vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Per Mead l'identità individuale e la società sono due polarità inseparabili. Blumer, uno dei più fedeli
discepoli di Mead, divide l'osservazione sul campo in due momenti, la fase esplorativa e quella
ispettiva: la prima ha l'obiettivo di indagare l'oggetto di studio, la seconda è guidata da ipotesi
generale ed ha obiettivi specifici.
L'approccio etnometodologico è influenzato dalla metodologica di Schutz. Questa disciplina ha
come fondatore H. Garfinkel e studia il patrimonio di conoscenze di senso comune (etno) usato
(metodo) dagli individui per definire e determinare praticamente la loro realtà sociale. Il fenomeno
relazionale tra individui acquista significato sociologico in virtù del condizionamento proveniente
dal contesto sociale e culturale in cui si sviluppa: perchè l'interazione possa svilupparsi e avere
successo, gli attori devono utilizzare gli stessi schemi di comportamento, giungendo ad una comune
definizione della situazione.
La grounded theory, fondata da Glaser e Strass, accoglie la posizione dell'interazionismo simbolico.
La caratteristica fondamentale è l'immersione nel campo di ricerca senza che il ricercatore abbia
fondato precedentemente ipotesi.
Vi sono vari tipi di osservazione, ma la loro differenza fondamentale sta nel diverso grado di
struttura che l'osservatore impone all'ambiente (ambiente naturale o laboratorio artificiale,
strutturato e non strutturato). In un ambiente naturale l'osservatore non si nasconde (osservazione
partecipante), mentre nell'altro caso si. Gli ostacoli dell'osservazione partecipante sono i tempi, costi
e disponibilità dei ricercatori; in un ambiente artificiale invece il rischio è che il ricercatore non
partecipi alle attività di gruppo.
Nello studio sul campo esistono una serie di fasi tout court: problema, ipotesi, progetto, costrutti,
rilevazione, elaborazione, analisi, sintesi.
Il concetto di validità viene associato a quello della misurazione: qualunque fenomeno per essere
studiato ha bisogno di uno strumento che sia capace di determinare esattamente l'entità dello stesso.
Occorre quindi che sia efficace in base allo scopo per cui è destinato (validità).
L'osservazione diretta, rispetto all'indagine documentaria e alla raccolta dei dati tramite
questionario, sembra garantire una maggiore validità quando si intendano raccogliere dati sull'agire
dell'individuo, piuttosto che i suoi valori, opinioni, credenze. Esistono però alcuni fattori che
possono limitare la validità dell'osservazione diretta: la mancanza di anonimato, imparzialità del
ricercatore (tende a vedere quello che si aspetta), mancanza di strutturazione dello strumento di
osservazione (con ripercussioni sulla validità e replicabilità), distorsioni dei sensi (udito e vista). Per
Geertz, il problema degli antropologi è quello di distinguere un buon racconto da uno cattivo; molto
più facile è determinare l'attendibilità nelle indagini che utilizzano schemi di osservazione
strutturati.
2
Nel 1839 è ufficialmente nata la macchina fotografica. Ben presto diventò uno strumento essenziale
per le scienze umane e i positivisti, in quanto permetteva di ampliare la conoscenza. Essa nasceva
nell'età della scienza, nel clima positivista, in un clima fortemente correlato agli obiettivi del
capitalismo industriale. Ma proprio in quegli anni emergevano con forza i problemi sociali e la
fotografia, da attività prettamente borghese, testimoniò la disperazione e il degrado dei meno
abbienti (fotografia sociale). Le basi della sociologia visuale andranno ricercati proprio nella
fotografia sociale e nel foto-giornalismo di impegno civile. Contemporaneamente allo sviluppo
della fotografia e alle prime esperienze cinematografiche, la fine del secolo XIX vedeva anche il
consolidamento delle scienze sociali. Furono soprattutto etnologi e antropologi ad intuirne il grande
potenziale.
La fotografia infatti permetteva maggiore comprensione dei movimenti grazie alla possibilità di
“congelare” gli istanti, ma non poteva aiutare a comprende il movimento come continuum spazio-
temporale: fu il cinematografo a farlo (1895). uno dei primi pionieri fu Marey, che considerò la
cinematografia come un indispensabile strumento di indagine scientifica. Oltre a lui, nel 1888 fu
Edison a brevettare uno strumento in grado di registrare i suoni (dal grande valore antropologico).
L'esplosione del cinema fi quasi immediata. Il precursore dei film di ricerca sociale fu l'allievo di
Marey, Reganult, che presentò una sequenza della costruzione di alcuni vasi d'argilla da parte di
alcuni africani. Il film etnografico per eccellenza resta però Nanook of the north, sugli esquimesi
(reciproca collaborazione tra osservati e osservatori; solo poche scene costruite). Boas nel 1930 fu
uno dei primi a compiere una spedizione con fonografo e cinepresa. In generale la fotografia sociale
si è sviluppata come strumento di informazione, mentre il cinema si è trasformato in uno spettacolo
di massa.
La sociologia visuale, negli ultimi anni, si è andata affermandosi sempre di più; spesso viene
identificata con il documentarismo o con la sociologia della fotografia, ma si tratta di un
riduzionismo. Essa nasce negli Stati Uniti, grazie alla tradizione documentaristica, al
fotogiornalismo, all'antropologia visuale e all'etnografia: la fotografia a sfondo sociale si era già
diffusa negli USA nell'ottocento grazie a Riis e Hine. Negli anni '30 la sociologia si sforzò di
migliorare i propri strumenti di ricerca, ma solo gli anni '70 possono considerarsi fecondi per la
sociologia visuale (periodo di grandi mutamenti sociali e recessione economica), quando sociologi
e documentaristi poterono finalmente unirsi nella denuncia su determinati fenomeni.
In Italia i primi contributi sulla sociologia visuale arrivarono negli anni '80 (1983), data che
coincide anche con la fondazione dell'Internationale Visual Sociology Association: il suo primo
convegno in Italia fu nel 1996. La tradizione italiana appare meno legata all'antropologia rispetto
alla corrente statunitense, ma molto più alla grounded theory, alla fenomenologia e alla sociologia
weberiana.
2
L'utilizzo della fotografia ha suscitato fin da subito tre problematiche, riguarda la sua oggettività, la
sua soggettività e l'estetica: tali resistenze hanno ritardato l'ingresso della fotografia nelle scienze
sociali. Essendo immagini fedeli del mondo, le fotografie entrano a pieno nel mondo della scienza;
inoltre, nessuno fotografa allo stesso modo, per cui diverse fotografie ricalcano differenti visioni
della realtà. Altri fattori che pregiudicano la fotografia riguardano la sua bidimensionalità (la realtà
è tridimensionale). La fotografia è un atto selettivo, una rappresentazione della realtà, che mantiene
con essa un rapporto indicale. Essendo tuttavia anche uno strumento in mano ad un individuo, essa
può essere concepita anche come uno strumento soggettivo di costruzione della realtà.
Diverso è il caso delle arti figurative che si affidano all'abilità, alla creatività e alla memoria
dell'artista e in cui esiste un messaggio dell'autore, ma anche un messaggio interpretato dalla
società che lo interpreta. Rispetto a ciò Peirce distingue la fotografia, che è indice della realtà, dalle
arti figurative, che sono un'immagine-icona (somiglianza) della stessa: l'arte è qualcosa che sta nella
mente dell'artista, ma che non esiste necessariamente nel mondo reale.
Il valore sociologico di un'immagine non consiste nel suo contenuto, quanto nella metodologia di
creazione, utilizzazione e interpretazione dell'informazione visiva, che la contraddistingue dalla
fotografia o dal filmato come semplici prodotti culturali. In tale contesto, l filmato, rispetto alla
fotografia che può immortalare solo degli istanti, si presenta come uno strumento in grado
immortalare una successione di immagini e comportamenti sociali nella loro totalità.
Losacco individua una differenza tra i vecchi e i nuovi ricercatori: i primi sono soddisfatti di uno
strumento che credono infallibile, mentre i nuovi, consci dei propri limiti, cercano di integrare con
altri strumenti.
Il convengo del 1993 in Italia promosso dall'ais ha visto un autentico confronto tra sociologi
quantitativi e sociologi qualitativi. Con il tempo il dibattito si è affievolito, grazie anche alla
consapevolezza dell'indispensabilità delle due parti. L'approccio quantitativo affonda le proprie
radici nel positivismo. Nel dibattito Mattioli suggerisce la necessità di riprodurre immagini senza
mai deviare dalla logica della metodologia scientifica, cheimplica coerenza con le ipotesi, nella
corrispondenza dei concetti formulati, nella validità e attendibilità, nella possibilità del controllo e
dell'intersoggettività.
La sociologia visuale si muove principalmente nel campo dei microsistemi e dei subsistemi locali
(studio delle subculture e dell'integrazione sociale, studio della devianza e della marginalità,
sociologia della famiglia, sociologia urbana e delle comunità..). Il dato visuale riveste un ruolo
centrale in ciascuna delle 4 fasi di ricerca del ciclo metodologico dell'informazione, costituzione
dell'informazione, trattamento, interpretazione e diffusione.
L'intervista basata sul foto-stimolo può essere considerata una variazione dell'intervista semi-
strutturata, con la differenza che rispetto a quest'ultima, si basa sulle immagini e non su una traccia
di domande: l'immagine diviene il focus della comunicazione. La videoregistrazione dell'interazione
può riguardare una situazione d'intervista o una dinamica di gruppo: attraverso di essa è possibile
afferrare anche gli aspetti più fugaci o fungere da strumento per la memoria del ricercatore. La
produzione soggettiva di immagini consente che chi viene osservato produca del materiale visivo: è
fondamentale la concettualizzazione da parte di chi costruisce le immagini. La ripresa video-
fotografica è uno strumento che nell'osservazione partecipante affianca i taccuini e i registratori
audio; il contesto cui fa riferimento questa tecnica è la grounded theory.
Fino ad oggi le ricerche che hanno utilizzato materiale fotografico e audiovisivo sono state
classificate in due gruppi: le ricerche con scopi descrittivi che uniscono elementi iconici e quelle
totalmente organizzate con le immagini. Sociologia delle immagini = sociologia sulle immagini
(sociologia della comunicazione visuale).
In questi dieci anni la sociologia visuale ha offerto validi contributi, anche se esigui: ci&o