vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
E’ l’ambiente con i protagonisti che vi si muovono dentro e tutte le loro
relazioni ad interessare davvero. Tramite i dettagli si può risalire alla
psicologia dei personaggi e più è complesso il puzzle da ricomporre e più
stimolante sarà immaginare la fine della storia per i telespettatori. La realtà
del delitto si perde nella sua rappresentazione: Debord parlava di
separazione tra il vissuto direttamente e il consumato come
rappresentazione, che va intesa sulla base del fatto che lo spettacolo è
diventato realtà e che non c’è distinzione tra processo e studio televisivo.
Giornalisti, opinionisti, magistrati, psichiatri, ecc, si trasformano in giudici o
avvocati ed il pubblico si sostituisce ai giurati. Le interpretazioni finiscono col
perdere l’immagine originaria, l’obiettivo è suscitare clamore e interesse per
ottenere un risultato commercialmente apprezzabile per gli investitori
pubblicitari. Ormai il crimine è diventato un genere televisivo che produce
“divi”, che dispongono di un palcoscenico e così la cronaca nera diventa
anche business. Il racconto di cronaca acquista valore nella sua continua
ripetizione con leggere varianti. Serializzazione e drammatizzazione sono le 2
regole di questo format criminale. Il format è una struttura testuale in grado di
produrre effetti generalizzabili costruendo un percorso che scatena sentimenti
condivisibili. Il format criminale può essere considerato come meta-format:
3
tanti programmi diversi che con tecniche di racconto multiple, compongono lo
stesso evento criminale rendendolo un testo di volta in volta spettacolarizzato
secondo differenti chiavi di lettura(info con tg, finzione con ricostruzione,
“ludico” coi talk show). Il tutto orientato all’intrattenimento del telespettatore
secondo un’architettura complessa, ma ben delineata. Il telespettatore era
già abituato a giocare a fare il detective, grazie a serie come Csi o Law &
Order ed al canale tematico Sky Fox Crime, che si occupa di giallo ed
investigazione. La fiction italiana della seconda metà degli anni 90 è
caratterizzata da storie popolari che si svolgono in ambienti riconoscibili,
interpretate da attori familiari che diventano eroi del quotidiano. Racconti
uguali nella forma, ma narrativamente diverse ed in grado di attrarre pubblici
diversi. La serialità fa il resto facendo affezionare il telespettatore ad
appuntamenti fissi. Il fruitore non percepisce la distanza tra vero e verosimile,
anzi vi trova un’analogia. La scelta di un’analogia rispetto al modello può
mettere in rilievo un aspetto piuttosto che un altro del modello. Ma la
verosimiglianza ha poco a che fare con la realtà, la rappresenta solo da un
certo punto di vista. Gli attori sociali percependo la realtà in maniera opaca
vengono spinti all’ulteriore costruzione a compensazione dell’immaginario. La
verosimiglianza richiesta è quella col racconto del vero e quando appare agli
coerente agli occhi del fruitore vi sarà coerenza narrativa. Nelle storie trattate
però c’è incrocio tra questi 2 piani. Il successo di questi prodotti mediali è
legato all’assenza nella fiction di temi ed ingredienti al loro centro: incesto,
perversione, scontri familiari tragici. Il segreto per far durare il successo di
una storia che continua ininterrottamente ad essere presentata è riuscire a
mantenere il mistero. Il situazionista (movimento cresciuto attorno alla rivista
Internazionale Situazionista volto a criticare capitalismo e banalizzazione
della cultura in favore di creatività e gratuità) Debord sostiene che il mondo si
sia trasformato in immagini, che diventano reali. Lo spettacolo finisce con
l’essere alla base di ogni aspetto della realtà, anche delle relazioni sociali. La
nuova anima dei testi tv è l’esplosione delle emozioni. Informazioni di
servizio, talk e intrattenimento si fondono in una toccante ricostruzione
romanzata, la violenza si mescola all’info. La cronaca nera diventa quasi
un’ossessione, un gioco perverso. Mistero e quotidianità sono le chiavi di
successo di queste nuove saghe mediali, i cui colpevoli e le cui vittime sono i
mezzi per moltiplicare l’audience. Il modello è la discorsivizzazione del delitto
in tutte le sue forme, partendo dal riconoscimento dell’indagato da parte del
pubblico. Il racconto per immagini dei grandi casi giudiziari può considerarsi
un tratto di continuità tra gli 80 ed oggi. Le telecamere riprendono il processo,
4
ma condizionano, in base alle varie inquadrature l’oggetto della
rappresentazione. L’obiettivo rimane quello di attirare pubblico, più propenso
a storie vere e quindi si necessita di personaggi, azioni e percorsi passionali.
Il processo raggiunge il culmine della trasparenza: vediamo tutto, ma si
trasforma l’immagine degli imputati che possono diventare divi o essere
messi alla gogna mediatica. I programmi tv diventano le estensioni degli studi
degli avvocati che provando a convincere dell’innocenza del proprio assistito,
si garantiscono un ritorno di immagine traducibile in parcelle più ricche. La
tempesta mediatica condiziona il processo stesso dando il via ad interviste
strategiche e conferenze stampa e rischiando che le decisioni risentano del
processo mediatico. Anche il linguaggio degli operatori giuridici è cambiato,
rivolgendosi più alla semplicità tipica dei mass media. La giuria popolare in
Italia è utilizzata nei processi presso la Corte d’Assise e la Corte d’Assise
d’Appello per i delitti più gravi o capaci di suscitare particolare allarme sociale
e coinvolgimento emotivo della collettività ed è formata da cittadini comuni
con determinate caratteristiche. Consente una sorta di controllo popolare
sull’esercizio della giurisdizione. I criteri decisionali e di valutazione delle
prove dei giudici popolari possono essere contaminati dal racconto del caso
così come messo in scena dai programmi tv, che dovrebbe portare all’ipotesi
di una competenza tecnica specializzata dei giudici togati in grado di ridurre
le distorsioni ad opera dei giudici popolari. Anche il sistema giudiziari vive il
passaggio dalla ribalta al retroscena: Baudrillard direbbe che è questo il vero
spettacolo osceno, quello dove si mostra tutto senza sentimento. I media
entrano nel backstage di leggi e processo, sfiorando aspetti oscuri e
sconvenienti e facendo prevalere le proprie logiche sulle ritualità processuali.
Dato probatorio e segreto istruttorio vengono violati sempre più. La lotta tra
accusa e difesa si sposta sul piccolo schermo, dove ciò che conta è “bucare”.
Il dettaglio parte dalle indagini preliminari, soprattutto per quanto concerne
scienza e tecnologia. I rilievi diventano pubblici e le tante interpretazioni tv
possono incidere sulla determinazione finale. Il processo quindi è l’atto
conclusivo del format criminale.
3.FENOMENOLOGIA DI AVETRANA
Con Avetrana subentrano elementi di novità rispetto alle tragedie precedenti
come Cogne o Novi Ligure. Siamo a metà tra romanzo ad enigma, al cui
centro si trova l’indagine, ed il romanzo nero, in cui conta l’atmosfera che
avvolge il crimine e la caratterizzazione psicologica dei personaggi. Alle 14 e
30 del 26 agosto 2010 Sarah esce da casa per raggiungere l’abitazione della
cugina Sabrina, distante 600 metri, ed andare con lei al mare e le fa uno
5
squillo per farle capire che sta arrivando. Sabrina viene raggiunta dall’amica
Mariangela che guida l’auto con la quale dovrebbero andare al mare e non
vedendo Sarah arrivare la chiama, ma dopo qualche squillo parte la
segreteria e alle 14 e 42 il telefono è spento. Seguono 40 giorni di ricerche,
dopo che è la stessa Sabrina a lanciare l’allarme rapimento, fino al 6 Ottobre,
quando la mamma di Sarah, Concetta scopre in diretta tv che il corpo della
figlia è stato ritrovato in un pozzo, nel quale i carabinieri sono stati condotti da
Misseri dopo la prima lunga serie di confessioni. Prima lo zio si autoaccusa
dell’omicidio, poi le indagini individueranno le colpevoli nella cugina e nella
zia Cosima. Casa Misseri diventa il set del format di maggior successo della
stagione tv 2010-11 e la verità assoluta che forse non verrà mai fuori
permetterà alla telecamera di rimanere accesa. Non si sa se è stata uccisa in
garage o in casa, da chi, se con una corda o con una cintura. Il movente è
oscuro, ma si ritiene che Sabrina potesse odiare la cugina per colpa di un
ragazzo che piaceva ad entrambe. Amore ed eros fungono da carburanti per
appassionare il pubblico. Sembrerebbe che da un rifiuto sessuale subito da
Sabrina e divulgato sotto forma di pettegolezzo da Sarah, possa essere
partito tutto, con la zia Cosima che dopo averla intercettata, l’avrebbe
costretta con forza a salire in auto. La storia ricalca la tragedia pirandelliana
personaggi in cerca di autore, in cui oltre alla giovane ragazza morta, i
familiari sembrano cercare se stessi sotto la luce dei riflettori. Il caso Scazzi è
un media event perché interrompe la routine tv, è ripreso in diretta ed accade
indipendentemente dai media. Sembra essere nato il primo Sereal: un serial
in cui fabula e intreccio nascono dalla vita reale. I personaggi sono seducenti
nelle loro caratterizzazioni ed apparenti normalità, è la vita ad imitare l’arte
della rappresentazione mediale. I protagonisti del dramma si servono di
interviste ed apparizioni tv per creare un copione che sappia di realtà. La
tragedia ci sfiora soltanto e quindi è più facile trasformarsi in detective e
magistrati. La delusione del colpevole non smascherato è quasi compensata
dalla protrazione del desiderio di indagare ed arrivare alla soluzione. I media
diventano tour operator accompagnando gli spettatori in ogni luogo del
delitto: prima i telespettatori assalivano i luoghi in cui vivevano i beniamini
delle storie di finzione, ora gli spazi in cui si sono svolti i drammi della realtà.
Le interazioni tra gli attori in questo caso assumono i tratti di rapporti familiari
che prevedono solo conflitti: verticalmente nell’odio tra genitori e figli(tensioni
tra Michele e Sabrina) ed orizzontalmente tra sorelle e cugina. Sarah è una
15enne, ma sembra un po’ più grande e viene descritta come un’adolescente
inquieta che sognava di vivere altrove. Quando diventa cadavere la sua
6
caratterizzazione muta: è una giovane dolce e sensibile che ama divertirsi,
immatura e alla continua ricerca di affetto e attenzione, anche da parte dei
suoi assassini. Diventa il pretesto per iniziare a narra