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Questo sistema è all’opposto del sistema liberale americano. Il concetto di servizio pubblico si sviluppa

secondo strategie diverse da paese a paese, e non è un concetto unitario ma piuttosto un’idea guida.

Con l’avvento delle tv private il monopolio delle tv di stato viene a crollare e il servizio pubblico perde la

sua identità diventando una tv tra le tante. Il servizio pubblico quindi può avere ancora un importante

ruolo solo se si dimostra capace di adeguarsi ai cambiamenti dello scenario globale. La Bbc inglese è riuscita

a realizzare ciò rimanendo sempre la prima a competere con tutti le tv private, mentre in Italia la Rai ha

sempre ricevuto troppe attenzioni dalla politica che hanno causato una direzione incerta. La Rai non è più

competitiva nei confronti delle tv a pagamento, finendo per dividere il paese: televisione di bassa qualità

gratuita (Rai) e quella di alta qualità a pagamento (Mediaset sul digitale terrestre e Sky sul satellite).

Oggi l’universalità del servizio pubblico non significa più catturare il maggior numero di spettatori in

maniera indifferenziata, ma coltivare i differenti target socio-economici e anagrafici seguendo la

frammentazione dell’audience. Centrale infine deve essere nel servizio pubblico, il servizio di informazione

che deve essere basto sulla capacità professionale e non sul partito di appartenenza (cosa che non avviene

nella Rai).

Il ruolo della critica

Nel 1973 Eco distingue tre tipologie di finalità culturali in cui si può suddividere la critica:

- critica normativa: mette a confronto l’opera analizzata ad un ideale di opera perfetta (es. bellezza

classica);

- critica fiancheggiatrice/militante: non si origina da un ideale universale ma da una definita

posizione di parte, a favore di una certa poetica, l’opera viene difesa perché appartenente a un

modello di modernità (es. Avanguardie);

- critica orientativa: si pone al servizio del lettore, di cui il critico fa le veci, ovvero lo avverte del

valore artistico dell’opera e lo aiuta nell’interpretazione. Essa nasce con l’emergere dell’industria

culturale.

La critica televisiva sembrerebbe dover essere orientativa, ma ad un’analisi più approfondita si può notare

che questo non è possibile: la critica televisiva non può orientare i gusti dello spettatore, perché quando la

critica può essere scritto solo dopo la fine del programma televisivo, esso già stato consumato. Non si può

fare una critica orientativa televisiva, perché il programma non viene fruito prima degli spettatori (come

può invece avvenire per le anteprime cinematografiche). L’esperienza televisiva è esperienza del flusso, un

continuum indistinguibile. Inoltre la televisione fa parte di un mercato culturale sempre più complesso e

variegato: gli andamenti di questo mercato sono regolati dall’audience, quindi la critica ha poche speranze

di incidere o di sposare numeri.

La critica televisiva può insegnare poco: non è normativa, non è orientativa, non è pedagogica, non serve a

nulla. L’unica cosa che insegna è l’esercizio critico: l’analisi di un programma diventa uno spunto, un

attivatore della curiosità di chi guarda. 4

I generi della televisione

La serialità americana

La televisione generalista ha abbassato i suoi standard linguistici in favore dell’eccezionale, il cui principio

regolatore è: va in onda solo ciò che può colpire l’audience. Alcune serie hanno ottenuto un grande

successo sia di pubblico che di critica (Sex and the City, Lost, I Soprano) dimostrano quanto la televisione di

oggi sia vitale, intelligente e ricca di risonanze metaforiche e letterarie. Tuttavia la cattiva televisione

genera tanti cattivi discorsi sulla televisione, che si basano sull’inevitabilità del trash. Ma sono i telefilm a

rilanciare la qualità televisiva: hanno spesso un’ottima sceneggiatura, un ritmo calibrato e presentano più

risvolti (esterno e interno). Gli americani dominano incontrastati, mettendo in scena i tormenti da cui sono

afflitti rendendoli memorabili (Star Trek, X-Files, Dawson’s Creek, CSI, 24, Buffy…). Questa è la nuova tv di

qualità, che attinge da tutti i generi e da tutte le arti (letteratura, teatro, cinema). Un esempio sono i teen

drama (telefilm di formazione) che reinterpretano modernamente storie della letteratura classica,

ottenendo una educazione sentimentale degli adolescenti migliore, perché più attuale. Nasce anche il

fenomeno dal fandom.

I telefilm organizzano la loro struttura narrativa intorno a logiche seriali:

- Serie: è suddivisa in episodi, cioè in segmenti narrativi conchiusi senza sviluppo cronologico delle

vicende e prevede un ritorno ciclico del tempo (Simpson).

- Serial: e suddiviso in puntante, cioè in segmenti narrativi aperti con sviluppo cronologico delle

vicende e che prevede uno sviluppo lineare del tempo.

Il sottoformato più popolare è il continuous serial contraddistinto dal numero elevato di puntate e

dalla lunghissima durata del percorso narrativo che si suddivide in:

o Continuous serial chiuso: prevede la conclusione delle vicende narratetelenovela.

o Continuous serial aperto: non prevede una chiusura narrativa del raccontosoap opera.

- Miniserie o miniserial: è suddivisa in puntate, da 2 a 6, e prevede uno sviluppo cronologico delle

vicende attraverso un percorso narrativo molto breve rispetto ad altre forme seriali ed è perciò

definita una forma seriale debole.

- Film per la tv: storia compiuta che non presenta caratteri di serialità, la cui durata è di circa 90

minuti, ed è la forma più affine al lungometraggio cinematografico.

- Serie serializzata: nasce dagli anni ’80 dall’unione di serie e serial, in cui ogni episodio mantiene

una sua autonomia con una storia conclusa (antology plot) ma contemporaneamente presenta una

continuità narrativa interepisodica e un’evoluzione cronologica attraverso alcune vicende ( spesso

vita personale dei personaggi, running plot). Es. Castle.

I motivi per cui i telefilm meritano maggiore attenzione sono:

- Il telefilm mette ordine nel disordine del flusso televisivo: ha una sua forma, una sceneggiatura,

una recitazione, montaggio ed è diretta dal regista.

- Il telefilm mette in scena un sistema di valori cui fare riferimento.

- Il telefilm riesce ad accendere delle passioni nello spettatore.

Il telefilm non riesce ad essere riconosciuto artisticamente perché fa parte della nuova cultura di massa a

cui tutto danno una connotazione malvagia, senza invece prendere in conto che grazie ad essa l’uomo è

entrato in contatto con nuovi stimoli che hanno accresciuto il suo quoziente d’intelligenza: se prima i

percorsi del sapere erano una prerogativa di pochi adesso invece si possono ritrovare in un gioco

elettronico.

La televisione americana è spaccata in due specifici:

- Televisione generalista, free, i cui generi privilegiati sono il talk show e il reality che vogliono “far

vedere” la realtàspecchio deformante del reale.

- Il telefilm che ha la capacità di cogliere e rappresentare l’aspetto contraddittorio della realtà

televisione come specchio magico.

Lo sport

La televisione cerca di attirare a sé il più possibile e dopo aver soggiogato il cinema (film con le interruzioni

pubblicitarie) si appropria anche dello sport. Lo sport diventa così una riproduzione melodrammatica e ciò

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che succede fuori dal campo, con interviste e approfondimenti, diventa quasi più importante di ciò che

succede dentro il campo. Lo sport diventa un linguaggio universale per mezzo della tv e questo porta

alcune conseguenze: gli sport radicati in un’unica area geografica o in singoli paesi sono destinati a

diventare minori e a cadere in declino (es. il ciclismo in Italia), mentre hanno subito una trasformazione,

ovvero una rielaborazione in segni audiovisivi (calcio: pallone di colore chiaro per essere subito visibile,

tennis: tie break per rendere gli incontri più brevi e inseribili nella programmazione).

Nasce la sponsorizzazione: le grandi aziende sponsorizzano i loro prodotti durante le partire riprese della

tv. Poi la tv perfeziona le sue tecnologie rendendo la visione delle spettatore televisivo più ricca di quello

seduto sugli spalti.

Lo sport appare quindi sempre più condizionato e dominato dalle esigenze televisive, diventando sempre

più uno show business. Inoltre lo sport è passato dai canali comuni della Rai ai canali a pagamento del

digitale o del satellite, che danno più possibilità di scelta.

I generi neotelevisivi

Sul finire degli anni ’80 nasce nella televisione italiana (su Raitre) la tv verità: era la tv che aveva il coraggio

di andare per le strade e di rappresentare la realtà così com’era (Chi l’ha visto?). In realtà la televisione

iniziò a far vedere non tanto la verità del fatto, ma se stessa nel momento in cui si realizzava: la televisione

“giocando” a mostrare la realtà, ha mostrato se stessa facendo cadere quel retroscena che prima era un off

limits di cui non bisognava sapere niente.

La tv verità compiva tre gesti:

- Esibiva la realtà

- Mostrava se stessa nel suo farsi

- Si presenta accompagnata da un apparato teorico

Arrivarono anche i talk e reality show (anni’90 e 2000) che avevano lo stesso fondamento della tv verità,

avevano la stessa pretesa di realtà associata a caratteristiche dei generi classici.

Con il tempo il mito della tv verità si è offuscato, oggi conta sempre meno che la tv dica il vero, mentre

conta sempre di più che la tv nel suo insieme sia percepita come vera (caratteristica principale della tv

generalista contemporanea).

Negli ultimi 30 anni sono stati quindi inventati principalmente 3 generi:

- Talk show: è servito a dar voce a chi aveva difficoltà ad apparire in televisione e a portare la gente

comune da un ruolo passivo a uno più attivo. In Italia tuttavia esso diventa un luogo dove la gente

comune cerca nella platea televisiva il riscatto sociale e il certificato di esistenza. In Italia il talk

show è terreno di scontri violenti e non luoghi di conversazione civile e spiritosa come quelli

americani. Rimane comunque il neogenere per eccellenza della neotelevisione di cui ha le

caratteristiche:

o prossimità: il quotidiano che informa;

o convivialità: l’insistenza del valore dello stare insieme, il talk è il luogo che incarna meglio

l’esigenza neotelevisiva di creare una comunicazione affettiva con l’audience (spesso viene

fatto mostrando che esiste il dietro le quin

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Publisher
A.A. 2015-2016
7 pagine
26 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher calime di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia della radio e della televisione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Innocenti Veronica.