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I racconti di cronaca nera in tv in quanto riscontrano grande successo. La

violenza coinvolge tutti noi. La cruda realtà per diventare racconto mediale

deve consentire la possibilità di sviluppare la narrazione non tralasciando gli

aspetti passionali come amore ed eros. Le telecamere entrano nelle indagini,

svelano la routine dei protagonisti provando a scavare nelle loro vite. I delitti

sono tormentoni, fotoromanzi d’appendice che coltivano la curiosità oscena

dei pubblici. Oscenità intesa in chiave di evento fuori dalla scena,

controcorrente. La paura mescolata alla voglia del proibito, il segreto gusto

del voyeurismo, il desiderio di travalicare i limiti per scoprire le conseguenze,

ecc sono meccanismi che il racconto tragico di cronaca nera attiva nelle sue

dinamiche narrative ed attraverso cui seduce le platee tv. L’humus culturale di

tali casi di cronaca è intriso di pettegolezzo e pregiudizio, di voglia d’apparire

e prendere parte alla scena della gente, di chiacchiere di paese, ecc. Si mette

in scena la sofferenza altrui permettendo alla curiosità di valicare confini

prima inaccessibili, ma senza farsi mai del male. L’emozione del crimine

riguarda i drammi personali, i luoghi, le storie, i volti di chi uccide. La tv punta

sui dettagli angoscianti, sulla curiosità, sulla suspense e sulla paura; è

l’ambiente con i personaggi e le loro relazioni ad interessare. Spesso i fatti

diventano interessanti perché maturano in un contesto quotidiano. Il

pettegolezzo s’infiltra tra mistero e quotidianità. Caso di Avetrana: movente

passionale, ordinarietà rappresentata dal ragazzo poco attraente, chiacchiere

che calunniano (strategia di controllo sociale), ecc.

Barbara D’Urso è stata capace di creare con i suoi autori un tipo di

trasmissione che si poggia solo sull’emotainment, dove questioni intime e

private vengono analizzate, ridicolizzate e poi rivisitate sui social. E’ un

giornalismo al femminile che va oltre il gossip e anche oltre la deontologia del

giornalismo. La condivisione dei sentimenti umani diventa ciò che porta gli

spettatori a identificarsi con le parti in causa. Le storie sono pubbliche e più

sono di un certo impatto, più fanno audience. Conta il percepito più che il

vissuto. Un buon gossip può essere ben mascherato da una buona notizia,

ma non sempre accade il contrario. Contano le visualizzazioni, le

condivisioni, non la veridicità di una fonte e la sua conferma. L’unico modo di

avvicinarsi a certi temi sociali è quello di raccontare storie, con trasmissioni di

infotainment che fanno diventare fiction i presunti dialoghi tra marito e moglie

in carcere. Molti quotidiani in Europa hanno deciso di pubblicare la foto del

corpo di Aylan Kurdi, il bambino siriano trovato morto su una spiaggia della

Turchia. In Italia hanno fatto ciò la Stampa, il Manifesto, il Mattino. La Stampa

ha motivato la scelta con un editoriale del Direttore Mario Calabresi. In ogni

caso nella Carta di Treviso, l’articolo 7 e l’articolo 11 dicono che nel caso di

minori malati, feriti o in difficoltà occorre porre attenzione e sensibilità nella

diffusione di immagini e vicende per evitare strumentalizzazione,

sensazionalismo e sfruttamento della persona, oltre al fatto che i giornalisti

sono tenuti all’osservanza di tali regole per evitare sanzioni previste

dall’Ordine. Ancora una volta le emozioni prevalgono sull’informazione. Si è

costretti a cogliere l’attimo fuggente perché manca il tempo per riflettere sui

fatti, sempre più deperibili. Il giornalismo diventa sempre più urlato,

barbaradursizzato. Il gossip vince sulla notizia.

CAP. 5 - Piccoli gossippari crescono

Le nuove generazioni contribuiscono a determinare attraverso il web, i nuovi

modi di comunicare. Questo rapporto tra le nuove generazioni e la tecnologia

pone un interrogativo, da una parte come gli strumenti possano contribuire

alla formazione delle nuove generazione; e dall’altra parte le conseguenze

che queste nuove tecnologie possono recare nella quotidianità. L’uso di

queste tecnologie, negli anni novanta ha creato la Generazione Y, mentre

coloro che sono nati nel duemila sono i Digitali Nativi e infine i Mobile Born,

immersi nell’universo digitale. L’universo comunicativo vede immersi bambini

e adolescenti in nuovi strumenti come videogiochi in consolle e computer.

Ulteriori studi ci portano a conoscere gli Immigrati digitali, gli over 35 cresciuti

in un universo analogico. La Generation APP non sono solo immersi nelle

app, ma vedono la loro vita come un insieme di app. Gli adolescenti, inoltre,

considerano la casa dove abitano un luogo privo di privacy in quanto i genitori

controllano, mentre sul web si possono realizzare senza controlli. I ragazzi

creando il profilo social, creano la loro identità tramite ciò che pubblicano;

Intimità ed Immaginazione. Così la gestione del profilo non è un atto

individuale, ma diventa un processo sociale. Comunichiamo e tramite ciò

cerchiamo di costruire una relazione che si concretizza tramite connessione,

accettazione, ricerca di gratificazione che avviene tramite il contenuto. Gli

adolescenti vogliono essere connessi senza essere pubblici a tutti i costi.

Ask.fm è un social creato nel 2010 in Lettonia. L’Italia, il Brasile, la Turchia e

gli Stati Uniti lo utilizzano di più. Basta avere un profilo social, ci si iscrive

sotto forma anonima e si pongono domande agli utenti, c’è un’unica regola,

rispondere a qualunque domanda. Nel 2013 sono stati registrati episodi di

suicidio di ragazzi a causa delle persecuzioni nate su Ask. Si mostra la

contraddizione tra ciò che i ragazzi ritengono prioritario cioè il controllo delle

proprie informazioni e accettare la regola “nulla può essere taciuto”. La

drammatizzazione è parte della costruzione relazionale, l’esagerazione del

linguaggio, dell’immagine, lo scherzo sono parte delle regole del gioco di

gruppo. Essa è molto frequente su Ask.fm, è ricercata perché si ha piena

consapevolezza di avere un pubblico. Tale teatralizzazione connota

soprattutto le ragazze, sfociando in atti di bullismo, la parola usata come

arma per colpire dove non si usa la fisicità, tipica del genere maschile. Il

dramma prende vita in piccoli gruppi ma in luoghi sociali ampi, con un

potenziale esteso di pubblico che costituisce il pubblico connesso. Il gossip è

da considerarsi come parte di una rappresentazione che tesse i legami

all’interno di un gruppo e segna i confini con gli altri. La drammatizzazione

s’innesta nella costruzione di identità che trova una sua dimensione nel

gradimento del pubblico che ci segue. Ask si configura come il luogo della

drammatizzazione, dove l’esercizio del potere è regola. Sfida la costruzione

di processi relazionali, è il luogo dello sfruttamento d’identità in divenire.

Whatsapp è l’app che non puoi non avere. È integrata in tutti gli smartphone,

utilizzata da ogni generazione e ovunque. Un meccanismo intuitivo, brevi

messaggi e la possibilità di utilizzare tutte le forme di comunicazione come

video, messaggi vocali, foto che sviluppano una chat. Gratuita, sfrutta la

connessione del telefonino, mettendo da parte gli SMS (short message

service). L’essenza dell’app spinge ad essere sempre connessi, a creare

gruppi che aggregano in funzione di tematiche diverse, e questo consente di

parlare a molti contemporaneamente e di ottenere risposta immediata. I

contatti possono vedere se si è connessi, una sorta di controllo a distanza.

Siamo noi a creare una serie di mondi amici, selezionando interessi, temi,

abitudini e associando profili. Arrivano nuovi emoticon per ampliare la paletta

delle emozioni da rappresentare, aumentano i messaggi vocali. Non più voce

al telefono, ma messaggio costruito, interpretato e inviato. Tutto viaggia in

tempo reale, dalle immagini agli audio fino al gossip, si perde il linguaggio del

corpo che parla solo per istantanee programmate. E’ in un contesto di

aggregazione costituita da legami deboli che la rappresentazione di sé va in

scena, tramite la costituzione di gruppi di pari. Osservare ed osservarsi

all’interno di cerchie di pari è ciò che genera anche il gossip, lo veicola, e non

solo nei flussi comunicativi di Whatsapp, ma anche sugli altri social, come link

e da commento a contenuto più strutturato sui social.

Avere uno smartphone permette di documentare in diretta ciò che accade e

di postarlo velocemente su YouTube, su Facebook, Whatsapp. La cultura

dell’immagine che arriva dalla televisione si trasforma sul web come

strumento per raccontare e raccontarsi, creare, reinventare. I digitali nativi

sono i maestri dell’uso dell’immagine come rappresentazione di sé. Sono il

pubblico prediletto, reattivo, partecipativo che risponde agli stimoli sempre. Il

canale Youtube è lo spazio entro il quale si realizza il modo più articolato

della rappresentazione identitaria dei ragazzi, va oltre il proprio pubblico

costituito dalla cerchia di Fb o di Whatsapp. Anche Youtube può essere usato

per dar vita a quel processo di drammatizzazione che in molti casi si

configura come rappresentazione che include gossip o come strumento per

esercitare violenza nei confronti di qualcuno. I social sono luogo di

condivisione e sperimentazione e possono anche essere luogo di

sopraffazione. I genitori ritengono che i propri figli non siano sicuri in rete,

senza prendere le proprie responsabilità. I ragazzi di oggi sono esibizionisti

che mirano ad ottenere un po’ di fama. Gli adolescenti a rischio lo sono a

prescindere dai luoghi dove si relazionano, sono strettamente connessi alla

loro identità e al contesto nel quale crescono, l’uso dei social offre una cassa

di risonanza che mostra gli atteggiamenti sociopatici e problematici con la

forza del web. Poi c’è l’elemento ambientale e la dieta mediatica che viene

loro somministrata.

Pubblici in rete connessi attraverso i like e i tweet, contenuti, esperienze che

ci mettono in relazione con gli altri, che rappresentano una forte discontinuità

con l’universo analogico. Facebook e Twitter sono i due social più diffusi con

l’obiettivo comune di connettere i pubblici. Facebook è il social che offre più

funzioni, è articolato, disegnato per cercare di rispondere ad ogni tipo di

esigenza. Chiedere a cosa pensiamo per poter poi offrire strumenti che

consentano agli utenti di sentirsi sempre più a loro agio in questo ambiente

relazionale. Video profilo al posto dell’immagine, immagini temporanee (già ci

sono). Twitter

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
11 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher inzaghino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Carzo Domenico.