e
ghibellini [capitolo 33]. Il conflitto tra papato e impero era una dinamica ricorrente nella storia
europea, a partire dal conflitto con Gregorio VII ed Enrico IV alla fine dell’XI secolo [capitolo 24],
poi successivamente durante i regni di Federico I [capitolo 27] e Federico II, il quale non solo fu
scomunicato da Gregorio IX, ma quest’ultimo aveva indetto una crociata contro di lui,
equiparandola alle guerre contro i musulmani in Terrasanta [capitolo 25].
L'amplissimo dominio angioino ebbe però vita breve. Il regno di Sicilia fu governato da Pietro III di
Aragona che aveva sposato una figlia di Manfredi. Nel 1282 ci fu la rivolta dei Vespri, dove
intervenne Pietro III che si impossessò dell'isola e ne assunse il trono.
29. 1198. La monarchia papale.
Nel 1198 i cardinali elessero papa Innocenzo III (1198-1216).
La riforma del secolo XI aveva mutato il ruolo di clero e papato nella cristianità occidentale,
separando i laici dai chierici, cui era stato imposto il celibato. Nei primi decenni del XII secolo in
Italia si era afferm