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I GENERI.
Genere significa “classe”, “categoria”. Sono categorie mediante le quali si possono classificare le singole
opere. Il genere rappresenta un orizzonte di attese: il pubblico riconosce certe convenzioni testuali e, a
partire da queste, sa normalmente cosa aspettarsi dal testo. Se quest’orizzonte viene sovvertito, il pubblico
può rimanere spiazzato. Se sto guardando un telegiornale non mi aspetto che il conduttore si metta a
parlare della sua vita privata.
RYALL, negli anni 70, scrive che l’immagine chiave per definire il concetto di genere è il triangolo: artista
(produzione), film (testo) e audience (pubblico).
Secondo Ryall, il genere è il principio ordinatore, un insieme di convenzioni testuali (modelli, forme, stili e
strutture) che riguardano sia il contenuto del testo, sia la forma e i codici propri della testualità audiovisiva.
E’ una categoria di orientamento per la produzione del testo.
ALTMAN, invece, definisce il genere come una mappa/progetto per la produzione e per l’industria, un
insieme di convenzioni testuali/palinsestuali che ne definiscono la struttura e un patto/contratto che lega lo
spettatore al testo e ne definisce l’orizzonte delle attese.
JOST definisce il genere come una ‘promessa’, in due sensi: determina nello spettatore un orizzonte di
attese e si impegna a garantire queste attese. Jost individua tre tipi di promessa:
• AUTENTIFICANTE. Caratteristico dei programmi che promettono di informarci sul mondo: sono i
programmi d’informazione.
• FINZIONALE. Caratteristica di programmi che mirano a costruire un mondo narrativo autonomo da quello
in cui viviamo: sono i programmi di fiction.
• LUDICA. Livello intermedio fra i primi due: programmi che parlano della realtà, ma attraverso regole
diverse da quelle del mondo ordinario, proprie del genere: sono i programmi di gioco a premi.
I generi sono delimitati da 4 poli d’attrazione:
REALTÀ promessa autentificante (la televisione è la finestra sul mondo);
CULTURA attitudine pedagogica (la televisione è maestra ed educatrice);
SPETTACOLO intrattenimento (la televisione è un palcoscenico);
FINZIONE (costruzione di mondi possibili autonomi).
-‐ Durante il periodo della PaleoTv, le televisione aveva la tendenza a presentarsi come istituzione
autorevole capace di dare una definizione netta dei generi. Il tono generalmente pedagogico influenzava
l’offerta finzionale (il teleromanzo narra educando), quella fattuale (informazione come bollettino ufficiale)
e quella spettacolare (il telequiz diverte e insegna).
-‐ Durante il periodo della NeoTv c’è invece la tendenza alla spettacolarizzazione (la fiction perde ogni
intento pedagogico) e all’ibridazione dei generi (es.: il reality).
INFORMAZIONE.
La forza dell’informazione televisiva poggia sull’istantaneità e sul realismo delle immagini che conferiscono
oggettività alle notizie. L’informazione televisiva è un potente strumento di costruzione del consenso e di
diffusione ideologica. L’informazione televisiva è uno dei tanti generi televisivi e proprio per questo è
soggetta ad una serie di convenzioni, infatti la comunicazione giornalistica è un vero e proprio “genere
narrativo”: la notizia è un racconto.
I servizi televisivi sono caratterizzati dalla brevità: durano infatti 1 minuto e mezzo ciascuno.
Un servizio televisivo “completo” è composto da:
• una parte iniziale LEAD (è l’attacco e che deve attirare l’attenzione );
• una parte centrale (lo sviluppo della storia);
• una parte finale (le conclusioni tratte dal giornalista).
Il vocabolario di un racconto giornalistico deve attingere al codice del parlato per essere semplice e
comprensibile da un pubblico eterogeneo.
I TELEGIORNALI scandiscono il palinsesto all’interno della programmazione di flusso.
Le prime sperimentazioni iniziarono nel settembre 1952.
Il telegiornale delle origini si basa su tre modelli fondamentali:
1. GIORNALE RADIOFONICO con uno speaker dotato di chiara dizione, che forniva sicurezza e oggettività;
2. CINEGIORNALE con servizi filmati;
3. GIORNALI QUOTIDIANI con una precisa impaginazione delle notizie: sezioni di politica, cronaca…
All’epoca della PaleoTv il tg dava maggiore spazio alla politica estera e i filmati erano rari. C’era un’asettica
professionalità, unita ad un atteggiamento pedagogico, si escludevano per esempio temi riguardanti il sesso,
la violenza e la malvagità.
Negli Anni ’70 nasce un maggiore dialogo con il pubblico. I filmati e i servizi realizzati all’estero dagli inviati
si moltiplicano e vengono trasmessi quasi in tempo reale, grazie all’introduzione degli RVM (nastri per la
registrazione video magnetica).
Dal 1975 Tg2 e Studio Aperto si aprono alle sperimentazioni dedicando maggiore spazio
all’approfondimento delle notizie.
Inizia l’era della “ lottizzazione”, con effettiva spartizione politica delle testate giornalistiche:
DC Tg1
PSI Tg2
PCI
Tg3 (nato nel 1979, insieme al Tg regionale con edizioni