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CAPITOLO III

Il sociologo Lewin Coser nella sua opera sul rapporto tra sociologi e

letteratura, afferma che da parte dei sociologi viene dato poca attenzione alle

opere letterarie e su questo punto si sofferma sottolineando che la letteratura

deve essere invece considerata una fondamentale testimonianza sociale di

carattere sia morale che storica: va considerata in particolare per la capacità

di produrre l’immaginazione creativa. Nel corso degli ultimi due secoli con la

nascita del romanzo e successivamente del cinema si è andata a crea re una

nuova forma-trama che porterà con sé un immaginario, una visione del

mondo di cui è possibile isolare ed analizzare alcuni elementi costitutivi,

come se fossero dei sostituti funzionali dei vecchi miti. I grandi romanzi e i

grandi film che si affermano negli ultimi due secoli non raccontano soltanto

delle storie, ma scolpiscono il volto della società fornendo uno stile un modo

di essere che lo rappresenterà in tutto il mondo. Ciò che le grandi narrazioni, i

grandi libri e le grandi opere cinematografiche riescono a fare è prendere,

sistematizzare, attualizzare o ricreare, applicando una forma-trama originale,

quelli che possiamo considerare dei semi immortali. Ogni epoca ha bisogno

di modelli o schemi narrativi che è possibile rilevare attraverso l’esistenza di

forme-trama di tipo più generico, che fanno riferimento a un gran numero di

miti di origini ed epoche diverse, e di tipo più particolare, legati ad un mito

specifico. Per quanto riguarda i primi possiamo trovare due schemi di

riferimento: le odisee e le iliadi. L’odissea può essere vista come una delle

storie orizzontali, una sorta di viaggio, un itinerario, un cammino in cui il

personaggio che avanza non torna mai indietro e ha una meta ben

determinata verso cui muovere con decisione; mentre l’iliade può essere

considerata come elle storie verticali, degli itinerari che vengono percorsi,

senza necessariamente prevedere un fine preciso, avanti e indietro e in cui è

previsto il ritorno a un determinato punto di partenza. Mentre per gli schemi

particolari li ritroviamo sia adattati a opere letterarie o cinematografiche,

ovvero storie che utilizzano la matrice mitica pur senza richiamarsi al mito.

Una delle analisi principali di Pavel si basa sull’osservazione secondo cui il

romanzo moderno più che rifiutare la tendenze antiche abbia invece sempre

tentato di riprenderlo e continuarlo, nella speranza di ritrovare un luogo

plausibile per la manifestazione di quelle stesse idealizzazioni. Pavel analizza

i modi attraverso i quali i generi narrativi premoderni hanno elaborato i loro

modelli della perfezione umana (l’ideale) mettendoli in relazione con i tentativi

moderni di rappresentare il loro inserimento di tali modelli ideali del mondo

dell’esperienza quotidiana. La tesi di Pavel ha messo in evidenza il fatto che

l’idealismo egualitario del XVIII secolo e il realismo sociale del XIX avevano

continuato ad essere sotterraneamente irrigati dai modelli formali dei vecchi

romanzi idealisti, così come il modernismo che non aveva mai abbandonato

la lezione apportata dal realismo. Quello che Pavel vuole mettere in evidenza

come il romanzo ha sempre continuato ad influenzare le pratiche successive,

senza però che le diverse influenze venissero fatte notare. Le innovazioni

nelle tecniche del romanzo sono influenzate anche dall’evoluzione della

struttura sociale e anche con la sovrastruttura religiosa e intellettuale. I

romanzi e tutti gli altri tipi di opere non descrivono la realtà ma la reinventano

continuamente al fine di poterla comprendere al meglio, per Pavel l’opera

narrativa propone un’ipotesi sostanziale sulla natura e l’organizzazione del

mondo umano. Questo perché ogni epoca possiede una sorta di

immaginazione antropologica dominante. Pavel sostiene che esiste una

solida stabilità che accompagna i temi principali dell’antropologia del

romanzo. Nella fase del periodo assiale ci sarà la comparsa di un genere di

letteratura il cui metodo narrativo contiene un fine e delle costanti che

diventeranno universali. Il fine è quello di spiegare e giustificare l’ordine del

cosmo in cui gli uomini si trovano a dover vivere, spiegare vuol dire fornire

delle conoscenze relative alla genesi e al divenire del cosmo, accompagnate

a delle conoscenze di carattere orientativo sullo spazio e sui luoghi in cui lo

stesso cosmo è collocato. Definiamo cosmografia il disegno o la descrizione

del mondo come si presenta attualmente nella sua struttura, nell’eventuale

divisione in livelli, regioni, ecc. Con il termine cosmogonia si intende la

narrazione dell’apparire delle cose o il racconto della cosmo genesi, cioè

spiega il mondo così com’è immaginato o concepito in un dato momento da

un determinato gruppo. Cosmologico è un discorso espresso e non espresso,

come l’esperienza, in cui ciò che fa si che il mondo sia mondo non è

presupposto, ma al contrario diventa implicitamente o esplicitamente un

problema. Secondo Pavel le costanti principali dell’antropologia del romanzo

sono: la frattura tra il personaggio e un mondo ostile; l’irriducibilità del

protagonista alle contingenze del suo destino; il ruolo salvifico dell’uomo. Il

romanzo è il primo genere che giunge a concepire l’universo in quanto unità

che trascende la molteplicità delle comunità umane. Le scoperte e la

riorganizzazione del mondo ha dato luogo nell’immaginario antropologico pre-

moderno a tre figure distinte: l’eremita, il popolo eletto e la coppia

predestinata. L’eremita rappresenta il primo tentativo di far accettare alla

comunità umana l’esteriorità del divino e al contemplo, l’ esistenza di un tipo

di individuo che scoprendo un ideale più alto osa liberarsi da questi ultimi per

perseguirlo. Nel caso del popolo eletto la divinità garantisce alla vita

comunitaria una coesione senza pari: questo popolo appoggia Abramo e la

sua scelta. Il sacrificio del suo unico figlio Isacco assume la forma della

rinuncia ascetica, grazie alla quale l’uomo fuori dal mondo, rinunciando al

diritto alla discendenza ed abbandonandosi completamente al suo Dio

accetta una norma infinitamente più alta di quella che governa il mondo. Un

altro esempio dell’alleanza tra gli uomini e la divinità è la coppia scelta dagli

dei e predestinata alla felicità, topos elaborato e sviluppato dal romanzo

ellenistico. La coppia predestinata riamane estranea la mondo che la

circonda e soltanto l’amore corrisposto guida la vita dei giovani protagonisti

aiutandoli a superare una serie di ostacoli che rappresentano l’ingiustizia del

mondo terreno; una volta sconfitte le avversità la storia si conclude sempre

con le nozze sacre. La modernità occidentale, secondo Pavel, apre la strada

a tre figure del nuovo immaginario antropologico: il dualismo, il contratto

sociale e la bella anima innamorata. Il dualismo fu il tentativo di affermare

l’esteriorità dello spirito umano e del mondo senza che la figura di un Dio

trascendente fosse indispensabile a realizzarla. Per distaccarsi dalla società

olistica che lo circonda l’eremita si era alleato con la potenza divina. Nella

concezione olistica i bisogni dell’uomo venivano ignorati o generalmente

subordinati all’interesse generale mentre la concezione individualistica

ignorava o almeno posponeva ai bisogni dell’individuo le necessità della

collettività. Mentre il dualismo garantì allo spirito fuori dal mondo la sua

autonomia intellettuale, le teorie del contratto sociale resero superato il

concetto di alleanza collettiva con la divinità e fecero dipendere l’esistenza

della comunità umana da un insieme di decisioni prese dagli individui.

Distinguendo lo stato di natura dallo stato sociale e descrivendo la

fondazione di quest’ultimo attraverso la forma del contratto, i fautori del

pensiero politico moderno affermarono il primato dell’individuo su una società

che lo incorporava senza privarlo dei suoi diritti naturali. Il romanzo del XVIII

secolo elaborò una nuova espressione della perfezione umana:m la bella

anima innamorata che rappresentava un punto di partenza di una nuova

visione della coppia. Il romanzo abbandonò il metodo ideografico e

concentrandosi sul rapporto dell’anima esemplare con il mondo, insistette

sulla prospettiva soggettiva e sulla specificità dell’ambientazione materiale e

sociale. Con il tempo il romanzo ha ideato nuove condizioni nel rapporto

dell’individuo con l’universo: il radicamento, la comunità e l’amore

impossibile. Per quanto riguarda il radicamento esso fu una risposta al

dualismo, di cui tentò di moderare il carattere radicale. Qui l’individuo è tenuto

a rinunciare al privilegio della singolarità, per sottomettersi ad una legge che

regola da tempo l’ambiente nel quale è nato, il radicamento limita la libertà di

movimento consentita all’individuo. Quanto alla comunità si afferma come

uno stato di fatto opposto al sogno del contratto sociale. Secondo la

tradizione gli uomini sono quello che sono grazie agli usi e ai costumi, alle

abitudini e alle istituzioni attraverso le quali sono nati e cresciuti. Ma ciò che

rischia di contraddire la volontà della comunità è la passione amorosa: è

inevitabile che questa passione porti il contrasto tra la felicità individuale e

l’infelicità sociale e di conseguenza l’adulterio diventa in questo periodo uno

dei temi più utilizzati nei romanzi. Tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX secolo

però lo statuto dell’uomo cambia radicalmente infatti egli cessa di essere

considerato il “sovrano del sapere”, cioè colui che occupa il centro della

scena, per acquisire una posizione alquanto ambigua: egli infatti diventerà

oggetto di un certo ambito di conoscenza e allo stesso tempo il soggetto che

conosce, cioè non rappresenterà più un soggetto esterno alla natura, ma

diventerà egli stesso un oggetto tra gli altri. Marx, Durkheim, Freud,

Saussure, finiranno per porre un paradigma che successivamente verrà

utilizzato anche da molti altri scienziati caratterizzando una fase storica in cui

l’antropologia assumerà tre tratti caratterizzanti:

Diversamente dall’uomo aristotelico e da quello cartesiano, l’uomo

a) strutturale non possiede alcuna essenza;

Diversamente dall’uomo aristotelico, l’uomo strutturale non è un essere

b) naturale;

Diversamente dall’uomo cartesiano, l’uomo stru

Dettagli
A.A. 2015-2016
29 pagine
15 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sabrinamontano di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Napoli Federico II o del prof Pecchinenda Gianfranco.